Distribuzione dei genotipi dell'HCV in relazione all'età e ai fattori di rischio Massimo De Paschale(1), Liana Bevilacqua(1), Maria Antonietta Casiraghi(2), Gian Battista Gualdoni(2), Tiziana Re(3), Paolo Viganò(3), Maria Pia Baldacci(4), Aldo Ferrara(4), Chiara Novelli(1), Paola Mirri(1), Cinzia Gatti(1), Luciano Albrisi(1), Silvano Biagiotti(1), Rosa Chianese(1), Umberto Rossi(1) (1) (2) (3) (4) Centro Immuno Trasfusionale e Laboratorio di Ematologia, Ambulatorio di Epatologia (Medicina Generale 1a), UO Malattie Infettive, UO Gastroenterologia, Ospedale Civile di Legnano, Milano The distribution of HCV genotypes has been evaluated in 1,017 anti-HCV-positive and HCV-RNApositive individuals referring, between 1995 and 1999, to the Hepatology Outpatients Clinic, to the Infectious Diseases and Gastroenterology Units and to the Laboratory of the Hospital of Legnano. The most frequent genotype has been 1b (44.9%), followed by 2a/ 2c (25.6%), 3a (12.7%), 1a (9.3%) and 4c/4d (3.5%). Concerning age, individuals older than 40 years showed prevalences for 1b, 2a/2c, 3a and 1a genotypes (54.5%, 34.0%, 3.4% and 4.2% respectively) statistically different from individuals aged 40 or younger than 40 years (26.5%, 9.2%, 30.5% and 19.3%). Risk factors have been investigated in 635 cases: no possible route of infection, among the ones considered (transfusion of blood or blood components, intravenous drug abuse, professional exposition, surgical interventions, sexual relation and/or life in common with anti-HCV-positive individuals, tattooing), has been identified in 39.7% of cases. 26.3%, of the 635 cases, had been transfused before the screening for anti-HCV of all blood units had started. In such a group, the most frequent genotypes are 1b and 2a/2c (69.5% and 23.9%). Considering age, no significant differences are there in the prevalence of these genotypes between older than 40 years, and 40 or younger than 40 years transfused individuals. Considering the year when the transfusion took place, however, a significant increase of 2a/2c genotype prevalence, with decrease of 1b, was observed in individuals more recently transfused, compared with recipients of transfusions performed before 1971. 21.7%, of the 635 cases, were intravenous drug abusers: the more represented genotypes are 3a (43.5%) and 1a (26.8%). No differences were found in the prevalences of both genotypes, neither considering the age, nor the beginning of drug abuse assumed as Ricevuto: 5 ottobre 2000 - Accettato: 8 novembre 2000 Corrispondenza: Dott. Massimo De Paschale Via Mincio, 33 20089 Rozzano (MI) the beginning of infection, nor the duration of drug abuse per se. Among individuals with no risk factors, the most frequent genotypes are 1b and 2a/2c, with statistically significant differences between individuals older than 40 years, and 40 or younger than 40 years. Older individuals have prevalences similar to transfused individuals of the same age, while younger individuals have prevalences different from the transfused ones and only partially similar to drug abusers of the same age. A conclusive hypothesis can be that genotypes 1b and 2a/2c had originally been the most important circulating genotypes and were transmitted