2.1 Profilo storico. La domanda di petrolio e di prodotti petroliferi 2.1.1 Rassegna degli utilizzi petroliferi nel mondo Storia della domanda di petrolio Il greggio vanta una lunga storia di impieghi. I primi utilizzatori lo raccoglievano dagli accumuli affiorati dal sottosuolo o lo prelevavano sul pelo dell’acqua usando delle spugne. Già 5.000 anni fa Sumeri, Assiri e Babilonesi raccoglievano il bitume, una sostanza nera e appiccicosa residuata dall’evaporazione delle frazioni più leggere del petrolio e scavavano le rocce asfaltiche per usarle come materiale da costruzione. Si pensa che, prima del crollo, le mura di Gerico fossero calafatate e che le sue strade fossero pavimentate con bitume o asfalto legato con fibra e sabbia. La prima rudimentale industria petrolchimica usava il petrolio anche per fare vernici e repellenti per insetti e roditori. Pare che l’arca di Noè e il cesto di Mosè fossero stati impermeabilizzati con prodotti petroliferi. Le torce intinte nel bitume splendevano di più e, secondo ipotesi non verificate, pare che gli Egizi utilizzassero preparati a base di petrolio per mummificare i Faraoni. Oltre che nell’industria, il petrolio era però usato anche nel settore dei servizi. Tra le scorte di farmaci che i medici avevano a disposizione vi erano prodotti a base di petrolio che essi applicavano come balsamo per fermare le emorragie e come linimento per dare sollievo ad arti colpiti da gotta e reumatismi e a muscoli indolenziti. Impastato con lo zolfo, il bitume diventava un unguento per le piaghe, mescolato alla birra invece era un tonico salutare per curare la tosse, la diarrea e altri disturbi. Si usava anche nei riti magici per scacciare gli spiriti maligni. Il petrolio si rivelava utile anche nel settore residenziale. Gli antichi Cinesi, che lo usavano per lampade e fornelli, avevano anche avviato rudimentali perforazioni con tubi di bambù e miglioravano la qualità del prodotto estratto filtrandolo con stracci o sabbia. VOLUME IV / ECONOMIA, POLITICA, DIRITTO DEGLI IDROCARBURI Il petrolio aveva anche impieghi militari. Sebbene gli antichi «non galleggiassero verso la vittoria su un mare di petrolio» (Lord Curzon, in Yeomans, 2005), come fecero le truppe alleate nella Seconda Guerra Mondiale, i Cinesi lo usavano per lucidare spade e armature, gli Assiri per lubrificare le ruote dei loro temibili carri da guerra e, più tardi, Greci e Troiani lo avrebbero versato in mare e incendiato per fermare le rispettive navi. La maggiore abbondanza di legno, pietra e marmo finì comunque per far dimenticare a Greci e Romani gran parte delle tecnologie di costruzione con il bitume elaborate in Medio Oriente. Questo può essere considerato un precoce esempio di sostituzione delle risorse scarse con risorse più abbondanti. Pare che la distillazione del greggio, che consiste nel riscaldarlo per separare e prelevare i prodotti che hanno diverse temperature di ebollizione, fosse stata inventata ad Alessandria intorno al 100 a.C. Dalla distillazione si ricavò il fuoco greco. Questa nuova utile arma, ottenuta dalla miscelazione di prodotti petroliferi con ingredienti ora sconosciuti, s’incendiava se inumidita. Dal 7° secolo in poi i Bizantini avrebbero immesso la miscela nelle tubature, l’avrebbero scagliata sulla punta delle frecce o ne avrebbero fatto delle granate a mano da lanciare sulle navi nemiche. Si dice che anche i Mongoli avessero usato frecce incendiarie intinte nel petrolio nella loro implacabile cavalcata alla conquista dell’Asia centrale e del Medio Oriente fino alle porte dell’Europa. Già dal 9° secolo a.C. in Birmania si estraevano prodotti petroliferi per consolidare gli edifici, per calafatare le barche e per illuminare. Qualche secolo più tardi Marco Polo nelle sue cronache da Baku raccontò di affioramenti di petrolio, immangiabile, ma buono da bruciare e per curare i cammelli dalla rogna. Per merito suo e di altri viaggiatori, tra cui i crociati, l’Europa occidentale del 1300 riprese la conoscenza della distillazione praticata da Arabi e Persiani. 49 I FONDAMENTALI ECONOMICI DEGLI IDROCARBURI 50 4.000 consumo energetico (Mtep) Nel nuovo mondo, gli Inglesi trovarono l’asfalto a Trinidad e i conquistatori spagnoli a Cuba ed entrambi cominciarono a usarlo per impermeabilizzare le navi. Gli europei scoprirono che i Maya usavano il petrolio sia nei riti religiosi sia nella vita quotidiana per ungere il corpo dei loro sacerdoti e per alimentare fuochi sacri e profani. Gli Aztechi inventarono un modo per trasformare queste sostanze vischiose in gomme da masticare e dentifrici, mentre gli Inca distillavano il bitume per farne prodotti medicinali. Nell’America Settentrionale i cacciatori appresero le proprietà medicamentose del petrolio dagli indigeni, che lo assumevano come elisir e lo applicavano localmente per proteggere la pelle dal sole, dal vento e dalla pioggia. I primordi della moderna industria petrolifera sono localizzabili nell’Europa orientale, nella Galizia austroungarica e in Romania. Il petrolio, che sgorgava da pozzi scavati a mano, veniva raffinato per ricavarne cherosene, scoperto autonomamente negli anni Cinquanta del 19° sec. anche da Abraham Gesner negli Stati Uniti e da James Young in Scozia. Il cherosene veniva bruciato in una lampada, inventata nello stesso periodo dal farmacista polacco Ignacy Lukasiewicz. Nel 1859, grazie a una tecnologia di trivellazione già utilizzata per estrarre acqua salmastra, il petrolio fu trovato in Pennsylvania a circa 20 metri di profondità. Altre scoperte si susseguirono a partire dal 1873 negli Stati Uniti e a Baku, e dal 1885 nelle Indie orientali olandesi. Il procedimento di distillazione del cherosene, l’invenzione della lampada a petrolio e la tecnica di trivellazione, che moltiplicò le scoperte di petrolio nel sottosuolo, portarono i prodotti petroliferi (ma soprattutto il cherosene) a diventare beni primari di livello mondiale. Nella straordinaria epoca dell’illuminazione dal 1859 fino al volgere del secolo, il cherosene distillato dal petrolio prese rapidamente a rimpiazzare e poi superare quello derivato dal carbone e il più costoso olio di balena. John D. Rockefeller e altri regalavano le lampade per poter vendere i loro prodotti, dimostrando l’importanza dei beni complementari nell’utilizzo dei prodotti petroliferi. Ancora oggi, i prodotti petroliferi impiegati per scopi energetici sono usati in combinazione con beni capitali complementari: li bruciamo nei veicoli per autotrazione, nei focolari per scaldare le nostre case o nelle caldaie per produrre acqua calda o vapore (per ottenere calore di processo o per generare elettricità) e nelle turbine per far funzionare i nostri reattori e i generatori elettrici. In questo modo il consumo di petrolio si è evoluto man mano che crescevano i suoi impieghi ed esso sostituiva o veniva sostituito da altri prodotti. La fig. 1 mostra l’evoluzione dei consumi di petrolio e di altri prodotti energetici a partire dal 1850. Inizialmente il petrolio non compariva nemmeno sullo ‘schermo radar’ delle risorse energetiche, dove erano invece presenti il carbone e il legno. Il cherosene era il prodotto petrolifero di gran 3.500 3.000 2.500 2.000 petrolio carbone gas naturale legno energia idroelettrica energia nucleare 1.500 1.000 500 0 1850 1875 1900 1925 1950 1975 2000 anno fig. 1. Consumi energetici mondiali per tipo di combustibile nel periodo 1850-2002 (Grübler, 1998; EIA, 2005). Una tonnellata di petrolio corrisponde a 7-8 barili a seconda della densità del greggio. lunga più importante: alla metà degli anni Ottanta del 19° secolo il petrolio deteneva ancora una piccola quota dei consumi energetici totali e Standard Oil, all’epoca il più grande raffinatore mondiale, destinava oltre l’80% del barile di greggio alla produzione di cherosene. Tuttavia nel 1879, con l’invenzione della lampadina da parte di Thomas Edison e con la diffusione della produzione di elettricità, l’illuminazione elettrica cominciò a intaccare il mercato del cherosene. A tutt’oggi, comunque, la sostituzione non è ancora stata definitivamente completata, se si considera che sul pianeta vi sono ancora due miliardi di persone che non hanno accesso all’elettricità e usano cherosene e biocombustibili per l’illuminazione. Al volgere del secolo solo il 60% del barile lavorato da Standard Oil diventava cherosene, mentre passavano dal 5% a oltre il 25% oli combustibili e lubrificanti, che oliavano e alimentavano i motori dell’industrializzazione nel mondo occidentale. Ma altre rivoluzioni tecnologiche dovevano avere effetti irreversibili sulle tabelle di programmazione delle raffinerie. Nel 1876 Nikolaus von Otto metteva a punto il primo vero motore a scoppio a 4 tempi, nel 1885 Daimler e Benz inventavano la prima automobile dotata di motore a scoppio e Rudolf Diesel produceva, nel 1895, il primo motore diesel, che conobbe un’enorme diffusione dapprima nel trasporto marittimo e poi sugli autocarri. Ford montò sulle sue automobili motori a benzina e introdusse nel 1913 la catena di montaggio per farne un prodotto accessibile al mercato di massa. I veicoli privati si diffusero rapidamente: negli Stati Uniti le auto iscritte al pubblico registro passarono da 8.000 nel 1900 a oltre 4 milioni nei ruggenti anni Venti. Nello stesso periodo le auto registrate in Europa si avvicinarono a 750.000, mentre America Meridionale e Asia, partiti un po’ in ritardo, toccavano rispettivamente le 50.000 e 75.000 unità. ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI PROFILO STORICO. LA DOMANDA DI PETROLIO E DI PRODOTTI PETROLIFERI Con la Prima Guerra Mondiale, il petrolio divenne un bene strategico usato per alimentare e lubrificare i motori a combustione interna utilizzati per aria, per terra, sopra e anche sotto il mare. Veicoli a benzina normale spostavano truppe e rifornimenti. Aeroplani alimentati con benzine avio ad alto numero di ottano furono usati prima per la ricognizione, poi per i combattimenti aerei e per i bombardamenti. Furono messi a punto carri armati con motori diesel. Anche i sottomarini alleati montavano motori diesel che consentivano loro una maggiore autonomia rispetto agli U-boats tedeschi alimentati a carbone. Le marine militari e le flotte mercantili passarono dal vapore al diesel. Nel 1918 la domanda stimata di petrolio per gli impieghi militari alleati in Europa si aggirava tra 700.000 e un milione di barili al mese, coperta per l’80% dalla produzione statunitense. Nel primo dopoguerra la mobilità individuale continuò a crescere, soprattutto negli Stati Uniti. Il 20° secolo si caratterizzava sempre più come il secolo dei viaggi in un pianeta divenuto sempre più piccolo, grazie alla propulsione fornita dai prodotti petroliferi. Nel 1929 negli Stati Uniti si contava un’auto ogni 5 persone, ogni 30 in Francia e Inghilterra, ogni 700 in Giappone e ogni 6.130 in Unione Sovietica. All’epoca negli Stati Uniti l’85% del barile di petrolio era destinato a benzina e oli combustibili. Negli Stati Uniti l’aviazione commerciale ebbe inizio nel 1913 e nel 1916 nel Regno Unito. Con la fine della guerra, l’eccedenza di aerei militari pose le basi per il decollo del settore commerciale privato. Il primo volo di linea internazionale ebbe luogo tra Londra e Parigi nel 1919. Francia, Paesi Bassi, Giappone, Germania e Italia presto seguirono con i collegamenti nazionali, istituiti rispettivamente nel 1918, 1919, 1922, 1925 e 1926. Dopo la Rivoluzione russa, i governanti sovietici, convinti che l’aereo fosse il modo migliore per collegare un paese con dodici fusi orari, avviarono nel 1921 le prime rotte civili. Nel 1924 per collegare l’Impero britannico fu costituita l’Imperial Airways, antesignana di British Airways. I primi voli commerciali con l’India furono istituiti nel 1929 e consentirono di ridurre i tempi di viaggio da tre settimane a una sola. Nel 1939 prese avvio il primo regolare servizio di volo passeggeri tra le due sponde dell’Atlantico. Nonostante il declino dei primi anni Trenta provocato dalla grande depressione (a dimostrazione dell’influenza che il reddito o le attività economiche esercitano sulla domanda di petrolio), i consumi petroliferi presto ripresero ad aumentare, sorpassando il consumo di legna da ardere durante quel difficile decennio. Nella Seconda Guerra Mondiale il petrolio costituì la linfa vitale degli eserciti moderni in misura ben più ampia di quanto non fosse già accaduto nel primo conflitto. Durante il secondo conflitto mondiale una divisione militare media dell’esercito alleato doveva avere VOLUME IV / ECONOMIA, POLITICA, DIRITTO DEGLI IDROCARBURI carburante per un equipaggiamento di 187.000 cavalli vapore, contro i soli 4.000 cavalli vapore di cui era dotata una divisione media della Prima Guerra Mondiale. Dato ancor più sorprendente, i consumi giornalieri di benzina dell’aeronautica statunitense in Europa occidentale durante le fasi più intense della guerra superavano l’intero quantitativo di benzina spedito in Europa per tutti gli impieghi durante il periodo dal 1914 al 1918. Nonostante la cessazione delle ostilità nel 1945 e la disgregazione degli imperi nel dopoguerra, i consumi petroliferi continuarono a crescere senza dare segni di rallentamento. La fig. 1 indica anche il decollo dei consumi petroliferi mondiali nel periodo tra il 1947 e l’embargo arabo del 1973, con un incremento medio annuo superiore al 7%. Il cherosene, un tempo il prodotto più pregiato, era sceso a meno del 7% del barile. I bunkeraggi marittimi, costituiti da oli combustibili e in parte da cherosene, salivano all’8% mano a mano che le flotte si convertivano ai prodotti petroliferi come opzione preferita. Nel 1950 le benzine per autotrazione e avio e gli oli combustibili costituivano circa l’85% del barile. La Seconda Guerra Mondiale aveva brevemente interrotto la crescita del parco auto civili e dei voli commerciali, ma nel dopoguerra si verificò ancora una volta la conversione di parte degli aeromobili militari (adesso a reazione) agli usi civili. Gli aerei a reazione (jet) potevano volare più alti e più veloci ed erano più comodi dei vecchi aeroplani a elica. La compagnia aerea Pan Am iniziò i suoi leggendari voli commerciali intorno al mondo nel 1959, quando i jet incrociavano i cieli del pianeta collegando i continenti. A metà degli anni Settanta, 60 compagnie aeree in tutto il mondo adottavano i Boeing 727 e la percorrenza dei voli di linea era passata dai 21 miliardi di chilometri del 1948 a 576 miliardi di chilometri. Nello stesso periodo il mondo dell’automobile mostrò una crescita non altrettanto spettacolare ma pur sempre significativa, con il parco autovetture del pianeta passato dai circa 43 milioni nel 1948 a 260 milioni. Di conseguenza i prodotti petroliferi per impieghi energetici quintuplicarono tra il 1948 e il 1974. Partito da una quota molto modesta, il carburante per turboreattori