Facoltà di Sociologia – unimib a.a. 2008 - 2010 Corso di Laurea in Servizio Sociale Esame di Filosofia Politica LEZIONE 9 L’etica delle capacità” di Amrtya Sen “«L’etica delle capacità» è una delle denominazioni con la quale è stata definita la teoria sostenuta dall’economista e filosofo indiano Amartya Sen, premio Nobel per l’economia nel 1998, e poi ripresa dalla filosofa americana Martha Nussbaum. Essa è il risultato dell’impostazione disciplinare che mette insieme un impianto filosofico con aspetti economici (prioritari in Sen) e di scienza sociale”.1 “[L’etica delle capacità] viene sviluppata dal filosofo indiano gradualmente a partire dai primi anni ’70, come prosecuzione di una riflessione indirizzata a questioni più strettamente economiche e di teoria della scelta sociale (in polemica con la tradizionale economia del benessere e con la teoria della scelta ad essa ispirata), e riceve la sua formulazione esplicita nella Tanner Lectures del 1979, Equality of what?, nella quale compare anche l’espressione «approccio delle capacità» (capability approach), comunemente usata per definirla”.2 L’etica delle capacità aspira ad essere una teoria di carattere generale che regola la ripartizione sociale di costi e benefici della collaborazione fra i cittadini. Può essere quindi considerata una teoria della giustizia distributiva, al pari della teoria della giustizia come equità di John Rawls, dalla quale, in qualche modo, ha origine la riflessione di Sen, mirata ad ampliare e migliorare alcuni aspetti distributivi che la teoria di Rawls non era riuscita a catturare appieno, complice quello che Sen chiama 1 2 S. F. Magni, L’etica delle capacità. La filosofia pratica di Sen e Nussbaum, Il Mulino, Bologna, 2006, p. 7. Ivi., p. 8. 1 il “feticismo rawlsiano”. Nonostante l’etica delle capacità sia un’etica pubblica, Sen è interessato agli individui che, in quanto cittadini, compongono la società, e al soggetto si rifà per definire le nozioni di funzionamento (functioning) e capacità (capability), utili per specificare un approccio, l’approccio delle capacità, che non sia trasparente di fronte a determinate ineguaglianze sociali, come quelle dovute a disabilità fisiche, ad esempio. Capacità e funzionamenti. Per definire il termine funzionamento, occorre rispondere ad una domanda: Cosa sta facendo quella determinata persona? I funzionamenti, infatti, riflettono l’azione in cui un individuo è impegnato; quindi definiamo come funzionamento di una persona l’attività ala quale si sta dedicando. La nozione di funzionamento, però, è ben più ampia e non sia limita alle sole azioni di un agente. Il funzionamento non è solo ciò che un individuo fa, ma anche quello che egli è. Persi tutti assieme i funzionamenti rappresentano l’insieme delle “realizzazioni effettive” di un individuo, altrimenti esprimibile come ciò che egli ritiene degno di fare o di essere. I funzionamenti, per loro natura, hanno un carattere dinamico in quanto rappresentano azioni, ma anche un lato statico, determinato dall’essere “stati di esistenza” (es: essere ben nutriti, essere liberi dalla malaria, avere rispetto di sé, ecc.). Si ha così una concezione “larga” e una “stretta” di funzionamento: in base alla prima, un funzionamento è ciò che un individuo fa; stando alla seconda, invece, funzionamento è ciò che un individuo è, e questo stato di esistenza può anche essere acquisito involontariamente (es: stato di denutrizione, stato di miseria, stato di salute o stato di alfabetizzazione minore o maggiore). Capacità e funzionamenti sono strettamente legati. Infatti, i funzionamenti sono considerati come realizzazioni di uno stato potenziale del soggetto definito capacità. Sen definisce sempre le capacità di un soggetto in relazione ai suoi funzionamenti; una capacità è sempre specificata dalle combinazioni alternative dei funzionamenti che è possibile acquisire, ovvero qui funzionamenti che non sono impediti (in un senso molto generale) e che si attuano in circostanze favorevoli, non essendo presenti ostacoli, impedimenti esterni, mancanza di mezzi necessari al loro soddisfacimento. Stando a questa prima parziale definizione, capacità equivarrebbe 2 a opportunità (opportunity), intesa come la presenza di condizioni esterne favorevoli. Si può dare anche una seconda definizione di capacità, che completa la prima, in base alla quale le capacità sono poteri interni del soggetto, presenti anche se non vengono esercitati. La capacità in tal senso è un aspetto della costituzione individuale delle persone e viene intesa come capacità (capability o ability) di carattere generale. L’ambiguità del termine capacità riesce a rilevare sostanziali differenze fra gli individui, rendendo possibili confronti interpersonali, fondamentali per la teoria sociale e per le teoria della giustizia distributive, altrimenti ignorati da altri approcci. Sen porta l’esempio di una persona disabile, un individuo con un deficit motorio; da solo, egli è un agente che non la capacità (ability) di uscire di casa, ma aiutato da altri ha tanto la capacità (opportunity) che la libertà di farlo. Capacità e libertà. Per Sen la capacità di un individuo di fare/non fare qualcosa, o di essere/non essere qualcuno, equivale alla libertà del soggetto di agire e di determinare se stesso. La prospettiva delle capacità e la prospettiva della libertà coincidono. Sen utilizza la nozione di capacità parlando come della libertà sostanziale di un individuo. Per il fatto che nel concetto di capacità Sen ingloba tanto la capacità in senso stretto (ability), quanto la capacità come opportunità, la distinzione proposta da Isaiah Berlin fra “libertà positiva” e “libertà negativa” non è più considerata come un’opposizione. La nozione di capacità riunisce in un unico concetto i due sensi, quello formale e quello sostanziale, di libertà, e l’approccio basato sulle capacità, allo stesso modo, sarà in grado di cogliere sfumature più ampie di assenza di libertà fra i cittadini e soprattutto di non dover privilegiare un aspetto della libertà, dovendone inevitabilmente trascurare l’altro. 3