mainly through blood transfusion. Through still unidentified transmission routes these genotypes could have been transmitted also among non-transfused individuals. Once the transfusion-transmission of 1b and 2a/2c genotypes had been interrupted by the screening of blood units, for anti-HCV, 3a and 1a genotypes have emerged, circulating mainly among intravenous drug abusers. These genotypes can therefore be transmitted through still unidentified routes also in non-drug abuser young individuals; the time of infection being unknown, however, this last group could include individuals who had been infected in even very different times, when the circulation of the various genotypes was different. Parole chiave: infezione da HCV, genotipo, fattori di rischio Key words: HCV infection, genotype, risk factors Introduzione L'HCV (Hepatitis C Virus) è un virus epatotropo a trasmissione parenterale. Il genoma presenta un notevole grado di variabilità in quanto l'RNA polimerasi RNAdipendente è difettosa e non è in grado di riparare gli errori LA TRASFUSIONE DEL SANGUE vol. 46 - num. 2 marzo-aprile 2001 (105-112) 105 M De Pascale et al. Tabella I: prevalenza dei genotipi dell'HCV Genotipo 1b 2a/2c 3a 1a 4c/4d 2b 1 2 4 5a 4e indeterminato misto Totale n°Pazienti % 457 260 129 95 36 5 8 4 6 2 1 6 8 1017 44,9 25,6 12,7 9,3 3,5 0,5 0,8 0,4 0,6 0,2 0,1 0,6 0,8 100 di incorporazione nucleotidica che avvengono durante la replicazione virale. Il maggior grado di variabilità si osserva nelle regioni che codificano per proteine la cui struttura non è sottoposta a stretti vincoli funzionali, come nella zona che codifica per l'envelope virale. Altre regioni, come quella del core e sopratutto della regione 5'UTR, sono più conservate. In base al grado di analogia delle sequenze si è potuto differenziare l'HCV in genotipi, sottotipi e "quasispecie" 1-4. La classificazione maggiormente accettata è quella proposta da Simmonds e coll., che prevede la comparazione di sequenze derivate da diverse regioni genomiche: i genotipi sono identificati con numeri arabi, mentre i sottotipi sono denominati con lettere dell'alfabeto5. La distribuzione geografica di questi genotipi varia in maniera significativa: la prevalenza dell'1b è alta in Europa e Giappone, ma più bassa in America dove predomina l'1a. Il genotipo 4 è stato trovato sopratutto in Africa e Medio Oriente, il 5 in Sud Africa ed il 6 in Estremo Oriente3, 6-13. Essendo l'HCV un virus a trasmissione parenterale, alcuni studi sono stati intrapresi per evidenziare associazione tra genotipo e via di trasmissione. L'1b ed il 2a/2c sembrano prevalere tra i soggetti trasfusi o con infezione "sporadica", mentre i genotipi 1a e 3a sono i più diffusi tra i tossicodipendenti per via endovenosa14-16. Inoltre, è stata notata una variazione dei genotipi con l'età anagrafica, essendo il genotipo 1b e 2a/2c presente soprattutto nei soggetti più anziani rispetto all'1a e 3a, presenti soprattutto nei giovani14, 17. Infine, alcuni studi hanno osservato una variazione della prevalenza nel tempo dei genotipi 1b e 2a/2c nei soggetti trasfusi, con una diminuzione dell'1b ed un aumento del 2a/2c14. Tali dati non sono stati confermati da altri Autori18. Concordanza