LO STRUMENTO DELL’INDAGINE CLINICA Prof. Leonardo Cocito DINOGMI, Università di Genova L’INDAGINE CLINICA perché è insostituibile? A tutt’oggi la definizione di demenza si fonda su aspetti clinici (integrati dalla valutazione neuropsicologica, cioè confermati dai test) Anche se la materia è «in divenire», nessun esame strumentale può consentire, di per sé, la diagnosi di demenza Definizione di demenza (riepilogo) • • • • Disturbo multiplo delle funzioni cognitive Acquisito Di natura organica In assenza di alterazioni della coscienza • Con “ricaduta ecologica”, cioè con effettive ripercussioni sulla vita di relazione del soggetto CRITERI ATTUALI PER LA DIAGNOSI E LA CLASSIFICAZIONE • ICD-10 (1992) della World Health Organization (WHO) • DSM IV (1994) della American Psychiatric Association (APA) DIFFERENZE TRA DSM IV e ICD-10 ICD-10: i criteri includono un disturbo del controllo emozionale, del comportamento e della motivazione ICD-10: i criteri non includono, invece, le interferenze con la vita professionale e sociale (“ricaduta ecologica”), perché questi aspetti dipendono in larga misura dall’ambiente culturale, e la loro applicazione generale potrebbe essere non univoca ICD-10: la diagnosi di demenza è consentita se esiste una durata di malattia di almeno 6 mesi L’INDAGINE CLINICA perché ha dei limiti? • Si basa in gran parte su elementi riferiti • Spesso è difficile capire «che cosa succede» • Possibili elementi di contaminazione (interesse dei familiari, ma talora anche del medico …) • Semeiotica tradizionale poco sensibile Approccio diagnostico generale • 1) Fase: diagnosi di demenza [sindrome] Il paziente ha una “vera demenza” o “qualcosa d’altro”? • 2) Fase: diagnosi del tipo di demenza [malattia]: Di quale specifica forma si tratta? Esistono varie forme di demenza (non solo la Malattia di Alzheimer …) Il concetto di demenza è più generale: demenza è una “sindrome”, cioè un’associazione di sintomi e segni clinici, indipendentemente dalle cause che li hanno prodotti. La malattia di Alzheimer è una forma di demenza (si può dire la forma principale), ed è per l’appunto una “malattia”, cioè un’entità con una sua specificità. L’importanza della malattia di Alzheimer nell’ambito delle demenze è dovuta al fatto che 1.È più frequente (60-70%) 2.È più grave Malattia di Alzheimer e demenza Malattia di Alzheimer: entità nosografica neuropatologica Demenza: sindrome (associazione di segni e sintomi) Demenza di Alzheimer = Malattia di Alzheimer sintomatica Quadro clinico [1] Fase preclinica: non vi è alcun sintomo ma la malattia, sul piano biologico, è già presente. Al momento, la possibilità di identificare una condizione di questo tipo è pressoché solo teorica. Fase prodromica: il soggetto ha sintomi aspecifici, che potrebbero poi rivelarsi premonitori della malattia ma anche essere espressione di altre condizioni. Tra questi sintomi va segnalata soprattutto la depressione. Fase iniziale: compaiono i primi sintomi, in particolare i disturbi della memoria (la funzione più precocemente compromessa è in genere la memoria episodica). Anche altre funzioni possono dimostrare segni di coinvolgimento (il linguaggio, le funzioni esecutive etc.). Quadro clinico [2] Fase intermedia: la malattia è in fase conclamata, e sono presenti segni di disfunzione di pressoché tutte le funzioni cognitive (disorientamento etc.). Il soggetto può tuttavia mantenere ancora un certo livello di autonomia ed interagire con l’ambiente. Fase avanzata: si verifica una progressiva disintegrazione delle funzioni mentali con perdita dell’autonomia e riduzione ad una condizione di vita vegetativa. Malattia di Alzheimer e demenza Al momento attuale obiettivo “realistico” è la diagnosi clinica di demenza (ed in particolare di Malattia di Alzheimer) in fase iniziale o eventualmente prodromica E’ verosimile che in un prossimo futuro si possa diagnosticare – con opportune indagini strumentali – anche la fase preclinica della Malattia di Alzheimer La reale utilità di ciò dipenderà ovviamente dalla disponibilità di trattamenti capaci di modificare la storia naturale della malattia Diagnosi di demenza: facile o difficile? • La