o jet fuel faceva segnare l’incremento maggiore e gli oli combustibili guadagnavano in termini relativi sulle quote di benzina e cherosene, aumentando l’importanza dell’olio combustibile nella produzione elettrica, nell’industria e nell’autotrazione diesel su gomma e su rotaia. Nel 1974 circa un quarto dell’elettricità mondiale veniva generata dal petrolio. Questi cambiamenti dei consumi totali e delle relative quote per prodotto erano dovuti a diversi fattori, tra cui l’incremento del reddito a livello mondiale, che in quel periodo fu in media del 5% annuo, e la diminuzione del prezzo reale del petrolio. La fig. 2 mostra i prezzi reali del petrolio negli Stati Uniti a partire dal 1861 51 $/bbl al 2004 I FONDAMENTALI ECONOMICI DEGLI IDROCARBURI 100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 1860 media storica $ 31,50 1880 1900 1920 1940 1960 1980 2000 anno fig. 2. Prezzi del petrolio negli Stati Uniti nel periodo 1861-2004 (API, 1971; US Department of Commerce, 1975; EIA, 2004a; CEA, 1929-2004). accanto alla media storica di 31,50 dollari dal 1860 al 2004. In generale, i prezzi del petrolio diminuirono in termini reali dal 1948 al 1973, anche a fronte di una crescita notevole dei consumi. Tuttavia, con le impennate dei prezzi seguite all’embargo arabo del 1973 e alla Rivoluzione iraniana del 1978 questo andamento cambiò radicalmente. I consumi di prodotti petroliferi diminuirono nel loro complesso, per poi riprendere ad aumentare, ma con tassi medi di crescita assai più lenti, intorno all’1% annuo. I prezzi raggiunsero il picco in termini reali nel 1981 evidenziando successivamente una tendenza al ribasso, con il drastico crollo del 1986, fino alla ripresa del 1998 per sorpassare nuovamente la media storica solo nel 2004. Nel 2002 il mix del barile di idrocarburi era nuovamente cambiato. L’olio pesante, il cherosene avio per motori non a reazione, il carburante per bunkeraggi marittimi erano ora diminuiti, rispetto ai livelli del 1974, in termini assoluti e relativi, mentre gli altri prodotti reclamavano una quota più ampia del barile. A fronte dell’ampia gamma di combustibili disponibili per generare vapore (carbone, gas, nucleare, idroelettrico, eolico), il consumo di petrolio nella produzione di energia elettrica fu colpito in modo particolarmente duro. Il consumo di prodotti petroliferi destinati alla generazione elettrica scese in termini assoluti facendo diminuire la relativa quota del barile da circa il 12% del 1973 al 6% del 2002. Per parte loro, anche i clienti industriali avevano trovato sostituti del petrolio da bruciare nelle loro caldaie e aumentarono solo leggermente i consumi di petrolio, diminuendo di conseguenza la loro quota sul barile. A fare la parte del leone nei decenni successivi all’embargo arabo è stato invece il settore dei trasporti, con una crescita media di circa il 2,3% annuo per tutto questo periodo. I bilanci della domanda petrolifera mondiale per grandi regioni Il greggio ha percorso molta strada dai tempi lontani di Babilonia, Cina ed Egitto. Alcuni dei suoi impieghi, 52 come l’allontanamento degli spiriti maligni e la mummificazione dei Faraoni, sono stati del tutto abbandonati. Altri, come l’illuminazione, la lubrificazione e la medicina, esistono tuttora, ma detengono una quota modesta del barile mondiale. Le lampade a cherosene ancora illuminano le case di molti dei poveri del mondo e l’asfalto tuttora pavimenta le nostre strade e i nostri aeroporti e fornisce materiali di copertura per tetti e pavimentazioni. Prodotti ingrassanti e lubrificanti da taglio derivati dal petrolio sono tuttora in uso, non più solo nelle attività di taglio e di macinatura, ma anche per elettrodomestici, motori e locomotori. Sono ora i nuovi impieghi a dominare il barile: è il settore dei trasporti a reclamare oltre la metà del petrolio consumato nel mondo. Il petrolio fa muovere i nostri treni, i nostri aerei, le nostre navi, nonché auto, motocicli, fuoristrada, camion, autoarticolati, autobus e trattori. Il petrolio riscalda le nostre case e i nostri palazzi e produce il calore di processo necessario per inscatolare gli alimenti, fabbricare la carta, il cemento e altri prodotti. Esiste anche un’ampia gamma di impieghi del petrolio diversi dall’energia. Dagli anni Venti naphtha e distillati forniscono le cariche per l’industria petrolchimica. Per esempio, circa la metà dell’etilene prodotto nel mondo, per peso il maggiore composto chimico organico di base, si ricava da un combustibile derivato dal petrolio, per lo più la naphtha. Tra i prodotti fabbricati con l’etilene vi sono le materie plastiche, i materiali da imballaggio, gli antigelivi, i detergenti e le fibre sintetiche. Un’altra importante sostanza chimica di base, il butadiene, è usato nella produzione di gomma sintetica e tappeti. La paraffina derivata dal petrolio serve per fare caramelle, candele, lucidi, imballi, cosmetici, medicinali e prodotti per toilette. Il coke da petrolio è usato nei prodotti in carbonio e grafite e per elettrodi e anodi. Il livello e l’incremento dei consumi petroliferi variano notevolmente da paese a paese. I venti maggiori consumatori di petrolio, elencati nella fig. 3, assorbono circa il 75% della produzione mondiale. Gli Stati Uniti sono di gran lunga i maggiori consumatori, seguiti da Giappone e Cina. Corea del Sud, India e Cina hanno evidenziato i più rapidi tassi di crescita del periodo al punto che, se tutti questi paesi continueranno a crescere agli stessi ritmi, la Cina potrebbe superare gli Stati Uniti in poco più di 30 anni, la Corea in circa 40 e l’India in 45 anni circa. All’altro estremo dello spettro, il consumo di petrolio è diminuito in diversi paesi, soprattutto in Russia e nella Germania unita. Le variazioni dei consumi petroliferi sono indotte da due fattori principali. Primo, i consumi petroliferi sono legati al livello dell’attività economica. La rapida crescita dei consumi di Cina e India riflette gli alti tassi di crescita economica di questi paesi nello stesso periodo. Il crollo del comunismo in Russia ha portato con sé la caduta verticale del reddito e, di conseguenza, anche dei ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI PROFILO STORICO. LA DOMANDA DI PETROLIO E DI PRODOTTI PETROLIFERI fig. 3. Consumi di prodotti petroliferi dei venti maggiori consumatori e tassi di crescita medi annui di tali consumi in percentuale e calcolati dal 1980 al 2002, a eccezione della Russia la cui media si riferisce al periodo 1992-2002 (EIA, 2004a). tutti gli altri Australia (1,8%) Paesi Bassi (1,8%) Taiwan (4,1%) Indonesia (4,5%) Iran (3,7%) Spagna (1,9%) Arabia Saudita (4,1%) Regno Unito (⫺0,1%) Italia (⫺0,2%) Messico (2,0%) Francia (⫺0,6%) Canada (0,5%) Brasile (2,9%) Corea del Sud (6,4%) India (5,6%) Russia (⫺5,4%) Germania (⫺0,6%) Cina (4,9%) Giappone (0,3%) Stati Uniti (0,7%) 0 2.000 4.000 6.000 8.000 10.000 12.000 14.000 16.000 18.000 20.000 kbbl/d consumi petroliferi. L’unificazione della Germania orientale e occidentale è stato un processo doloroso che ha comportato un declino del reddito e la caduta dei consumi complessivi di petrolio ed energia. Si evidenzia ancora una volta il legame tra l’attività economica e i consumi petroliferi. Il livello di sviluppo economico può anche incidere sui consumi di petrolio, il cui tasso di incremento a livello nazionale tende a stabilizzarsi e a declinare nelle economie mature, riflettendo spesso gli effetti di saturazione e le conversioni strutturali delle stesse verso settori a minore intensità di petrolio. Il secondo fattore principale di modifica dei consumi petroliferi è la scelta del consumatore. Solitamente i consumatori decidono di sostituire un prodotto quando ne trovano uno meno costoso, migliore o percepito come più sicuro. Francia, Italia e Regno Unito hanno evidenziato questo effetto di sostituzione. I tre paesi hanno conosciuto una modesta crescita dei consumi energetici complessivi negli ultimi venti anni, ma con un declino dei consumi petroliferi dovuto alla conversione ad altre tecnologie e combustibili nella produzione elettrica. La Francia ha puntato massicciamente sul nucleare, mentre l’Italia e il Regno Unito hanno rispettivamente sostituito il petrolio con il gas importato da Russia e Algeria e con il gas di produzione nazionale e il nucleare. In Europa orientale e nell’ex Unione Sovietica i consumi di petrolio tra il 1980 e il 2003 sono scesi di oltre 5 milioni di barili al giorno. Lo stesso periodo ha visto comunque crescere i consumi mondiali, arrivati a quasi 17 milioni di barili al giorno. La quota dell’incremento netto registrato è attribuibile per circa due terzi a Cina, VOLUME IV / ECONOMIA, POLITICA, DIRITTO DEGLI IDROCARBURI Stati Uniti, Corea del Sud, India e Brasile e per un 20% al Medio Oriente. L’eterogeneità dei modelli di crescita è visibile anche nell’uso complessivo dell’energia. La tab. 1 indica i consumi energetici totali convertiti in milioni di barili al giorno di petrolio equivalente (Mbde), e la quota da ciascuna fonte di energia primaria. Complessivamente il petrolio costituisce poco meno del 40% dei consumi mondiali di energia per uso commerciale; carbone e gas naturale raggiungono ciascuno quasi un quarto del totale mentre nucleare e idroelettrico, con quote pressoché equivalenti, totalizzano insieme circa un ottavo dei consumi totali. Le quote dell’America Settentrionale si avvicinano alle medie mondiali, mentre tra le altre regioni emergono forti variazioni. Il Medio Oriente, potendo contare sui cospicui approvvigionamenti regionali, ricava dal petrolio oltre la metà del suo fabbisogno di energia commerciale e gran parte del resto dal gas naturale. Nell’America Centrale e Meridionale la scarsità di carbone e l’ampia disponibilità di risorse idroelettriche fanno sì che si utilizzino poco carbone o nucleare e più petrolio ed energia idroelettrica. L’Europa occidentale conta la più alta percentuale di nucleare e una quota assai più bassa di carbone rispetto ai valori medi. L’Europa orientale e l’ex Unione Sovietica consumano la più alta quota di gas e la più bassa quota di petrolio per il fatto di avere le forniture di gas russo sulla soglia di casa. L’Africa ha una quota modestissima di nucleare, una quota di gas naturale leggermente inferiore rispetto alle medie, e percentuali più ampie di petrolio e di carbone. Quanto ai 53 I FONDAMENTALI ECONOMICI DEGLI IDROCARBURI tab. 1. Consumi complessivi di energia commerciale e quote per fonte e per grandi regioni al 2002 (EIA, 2004b) Petrolio Carbone Gas naturale Idroelettrico Altre fonti rinnovabili* Totale Mbde Totale mondiale 39,0% 24,0% 23,1% 6,6% 6,5% 0,8% 193 America Settentrionale 40,9% 21,0% 24,1% 7,8% 5,2% 1,1% 54 America Centrale e Meridionale 50,5% 3,7% 18,1% 1,0% 25,5% 1,1% 10 Europa occidentale 42,2% 14,0% 22,5% 12,8% 7,1% 1,4% 34 Europa orientale ed ex Unione Sovietica 20,9% 21,1% 46,3% 6,3% 5,4% 0,1% 25 Medio Oriente 55,1% 1,4% 42,4% 0,0% 1,0% 0,0% 9 Africa 42,9% 29,1% 20,6% 0,9% 6,4% 0,1% 6 Paesi asiatici e oceaniani non OCSE 35,5% 46,9% 9,3% 2,2% 5,7% 0,4% 42 Paesi asiatici e oceaniani OCSE 45,9% 24,1% 13,9% 10,6% 4,3% 1,2% 13 Regione * Produzione elettrica da altre fonti rinnovabili (geotermica, solare, eolica e biomassa) paesi asiatici e oceaniani, quelli non appartenenti all’OCSE (l’Organizzazione mondiale per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), tra cui dominano Cina e India, detengono la quota più alta di carbone, mentre quelli aderenti all’OCSE (Giappone, Nuova Zelanda, Taiwan, Corea del Sud, Australia) consumano più petrolio e nucleare e meno gas della media mondiale. Il ricorso al petrolio dipende dalla disponibilità degli altri combustibili per i diversi settori dell’economia e varia da regione a regione e da paese a paese. Si stima che nel mondo circa il 58% del barile sia utilizzato dai trasporti, che rappresentano la quota d’impiego più ampia per tutte le regioni, variando da un massimo di circa il 76% nell’America Settentrionale fino a un minimo del 42% in Medio Oriente. Il settore industriale, con il 16%, è il secondo per importanza, seguito dalla produzione elettrica con una quota di circa la metà. La quota dell’industria, tuttavia, supera il 20% in Medio Oriente, nei paesi asiatici non OCSE e nei paesi OCSE dell’Asia-Oceania, ma è inferiore al 15% nei paesi OCSE dell’America Settentrionale e in Africa. La quota della produzione elettrica è la più bassa nei paesi OCSE dell’Europa (circa 5%) e la più alta nel Medio Oriente (circa il 25%). I dati sono quasi completamente categorizzati per i paesi OCSE, dove solo una modesta quota non è specificata. I paesi OCSE dell’America Settentrionale assegnano solo il 9% dei propri consumi ai settori commerciale, pubblico e agricolo, mentre i paesi OCSE dell’Asia-Oceania attribuiscono quasi il 19% agli stessi settori. È evidente che, parallelamente al variare degli impieghi del petrolio, variano anche i prodotti petroliferi 54 Nucleare specifici usati nelle diverse regioni. La benzina detiene la più ampia quota del barile a livello mondiale e nella maggior parte delle regioni, escluse Europa occidentale, Medio Oriente, Cina, India e Asia-Oceania. In tre di queste regioni (Europa occidentale, India e Asia-Oceania) il gasolio diesel detiene la percentuale maggiore. Non è casuale che in queste tre regioni i prezzi della benzina siano mediamente di 30 dollari al barile più alti rispetto al diesel. Queste ampie differenze, di cui alla tab. 2, sono in gran parte un artificio della struttura fiscale. Dai prezzi all’ingrosso delle forniture ai porti di New York, ARA (Amsterdam, Rotterdam o Anversa) e Singapore si può vedere che i prezzi di benzina e gasolio sono abbastanza simili tra le regioni. Tuttavia, i prezzi al consumo finale, tasse comprese, variano significativamente. Oneri fiscali e, a volte, sovvenzioni sono i principali fattori di differenziazione dei prezzi. La benzina in particolare è pesantemente tassata, soprattutto in Europa occidentale e in Asia. Dal confronto tra Stati Uniti e Canada si nota che quest’ultimo ha prezzi più alti per benzina al dettaglio con minori livelli di consumo, mentre i prezzi e le quote di consumo di gasolio sono maggiori rispetto agli Stati Uniti, dato il clima più rigido e la minore densità demografica che incoraggia il consumo di gasolio per riscaldamento nonostante il prezzo più alto. Queste differenze climatiche possono produrre effetti regionali, ma anche stagionali. Il Medio Oriente, disponendo in abbondanza di petrolio a basso costo, consuma molto olio pesante per produrre elettricità. Con il 98% di abitazioni dotate di energia elettrica, la Cina ha un fabbisogno assai minore ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI PROFILO STORICO. LA DOMANDA DI PETROLIO E DI PRODOTTI PETROLIFERI tab. 2. Rassegna mondiale dei prezzi, relativi al 2002-2003, di alcuni prodotti petroliferi