sembra, invece, esserci nel considerare il 3a come il genotipo a più recente diffusione rispetto all'1b e 2a/2c14, 18. Scopo del nostro lavoro è stato, quindi, di indagare la variazione delle prevalenze dei vari genotipi dell'HCV in 106 relazione all'età anagrafica in alcuni gruppi con differenti fattori di rischio e di indagare, in base alla presunta data d'infezione, se la distribuzione dei genotipi sia cambiata nel tempo. Materiali e metodi Casistica La popolazione presa in considerazione è costituita da tutti i soggetti anti-HCV-positivi e HCV-RNA-positivi afferenti dal novembre 1995 al dicembre 1999 all'Ambulatorio di Epatologia della UO Medicina 1a, alla UO Malattie Infettive, all'UO di Gastroenterologia ed al Centro Prelievi dell'Ospedale di Legnano, a cui era stato richiesto il genotipo dell'HCV. Contemporaneamente alla richiesta dell'esame, per i pazienti provenienti dai reparti e dagli ambulatori interni all'Ospedale, è stata prevista la compilazione di una scheda riguardante, oltre i dati personali ed anagrafici del paziente, anche i possibili fattori di rischio quali la trasfusione di sangue, la tossicodipendenza per via endovenosa, l'esposizione professionale, interventi chirurgici di una certa importanza, rapporti sessuali e/o convivenza con soggetti a rischio, tatuaggi. Per i soggetti trasfusi è stato identificato il momento dell'infezione, consultando le schede trasfusionali, depositate presso gli archivi del Centro Trasfusionale, dei pazienti ricoverati presso l'Ospedale di Legnano. Per i tossicodipendenti è stato ipotizzato l'anno di infezione considerando il periodo di inizio della tossicodipendenza in base alla nostra osservazione, del resto già riportata in letteratura19, che i tossicodipendenti sieroconvertono ad anti-HCV entro 1-2 anni dall'inizio della tossicodipendenza. Sono stati studiati 1.017 soggetti anti-HCV-positivi e HCVRNA-positivi (515 maschi, 502 femmine) con età media di 47 anni (range 1-90). Metodi Gli anticorpi anti-HCV sono stati ricercati con metodica ELISA di III generazione (HCV ELISA 3.0 Test SystemOrtho, Ortho-Diagnostic Systems, Raritan, NJ, USA). Per la ricerca dell'HCV-RNA è stato usato un test commerciale (Amplicor Hepatitis C Virus Test Roche, Basilea, Svizzera) che utilizza una reazione di polimerizzazione a catena (PCR). La genotipizzazione dell'HCV è stata eseguita utilizzando un test LiPA (INNOLiPA HCV III - Innogenetics, Zwijndrecht, Belgio). Risultati Dei 1.017 campioni presi in esame, 457 (44,9%) sono Genotipi dell'HCV, età e fattori di rischio Tabella II: distribuzione dei genotipi dell'HCV in relazione all'età CLASSI DI ETÀ Genotipo >60 anni 51-60 anni 41-50 anni 31-40 anni <=30 anni Totale 1b 156 (53,1%) 129 (60,6%) 80 (49,1%) 70 (27,2%) 22 (24,4%) 457 2a/2c 121 (41,2%) 70 (32,9%) 37 (22,7%) 21 (8,2%) 11 (12,2%) 260 3a 2 (0,7%) 1 (0,5%) 20 (12,3%) 82 (31,9%) 24 (26,7%) 129 1a 17 (18,9%) 95 11 (3,7%) 5 (2,3%) 12 (7,4%) 50 (19,5%) 4c/4d 0 (0%) 2 (0,9%) 9 (5,5%) 20 (7,8%) 5 (5,6%) 2b 1 (0,3%) 0 (0%) 1 (0,6%) 3 (1,2%) 0 (0,0%) 5 1 0 (0%) 1 (0,5%) 0 (0%) 2 (0,8%) 5 (5,6%) 8 2 0 (0%) 3 (1,4%) 0 (0%) 0 (0%) 1 (1,1%) 4 4 0 (0%) 1 (0,5%) 2 (1,2%) 1 (0,4%) 2 (2,2%) 6 5a 0 (0%) 0 (0%) 0 (0%) 2 (0,8%) 0 (0%) 2 4e 0 (0%) 0 (0%) 1 (0,6%) 0 (0%) 0 (0%) 1 indeterminato 1 (0,3%) 1 (0,5%) 0 (0%) 2 (0,8%) 2 (2,2%) 6 misto 2 (0,7%) 0 (0%) 1 (0,6%) 4 (1,6%) 1 Totale 294 213 163 257 (1,1%) 90 36 8 1017 Tabella III: distribuzione dei genotipi dell'HCV in relazione a due classi di età, superiore a 40 anni e inferiore o uguale a 40 anni Genotipi HCV Classi età 1b 2a/2c > 40 anni 365 (54,5%) 228 (34,0%) ≤ 40 anni 92 (26,5%) Totale 32 457 3a 23 (9,2%) non identificato 670 67 (19,3%) 25 (7,2%) 25 (7,2%) 347 129 95 % 252 39,7 167 26,3 tossicodipendenza 138 21,7 professionale 18 2,8 sessuale/familiare 32 5,0 interventi chirurgici 20 3,1 8 1,3 Totale Totale 106 (30,5%) trasfusionale tatuaggi altri 15 (2,2%) n° soggetti 635 risultati essere 1b, 260 (25,6%) 2a/2c, 129 (12,7%) 3a, 95 (9,3%) 1a, 36 (3,5%) 4c/4d e 40 (4,0%) altri genotipi (Tabella I). I soggetti sono stati suddivisi nelle classi di età superiore a 60 anni, 51-60 anni, 41-50 anni, 31-40 anni e inferiore o uguale a 30 anni. Le prevalenze dei vari genotipi sono riportati in tabella II. Per meglio confrontare i dati, i soggetti sono stati raggruppati in due classi di età: superiore a 40 anni e inferiore o uguale a 40 anni. Le prevalenze dei genotipi nei soggetti più anziani e in quelli più giovani sono rispettivamente del 54,5% e 26,5% per il genotipo 1b, del 28 4c/4d 11 (1,6%) Tabella IV: distribuzione dei soggetti in studio in relazione ai fattori di rischio Fattore di rischio 1a (4,2%) 260 (3,4%) 36 40 1017 34,0% e 9,2% per il genotipo 2a/2c, 3,4% e 30,5% per il genotipo 3a, 4,2% e 19,3% per l'1a e 1,6% e 7,2% per il 4c/4d (Tabella III). Tutte le differenze sono statisticamente significative (p<0,01). I fattori di rischio sono stati indagati in 635 casi: in 252 (39,7%) l'anamnesi risultava negativa e non è stata identificata nessuna probabile via di infezione tra quelle prese in considerazione. Per gli altri 383 soggetti (60,3%), 167 (26,3%) avevano ricevuto trasfusioni di sangue o emoderivati, 138 (21,7%) avevano storie di tossicodipendenza, 18 (2,8%) avevano avuto una esposizione professionale, 32 (5,0%) avevano avuto un rapporto sessuale a rischio o erano conviventi di soggettti anti-HCV-positivi, 20 (3,1%) erano stati sottoposti ad interventi chirurgici e 8 (1,3%) si erano sottoposti a tatuaggi (Tabella IV). Le prevalenze dei genotipi in relazione ai vari fattori di rischio sono riportati in tabella V. Le prevalenze dei genotipi 1b, 2a/2c, 3a, 1a e 4c/4d nei soggetti con storia di tossicodipendenza sono statisticamente differenti dalle rispettive prevalenze sia nel gruppo dei trasfusi che dei soggetti senza fattori di rischio identificato (p < 0,01). 107 M De Pascale et al. Tabella V: distribuzione dei genotipi dell'HCV in relazione ai fattori di rischio Genotipi HCV Fattore di rischio 1b 2a/2c non identificato 133 (52,8%) 77 (30,6%) 14 (5,6%) 16 (6,3%) 5 (2,0%) 7 (2,8%) 252 trasfusionale 116 (69,5%) 40 (23,9%) 3 (1,8%) 5 (3,0%) 1 (0,6%) 2 (1,2%) 167 14 (10,1%) 12 (8,7%) 138 tossicodipendenza professionale 13 (9,4%) 2 (1,4%) 8 (44,4%) 6 (33,3%) sessuale/familiare 10 (31,2%) 11 (34,4%) interventi chirurgici 14 (70,0%) tatuaggi Totale 3a 1a 60 (43,5%) 1 (5,6%) 4c/4d 37 (26,8%) 1 (5,6%) altri 2 (11,1%) 0 Totale (0%) 18 5 (15,6%) 4 (12,5%) 0 (0%) 2 (6,2%) 