Progressi della videocapsula endoscopica e studi

19 Ottobre 2013
MEDICINA
MILANO FINANZA
Personal
59
Progressi
P
r
della videocapsula endoscopica e studi sulla sensibilità al glutine
Le anse della salute
sul
s quale viene montato un
su
m
mini-ecografo
che indaga le
e
eventuali
lesioni della parete
te di questa zona del tratto
d
digerente.
Anche in questo
c
caso
è in evoluzione la meto
todica
dell’enteroscopia con
v
videocapsula.
di Cristina Cimato
I
ndagini accurate, capaci
di osservare anomalie
nell’intestino e perfino
asportare piccole lesioni
con un’invasività ridotta al
minimo, esami ematici che
individuano le persone ad
alto rischio di sviluppare una
neoplasia allo stomaco e il
prototipo di una nuova endoscopia che permette di osservare meglio l’intestino tenue.
Gli esperti di tutto il mondo
si sono riuniti a Berlino in
occasione della Ueg Week, la
21° settimana della United
European gastroenterology.
Più di 14 mila delegati si sono
confrontati su una disciplina
che sta progredendo ad ampi
passi con il fine di ridurre al
minimo la chirurgia dell’apparato digerente grazie alle
evoluzioni dell’endoscopia
terapeutica mininvasiva, e
trovare i tumori a uno stadio precoce, così da poterli
trattare quando sono poco aggressivi. Oncologia a
parte, nuovi studi si concentrano poi sulla sensibilità
al glutine non celiaca.
La frontiera della videocapsula. Nel 2012 in Italia sono state effettuate, secondo stime dell’Istituto
nazionale dei tumori, Istituto superiore di Sanità e
Associazione italiana dei registri tumori, più di 54
mila nuove diagnosi di cancro del colon-retto (oltre
31 mila negli uomini e 23 mila nelle donne), seguite
da mammella, 50 mila, e prostata, 42 mila. Si stima
inoltre che proprio queste tre rappresenteranno le
neoplasie più diagnosticate, ovvero a maggior incidenza, nei prossimi anni. A proposito di screening del
suddetto tratto dell’apparato digerente, il livello di
accuratezza raggiunto dalla videocapsula del colon
è cresciuto, come ha testimoniato a Berlino nel suo
intervento Cristiano Spada, specializzato in endoscopia
digestiva al Policlinico Gemelli di Roma. L’efficacia della
videocapsula del colon di seconda generazione è stata
inizialmente testata per la diagnosi di lesioni del colon
(polipi e neoplasie). Alla luce dei dati positivi ottenuti,
«si è proceduto a indagare ambiti nuovi, come quello
della colonscopia incompleta», ha affermato l’esperto,
«ossia i casi in cui con la tecnica tradizionale non si
riesce a perlustrare completamente il colon». In questo
caso la tecnica con videocapsula è stata confrontata
alla colonscopia virtuale, ovvero effettuata con Tac,
ed è risultata più accurata. «Prossimamente saremo
coinvolti in uno studio italiano multicentrico, primo al
mondo, che ha il fine di verificare se l’endoscopia con
videocapsula possa avere un ruolo anche di indagine
nello screening del colon-retto», ha precisato Spada, «lo
studio, che presumibilmente darà risultati tra sei mesiun anno, coinvolgerà 400 pazienti circa». Un altro ramo
di ricerca, questa volta realizzata in collaborazione
con un centro in Inghilterra e uno in Israele, intende
mettere a punto un’ottimizzazione delle preparazioni
pre-endoscopia (con il fine di pulire l’intestino), ancora
piuttosto fastidiose per il paziente.
Stomaco senza segreti. «La prevenzione secondaria
ci permette di trovare lesioni precoci o condizioni
pre-cancerose dello stomaco», ha spiegato Renato
Cannizzaro, direttore responsabile della struttura
complessa di gastroenterologia del Centro di riferimento oncologico di Aviano e membro di Aigo, Associazione gastroenterologi ed endoscopisti digestivi
ospedalieri, «analizzando con un semplice prelievo
del sangue gruppi a rischio, come i familiari di primo
grado di pazienti malati, i casi di tumori ereditari e chi
presenta basso o assente livello di acidi gastrici determinato da un’atrofia gastrica, è possibile individuare
i soggetti sui quali eseguire endoscopie accurate. Gli
endoscopi avanzati di ultima generazione permettono
di effettuare in modo semplice colorazioni elettroniche
per meglio individuare le aree malate o di ingrandire
mille volte i tessuti da investigare. Sicuramente la
frontiera più interessante è quella di utilizzare l’endoscopia con un fine terapeutico, per trattare forme
superficiali senza l’intervento chirurgico». A Berlino è
stato inoltre presentato il prototipo di un endoscopio
che consente di fare indagini nell’intestino tenue,
E
Ecoendoscopia
di ultima
g
generazione.
Alle Scotte
d Siena è disponibile un
di
«p
«particolare
tipo di ecografia
e
endoscopica
che permette di
e
effettuare
un esame ad alta
ri
risoluzione
della parete del
tu digerente e strutture
tubo
a esso adiacenti, e quindi su
e
esofago,
stomaco, duodeno,
r
retto,
pancreas e vie biliari mediante l’utilizzo di un
ri,
e
endoscopio
digestivo alla cui
e
estremità
è stata applicata
u piccola telecamera», ha
una
s
spiegato
Marini, «si tratta
d uno strumento di ultima
di
g
generazione
che permette di
effettuare biopsie e agoaspirazioni eco-guidate, per eseguire esami approfonditi in malattie di tipo oncologico
su esofago e vie biliari».
Glutine sotto scacco. Uno degli aspetti affrontati a
Berlino è stato anche quello relativo alla sensibilità
al glutine non celiaca. In tempi recenti si sono spese
molte energie nello studio di questa gluten sensitivity, soprattutto con il fine di individuare marcatori
diagnostici, sierologici e istologici, ancora mancanti
per questa forma lieve di intolleranza. «Con Aigo è in
corso attualmente una ricerca multicentrica che ha
l’obiettivo di rilevare, attraverso test di stimolazione
con il glutine, i soggetti realmente sensibili», ha spiegato
Luca Elli, responsabile del Centro per la prevenzione e
diagnosi della malattia celiaca della Fondazione Irccs
Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano,
«una delle problematiche più note è infatti quella
della diagnosi per esclusione, che viene fatta attualmente in presenza di una sintomatologia funzionalegastrointestinale che riconduce a un’intolleranza al
glutine senza che si sia in presenza di celiachia». I
ricercatori fanno assumere in cieco glutine o placebo
e valutano la comparsa di sintomi. Né i medici né i
pazienti coinvolti (circa mille suddivisi in 70 centri)
sono a conoscenza di cosa assumono e ciò permetterà
un reale riscontro di quanti abbiano problemi con
questa sostanza. Attualmente lo studio è in corso e
circa 20 centri hanno avuto il nulla osta per arruolare
i pazienti. «Sono disponibili i primi report, ma per i
risultati bisogna attendere ancora un po’ di tempo»,
ha precisato Elli. (riproduzione riservata)