scelti, tasse comprese (i prezzi sono espressi in dollari al barile; EIA, 2004b) Combustibili per uso domestico Benzina Regione/paese Gasolio diesel Gasolio Cherosene GPL Combustibili industriali Gasolio Olio combustibile pesante Prezzi al consumo* Porto di New York 35,48 – 36,16 – – 36,16 29,13 ARA 33,19 – 34,12 – – 34,12 26,36 Singapore 32,10 – 31,70 – – 31,70 26,33 Prezzi al dettaglio** America Settentrionale Canada 94,11 60,25 71,95 – – 47,21 36,73 Messico 96,96 71,71 – – – 42,93 13,77 Stati Uniti 69,30 62,50 55,99 50,82 24,11 40,45 31,67 Prezzi al dettaglio** America Centrale e Meridionale Argentina 95,13 67,77 32,38 62,54 56,81 – – 102,35 63,85 16,91 24,36 115,43 – – Colombia 69,26 35,66 25,65 41,37 46,12 – – Costa Rica 96,43 67,41 25,86 67,12 130,86 – – Cuba 79,51 43,47 27,97 13,44 43,53 – – Ecuador 81,65 42,72 29,75 – 19,14 – – Perù 125,41 84,60 36,46 83,16 164,57 – – Uruguay 131,63 61,16 21,41 66,65 109,74 – – 6,85 4,12 4,12 9,74 21,72 – – Brasile Venezuela Prezzi al dettaglio** Europa occidentale Francia 198,87 151,47 76,90 – – 63,04 44,26 Germania 184,41 145,38 76,21 – – 58,16 37,90 Italia 185,30 155,84 153,90 – – 128,27 41,64 Paesi Bassi 211,59 143,79 110,76 – – – 40,91 Norvegia 223,99 198,12 128,56 – – 103,70 78,06 Spagna 144,19 125,65 73,81 – – 63,64 43,69 Svezia 186,95 155,60 136,30 – – 56,12 – Svizzera 162,12 175,15 56,67 – – 46,70 34,94 Turchia 175,61 137,64 127,51 – – – 43,52 Regno Unito 207,89 199,98 52,65 – – 50,46 39,71 Prezzi al dettaglio** Europa orientale ed ex Unione Sovietica Repubblica Ceca 154,04 121,92 68,48 – 48,22 25,71 Ungheria 171,75 153,55 – – – 153,58 36,26 Polonia 148,26 118,67 71,60 – – 56,94 25,71 Romania 97,29 76,46 – – – – Prezzi al dettaglio** Medio Oriente Iran 14,26 2,90 1,55 2,90 – – – Kuwait 32,58 28,63 9,54 28,63 – – – Arabia Saudita 38,21 15,70 6,38 18,48 – – – Emirati Arabi Uniti 42,86 40,00 24,40 44,28 – – 7,00 Algeria 27,92 26,93 19,70 10,07 – – – Nigeria 34,28 34,28 15,82 31,64 – – – Sudafrica 59,14 52,62 – – – – – Prezzi al dettaglio** Africa Prezzi al dettaglio** Estremo oriente e Oceania Australia 69,15 91,36 – – – – – Cina 55,64 50,87 – – – – – Hong Kong 228,50 128,82 – 97,64 110,20 98,67 – India 104,92 72,33 – – – 53,75 37,63 Indonesia 28,46 30,36 21,00 28,00 – 6,40 – Giappone 141,24 112,01 63,02 – – 45,12 46,56 Corea del Sud 175,55 72,65 86,54 – – 86,66 49,70 Taiwan 97,00 66,79 – – – 36,37 30,77 Tailandia 57,23 52,46 60,12 – – – 37,19 * ** I prezzi al consumo sono per la benzina normale I prezzi al dettaglio sono per la benzina super VOLUME IV / ECONOMIA, POLITICA, DIRITTO DEGLI IDROCARBURI 55 I FONDAMENTALI ECONOMICI DEGLI IDROCARBURI di cherosene per illuminazione rispetto all’India dove il solo 43% delle abitazioni è elettrificato, a dimostrazione dell’effetto significativo che politica e infrastrutture possono avere sul settore energetico. 2.1.2 I problemi teorici nella costruzione del modello della domanda energetica Nel paragrafo precedente sono state illustrate le modifiche subite dalla domanda di prodotti petroliferi nel tempo e le sue variazioni a livello globale. In questo paragrafo si continueranno a costruire modelli economici per spiegare il diverso andamento dei consumi dei prodotti petroliferi, per prevedere le variazioni e i cambiamenti futuri e per valutare gli effetti delle politiche. Per ciascuno dei prodotti e degli impieghi sopra descritti, le decisioni di base riguardano la quantità di energia da consumare e la forma prescelta. I consumatori usano energia per i prodotti finali che consumano, mentre tutti gli altri settori usano l’energia come bene intermedio o come fattore di produzione. Nel primo caso si parla di domanda finale e nel secondo di domanda di fattore. Questo paragrafo illustra alcuni semplici modelli di ottimizzazione per organizzare il nostro pensiero su come prendere le decisioni ottimali riguardo sia la domanda dei consumatori finali sia la domanda di fattori intermedi nei settori industriale, commerciale, pubblico e della produzione elettrica. La domanda residenziale o dei consumatori Le famiglie dovrebbero scegliere, entro una serie di propri limiti, il paniere di beni che massimizza la loro soddisfazione. In un mondo statico dove i consumatori possono scegliere tra n beni, gli economisti rappresentano la soddisfazione mediante una funzione di utilità considerati. Così voi sapete di preferire la Lamborghini, ma forse non correrete a comprarne una perché potreste avere vincoli di reddito. Nella nostra ottimizzazione dobbiamo considerare questo vincolo. Per semplificare il più possibile il problema, supponiamo che i consumatori spendano interamente il loro reddito. La cifra spesa dal consumatore per il bene i-esimo è il prezzo del bene i-esimo (Pi) moltiplicato per la quantità consumata del bene i-esimo (Xi) uguale a Pi Xi . La cifra spesa per tutti i beni è la somma delle cifre spese per ciascun bene uguale a: n Y ⫽P1 X1⫹P2 X2⫹… ⫹Pn Xn ⫽冱 Pi Xi i⫽1 I consumatori vogliono scegliere le quantità dei beni n per massimizzare la propria utilità entro i propri vincoli di budget. Per mantenere il nostro problema iniziale nei termini più semplici possibili, mettiamo tutti i beni energetici in un unico prodotto chiamato E con un prezzo PE e raccogliamo in un unico gruppo N tutti gli altri beni non energetici con un prezzo PN . PE e PN non sono influenzati dai consumatori, ma sono determinati dal mercato. Negli studi che prendono in esame la domanda energetica aggregata, si usa come prezzo la media ponderata dei prezzi PEi di tutti i beni energetici j: j PE ⫽冱 ai PEi i⫽1 I coefficienti riferiti a ciascuno dei prezzi sono di solito la quota di spesa o il contenuto energetico. Per esempio, la spesa complessiva per l’energia consumata j è 兺 i⫽1 PEi Ei , laddove PEi è il prezzo del prodotto energetico i-esimo ed Ei è il consumo del prodotto energetico i-esimo. Pertanto se ai fosse la quota di spesa relativa al prodotto energetico i-esimo, essa sarebbe uguale al costo del prodotto energetico i-esimo fratto il costo di tutti i prodotti energetici uguale a: j PEi Ei Ⲑ冱 PEi Ei i⫽1 U (X1,X2,…, Xi,…,Xn,Env) Qui il termine generico Xi rappresenta il consumo del bene i-esimo ed Env rappresenta altri fattori ambientali come le nostre preferenze, le infrastrutture e le condizioni meteorologiche. Ora può sembrare strano rappresentare la felicità degli individui attraverso una funzione. Questa formula, tuttavia, non è così strana come potrebbe apparire a prima vista. Ognuno di noi ha delle preferenze e predilige alcuni beni rispetto ad altri e alcuni pacchetti di prodotti piuttosto che altri. Per esempio, potreste preferire un’auto Lamborghini invece di una Ford. Sulla base di alcune premesse abbastanza ragionevoli, possiamo rappresentare preferenze di questo tipo con una funzione. I reali valori numerici assunti dalla funzione non sono importanti a condizione che essa classifichi correttamente le nostre preferenze rispetto alla gamma dei beni 56 Se come coefficienti si usassero le quote del contenuto energetico, allora: j ai ⫽Ei Ⲑ冱 Ei i⫽1 dove Ei è il contenuto energetico del prodotto energetico i-esimo misurato in chilocalorie, chilojoule o Btu (British thermal unit). Turvey e Nobay (1965) dimostrano che le quote di spesa sono l’opzione teorica preferita per fissare i coefficienti. Un indice simile dovrebbe essere creato per i beni non energetici. Di solito gli studi ricorrono all’indice dei prezzi al consumo, al deflatore del PIL o ad altri indici ufficiali già disponibili per i beni non energetici. L’obiettivo del consumatore è dunque di massimizzare l’utilità: U ⫽U(E,N ) ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI PROFILO STORICO. LA DOMANDA DI PETROLIO E DI PRODOTTI PETROLIFERI entro i limiti del suo budget: PE E ⫹PN N ⫽Y Per massimizzare rispetto a un vincolo, bisogna eseguire dei calcoli. Applicando la tecnica del moltiplicatore di Lagrange, ottimizziamo la funzione con il vincolo inserito come segue: [1] ᑣ⫽U(E, N )⫹l(Y⫺PE E⫺PN N ) Prendendo la derivata parziale ⭸ dell’equazione [1] rispetto a E, N e l si ottengono le nostre condizioni del primo ordine per le equazioni [2], [3] e [4], rispettivamente: [2] [3] [4] ᑣE ⫽ ⭸UⲐ⭸E ⫺lPE ⫽0 ᑣN ⫽ ⭸UⲐ⭸N ⫺lPN ⫽0 ᑣl ⫽Y⫺PE E ⫹PN N ⫽0 Possiamo risolvere queste funzioni per E e per N. In base ad alcune premesse abbastanza ragionevoli, la soluzione delle funzioni sopra descritte è rappresentata da un valore massimo che indichiamo aggiungendo un asterisco (*). Le soluzioni generali delle nostre variabili di scelta sarebbero: [5] E* ⫽DE (PE, PN,Y ) [6] N* ⫽DN (PE, PN,Y ) Queste soluzioni sono da interpretare come funzioni della domanda del consumatore in quanto rappresentano i consumi ottimali, dati il loro prezzo, i prezzi degli altri beni e il reddito. La forma di questa funzione risulterebbe dalle preferenze e dalle tecnologie che attengono all’impiego dei prodotti. In realtà, noi non ci limitiamo a consumare due beni, bensì molti altri. Il problema potrebbe essere facilmente modificato per includere j prodotti energetici separati (Ei per i⫽1,..., j), altri k beni separati (Ni per i⫽1,…, k) e m variabili ambientali separate (Envi per i⫽1,…, m), ottenendo le equazioni di domanda j⫹k come segue: [7] E*i ⫽DE i(PE1, …, PE j , PN1, …, PNk,Env1, …, Envm,Y ) [8] N*i ⫽DNi(PE1, …, PE j ,PN1, …, PNk,Env1, …, Envm,Y ) Qualora uno dei beni corrisponda a una quantità fissa nel breve termine, si può inserire la quantità invece del prezzo. Supponiamo, per esempio, che una delle equazioni appena esaminate sia la domanda di benzina. Poiché nel mondo esiste un’enorme quantità di veicoli con un tasso di rottamazione uguale o inferiore al 7%, si può presumere che più consumatori prendano le loro decisioni in base all’auto che già possiedono, piuttosto che in base al prezzo delle automobili. La domanda di fattore dei settori industriale, commerciale e della produzione elettrica La domanda di energia da parte delle imprese è strumentale alla produzione di beni e servizi da rivendere. VOLUME IV / ECONOMIA, POLITICA, DIRITTO DEGLI IDROCARBURI Supponiamo che un’impresa venda il bene Z. Per produrre Z, essa ha bisogno di fattori energetici (E) e non energetici (N). Limitiamoci ancora una volta a due fattori per mantenere il problema al livello più semplice possibile, pur consentendo un certo grado di scelta. La tecnologia per produrre Z con E e N è rappresentata da una funzione di produzione Z⫽Z(E,N ). I produttori conoscono il prezzo unitario dei propri prodotti (PZ) e il prezzo unitario dei propri fattori (PE e PN). Si presume inoltre che i mercati dei prodotti e dei fattori siano competitivi, implicando con ciò il fatto che il produttore deve confrontarsi con i prezzi e non con le funzioni di domanda, per quanto riguarda i prodotti, e con le funzioni di offerta, per quanto riguarda i fattori. L’obiettivo del produttore è di massimizzare i profitti ovvero: [9] p ⫽PZ Z(N, E) ⫺PN N ⫺PE E Si noti in questo caso che i produttori possono impiegare più fattori per aumentare la produzione e non occorre inserire vincoli di reddito come invece nel caso dei consumatori. Il produttore sceglie la quantità di fattori E e N necessari per produrre e queste scelte determinano la quantità di prodotti fabbricati. Assumendo la derivata parziale di [9] rispetto a E e N, le nostre condizioni del primo ordine per ottimizzare l’equazione [9], sono date rispettivamente dalle equazioni [10] e [11]: [10] [11] pE ⫽PZ ⭸ZⲐ⭸E ⫺PE ⫽0 pN ⫽PZ ⭸ZⲐ⭸N ⫺PN ⫽0 Ancora sulla base di alcune premesse abbastanza ragionevoli, le soluzioni alle equazioni [10] e [11] rappresentano un massimo. Indicando le soluzioni con un asterisco (*), possiamo scriverle in nota generale come: [12] E* ⫽DE (PE , PN , PZ) [13] N* ⫽DN (PE , PN , PZ) Sostituendo nella funzione di produzione i consumi ottimali di energia e di fattori non energetici, si ottiene la produzione o l’offerta dei prodotti: [14] Z* ⫽SZ (PE , PN , PZ) Le equazioni [12] e [13] rappresentano la domanda dei fattori energetici e non energetici, mentre l’equazione [14] rappresenta l’offerta dei beni prodotti. Pertanto, se questa ottimizzazione fosse attribuita a un produttore di cemento, l’equazione [12] rappresenterebbe la domanda di energia necessaria per produrre il cemento, l’equazione [13] la domanda dei fattori non energetici e l’equazione [14] l’offerta di cemento. Per generalizzare il modello industriale a j input energetici, a k input non energetici, a m variabili ambientali e a n prodotti, si dovranno aggiungere le rispettive variabili alle equazioni di domanda di j⫹k fattori e all’offerta di n prodotti: 57 I FONDAMENTALI ECONOMICI DEGLI IDROCARBURI [15] E*i ⫽DE i(PE1, …, PE j , PN1, …, PNk , Env1, … …, Envm,PZ1, …, PZn) i⫽1, … , j [16] N*i ⫽DNi(PE1, …, PE j , PN1, …, PNk , Env1, … …, Envm,PZ1,…, PZn) i ⫽1, … , k [17] Z*i ⫽SZi(PE1, …, PE j , PN1, …, PNk , Env1, … …, Envm,PZ1, …, PZn) i ⫽1, … , n Se uno dei fattori è fisso nel breve periodo (di solito un qualche bene capitale), invece del prezzo si prende la quantità del bene capitale esistente. A volte, si inserisce la quantità di prodotto (Zi) più che il suo prezzo (PZi). Ciò avviene soprattutto quando si stima la domanda di energia o di prodotti energetici per un dato settore economico o per l’intera economia. Se la domanda è riferita al settore industriale, si può inserire il valore aggiunto invece del prezzo del prodotto, mentre se la domanda è riferita a tutta l’economia, si può includere una variabile riferita all’attività economica come il Prodotto Interno Lordo (PIL). 