32 6 (30,0%) 0 0 (0%) 0 (0%) 0 20 2 (25,0%) 1 (12,5%) 4 (50,0%) 1 (12,5%) 0 (0%) 0 296 143 87 64 (0%) 22 (0%) (0%) 23 8 635 Tabella VI: prevalenza dei genotipi dell'HCV in trasfusi, tossicodipendenti e soggetti con fattore di rischio non identificato, suddivisi per classi di età 1b Trasfusi età > 40 anni ≤ 40 anni Totale Tossicodipendenti età > 40 anni ≤ 40 anni Totale Non identificato età > 40 anni ≤ 40 anni Totale 75 (68,2%) 41 (71,9%) 116 2 11 (8,3%) (9,6%) 13 121 (56,8%) 12 (30,8%) 133 2a/2c 29 (26,4%) 11 (19,3%) 40 Genotipi HCV 1a 3a 4c/4d altri Totale 0 (0%) 3 (5,3%) 3 3 (2,7%) 2 (3,5%) 5 1 (0,9%) 0 (0%) 1 2 (1,8%) 0 (0%) 2 (8,3%) (0%) 2 9(37,5%) 51(44,7%) 60 5 (20,8%) 32 (28,1%) 37 4 (16,7%) 10 (8,8%) 14 2 (8,3%) 10 (8,8%) 12 24 114 138 73 (34,3%) 4 (10,3%) 77 5 (2,3%) 9(23,1%) 14 7 (3,3%) 9 (23,1%) 16 2 (0,9%) 3 (7,7%) 5 5 (2,3%) 2 (5,1%) 7 213 39 252 2 0 110 57 167 Tabella VII: prevalenza dei genotipi dell'HCV in due classi di età (superiore a 40 anni e inferiore o uguale a 40 anni) in relazione ai fattori di rischio Genotipo HCV Età 1b 2a/2c 3a 1a > 40 anni trasfusi tossicodipendenti non identificato 75 (68,2%) 2 (8,3%) 121 (56,8%) 29 (26,4%) 2 (8,3%) 73 (34,3%) 0 (0%) 9 (37,5%) 5 (2,3%) 3 (2,7%) 5 (20,8%) 7 (3,3%) ≤ 40 anni trasfusi tossicodipendenti non identificato 41 (71,9%) 11 (9,6%) 12 (30,8%) 11 (19,3%) 0 (0%) 4 (10,3%) 3 (5,3%) 51 (44,7%) 9 (23,1%) 2 (3,5%) 32 (28,1%) 9 (23,1%) Confrontando le prevalenze dei genotipi nei trasfusi e nei soggetti senza fattore di rischio noti la differenza è statisticamente significativa solo per l'1b (p<0,05). I dati relativi alle prevalenze dei genotipi in relazione alle classi di età (superiore a 40 anni e inferiore o uguale a 40 anni) sono stati stratificati in base ai principali fattori di rischio (Tabella VI). Considerando i genotipi maggiormente 108 4c/4d 1 (0,9%) 4 (16,7%) 2 (0,9%) 0 10 3 (0%) (8,8%) (7,7%) altri Totale 2 (1,8%) 2 (8,3%) 5 (2,3%) 110 24 213 0 (0%) 10 (8,8%) 2 (5,1%) 57 114 39 rappresentati, nei trasfusi le differenze tra le prevalenze dell'1b e 2a/2c tra le due classi di età non sono statisticamente significative, come anche nessuna differenza statisticamente significativa è stata trovata tra le due classi d'età nelle prevalenze dell'1b, 3a, 1a e 4c/4d nei soggetti tossicodipendenti. Nei soggetti senza fattori di rischio identificato, invece, Genotipi dell'HCV, età e fattori di rischio Tabella VIII: prevalenza dei genotipi delle infezioni da HCV in relazione agli anni in cui sono avvenute le trasfusioni Tabella IX:distribuzione per classi di età attuali delle trasfusioni eseguite in diversi periodi di tempo Periodo trasfusione Genotipi Periodo trasfusione HCV 1b 2a/2c < 1971 29 (93,5%) 2 1971-1980 21 (77,8%) 1981-1991 22 (61,1%) Totale Età 72 (6,5%) altri 0 Totale (0%) 31 5 (18,5%) 1 (3,7%) 27 12 (33,3%) 2 (5,6%) 36 3 94 19 < 1971 1971-1980 5 (16,1%) 17 (63,0%) 28 (77,8%) 50 <= 40 anni 26 (83,9%) 10 (37,0%) 8 (22,2%) 44 27 36 94 > 40 anni Totale 31 1981-1991 Totale Tabella X: prevalenza dei genotipi nei soggetti che hanno iniziato la tossicodipendenza in epoche diverse Inizio tossicodipendenza ≤ 1980 Genotipi 1981-1985 1986-1990 1991-1995 Totale 3a 13 (38,2%) 15 (41,7%) 11 (52,4%) 8 (47,1%) 47 1a 