diagnosi di demenza iniziale, al contrario di quello che si potrebbe pensare, è spesso tutt’altro che agevole e richiede esperienza ed acume clinico • In particolare, è proprio il primo “passo” (cioè la diagnosi “sindromica” di demenza) quello che può presentare le maggiori difficoltà Perché è difficile la diagnosi di demenza? • • • • • • • I criteri diagnostici sono “apparentemente” chiari, ma la loro traduzione in pratica non è sempre univoca La “soglia di percezione” di un (lieve) deficit cognitivo varia da soggetto a soggetto in rapporto a tanti fattori Stato preesistente: – livello di scolarità particolarmente basso = sovrastima della demenza – livello intellettuale premorboso molto elevato = “pseudonormalità di facciata” Deficit di memoria o deficit di attenzione? Depressione e livelli motivazionali Possibile presenza di fattori confondenti “non medici” (interesse ad ottenere benefici pensionistici, o dei familiari all’amministrazione del patrimonio) La demenza “non è un numero”, ed il punteggio del MMSE va sempre considerato criticamente L’approccio clinico al paziente con sospetta demenza • Anamnesi – elementi fondamentali – Dal paziente: di quali disturbi si lamenta? – Dai familiari: che tipo di cambiamento hanno notato? – Aspetti importanti: • Da quanto tempo è iniziato il cambiamento? • Come era prima e come è adesso … • Esempi concreti ed elementi circostanziali obiettivi (Che cosa fa? Che cosa ha fatto?) • Presenza di fattori esogeni all’esordio (elementi causali o coincidenze?) • Attenzione ai possibili “conflitti di interesse”, anche in famiglia … Bisogna essere critici e non prevenuti, non cercare la “diagnosi a tutti i costi” e valutare simultaneamente la globalità degli elementi L’approccio clinico al paziente con sospetta demenza • Anamnesi – elementi secondari (ma importanti) – Anamnesi familiare: la presenza di familiari affetti da demenza aumenta significativamente il rischio – ma può generare anche timori eccessivi – Anamnesi fisiologica: • • • • • Livello di scolarità Attività di lavoro Interessi, passatempi e hobbies Pensionamento Abitudini di vita – Anamnesi patologica remota • • • • Fattori di rischio vascolari (ipertensione, diabete etc.) Traumi Malattie infettive Malattie psichiatriche (!!) L’esame obiettivo del paziente con sospetta demenza • Esame neurologico “standard” – Va sempre eseguito anche perché non raramente il soggetto può essere indirizzato ad un centro per disturbi cognitivi in modo improprio (la medicina non è fatta di “compartimenti stagni”) – Rilievo di segni di sofferenza encefalica diffusa (cosiddetti riflessi primitivi) – Rilievo di segni neurologici specifici (sindrome extrapiramidale, iperreflessia profonda, deficit focali, disartria etc.) – Alcune manovre dell’esame neurologico tradizionale consentono di rilevare aspetti aprassici (ad esempio, la prova indice-naso etc.) – Nel complesso, tuttavia, non è realistico aspettarsi informazioni di particolare valore diagnostico: in molti soggetti con demenza iniziale, l’esame neurologico è del tutto negativo o comunque privo di aspetti di specifica rilevanza clinica L’esame obiettivo del paziente con sospetta demenza Colloquio neuropsicologico: •Rappresenta anche un momento di verifica dell’anamnesi •Valutazione del linguaggio (comprensione, anomie etc.) •Verifica dei parametri di orientamento (soprattutto temporale) •Argomenti di carattere generale: nomi dei familiari, dei principali personaggi della vita pubblica, tasso di conversione lira-euro, eventi di stretta attualità •Individuare argomenti di dialogo di reale interesse per il paziente, che evitino il rifugio in considerazioni generiche e convenzionali (per esempio, avvenimenti sportivi!) L’esame obiettivo del paziente con sospetta demenza Somministrazione di test di screening • Il MMSE dovrebbe essere sempre incluso nell'intervista • Probabilmente sarebbe sufficiente anche una forma ridotta (circa il 90% della varianza totale dei punteggi dipende da 4 items!) • Importante non solo il punteggio, ma anche modalità di esecuzione (tempo impiegato, incertezze, “sforzo” ...) • Tenere sempre conto dei limiti del test e del fatto che “la demenza non è un numero” Elementi suggestivi di demenza iniziale • Memoria episodica (molto più che memoria a breve termine!) • Anomie • Coscienza di malattia talora scarsa (risposte “vuote” e generiche, frasi di circostanza piuttosto che ammissione di non ricordare) • Difficoltà ad apprendere nozioni nuove (la routine e le “strategie” apprese da tempo possono rimanere a lungo integre) • Possibili alterazioni di altri domini cognitivi (gnosie, funzioni visuospaziali) • Alterazioni della sfera psichica: depressione, apatia, deliri (di persecuzione, di furto), allucinazioni uditive, cambiamenti della personalità etc. Depressione e demenza • La diagnosi differenziale tra depressione dell'anziano e demenza iniziale rappresenta spesso un problema di difficile (o addirittura impossibile) soluzione, per la presenza di molteplici fattori confondenti Depressione e demenza • Spesso nell'anziano esistono elementi “reattivi” • La depressione dell'anziano si manifesta con sintomi apparentemente cognitivi (pseudodemenza depressiva), e con riduzione dell'attività • L'ansia interferisce con la performance ai test • La depressione però rappresenta spesso uno dei primi segni di una demenza iniziale • La risposta alla terapia antidepressiva è talora dirimente, anche se non esclude una comorbidità • Decisivo è spesso solo il follow-up Le “zone grigie” ed il “coraggio della prudenza” • Mild Cognitive Impairment • Nella pratica clinica tuttavia si ha spesso l'impressione che la dicotomia demenza – MCI non esaurisca tutte le problematiche • Esistono pazienti con deficit cognitivi non definibili propriamente lievi (“mild”) che tuttavia rimangono a lungo stabili • E’ meglio rinviare la diagnosi ed ammettere le incertezze che applicare “etichette” destinate a rivelarsi incongrue • Il follow up è spesso l’elemento clinico decisivo Storia naturale e follow up Sopravvivenza media dalla diagnosi (Roberson et al, 2005) FTD 8.7 ± 1.2 AD 11.8 ±0.6 Sopravvivenza media da valutazione iniziale (Rascovsky et al, 2005) FTD 4.2 AD 6.0 Perdita media di punteggio MMSE per anno (Rascovsky et al, 2005) FTD -6.7 AD -2.3 Clinical Progression of AD and MCI Time (y) Time? Cognitive function MCI MMSE 26–30 •Mild subjectiv e/ objectiv e memory loss •Normal function 0y 10 y Mild AD MMSE 20–25 •Forgetfulness •Repetitiv e questions •Daily function mildly impaired Moderate AD MMSE 10–19 •Progression of cognitiv e deficits •Word-finding difficulties •Superv ision required Severe AD MMSE 0–9 •Agitation •Altered sleep patterns •Total dependence: dressing, feeding, bathing Caso n. 1 2000: Uomo di 58 anni, scolarità media, impiegato, senza precedenti psichiatrici. Poco dopo il pensionamento comparsa di sintomatologia depressiva e perdita degli interessi. Scarsa risposta agli antidepressivi. Riferita perdita di memoria e difficoltà ad occuparsi dell’amministrazione personale. Visita specialistica – MMSE = 22/30. Neuroimmagini: lieve atrofia (?) Diagnosi di probabile AD - inizio terapia con AchE inibitori. Vari controlli ambulatoriali nel corso degli anni: stabilità, poi progressivo miglioramento. Maggio 2012: Il p. viene alla visita guidando la sua moto di grossa cilindrata. Sta bene ed è contento perché “ha da poco messo in mare la barca” e “con la bella stagione andrà a pescare”. Fa una vita normale. MMSE = 29/30. E’ convinto che sia la terapia a farlo stare bene e non vuole interromperla … Caso n. 2 2000: Uomo di 51 anni (n. 1949), ex-infermiere, con lunga storia di disturbi psicotici e di abuso alcolico. Recente separazione coniugale per iniziativa della moglie; comparsa di disturbi comportamentali con aspetti confusionali. Ricovero in reparto psichiatrico e poi neurologico, approfondite indagini (neuropsicologia, TC encefalo): diagnosi di demenza fronto-temporale. Dopo la dimissione, istituzionalizzazione definitiva. 2002: in occasione di accertamento peritale (interdizione), disturbi mnesicoattentivi e comportamentali (inadeguato, disinibito), grave deficit delle capacità di pensiero logico-astratto. MMSE= 18/30. 2012: sostanzialmente invariato, sempre istituzionalizzato, non disturbi del linguaggio, in buone condizioni per età.