2.1.3 Domanda e offerta influenzano il prezzo di mercato La domanda I consumatori e i produttori di energia interagiscono nel mercato dei prodotti energetici sul quale si determina il prezzo. Il paragrafo precedente ha indicato le variabili che ragionevolmente ci si aspetta di trovare nelle nostre equazioni della domanda. Ci si attende, in particolare, che la quantità acquistata di un prodotto energetico (Ed), per esempio, la benzina, sia influenzata da un dato insieme di prezzi: a) il suo prezzo (PE); b) il prezzo dei beni surrogati come il carburante diesel (Psb); c) il prezzo dei beni complementari come le automobili (Pcm); d) il prezzo del prodotto (PZ) per i produttori o il reddito (Y) per i consumatori; e) le variabili ambientali come l’efficienza tecnologica dei veicoli misurata dai chilometri percorsi per litro di carburante (T), la politica energetica data dalle tasse sulla benzina o dai regolamenti sull’efficienza delle auto (Pcyd), e dalle condizioni climatiche (W ). La domanda complessiva di mercato (Ed) sarà influenzata anche dal numero di acquirenti (#buy). Possiamo pertanto scrivere la domanda del mercato come: [18] PE Ed ⫽Dd (PE ⫺, Psb ⫹, Pcm ⫺, Py o Y ⫹Ⲑ⫺, T ⫹Ⲑ⫺, Pcyd ⫹Ⲑ⫺,W ⫹, #buy⫹) I segni a destra delle variabili indicano l’effetto positivo (⫹), negativo(⫺) o incerto (⫹/⫺) di ciascuna di esse sugli acquisti di benzina. Per esempio, il prezzo stesso del bene ha un effetto negativo. Pertanto, quando il prezzo della benzina sale (PE), il volume della domanda diminuisce. In alternativa, se il 58 prezzo di un bene succedaneo come il carburante diesel (Psb) scende, al momento dell’acquisto di un’auto nuova gli automobilisti possono decidere di passare a un veicolo diesel e ciò fa scendere il consumo della benzina. La diminuzione del prezzo di beni complementari (Pcm), come l’automobile, può indurre la gente ad acquistare un maggior numero di veicoli o veicoli con cilindrata più elevata, incrementando l’acquisto di benzina. Un reddito più elevato può favorire un aumento dei consumi di benzina, poiché la gente usa di più l’auto e acquista vetture più grandi. Tuttavia per alcuni prodotti energetici, come il cherosene da illuminazione, un reddito più alto può implicare il passaggio all’elettricità con conseguente riduzione del consumo di cherosene. Pertanto, il segno della variabile reddito dipende dalla classificazione del bene come normale o inferiore. Il segno della variabile tecnologica e politica è incerto e dipende dagli effetti delle medesime. L’incremento dell’efficienza dei veicoli può ridurre i consumi di benzina, mentre la diffusione dei veicoli SUV (Sport Utility Vehicle) a bassa efficienza può incrementarli. Anche il bel tempo e il numero degli automobilisti possono avere un effetto positivo sui consumi. Se assumiamo come costanti tutte le variabili e modifichiamo solo il prezzo, avremo quello che gli economisti chiamano una curva di domanda che mostra le quantità di energia consumate (E ) rispetto a prezzi diversi (PE; fig. 4). Se modifichiamo altre variabili ma non il prezzo, l’intera curva di domanda si sposta. A titolo di esempio, nella fig. 5 si indica con DE1 un incremento della domanda che può essere riconducibile all’aumento di prezzo di un bene succedaneo, alla diminuzione di prezzo di un bene complementare, all’incremento del reddito per un bene normale o alla sua contrazione per un bene inferiore. DE2 indica invece la flessione della domanda imputabile alla diminuzione di prezzo di un bene succedaneo, all’aumento del prezzo di un bene complementare, alla riduzione del reddito per un bene normale o al suo incremento per un bene inferiore. DE E fig. 4. Domanda (DE) per prodotto energetico E. ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI PROFILO STORICO. LA DOMANDA DI PETROLIO E DI PRODOTTI PETROLIFERI PE PE SEs⫽CM PEs1 DE1 DE DE2 Es1 E fig. 5. Spostamenti della domanda (DE) E fig. 6. Il costo marginale è la curva per prodotto energetico E. dell’offerta. L’offerta uguale al costo marginale. La curva dell’offerta è rappresentata dalla curva del costo marginale. Ritornando alla curva di offerta data dall’equazione [17], osserviamo anche che il costo marginale, ovvero l’offerta di produzione, è funzione dei prezzi della produzione e dei fattori nonché delle variabili ambientali. Rappresentiamo pertanto l’offerta di un prodotto energetico (Es) come funzione del prezzo del prodotto (PE), per esempio la benzina, e i prezzi dei fattori di produzione (Pf ) quali il greggio, il costo del lavoro nelle raffinerie, delle torri di distillazione e di altro capitale, e dei catalizzatori. Altri prezzi comprendono il prezzo di beni simili o surrogati (Psb) che potrebbero essere prodotti al posto della benzina, come il carburante diesel o l’olio combustibile e il prezzo dei sottoprodotti o dei beni complementari alla benzina (Pcm), come il propilene che è un sottoprodotto del processo di cracking catalitico per ottenere la benzina e che trova utilizzo come carica petrolchimica. Tra le variabili ambientali vi sono: la tecnologia di raffinazione e i mutamenti tecnologici relativi all’offerta; le politiche dei governi tra cui le restrizioni a favore dell’ambiente che rendono la benzina più costosa (Pcys); il numero dei venditori (#sell). Nel paragrafo 2.1.2, abbiamo derivato un’equazione di offerta (Z*) come funzione dei prezzi dei fattori e della produzione. A partire da tale funzione, per qualsiasi insieme dato di prezzi e di variabili ambientali, possiamo determinare la quantità di produzione ottenuta. Poniamo che Es sia uguale a Z* derivato da quell’equazione: per ogni livello di produzione (Es), possiamo tornare indietro e determinare il costo totale della produzione (TC ) e sviluppare una funzione del costo totale TCE ⫽TC(Es). I profitti sono dati dal prezzo moltiplicato per la produzione meno i costi totali, ovvero: [19] PE sEs ⫺TC(Es) La massimizzazione dei profitti fornisce in questo contesto alcuni spunti interessanti per capire come i produttori dovrebbero agire. Supponendo che il produttore non possa influire sul prezzo, possiamo ottimizzare in relazione a Es prendendo la derivata parziale dell’equazione [19] rispetto a Es per ottenere: [20] PE s ⫺ ⭸TCⲐ⭸E s ⫽0 ovvero: [21] PE s ⫽ ⭸TCⲐ⭸E s Il secondo termine delle equazioni precedenti ⭸TCⲐ⭸E s indica come i costi si modificano al variare della produzione: si ha quello che viene chiamato costo marginale (CM). Ci attendiamo che la curva del costo marginale, che è funzione della produzione di energia, si inclini verso l’alto o che, quando produciamo più energia, il CM o costo dell’ultima unità prodotta sia più alto, come indicato nella fig. 6. Supponiamo che il prezzo sia PE s 1. In questo modo si realizza un profitto per tutte le unità fino a Es1, essendo il prezzo superiore al costo marginale di tutte le unità. Continuare a produrre oltre Es1, comporta una diminuzione dei profitti, poiché il costo marginale diventa superiore al prezzo. Pertanto, qualunque sia il prezzo di mercato, il produttore di energia dovrebbe fissare il prezzo VOLUME IV / ECONOMIA, POLITICA, DIRITTO DEGLI IDROCARBURI [22] Es ⫽ f (PE ⫹, Pf ⫺, Psb ⫺, Pcm ⫹,T ⫹Ⲑ⫺, Pcys ⫹Ⲑ⫺, #sell⫹) Di nuovo, i segni (⫹e⫺) a destra delle variabili indicano l’effetto positivo o negativo di ciascuna di esse sulla produzione di benzina. Se la curva del costo marginale si inclina verso l’alto, l’incremento del prezzo (PE) farà aumentare la produzione; l’aumento del costo dei fattori di produzione (Pf ) farà salire il costo della benzina e diminuire la quantità prodotta. L’aumento del prezzo dei beni succedanei o simili (Psb) che si possono produrre limiterà la produzione di benzina, che sarà invece favorita dall’incremento del prezzo di un sottoprodotto (Pcm). I progressi tecnologici che riducono i costi di produzione della benzina dovrebbero fare aumentare la produzione, mentre quelli che riducono i costi di altri beni 59 I FONDAMENTALI ECONOMICI DEGLI IDROCARBURI PE SE2 SE SE1 E fig. 7. Spostamenti della curva dell’offerta di energia. PE SE PE1 PE* PE2 DE E* E fig. 8. Prezzo e quantità di equilibrio. simili dovrebbero diminuirla. L’effetto delle politiche governative dipende dal tipo di intervento. L’approvazione di leggi volte a migliorare la sicurezza delle raffinerie o a limitare l’uso di metil-ter-butiletere (MTBE, un composto chimico che aumenta il numero di ottani della benzina) farà aumentare i costi della benzina riducendo la produzione. Le politiche che hanno incoraggiato la ricerca e lo sviluppo dei processi di raffineria fanno aumentare la produzione; il maggior numero di produttori aumenterà la produzione totale a qualsiasi prezzo. Quando altre variabili oltre il proprio prezzo si modificano nella fig. 6, l’intera curva di offerta dell’energia si sposta, come si vede nella fig. 7. Per esempio, la fig. 7 indica con SE1 un aumento dell’offerta, che potrebbe essere indotto dalla diminuzione del prezzo di un fattore di produzione, dalla diminuzione del prezzo di un bene simile o dall’aumento del prezzo di un sottoprodotto, e con SE2 una diminuzione dell’offerta, che potrebbe essere causata dall’aumento del prezzo di un fattore di produzione o di un bene simile oppure dalla diminuzione del prezzo di un sottoprodotto. questo modello, domanda e offerta insieme determineranno il prezzo di mercato. Se in questo mercato il prezzo si stabilisse al livello PE1, i venditori sarebbero disposti a vendere più di quanto gli acquirenti sarebbero disposti a comprare. La quantità in eccesso farebbe abbassare i prezzi finché il mercato non raggiunge l’equilibrio nel punto PE*. Viceversa, se il prezzo fosse PE2, gli acquirenti vorrebbero comprare più di quanto i venditori sarebbero disposti a vendere. I venditori farebbero aumentare il prezzo fino al punto di equilibrio del mercato PE*. Nel punto di equilibrio, sia gli acquirenti sia i venditori sono disposti rispettivamente a comprare e a vendere la quantità E*. Le modifiche ad altre variabili sposterebbero la domanda o l’offerta determinando la variazione dei prezzi e delle quantità di equilibrio, come si vede nelle figg. 9 e 10. Rappresentiamo, per esempio, nella fig. 9, il mercato del gasolio. L’aumento del prezzo del gas naturale (un bene succedaneo) fa salire la domanda di gasolio fino a DE1, provocando un incremento del prezzo a PE1 e della quantità a E1. L’aumento di prezzo dei forni a gasolio (un bene complementare) comporta una riduzione della domanda di gasolio fino a DE2, provocando una diminuzione del prezzo a PE2 e della quantità a E2. Viceversa, la variazione delle variabili relative all’offerta può spostare l’intera equazione di offerta. La diminuzione del prezzo del greggio (un fattore di produzione) PE SE PE1 PE* PE2 DE1 E2 E* E1 60 E fig. 9. Aumenti e diminuzioni della domanda. SE2 PE SE PE2 SE1 PE* PE1 DE Prezzo e quantità di equilibrio Nella fig. 8 è possibile mantenere costanti tutte le variabili, tranne il prezzo e la quantità, e mettere insieme la domanda e l’offerta riportate nelle figg. 4 e 6. In DE DE2 E2 E* E1 E fig. 10. Aumenti e diminuzioni dell’offerta. ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI PROFILO STORICO. LA DOMANDA DI PETROLIO E DI PRODOTTI PETROLIFERI fa aumentare l’offerta di gasolio a SE1 (fig. 10), diminuendo il prezzo del gasolio a PE1 e aumentando le vendite di gasolio a E1. L’aumento del prezzo della benzina (bene che si può produrre in alternativa) fa diminuire l’offerta di gasolio aumentandone il prezzo a PE2 e riducendone la quantità a E2. In tutte le analisi precedenti, produttori e consumatori non avevano alcun potere di mercato ed era il mercato a stabilire i prezzi. Nell’industria petrolifera, tuttavia, vi sono alcuni ‘grandi attori’ che hanno detenuto il potere di mercato e sono riusciti a influenzare il prezzo. Per esempio, l’OPEC (Organization of Petroleum Exporting Countries), che secondo alcune stime possiede circa tre quarti delle riserve petrolifere mondiali residue, stabilisce quote produttive per fare aumentare i prezzi del petrolio. Un mercato dove il potere si concentra fortemente dal lato del venditore è assimilabile a un mercato con un unico venditore e viene definito monopolio, mentre il venditore viene definito monopolista. Il monopolista sceglierà il punto sulla curva di domanda che massimizza i suoi introiti complessivi. La fig. 11 mostra come il potere di mercato accresce i profitti. In un mercato competitivo, la curva del costo marginale coincide con la curva di offerta. Il prezzo si determina laddove la curva di offerta o del costo marginale incrocia la curva di domanda al prezzo PE* e alla quantità E*. I profitti economici sono tutti quei profitti addizionali oltre il costo di produzione. Poiché il produttore ottiene PE* per ogni unità e il costo di quella unità si misura sul costo marginale, l’area dei profitti economici, o degli extra profitti è quella compresa tra PE* e la curva del costo marginale fino a E*, ovvero l’area PE*ac in fig. 11. Osserviamo ora cosa accade se il monopolista aumenta il prezzo a PEmp. I profitti economici (abdPEmp) risultano ora maggiori di prima. Pertanto in un mercato in cui aumentano i prezzi si presume che si sia verificato un incremento del potere di monopolio. Viceversa, il potere di mercato detenuto dal compratore avrebbe l’effetto opposto sul prezzo, poiché gli acquirenti desidererebbero pagare un prezzo più basso. Per esempio, quando le grandi multinazionali giunsero per la prima volta in Medio Oriente per negoziare le concessioni petrolifere, spesso detenevano il potere di mercato. Possiamo immaginarci la curva di domanda di queste multinazionali come il loro beneficio marginale in quanto compratori. Se le compagnie fossero disposte a pagare un dato prezzo per una data quantità di petrolio, dovrebbero aver valutato quella quantità almeno a quel prezzo. La differenza tra quello che le compagnie pagano per il bene e il valore che a esso attribuiscono si definisce rendita del consumatore. L’acquirente che detiene il potere di mercato sceglierà un punto sulla curva di offerta, per massimizzare il valore o la rendita del consumatore dei propri acquisti. Il mercato dove il potere si concentra massimamente dal lato del compratore avrebbe un unico VOLUME IV / ECONOMIA, POLITICA, DIRITTO DEGLI IDROCARBURI PE CM⫽SE PEmp d PE* c b a DE Emp E* E fig. 11. Il potere di monopolio fa aumentare i prezzi di mercato. compratore e viene chiamato monopsonio (o monopolio unilaterale della domanda) e l’acquirente monopsonista. La fig. 12 spiega come il monopsonista userebbe il proprio potere per massimizzare la rendita del consumatore quando acquista in un mercato concorrenziale. Se i venditori sono in concorrenza, la curva del costo marginale coincide con la curva di offerta. Se anche i compratori sono in concorrenza, il prezzo e la quantità di mercato sarebbero PE* ed E* e la rendita del compratore o del consumatore sarebbe PE*ca. Tuttavia, il monopsonista può scegliere qualsiasi punto lungo la curva di offerta. Se il monopsonista compra Ems pagando PEms, la rendita del consumatore corrisponderebbe all’area più ampia PEmsbda. Ci attenderemmo pertanto che l’aumento del potere di monopsonio sul mercato provochi l’abbassamento dei prezzi. 2.1.4 L’elasticità della domanda e sue applicazioni Spesso, al fine di formulare programmi e politiche energetiche, è necessario valutare in quale misura i volumi PE CM⫽SE a d PE* PEms c b DE Ems E* E fig. 12. Il monopsonio abbassa il prezzo di mercato. 61 I FONDAMENTALI ECONOMICI DEGLI IDROCARBURI della domanda e dell’offerta risultino sensibili ai prezzi e/o ad altre variabili. Per esempio, se la domanda e l’offerta di petrolio sono fortemente reattive al prezzo, sarà sufficiente solo una modesta variazione dei prezzi (DP⫽Pt⫺Pt⫺1) per ripristinare l’equilibrio dopo che uno shock dal lato della domanda o dell’offerta abbia colpito il mercato petrolifero. Se la domanda di benzina in Asia è molto sensibile alla crescita del reddito e questo subisce una netta caduta (come è accaduto alla fine degli anni Novanta con la crisi economica asiatica) o un netto aumento (come si è verificato prima e dopo la crisi), vi saranno grandi ripercussioni sui consumi di benzina e, di conseguenza, un robusto effetto sui consumi di petrolio. I leader dell’OPEC vorranno esaminare con attenzione le variazioni del reddito nei paesi asiatici per determinare la capacità produttiva di petrolio richiesta. Per misurare tale reattività, gli economisti ricorrono all’elasticità. Per esempio, l’elasticità della domanda al prezzo (ed ) è la variazione percentuale della quantità di energia consumata divisa per la variazione percentuale del prezzo. La scriviamo così: DE 12 variazione % della quantità E [23] ed ⫽ 11121111111244 ⫽ 12 variazione % del prezzo DP 12 P Possiamo riscrivere l’elasticità come: [24] DE⭈P ed ⫽ 1441 DP⭈E Applicando il calcolo infinitesimale e assumendo variazioni molto piccole di prezzo oppure prendendo il limite per DP tendente a zero, possiamo riscrivere l’elasticità in termini di derivate parziali come: [25] ⭸E⭈P ed ⫽ 1441 ⭸P⭈E Un altro modo comune per scrivere l’elasticità, facilmente verificabile con il calcolo infinitesimale, è: [26] ⭸lnE ed ⫽ 1441 ⭸lnP Utilizzando l’equazione [23], si vede facilmente che se l’elasticità di prezzo è ⫺0,5 e il prezzo aumenta del 100%, la quantità richiesta scende del 50% poiché: [27] [28] ed ⫽(DEⲐE)Ⲑ(DPⲐP) quindi: [29] (DPⲐP)⫽(DEⲐE)Ⲑed Con la Rivoluzione iraniana, tra il settembre 1978 e il gennaio 1979 la produzione dell’Iran diminuì passando da circa 6 milioni di barili al giorno a meno di un milione di barili al giorno. Poiché gli altri produttori DEⲐE ⫽ed (DPⲐP)⫽⫺0,5 ⭈100% ⫽⫺50% Se l’elasticità della domanda è inferiore a ⫺1, la quantità richiesta reagisce con una variazione percentuale più ampia rispetto alla variazione percentuale del prezzo e si dice che la domanda è elastica rispetto al prezzo. Se l’elasticità della domanda è compresa tra ⫺1 e 0, la quantità richiesta reagisce con una variazione percentuale minore di quella del prezzo e si dice che la domanda è anelastica rispetto al prezzo. 62 Le elasticità della domanda rispetto al prezzo mostrano come i consumatori di energia reagiscono al prezzo e inoltre forniscono informazioni importanti sulla relazione tra le variazioni di prezzo e i ricavi complessivi ottenuti dalla vendita dei beni. Sappiamo che il ricavo complessivo corrisponde al prezzo moltiplicato per la quantità venduta e l’elasticità della domanda è data dall’equazione [23]. Supponiamo che questa elasticità per l’olio combustibile residuo utilizzato nella produzione elettrica sia uguale a ⫺2. Se il prezzo diminuisce del 10%, la quantità richiesta aumenta di DE/E⫽ed(DP/P)⫽⫺2(⫺10%)⫽20%. Un calo pari al 10% del prezzo provoca una diminuzione dei ricavi, ma l’incremento del 20% della quantità venduta li fa aumentare. Poiché il numeratore o l’effetto quantità è maggiore, i ricavi complessivi aumentano. Lo stesso effetto si può osservare per diverse elasticità nella tab. 3. Quando il prezzo diminuisce da 50 a 45 (una riduzione del 10% con un’elasticità pari a ⫺2), la quantità richiesta aumenta del 20%, a 9,6. I ricavi aumentano da 400 a 432. Viceversa, se la domanda è anelastica con un’elasticità pari a ⫺0,5, una riduzione di prezzo del 10% aumenta la quantità solo del 5% e i ricavi scendono a 378. Le elasticità della domanda possono essere usate anche per mostrare in quale misura l’interruzione delle forniture modifichi il prezzo. Per esempio, le forniture di petrolio furono interrotte nel 1956 con la presa del Canale di Suez da parte degli Egiziani, nel 1973 con i tagli alla produzione operati dagli Arabi per mettere in atto l’embargo contro gli Stati Uniti e i Paesi Bassi responsabili di aver appoggiato Israele e, di nuovo, nel 1978 in seguito alla Rivoluzione Iraniana. Possiamo usare le elasticità per misurare la variazione dei prezzi determinata da tali episodi. Sappiamo che: tab. 3. Relazione tra elasticità e ricavi Elasticità ⫺2 ⫺0,5 Prezzo Quantità ricavi (prezzo⭈quantità) 50 45 50 45 8 9,6 8 8,4 400 432 400 378 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI PROFILO STORICO. LA DOMANDA DI PETROLIO E DI PRODOTTI PETROLIFERI riuscirono a supplire solo in parte a questo calo produttivo, la produzione petrolifera mondiale scese dai circa 62,5 milioni di barili al giorno del settembre 1978 ai circa 60 milioni di barili al giorno del gennaio 1979, con una diminuzione di circa il 4%. Se l’elasticità della domanda rispetto al prezzo nel breve periodo è ⫺0,05, l’equazione [29] mostra che la variazione di prezzo necessaria per ridurre la domanda della suddetta quantità risulterebbe: [30] (DPⲐP)⫽(⫺4%)Ⲑ(⫺0,05)⫽80% Nel settembre del 1978 i prezzi nominali del petrolio si aggiravano sui 14,50 dollari al barile. Un aumento dell’80% li avrebbe fatti salire a 1,8⭈14,5⫽26,10 dollari. Nonostante i prezzi non passassero immediatamente a 26,10 dollari a causa dei contratti in corso, nel novembre del 1979 i prezzi nominali del petrolio avevano superato i 26 dollari. L’elasticità della domanda rispetto al reddito (ey), che indica la reattività delle vendite alla variazione del reddito, è: DE 12 variazione % della quantità E [31] ey ⫽ 11121111111244 ⫽ 12 variazione % del reddito DY 12 Y Se ey⬎1, la domanda è elastica rispetto al reddito e si tratta di un bene di lusso. Per esempio, le domande di viaggi aerei e di carburante per turboreattori tendono a configurarsi come domanda di beni di lusso. Per un bene di lusso, le vendite crescono a un tasso percentuale più alto del reddito. Se 0⬍ey⬍1, la domanda è anelastica rispetto al reddito e le vendite crescono a un tasso percentuale più basso rispetto al reddito. Gli studi suggeriscono che la domanda di gasolio per riscaldamento nei paesi industrializzati può essere anelastica rispetto al reddito con un’elasticità rispetto al reddito intorno allo 0,5. Quando ey⬎0, si tratta di un bene normale, mentre se ey⬍0, si tratta di un bene inferiore. Per esempio, il cherosene per illuminazione è un bene di classe inferiore. Infatti, man mano che il loro reddito aumenta, i consumatori dei paesi in via di sviluppo che hanno accesso alla rete elettrica passano dal cherosene all’elettricità. L’elasticità incrociata della domanda rispetto al prezzo ecross indica in qual modo la quantità richiesta di un bene si modifica rispetto al prezzo di un altro bene (Po), ovvero: DE 12 [32] variazione % della quantità E ecross⫽ 11121111111111244 ⫽ 12 variazione % del prezzo di un altro bene DP 12o Po Per esempio, se l’elasticità incrociata rispetto al prezzo della domanda di benzina e rispetto al prezzo del carburante diesel è di 0,5, allora DEⲐE⫽0,5(DPo /Po). VOLUME IV / ECONOMIA, POLITICA, DIRITTO DEGLI IDROCARBURI Se il prezzo del carburante diesel sale del 10%, l’incremento percentuale della domanda di benzina risulta DEⲐE⫽0,5(DPo ⲐPo)⫽0,5(10%)⫽5%. Un valore positivo dell’elasticità incrociata rispetto al prezzo indica che, relativamente alla domanda, due beni sono succedanei: quando il prezzo di un prodotto sale, noi lo sostituiamo aumentando il consumo dell’altro bene. Tuttavia, se l’elasticità incrociata della domanda di oli combustibili residui rispetto al prezzo delle caldaie a olio combustibile è ⫺1,2 e se il prezzo di queste caldaie scende del 20%, la variazione percentuale della domanda di olio combustibile risulta DEⲐE⫽⫺1,2(⫺20%)⫽24%. Il segno negativo dell’elasticità incrociata della domanda rispetto al prezzo indica che i due beni sono complementari: se il prezzo di uno dei due beni diminuisce, i consumatori utilizzeranno quantità maggiori sia di quel bene sia del bene a esso complementare. Il periodo di tempo sul quale si misurano le elasticità della domanda influenza la dimensione dell’elasticità. Nel breve periodo, poniamo un anno, se il prezzo della benzina sale, la gente può essere indotta a usare meno le auto. Tuttavia, nel lungo periodo, quando è possibile il pieno adeguamento all’aumento di prezzo, i consumatori saranno propensi ad acquistare auto più efficienti o, addirittura, a trasferirsi per ridurre le proprie percorrenze. Pertanto i consumatori mostrano maggiore reattività al prezzo e al reddito nel lungo piuttosto che nel breve periodo. 2.1.5 Stime econometriche dei modelli della domanda di energia Le elasticità della domanda sono molto utili per le previsioni e per l’analisi delle politiche, e forse per questo motivo l’energia e i prodotti energetici sono stati sottoposti a una quantità di studi relativi alla domanda superiore a qualsiasi altro bene e fattore. Per stimare le elasticità della domanda si raccolgono i dati effettivi sulla quantità richiesta e sulle variabili che la influenzerebbero. Le funzioni sono dunque selezionate e adattate ai dati reali applicando le tecniche statistiche e da queste stime è possibile ricavare le elasticità della domanda. A partire dal 1973, ma anche prima, sono stati realizzati numerosi studi sulla domanda energetica a vari livelli di aggregazione, coprendo diversi periodi di tempo e utilizzando diversi modelli per tutti i tipi di prodotti energetici. Questi modelli trovano una varietà di utilizzi che includono le previsioni, l’analisi delle politiche, la valutazione delle modifiche strutturali e la comprensione dei processi di aggiustamento. Può essere opportuno avvalersi di modelli diversi, date le risorse a disposizione, i dati utilizzabili e le finalità proprie di ciascun modello. 63 I FONDAMENTALI ECONOMICI DEGLI IDROCARBURI Questo paragrafo illustra la varietà dei modelli più conosciuti che hanno trovato applicazione nella stima della domanda. Modelli a equazione singola I modelli più elementari hanno una sola equazione, il che li rende semplici e senza troppe pretese in termini di requisiti di dati. Per dare un’idea immediata di cosa sia la stima econometrica della domanda di energia prendiamo il più semplice dei modelli con equazioni, un modello statico che adatta la quantità del prodotto energetico (E) al prezzo del combustibile (P). Se si assume che nessun’altra variabile sulla destra dell’equazione cambi, la quantità richiesta può essere rappresentata unicamente in funzione del prezzo, date le T osservazioni. Pertanto: [33] Et ⫽b0 ⫹b1Pt dove Et è la quantità richiesta nel periodo di tempo t, Pt è il prezzo nel periodo di tempo t, e b0 e b1 sono costanti per tutti i t =1, …, T. In questa equazione, Et è definita la variabile dipendente e Pt la variabile indipendente. Le osservazioni su Et e Pt sono usate per stimare b0 e b1. Se i due punti dati a e b si trovano sulla curva di domanda, rappresentata dalla linea retta nella fig. 13, potremmo connetterli e ottenere le stime di b0 e b1 nell’equazione [33]. Nella fig. 13 le osservazioni su a e b ricadono sulla curva di domanda rendendo gli errori uguali a zero. Generalmente, tuttavia, i nostri punti dati non giacciono esattamente sulla curva reale di domanda, ma errori casuali per ciascun periodo (et) potrebbero porre il consumatore fuori dalla sua funzione di domanda, facendo sì che per ottenere il consumo effettivo (Et) occorra aggiungere alla domanda un termine di errore, come viene evidenziato da tutte le altre osservazioni che cadono fuori dalla curva di domanda della fig. 13. Le osservazioni che si collocano a destra della curva di domanda P rappresentano errori positivi, quelle che si collocano a sinistra errori negativi. Kennedy (2003) fornisce tre ragioni per spiegare questi errori: l’omissione di eventi accidentali come una guerra, condizioni meteorologiche insolite o cambiamenti transitori del gusto non considerati nella funzione; errori di misurazione delle variabili che si verificano per il fatto che i dati sono generalmente raccolti da governi e da imprese, utilizzando indagini svolte solo su una quota della popolazione; la casualità del comportamento umano che nessuna variabile riesce a catturare (per esempio, a volte si ha voglia di prendere l’auto per andare al centro commerciale, a volte invece no). Sebbene tutte le variabili che influiscono sistematicamente sulla domanda dovrebbero essere inserite, spesso non riusciamo a includere l’infinità di eventi casuali che influiscono sul consumo di petrolio. Non tutto è perduto però se gli effetti di questi errori mediamente si azzerano (ovvero in media gli errori positivi vengono compensati dagli errori negativi), oppure se questi errori non sono correlati alle variabili esplicative del lato destro dell’equazione. Possiamo, pertanto, ancora ricavare stime di b0 e b1 mediamente buone, che ci consentono di procedere all’analisi statistica. L’econometria ci aiuta ad applicare correttamente l’analisi statistica per stimare i modelli economici e a utilizzare tali modelli per trarre conclusioni e previsioni. Un criterio econometrico frequentemente usato per scegliere gli estimatori è quello di minimizzare la somma dei quadrati degli errori misurati dallo scarto tra la linea stimata e i punti osservati. Questa metodologia viene definita regressione lineare o metodo dei minimi quadrati (OLS, Ordinary Least Squares). Per un’interpretazione corretta dei risultati, si può fare riferimento alla teoria econometrica in Pindyck e Rubinfeld (1998) o ad altri testi di econometria. Nella pratica, il modello di domanda più semplice è generalmente un modello statico che adatta la quantità di prodotto energetico (E) al prezzo del carburante (P) e a un certo livello di reddito (Y ): [34] a b Et⫽β0⫹β1Pt Q fig. 13. La stima della domanda sulla base di dati mondiali reali. 64 E ⫽b0 ⫹b1P⫹b2Y Gli altri prezzi sono rappresentati in questo contesto mediante un indice prezzi usato come deflatore per trasformare il prezzo dell’energia e il reddito in prezzi reali. Questi modelli possono essere resi più complicati aggiungendo altre variabili, come mostrato nell’equazione [18], per rappresentare le tendenze demografiche, le condizioni meteorologiche, i prezzi dei carburanti concorrenti e i prezzi dei beni complementari. Per ricavare delle buone stime da questi modelli, dobbiamo inserire tutte le variabili importanti che incidono sui consumi di petrolio e che nel campione si sono modificate. Se tralasciamo le variabili che si sono modificate, ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI PROFILO STORICO. LA DOMANDA DI PETROLIO E DI PRODOTTI PETROLIFERI le nostre stime dell’elasticità risulteranno probabilmente sbagliate. Per esempio, supponiamo che l’equazione [34] sia la domanda di benzina e che noi omettiamo il reddito, adattando il modello con solo prezzi e quantità ai dati riferiti all’intervallo dal 1975 al 2005. Scopriremo che la nostra elasticità rispetto al prezzo è positiva, ovvero che il prezzo e il consumo della benzina aumentano. Questo risultato deriva probabilmente dalla variabile reddito che è stata omessa. Ovvero, l’incremento del reddito nel tempo ha stimolato il consumo di benzina che è stato erroneamente attribuito all’aumento del prezzo. Pertanto, se si usa una stima econometrica della domanda, bisogna assicurarsi che l’equazione comprenda tutte le variabili importanti che influiscono sulla domanda, a meno che le variabili mancanti non siano variate nel campione o non siano correlate alle variabili di destra inserite nel modello. Al modello statico semplice potremmo aggiungere una misura che indichi lo stock di apparecchi o impianti che utilizzano energia (Sk): [35] E ⫽b0 ⫹b1P⫹b2Y⫹b3 Sk Questi modelli, che comprendono lo stock di attrezzature che utilizzano energia, tenderanno a catturare gli aggiustamenti della domanda energetica nel breve periodo, dato lo stock. Nei modelli che utilizzano una sola equazione, la distinzione tra breve e lungo periodo è effettuata generalmente in tre modi. Il primo modo si riferisce al tipo di dati. Se i dati disponibili rappresentano un numero di entità economiche o di regioni in un unico punto nel tempo, abbiamo dati cross-sezionali (i consumi di benzina in 32 paesi nel 2005 sarebbero dati cross-sezionali). Se invece i dati sono relativi a un’unica entità economica riferita a diversi periodi di tempo, abbiamo i dati di una serie temporale (i consumi italiani di benzina dal 1980 al 2005 possono rappresentare una serie temporale). Se abbiamo dati che rappresentano un certo numero di entità economiche o di aree riferiti a una serie di periodi temporali, avremo serie temporali crosssezionali anche note come dati panel (i consumi di benzina in 32 paesi negli anni 1980-2005 sarebbero dati panel). I dati cross-sezionali consentono di misurare in modo particolare gli aggiustamenti di lungo periodo, soprattutto se i prezzi e i redditi delle sezioni incrociate presentano differenze molto forti. Per esempio, supponiamo di utilizzare una sezione incrociata di paesi al 2005 per stimare la domanda di benzina. La sezione comprende i prezzi bassi degli Stati del Golfo e i prezzi alti dei paesi europei. I cittadini del Golfo hanno adeguato nel lungo periodo il parco auto e gli stili di guida ai loro livelli di reddito e ai prezzi bassi e gli europei hanno fatto altrettanto, ma con i prezzi alti. La regressione dovrebbe pertanto cogliere queste differenze di lungo periodo. VOLUME IV / ECONOMIA, POLITICA, DIRITTO DEGLI IDROCARBURI Il vantaggio della maggiore variazione del prezzo e del reddito nelle sezioni incrociate presenta due aspetti negativi. In primo luogo potrebbe accadere di catturare le distorsioni locazionali con industrie ad alta intensità energetica che si localizzano in aree con energia a basso costo. Di conseguenza, per la domanda industriale o per altro tipo di domanda trasferibile, le elasticità di prezzo potrebbero prevedere una riduzione troppo ampia dei consumi energetici se i prezzi in tutte le aree dovessero crescere simultaneamente. Una seconda distorsione potrebbe risultare da altre variabili, non incluse nel modello, che influenzano la domanda energetica. Se esse sono collegate al prezzo o al reddito, i loro effetti saranno attribuiti al prezzo e al reddito, con il segno della distorsione che rimane incerto e dipendente dal rapporto tra le variabili incluse e quelle escluse. Hartman (1979) ritiene che proprio a causa di queste differenze locazionali e strutturali, i dati cross-sezionali sovrastimano le elasticità soprattutto rispetto al prezzo. Le serie temporali, in particolare quelle brevi, presentano maggiori probabilità di cogliere gli effetti nel breve periodo. Lo svantaggio delle serie temporali brevi consiste nelle variazioni spesso inadeguate delle variabili o nella scarsità delle osservazioni. Serie temporali più lunghe possono fornire maggiori variazioni nelle variabili e un numero più elevato di osservazioni, ma possono anche essere soggette a modifiche strutturali. Secondo queste interpretazioni, nelle migliori circostanze, il metodo delle serie temporali cross-section (CT, Cross-section Time-series) ci consentirebbe di ottenere maggiore variazione su una quantità assai più vasta di dati, andando a misurare alcuni mix degli effetti di breve e di lungo periodo. Tuttavia, il nostro metodo CT presenta anche i potenziali svantaggi di entrambe le categorie di dati. I dati possono essere ulteriormente divisi per periodicità. I dati annuali sono quelli di gran lunga più usati. I dati trimestrali e mensili possono ampliare moltissimo la dimensione del campione. Tuttavia, molte serie non sono poi così frequentemente disponibili e vi sono anche aspetti stagionali da tenere in considerazione. La gente usa di più l’auto nelle belle giornate, ma nei giorni freddi consuma più energia per riscaldamento. Un secondo modo per distinguere gli effetti di lungo periodo dal breve utilizzando i dati CT viene descritto in Baltagi e Griffin (1983). Utilizzando questa metodologia, l’equazione base di stima è: [36] Eit ⫽b0 ⫹b1Pit ⫹b2Yit La variazione da paese a paese (cross-nazionale) sarà associata al lungo periodo e ottenuta con la regressione della media della quantità di ciascun paese (Ei⫽兺Tt⫽1Eit ⲐT ) sulla media dei prezzi (Pi⫽兺Tt⫽1 Pit ⲐT ) e del reddito (Yi⫽兺Tt⫽1 Yit ⲐT ) di ciascun paese e sulla media di qualunque altra variabile del modello, ovvero: 65 I FONDAMENTALI ECONOMICI DEGLI IDROCARBURI [37] Ei ⫽b0 ⫹b1Pi ⫹b2Yi La variazione interna a un paese sarà associata al breve periodo e sarà catturata da una regressione a valori riuniti dove i consumi e le variabili esplicative di ciascun paese sono deviate dalle loro rispettive medie, ovvero: [38] (Eit ⫺Ei ) ⫽b1(Pit ⫺Pi) ⫹b2(Yit ⫺Yi ) La terza tecnica, che è anche la più diffusa, per separare gli effetti di breve e di lungo periodo sui modelli a equazione singola consiste nel rendere il modello dinamico aggiungendo a esso valori ritardati. Il modo più semplice e comune per farlo è di aggiungere una variabile endogena ritardata (Et⫺1). Il modello endogeno ritardato, chiamato anche aggiustamento di stock, aggiustamento parziale, aspettative adattive, modello di Koyck o modello geometrico ritardato, è: [39] Et ⫽b0 ⫹b1Pt ⫹b2Yt ⫹b3Et⫺1 In questo modello b3 è compreso tra 0 e 1. Pertanto, l’effetto di una variazione di prezzo nel periodo corrente è b2, il suo effetto, scorrendo di un periodo, è b2 b3, di due periodi è b2 b 32, ecc. L’effetto totale di lungo periodo si calcola con una certa facilità essendo b2Ⲑ(1⫺b3). Il vantaggio di questo modello consiste nella sua semplicità e flessibilità d’uso con un parametro di forma del ritardo chiaramente intuitivo. Al modificarsi del prezzo o del reddito, l’effetto immediato è il più ampio mentre le variazioni diventano geometricamente più piccole, quanto più ci si allontana nel tempo. Gli svantaggi includono una forma piuttosto restrittiva di rappresentazione del ritardo che è forzatamente lo stesso sia per il reddito, sia per il prezzo. Inoltre, le variabili endogene ritardate spesso si muovono insieme alle altre variabili. Questo effetto, chiamato multicollinearità, può rendere difficile ottenere stime molto precise dei coefficienti del modello. Esistono forme più flessibili che nidificano il modello endogeno ritardato in una forma che consente anche un ritardo a V invertito. Con un parametro di forma del ritardo a V invertito le variazioni del reddito o del prezzo hanno un effetto modesto nell’immediato, ma con il tempo i consumatori aumentano gradualmente l’adattamento per poi altrettanto gradualmente diminuirlo. Le due procedure standard per farlo sono: [40] Et ⫽b0 ⫹b1Pt ⫹b2Pt⫺1⫹d1Yt ⫹d2Yt⫺1⫹sEt⫺1 e: [41] Et ⫽b0 ⫹b1Pt ⫹d1Yt ⫹s1Et⫺1⫹s2Et⫺2 Sebbene questi ritardi siano meno restrittivi del modello endogeno ritardato, sembrano avere una tendenza ancor più forte verso la multicollinearità. Un modo più generale per costruire un modello dinamico semplice è quello di inserire i ritardi su alcune o su tutte le variabili indipendenti. Questi modelli saranno 66 chiamati modelli con ritardo distribuito e possono essere rappresentati nel seguente modo: [42] m n i⫽1 i⫽1 Et ⫽b0 ⫹冱 ⫽bi Pt⫺i ⫹冱 di Yt⫺i Qui m è uguale al numero dei ritardi sul prezzo e n è uguale al numero di ritardi sul reddito. Questo modello ha il vantaggio di essere flessibile e di consentire ritardi diversi su variabili diverse. In pratica, tuttavia, la presenza di multicollinearità tra le variabili nel tempo può essere talmente forte da impedire al modello di fornire stime precise dei parametri individuali. Quando si stimano i modelli econometrici, una maggiore dimensione del campione fornisce maggiori informazioni e può probabilmente migliorare le nostre stime avvicinandole di più ai veri parametri. Tuttavia per stimare più parametri occorrono più informazioni, il che può peggiorare le stime. La dimensione del campione meno il numero dei parametri stimati si definisce grado di libertà. Poiché l’ampliamento del campione o la diminuzione del numero dei parametri dovrebbe migliorare le stime, a condizione che tutte le variabili necessarie siano inserite, i modelli con più gradi di libertà dovrebbero fornire stime più accurate. Se riteniamo che l’aggiustamento possa avvenire su dieci periodi, potremmo includere valori di ritardo per dieci periodi senza vincoli. Ciò, tuttavia, esaurirebbe rapidamente il nostro campione. Per far fronte ai problemi della multicollinearità e alla perdita di gradi di libertà, delle volte i ritardi sono rappresentati in forma polinomiale. Tale modello viene definito modello polinomiale di distribuzione del ritardo. I modelli appena descritti presumono che i b siano gli stessi, a prescindere dall’aumento o dalla diminuzione del reddito. Tuttavia a volte è lecito supporre che i consumatori rispondano più all’aumento che alla diminuzione di queste variabili. In tal caso, si possono utilizzare i modelli asimmetrici come quelli analizzati in Gately (1993). Modelli a equazione multipla A partire dai modelli statici e dinamici a equazione singola, i ricercatori sono passati a specificazioni comportamentali più sofisticate che richiedono modelli a equazione multipla (già esaminati con maggiore ampiezza in Dahl, 2005). Si riportano di seguito quattro tipi di tali modelli. Un gruppo di modelli che riscuote molto successo è quello che indaga sulla sostituzione tra combustibili utilizzando un qualche tipo di equazione delle quote di energia, come il modello translog e logit, oppure altri sistemi di equazioni, come il modello generalizzato di Leontief. Forme flessibili funzionali sono state popolarissime in questo ambito poiché pongono meno restrizioni alla forma della funzione e presentano una minore probabilità di ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI PROFILO STORICO. LA DOMANDA DI PETROLIO E DI PRODOTTI PETROLIFERI forzare la funzione entro una forma sbagliata che fornisce cattive stime dell’elasticità. Questi modelli sono stati usati per indagare questioni come quella della sostituzione della domanda complessiva di energia con altri fattori (come il lavoro) e quella della scelta tra i prodotti energetici. Questo approccio offre il vantaggio di inserire nel modello le restrizioni cross-equation implicate dalla teoria del produttore o del consumatore. Un altro tipo di sistema simultaneo comprende i modelli strutturali con equazioni che descrivono sia l’uso dello stock di apparecchiature che utilizzano energia, sia le decisioni di acquisto dello stesso stock. I modelli di questo tipo sono sempre più diffusi, dopo che gli studi sui consumi familiari hanno iniziato a fornire dati relativi agli elettrodomestici e alla scelta del combustibile. I modelli con sistema di spesa considerano simultaneamente le spese per i beni da parte dei consumatori e consentono anche di introdurre nelle equazioni stimate le restrizioni implicite nella teoria del consumatore. Infine ci sono modelli con sistemi realmente simultanei che rappresentano un mercato particolare. In questi modelli, la domanda e l’offerta sono stimate simultaneamente o almeno la domanda viene stimata utilizzando variabili tratte dall’equazione dell’offerta. Sebbene la maggior parte dei modelli di domanda siano stimati con un riferimento molto fuggevole all’offerta, vi sono alcuni modelli che considerano più esplicitamente il lato dell’offerta. passare una linea che attraversa i tre punti dati, otterremo la stima dell’equazione di offerta. Nella fig. 14 C se le curve di domanda e di offerta si spostano entrambe e adattiamo una linea per i nove punti dati, non otterremo né la curva di domanda né quella di offerta. Pertanto nel valutare i modelli di domanda dobbiamo determinare se una curva di domanda è stata stimata come nella fig. 14A. Il termine statistico per stabilire se realmente abbiamo una curva di domanda è identificazione; le proprietà matematiche per identificare una curva di domanda si possono trovare in Pindyck e Rubinfeld (1998). Anche quando il problema dell’identificazione sia stato adeguatamente affrontato, la distorsione simultanea di sistema è un secondo problema che si può incontrare nell’ambito dell’uso dei sistemi simultanei e che si presenta in modo più sottile e difficile da capire. Supponiamo che nella fig. 15 D e S siano le relative curve di domanda e di offerta. Supponiamo anche che D⫹et sia la funzione di domanda quando l’errore è positivo e che D⫺et sia la curva di domanda quando l’errore è negativo. Si noti che un errore positivo fa salire il prezzo e uno negativo lo fa abbassare. Pertanto una variabile esplicativa del lato destro non è indipendente dall’errore. P ε1 D⫹εt S Le questioni econometriche Per quanto molti modelli econometrici di domanda ignorino l’offerta, sappiamo che i prezzi sui mercati sono generalmente determinati dall’interazione tra domanda e offerta, e che un gran numero di variabili influenzano le equazioni di domanda e offerta. Per considerare i problemi che possono insorgere se si ignora l’offerta, consideriamo la fig. 14, che rappresenta il mercato della benzina in periodi diversi. Nel tempo si modificano sia la domanda sia l’offerta. In ogni panel l’intersezione tra domanda e offerta a diversi equilibri del mercato crea un punto dati; nella fig. 14 A se si sposta solo la curva di offerta e si introduce una linea che attraversa i tre punti dati, stimeremo l’equazione della domanda. Nella fig. 14 B se si sposta solo la curva di domanda e facciamo P P S1 S P S2 S3 A D1 E D2 B D3 D1 D2 E D ε2 E fig. 15. Prezzo ed errore correlati nella domanda. P S1 S2 D D⫺εt C fig. 14. Le variazioni della domanda e dell’offerta nel tempo. VOLUME IV / ECONOMIA, POLITICA, DIRITTO DEGLI IDROCARBURI S3 D3 Dbiased Dtrue E E fig. 16. Osservazioni quando prezzo ed errori non sono indipendenti. 67 I FONDAMENTALI ECONOMICI DEGLI IDROCARBURI Osserviamo ora come questa relazione tra errori e prezzo influisce sulle stime della domanda. Nella fig. 16, la linea continua è la vera curva di domanda (Dtrue) e i cerchietti sono le osservazioni quando gli errori e i prezzi non sono correlati. Se comunque esistesse una relazione positiva tra prezzo ed errore, gli errori positivi porterebbero a prezzi più alti, mentre quelli negativi porterebbero a prezzi più bassi, come mostrano le osservazioni rappresentate dai quadratini. Sempre nella figura si può notare che la linea stimata (Dbiased) sarebbe più ripida di quella vera. Kmenta (1997) dimostra a livello matematico che le stime di regressione che tracciano una linea passante attraverso i quadratini daranno luogo a equazioni di domanda in media meno elastiche o più ripide (come mostra la linea tratteggiata) dell’equazione vera. Pertanto, un altro problema da considerare nello stimare le curve di domanda è la distorsione simultanea di sistema. Esistono per fortuna dei modi per risolvere la questione: il metodo più semplice con una sola equazione utilizza la procedura delle variabili strumentali (IV, Instrumental Variables) o dei minimi quadrati a due stadi (2SLS, two Stage Least Square). Gli strumenti, che devono essere esogeni o indipendenti dall’errore, sono usati per creare una nuova variabile del prezzo stimato in una prima regressione. La nuova variabile di prezzo viene poi usata in una seconda regressione. Questa metodologia e altri metodi più complicati per risolvere le distorsioni di sistema si trovano, tra i molti testi di econometria, in Pindyck e Rubinfeld (1998). Il metodo OLS trova ampia applicazione nell’analisi della domanda. Questa non è, tuttavia, la metodologia più adatta quando il prezzo è influenzato dall’errore; ci si deve quindi chiedere se mai sia appropriato utilizzare il metodo OLS per stimare la domanda. Si osservi nella fig. 17 che, quando l’offerta è perfettamente elastica, gli errori nell’equazione della domanda non influiscono sull’offerta. Pertanto, quando la domanda è identificata, il metodo OLS risulta adeguato. Vi sono molti casi in cui l’offerta è perfettamente P D⫹ε S2 D D⫺ε E fig. 17. Quando usare il metodo OLS per stimare la domanda. 68 elastica oppure gli spostamenti della domanda non influenzano il prezzo. Se i consumatori rappresentano una parte modesta del mercato, difficilmente gli spostamenti della loro domanda avranno conseguenze sui prezzi. Pertanto, eventi come la visita della nonna o i turni straordinari temporaneamente effettuati dalla piccola azienda che vanno ad aumentare la domanda di gasolio da riscaldamento non influiranno sui prezzi di quest’ultimo. Anche un singolo stato, provincia o paese (se non di grandi dimensioni) può non incidere sul prezzo del gasolio, che è fortemente influenzato dai mercati globali. Se i governi regolano il prezzo, come spesso hanno fatto nel settore elettrico, spostamenti casuali della domanda non avranno possibilità di variare il prezzo e il metodo OLS risulta appropriato. Infine, poiché la curva dell’offerta è la curva marginale in un mercato competitivo, se i costi marginali sono piatti, l’offerta sarà perfettamente elastica e il metodo OLS è adeguato. 2.1.6 Le fonti dei dati internazionali Per stimare le funzioni della domanda a livello statistico, è necessario disporre dei dati mondiali reali sul consumo di prodotti energetici e sulle variabili che influiscono sui consumi di energia, quali il prezzo e l’attività economica. La maggior parte dei governi ha uffici statistici che raccolgono regolarmente una molteplicità di dati sull’economia nazionale in relazione: agli aspetti sociali (che includono salute, demografia, istruzione e ambiente); alla situazione generale economica e finanziaria (produzione aggregata, consumi, investimenti, commercio, prezzi, tassi di interesse, bilanci pubblici, offerta di moneta, dati bancari e infrastrutture); ai mercati energetici. Questi ultimi comprendono i consumi, la produzione, la commercializzazione, la trasformazione, i prezzi e gli impatti ambientali per una vasta gamma di prodotti energetici, nonché infrastrutture come strade, veicoli e, a volte, anche lo stock di attrezzature. I dati di solito sono riportati a livello aggregato. Talvolta, essi sono scomposti per suddivisioni territoriali come stati o province oppure per i maggiori settori di consumo (residenziale, industriale, commerciale, della produzione elettrica e dei trasporti) o, infine, a livello ancora più disaggregato, per settore industriale o perfino per singole famiglie e imprese. Le organizzazioni internazionali possono fare una collazione delle informazioni in dati CT per tempo e paese. Per esempio l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), che conta 191 paesi membri, raccoglie una moltitudine di dati dagli enti statistici nazionali e può costituire una buona fonte se occorrono dati cross-sezionali o CT per stimare la domanda. L’insieme di dati più completo è il database comune delle Nazioni Unite (United ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI PROFILO STORICO. LA DOMANDA DI PETROLIO E DI PRODOTTI PETROLIFERI Nations Common Data Base, UNCDB), disponibile solo online e su abbonamento. Esso raccoglie ora 430 serie fornite da quaranta fonti di dati internazionali per tutti i paesi e per tutte le aree disponibili. Tutte le fonti, tranne tre, provengono dai dipartimenti delle Nazioni Unite o dalle sue agenzie specializzate o affiliate. Nella dimostrazione online gratuita è possibile osservare le serie e le fonti per un dato numero di anni. Vi sono molte serie che possono essere interessanti per i ricercatori che intendono stimare la domanda a livello aggregato, compresa la produzione di energia e la tipologia dei consumi quali: a) l’uso del combustibile bunker; b) le esportazioni e le importazioni di energia e le variazioni delle scorte; c) le emissioni di CO2; d) i veicoli a motore in uso; e) la movimentazione di merci e passeggeri su rotaia; f ) il trasporto aereo di passeggeri e merci; g) gli indici aggregati dei prezzi; h) il valore aggiunto dei maggiori settori industriali; i) il prodotto interno lordo; j) i consumi. Poiché questo database fornisce le fonti originali, potrebbe rappresentare il punto di partenza per reperire altri documenti delle Nazioni Unite. Una breve descrizione di tutte le pubblicazioni dei dati ONU, con il relativo database online, è disponibile sul sito istituzionale dell’Organizzazione. L’ONU potrebbe essere anche un buon punto di partenza per avviare la ricerca dei dati nazionali, in quanto fornisce il link agli uffici centrali di statistica di quasi i tre quarti dei paesi membri. Alcune pubblicazioni ONU sono specificamente dedicate ai consumi e alla produzione di energia e ai flussi commerciali per paese, continente e fonte energetica, biomassa compresa. Dal 1984, viene pubblicato l’annuario Energy statistic yearbook, preceduto dallo Yearbook of world energy statistics, pubblicato dal 1981 al 1983, e dal World energy supplies, uscito la prima volta nel 1952 e poi con edizioni annuali dal 1959 al 1979. Dal 1982 la pubblicazione pressoché biennale di Energy balances and electricity profiles mostra la produzione di energia, la conversione e i consumi dei vari combustibili usati in una selezione di paesi in via di sviluppo e la produzione termoelettrica per tipo di combustibile. Due agenzie specializzate dell’ONU, la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale (FMI), pubblicano rispettivamente il World Bank development indicators e l’International financial statistics. Entrambe le pubblicazioni contengono una moltitudine di dati economici, finanziari e sociali, comprese alcune serie dedicate all’energia. Le versioni su CD-ROM e online contengono informazioni che per alcune serie risalgono, rispettivamente, al 1960 e al 1948. Anche l’OCSE, cui aderiscono 30 paesi in prevalenza ricchi, raccoglie una vasta quantità di informazioni. Sul suo sito web si trovano i link a un numero ancor più ampio di fonti dati di tutto il mondo, comprese le banche centrali e gli uffici di statistica. Al momento i link a fonti statistiche per argomento sono reperibili cliccando VOLUME IV / ECONOMIA, POLITICA, DIRITTO DEGLI IDROCARBURI su statistics nella copertina del sito istituzionale dell’OCSE. Seguendo questi link si possono trovare brevi descrizioni delle fonti con dati liberamente accessibili. L’International Energy Agency (IEA) è il serbatoio OCSE di un’ampia varietà di dati energetici. L’ultima edizione di due delle sue pubblicazioni, Key energy statistics ed Energy balances, è ora disponibile online. I dati di prezzo sono assai meno abbondanti di quelli quantitativi, ma l’Energy prices and taxes, che IEA pubblica trimestralmente dal 1984, con dati per i paesi OCSE fino al 1978, rappresenta una risorsa preziosa. L’Energy Information Administration (EIA) del Dipartimento statunitense per l’energia è una ricca fonte di dati per gli Stati Uniti, disponibili gratuitamente online, ma cura anche tre pubblicazioni annuali con dati internazionali. Dal 1979 l’International energy annual fornisce informazioni, suddivise per paese, su consumi energetici; produzione di petrolio, carbone, gas naturale ed elettricità primaria; offerta di petrolio e di prodotti, importazioni, esportazioni, prezzi e consumi; popolazione, PIL ed emissioni di CO2 da combustibili fossili. In precedenza vi era l’International petroleum annual (IPA), pubblicato dal 1967 al 1978. I dati forniti dall’IPA riguardavano quasi esclusivamente il petrolio ed erano stati pubblicati sotto altre forme dal governo degli Stati Uniti fin dal 1949. L’International energy outlook dell’EIA statunitense contiene i dati storici di riferimento e le previsioni fino al 2025 su produzione e consumi di carbone, petrolio, gas naturale, elettricità ed emissioni di CO2 per le grandi regioni mondiali, e per i paesi, le industrie e i settori principali, oltre a diversi scenari sul prezzo del petrolio e sulla crescita del reddito mondiale. L’International petroleum monthly, pubblicato dall’EIA a partire dal 1989, contiene dati mensili utili per seguire in parallelo la produzione e il mercato mondiale del petrolio, compresi i dati sui condensati e sui liquidi da gas naturale per i maggiori produttori petroliferi; l’informazione globale sulla domanda e l’offerta di petrolio, incluse le scorte e le importazioni dei paesi OCSE. Il settore trasporti assorbe oltre il 60% dei prodotti petroliferi mondiali e oltre il 20% della domanda energetica globale. Pertanto i suoi impieghi e le infrastrutture sono componenti importanti della domanda di petrolio e di energia. La maggiore fonte di dati internazionali sui transiti autostradali suddivisi per paese è l’International Road Federation. Essa pubblica dal 1958 World road statistics, che offre ampie informazioni sui chilometri per tipo di strade, sulle spese stradali e sui pedaggi per gli utilizzatori. Vi si trovano anche informazioni sulla produzione di autoveicoli, comprese esportazioni, importazioni e registrazioni, e sul traffico stradale, sull’uso dei carburanti, sugli incidenti e sulla tassazione dei carburanti. La pubblicazione, che è la fonte delle 69 I FONDAMENTALI ECONOMICI DEGLI IDROCARBURI statistiche stradali per molte delle altre pubblicazioni internazionali già ricordate, può essere ordinata online. Dai primi anni Novanta i prezzi della benzina e del diesel di numerosi paesi sono pubblicati su Fuel prices and taxation, edito da German Technical Cooperation. I governi non sono l’unica fonte delle statistiche internazionali. Dal 1952 British Petroleum raccoglie dati sull’energia nella sua Statistical review of world energy. Disponibile gratuitamente online, questa rivista contiene dati su produzione, consumi e riserve di carbone, petrolio e gas naturale per sessantacinque economie nazionali, insieme ai principali movimenti commerciali. Essa fornisce anche informazioni sul consumo di energia nucleare e idroelettrica e limitate indicazioni sui prezzi di petrolio e gas naturale. Altri database sono disponibili anche presso società di informazioni private, come Platts, il cui osservatorio dei prezzi del petrolio e dei prodotti raccoglie e pubblica dal 1952 i dati su Platt’s oil price handbook and oilmanac. Informazioni sui diversi servizi offerti in relazione ai prezzi sono ora disponibili sul relativo sito web. Il Journal of energy literature pubblica spesso articoli che indicano le fonti dati dei vari prodotti energetici. Ulteriori informazioni aggiornate sulle fonti dei dati e sui link si trovano sulla rete. 2.1.7 Rassegna delle elasticità della domanda per prodotto, regione e settori Le elasticità della domanda dei carburanti Il settore trasporti consuma la quota più ampia di petrolio nel mondo (stimata intorno al 60%) e la sua domanda di prodotti petroliferi è probabilmente la più studiata tra quelle di tutti gli altri prodotti petroliferi. Il transito autostradale consuma la più ampia quota dei carburanti, tra i quali la benzina è il prodotto dominante, seguita dal gasolio diesel con piccole quantità di GPL. In una recente analisi della domanda di carburanti per i trasporti su strada (Goodwin et al., 2004) sono presi in considerazione 69 studi della domanda di trasporto autostradale. Come già nelle precedenti ricerche, gli autori, pur evidenziando consistenti variazioni della domanda di carburante per i trasporti autostradali, giungono ad alcune conclusioni generali sulla sua elasticità. I risultati della ricerca per modelli di stima sia di breve sia di lungo periodo si basano per lo più sui paesi OCSE. L’elasticità della domanda di carburante per il trasporto rispetto al prezzo risulta essere ⫺0,25 nel breve periodo (ovvero un anno) e ⫺0,64 nel lungo periodo, mentre l’elasticità rispetto al reddito risulta essere 0,39 e 1,08, rispettivamente nel breve e nel lungo periodo. Oltre la metà dell’adeguamento dell’elasticità rispetto al prezzo deriva da modifiche all’efficienza dei veicoli, mentre 70 oltre metà dell’adeguamento dell’elasticità rispetto al reddito è dovuta alla variazione delle percorrenze chilometriche. Gli studi che includono il diesel consumato in autostrada mostrano una più bassa elasticità rispetto al prezzo. Poiché i dati riportati in tab. 4 aggregano studi su benzina, carburante diesel e il transito autostradale complessivo e contengono poche informazioni sui paesi non OCSE, sono stati inseriti e riassunti in essa anche i dati riassuntivi provenienti da 76 studi sulla domanda di petrolio o di prodotti, pubblicati a partire dal 1990. I valori medi e mediani sono stati calcolati per tutte le categorie di carburanti qui riportate. I valori mediani, nella tab. 4, tendono a essere un po’ meno elastici e a comportarsi meglio. Le categorie con le stime dei paesi OCSE e non OCSE sono elencate per prime, consentendo il confronto delle elasticità tra paesi più ricchi e paesi più poveri. La benzina Si stima che il consumo di benzina rappresenti poco meno della metà di tutto il consumo di carburante per il trasporto nel mondo. L’evidenza dei dati suggerisce che la domanda sia anelastica rispetto al prezzo, con un’elasticità mediana nei paesi OCSE più ricchi pari a ⫺0,22 nel breve periodo e a ⫺0,80 nel lungo periodo. L’elasticità mediana rispetto al reddito è pari a 0,25 nel breve periodo, con un valore leggermente elastico di 1,07 nel lungo periodo, facendo ritenere che, a parità di tutte le altre condizioni, la domanda di benzina cresca poco più rapidamente del reddito. Nei paesi non OCSE la domanda di benzina è probabilmente un po’ meno elastica rispetto al prezzo. Fenomeno alquanto sorprendente, l’elasticità mediana rispetto al reddito fa pensare che la domanda sia leggermente inferiore a uno oppure che in quei paesi il consumo della benzina aumenti con un ritmo leggermente più lento del reddito. I consumi di benzina possono modificarsi perché la gente percorre distanze più lunghe o più corte, misurate in miglia o chilometri o perché compra veicoli più o meno efficienti. Sei studi condotti su paesi OCSE analizzano come si modificano le percorrenze dei veicoli a benzina in risposta a variazioni di prezzo e di reddito. Le elasticità mediane indicano che circa la metà dell’aggiustamento al prezzo nel breve periodo deriva dalla variazione delle distanze percorse, cui si deve invece un quarto dell’aggiustamento nel lungo periodo. Gli studi suggeriscono anche che circa l’80% dell’aggiustamento al reddito nel breve periodo deriva dalla variazione delle distanze percorse, ma solo circa il 40% dell’aggiustamento di lungo periodo deriva dalla variazione delle percorrenze. Il carburante diesel Si stima che la domanda di diesel costituisca un terzo dei consumi mondiali complessivi di carburanti per il ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI PROFILO STORICO. LA DOMANDA DI PETROLIO E DI PRODOTTI PETROLIFERI tab. 4. Elasticità mediane della domanda di carburante ricavate dallo studio dei principali prodotti petroliferi per i paesi OCSE e non OCSE OCSE Prodotto n. studi non OCSE Elasticità rispetto al prezzo Elasticità rispetto al reddito Prodotto n. studi breve lungo breve lungo periodo periodo periodo periodo Elasticità rispetto al prezzo Elasticità rispetto al reddito breve lungo breve lungo periodo periodo periodo periodo Benzina n. stime 10 ⫺0,22 175 ⫺0,80 233 0,25 174 1,07 220 Benzina n. stime 12 ⫺0,13 69 ⫺0,51 70 0,12 71 0,84 105 Diesel n. stime 3 7 ⫺0,10 ⫺0,29 7 0,48 6 1,16 14 Diesel n. stime 9 0,10 25 ⫺0,38 25 0,23 25 1,36 44 Carburante trasporto autostradale n. stime 7 ⫺0,14 ⫺0,44 0,48 1,37 1 ⫺0,25 ⫺0,69 0,33 0,98 25 24 23 23 Carburante per trasporto autostradale n. stime 2 2 2 2 Olio combustibile pesante n. stime 7 ⫺0,15 ⫺1,13 ⫺0,05 0,00 5 ⫺0,23 ⫺0,60 0,25 1,13 13 15 7 13 Olio combustibile pesante n. stime 13 13 13 39 Prodotti petroliferi* n. stime 6 ⫺0,06 ⫺0,24 0,21 1,68 4 ⫺0,03 ⫺0,08 0,38 0,96 41 38 17 14 Prodotti petroliferi* n. stime 21 21 27 26 Prodotti petroliferi** n. stime 2 ⫺0,57 ⫺0,91 0,67 3,99 2 ⫺0,12 ⫺0,52 0,92 0,66 18 6 12 6 Prodotti petroliferi** n. stime 1 21 1 21 GPL n. stime 2 ⫺0,28 3 ⫺0,63 2 0,12 3 0,52 3 GPL n. stime 4 ⫺0,23 14 ⫺0,55 13 0,12 14 1,13 46 Cherosene non jet fuel n. stime 1 ⫺0,02 ⫺0,06 0,25 0,66 7 1 1 1 1 Cherosene non jet fuel n. stime ⫺0,08 35 ⫺0,10 23 0,21 24 0,40 60 3 ⫺0,20 8 ⫺0,43 8 0,19 8 1,15 40 Jet fuel n. stime Miglia o chilometri percorsi n. stime 9 Olio combustibile leggero*** n. stime 4 Prodotti petroliferi per uso industriale n. stime 8 Prodotti petroliferi per uso residenziale n. stime 5 Prodotti petroliferi per uso commerciale n. stime 3 Prodotti petroliferi per trasporto n. stime 3 Prodotti petroliferi non per trasporto n. stime 3 * ** *** ⫺0,10 ⫺0,23 0,21 0,43 14 19 15 15 ⫺0,04 ⫺0,27 0,04 0,42 14 15 12 14 ⫺0,24 ⫺0,62 0,23 0,54 17 18 8 8 ⫺0,10 ⫺0,17 0,10 0,15 26 26 24 24 ⫺0,46 ⫺0,72 0,56 0,78 4 4 4 4 ⫺0,02 ⫺0,29 0,47 1,05 21 27 10 16 ⫺0,11 ⫺0,76 0,22 1,09 15 18 7 12 Prezzo riferito al greggio Prezzo tasse incluse Consumi residenziali e industriali VOLUME IV / ECONOMIA, POLITICA, DIRITTO DEGLI IDROCARBURI 71 I FONDAMENTALI ECONOMICI DEGLI IDROCARBURI trasporto. Sebbene una quota del carburante diesel sia destinata anche alle automobili, soprattutto laddove le tasse sulla benzina sono molto più alte di quelle sul diesel, sono i grandi automezzi per il movimento delle merci e per il trasporto collettivo delle persone a consumare quantità assai più consistenti. I valori mediani sembrano indicare per il diesel elasticità nei confronti del prezzo leggermente inferiori ed elasticità nei confronti del reddito leggermente superiori rispetto alla benzina. Alcuni studi mettono insieme benzina e diesel nella categoria del cosiddetto carburante autostradale. Questi studi confermano in generale i risultati degli studi separati, ma suggeriscono un’elasticità rispetto al reddito della domanda complessiva di carburante per uso autostradale nei paesi OCSE inaspettatamente elevata (pari a 1,37). Due studi considerano la domanda totale di petrolio adibito al trasporto, comprendendovi la benzina, il carburante diesel, il GPL, il jet fuel e i bunkeraggi internazionali. Queste ultime tre categorie costituiscono circa un quinto dei consumi mondiali di carburanti per il trasporto. I valori mediani dei carburanti complessivamente consumati in questo settore sono simili a quelli del diesel, ma mostrano un’elasticità rispetto al reddito forse leggermente inferiore. Le elasticità della domanda di oli combustibili pesanti L’olio combustibile pesante, chiamato anche olio residuo, viene preso in esame dagli studi sulla domanda nei paesi OCSE e non OCSE. La sua quota sul barile mondiale è ora solo intorno al 10%, di cui circa un quarto è usato come combustibile nella propulsione delle grandi navi, un po’ meno nel settore industriale e la gran parte della quota restante è destinata alla produzione elettrica. I risultati di questi studi sono assai più irregolari di quelli dei carburanti per trasporto (riflettendo forse gli utilizzi di gran lunga più diversificati dell’olio combustibile pesante). In area OCSE l’elasticità rispetto al prezzo nel lungo periodo può essere superiore a 1 in valore assoluto, ma le elasticità rispetto al reddito sono positive in alcuni paesi e negative in altri, variando da ⫺2,25 a ⫹2,35. Le prove che indicano un’elasticità rispetto al reddito superiore a 1 sono più forti nei paesi non OCSE. Tuttavia la gamma delle elasticità è tanto ampia da lasciare poca fiducia nei valori di categoria di queste stime, mediani o aritmetici che siano. Dahl (1993) aveva riscontrato la stessa dicotomia con stime di elasticità più stabili per i carburanti usati nei trasporti ed elasticità più irregolari per gli oli combustibili. Le elasticità della domanda aggregata di petrolio Alcuni studi stimano le elasticità della domanda aggregata di petrolio. La maggior parte di questi usa come variabile il prezzo mondiale del greggio espresso in dollari. Questi studi suggeriscono un’elasticità di lungo 72 periodo rispetto al prezzo inferiore a ⫺0,25 sia nei paesi OCSE sia in quelli non OCSE, e un’elasticità rispetto al reddito considerevolmente maggiore di 1 nei primi e minore di 1 nei secondi. Poiché la domanda di petrolio deriva dalla domanda di prodotti petroliferi, i consumatori reagiscono al prezzo dei prodotti petroliferi. Pertanto alcuni studi utilizzano i prezzi dei prodotti petroliferi nelle equazioni della domanda. La domanda è quattro volte più elastica se si usano i prezzi dei prodotti petroliferi al posto di quelli del greggio. La maggiore elasticità rispetto al prezzo dei prodotti piuttosto che a quello del greggio non deve sorprendere, dato che la variazione dei prezzi del greggio si traduce in una variazione percentuale assai più contenuta dei prezzi dei prodotti. Se i prezzi dei prodotti e del greggio sono strettamente correlati, si possono usare sia gli uni sia gli altri per misurare accuratamente la risposta dei consumatori. Tuttavia, considerando le tasse elevate sui prodotti petroliferi, che possono variare per esigenze ambientali e fiscali, le modifiche dei tassi di cambio tra il dollaro e le altre valute e altri vincoli di prezzo (come i fondi di stabilizzazione del prezzo del petrolio), può accadere che i prezzi locali dei prodotti petroliferi e il prezzo mondiale del greggio non si muovano in modo sistematico. In questo caso le stime derivate dai prezzi del petrolio non rifletteranno esattamente la vera risposta del consumatore. Inoltre, le elasticità rispetto al reddito stimate per i paesi OCSE sono incredibilmente elevate, soprattutto quando si usano i prezzi dei prodotti petroliferi, il che ne riduce fortemente l’attendibilità. Le elasticità della domanda di GPL e di cherosene Il GPL è una miscela a combustione pulita di idrocarburi a catena corta, per lo più propano e butano. Alcuni studi prendono in esame la domanda di GPL nei paesi OCSE, dove l’industria è il maggior consumatore con una quota di circa la metà, il trasporto ne assorbe più o meno il 10% e i settori agricolo, commerciale e residenziale ne utilizzano il resto. Altri studi analizzano la domanda dei paesi non OCSE dove si ritiene che circa il 40% sia usato dall’industria, poco meno del 10% dai trasporti e il resto non è specificato, ma si presume che un’ampia quota sia consumata per cucinare e per il riscaldamento. I valori mediani inducono a pensare che l’elasticità rispetto al prezzo sia simile tra paesi OCSE e non OCSE, ma la domanda non OCSE potrebbe presentare un’elasticità rispetto al reddito maggiore del doppio nel lungo periodo. Nei paesi OCSE i tre quarti del cherosene sono indicati come jet fuel. La maggior parte della quota restante viene consumata dal settore residenziale e commerciale, con tutta probabilità come combustibile da riscaldamento. Nei paesi non OCSE meno del 60% dei consumi sono per il jet fuel, ma l’IEA non è in grado di definire gli impieghi del restante 40%. Si ritiene, tuttavia, che nei ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI PROFILO STORICO. LA DOMANDA DI PETROLIO E DI PRODOTTI PETROLIFERI paesi più poveri questa quota sia in gran parte usata per il riscaldamento e per l’illuminazione. I valori mediani dimostrano che la domanda di cherosene per usi diversi dall’aviazione è fortemente anelastica rispetto al prezzo sia nei paesi ricchi sia in quelli poveri con elasticità rispetto al reddito decisamente inferiori a uno. In molti dei paesi più poveri, l’elasticità rispetto al reddito è negativa, il che porta a classificare il cherosene come prodotto di classe inferiore. Pertanto, quando le famiglie diventano più ricche abbandonano l’illuminazione a cherosene e passano alla luce elettrica, che costituisce una scelta più desiderabile. Alcuni studi prendono in considerazione anche la domanda di jet fuel nei paesi non OCSE. I valori mediani di lungo periodo sono anelastici rispetto al prezzo ed elastici rispetto al reddito e non sono troppo diversi dalla domanda di carburanti per il transito autostradale. La domanda di olio combustibile leggero in area OCSE Nell’area OCSE circa un terzo dell’olio combustibile leggero non utilizzato come carburante diesel è destinato al settore residenziale, mentre la quota restante si divide abbastanza equamente tra settore industriale, commerciale e agricolo. Vi sono cinque studi che stimano le diverse domande di olio combustibile leggero, dei quali uno prende in esame i consumi aggregati, tre i consumi residenziali e un altro ancora i consumi industriali. Essendo simili, i valori mediani di queste tre categorie sono stati combinati in un’unica categoria di olio combustibile. Si suppone che una parte consistente di questo combustibile sia destinato probabilmente al riscaldamento in tutti i settori tranne che nell’agricoltura e che la domanda sia relativamente poco reattiva al prezzo e al reddito. I consumi di prodotti petroliferi suddivisi per i principali settori in area OCSE Circa il 15% del consumo di petrolio nei paesi OCSE è destinato a usi industriali diversi dai trasporti. Il 40% di questa quota è dato dalla naphtha impiegata principalmente come carica petrolchimica. Il GPL e l’olio combustibile residuo, usati soprattutto per il riscaldamento degli spazi e come calore di processo, ammontano a circa il 20%, mentre il gasolio ha una quota leggermente inferiore. Sette studi prendono in esame i consumi di prodotti petroliferi nel comparto industriale dei paesi OCSE. Prezzo e reddito sono anelastici nel breve e nel lungo periodo, con valori mediani assai prossimi a quelli del GPL nei paesi OCSE. Le elasticità rispetto al reddito sono notevolmente inferiori a quelle dei carburanti usati per i trasporti e un po’ più piccole di quelle dell’olio combustibile leggero nel settore industriale. Solo poco più del 5% del petrolio in area OCSE viene destinato al settore residenziale. Quasi il 60% di questo consumo è rappresentato dal gasolio, un altro quarto dal GPL e poco meno dal cherosene, con una modesta quantità VOLUME IV / ECONOMIA, POLITICA, DIRITTO DEGLI IDROCARBURI di olio combustibile residuo. Cinque studi prendono in esame il consumo complessivo di petrolio nel settore residenziale. I valori mediani fanno pensare che il settore residenziale sia il meno reattivo alla variazione di prezzi e reddito, con tutte le elasticità mediane sotto allo 0,2 in valore assoluto. Una quota leggermente più ampia di petrolio in area OCSE viene consumata dal settore pubblico e commerciale. Circa i due terzi sono rappresentati dal gasolio, seguiti, in ordine di utilizzo, dal cherosene e dal GPL, con una modesta quantità di olio residuo. Tre studi hanno preso in considerazione i consumi petroliferi complessivi del settore commerciale. Le elasticità mediane indicano una maggiore reattività del settore commerciale al prezzo e al reddito rispetto ai settori industriale o residenziale. La domanda è anelastica rispetto al reddito, ma le elasticità di prezzo competono con quelle della benzina. Tre studi prendono in esame le domande di petrolio per i combustibili per usi diversi dal trasporto. I valori mediani suggeriscono che la domanda diversa dal trasporto è maggiormente elastica nei confronti del prezzo nel lungo periodo, rispetto ai carburanti con una elasticità al reddito simile nel lungo periodo. Tuttavia questi risultati più aggregati per il petrolio non destinato al trasporto non sono compatibili con tutte le domande OCSE più disaggregate di combustibili non usati per i trasporti, che nel lungo periodo indicano tutte elasticità della domanda rispetto al reddito inferiori a 1 ed elasticità rispetto al prezzo inferiori a ⫺0,76. Bibliografia generale Dahl C.A. (2004) International energy markets. Understanding pricing, policies, and profits, Tulsa (OK), Pennwell. Frankel P. (1946) Essentials of petroleum. A key to oil economics, London, Chapman & Hall. IEA (International Energy Agency) (1998) Key world energy statistics from the IEA, Paris, IEA. IEA (International Energy Agency) (2002) Key world energy statistics from the IEA, Paris, IEA. IEA (International Energy Agency) (2002) World energy outlook 2002, Paris, IEA. IEA (International Energy Agency) (2004) Energy balances of non-OECD countries, 2001-2002, Paris, IEA. 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