11 (32,4%) 10 (27,8%) 4 (19,0%) 6 (35,3%) 31 4c/4d 4 (11,8%) 2 (5,6%) 3 (14,3%) 0 (0%) 9 1b 3 (8,8%) 6 (16,7%) 2 (9,5%) 2 (11,8%) 13 altri 3 (8,8%) 3 (8,3%) 1 (4,8%) 1 (5,9%) Totale 34 36 le differenze delle prevalenze dell'1b, 2a/2c, 3a, 1a e 4c/4d tra le due classi d'età sono tutte statisticamente significative (p < 0,01). Confrontando, invece, i dati riferiti ai soggetti con differenti fattori di rischio, ma nella stessa classe di età (Tabella VII), è risultato che nei soggetti della classe di età superiore a 40 anni le prevalenze dei genotipi 1b, 2a/2c, 3a, 1a e 4c/4d nei soggetti senza fattore di rischio identificato sono statisticamente differenti da quelle dei soggetti tossicodipendenti (p < 0,01), mentre non lo sono, eccetto che per l'1b (p < 0,05), rispetto ai soggetti trasfusi. In questa classe di età, le differenze tra trasfusi e tossicodipendenti sono tutte (eccetto che per il 2a/2c) statisticamente significative (p < 0,01). Per quanto riguarda i soggetti della classe d'età inferiore o uguale a 40 anni, le prevalenze nei soggetti senza fattore di rischio identificato sono statisticamente differenti rispetto ai tossicodipendenti per quanto riguarda l'1b (p < 0,01), il 2a/2c (p < 0,01) e 3a (p < 0,05), ma non per l'1a e 4c/4d (non significative). Rispetto ai trasfusi le differenze sono tutte statisticamente significative (p < 0,01 per l'1b, l'1a e 3a e p < 0,05 per il 4c/4d), eccetto che per il 2a/2c (non significativa). In questa classe di età, inoltre, le differenze tra trasfusi e tossicodipendenti sono tutte statisticamente significative (p < 0,01 per 1b, 2a/2c, 3a e 1a e p < 0,05 per 4c/4d). Novantaquattro soggetti trasfusi sono stati suddivisi in base all'anno della trasfusione. 21 17 8 108 La prevalenza dell'1b passa dal 93,5% nei soggetti trasfusi prima del 1971 al 61,1% nei soggetti trasfusi dal 1981 a metà del 1991, quando è stato introdotto il test EIA di II generazione per la ricerca degli anticorpi anti-HCV. La prevalenza del 2a/2c passa negli stessi gruppi dal 6,5% al 33,3%. Le differenze sono statisticamente significative (p < 0,01) (Tabella VIII). Stratificando i 94 casi per due classi di età, l'83,9% dei soggetti trasfusi prima del 1971 ha un'età inferiore o uguale 40 anni contro il 22,2% dei soggetti trasfusi tra il 1981 ed il 1991 (p < 0,01) (Tabella IX). Per i tossicodipendenti, la prevalenza dei genotipi 3a e 1a sono rispettivamente del 38,2% e 32,4% nei soggetti con inizio risalente a più di 20 anni fa, e 47,1% e 35,3% nei soggetti con inizio non oltre 9 anni fa. Le differenze non sono statisticamente significative (Tabella X), anche considerando la lunghezza del periodo di tossicodipendenza. Conclusioni Dalla identificazione del genoma del virus dell'epatite C, molti studi sono stati condotti per chiarire l'epidemiologia ed i fattori di rischio associati all'acquisizione dell'infezione. Diversi lavori, presenti in letteratura, hanno evidenziato una associazione tra il genotipo 1b ed il 2a/2c ed infezione a carattere sporadico o trasfusione di sangue, mentre i 109 M De Pascale et al. genotipi 1a e 3a, invece, sono risultati essere associati alla tossicodipendenza. Inoltre l'1b ed il 2a/2c sono più presenti in soggetti più anziani rispetto all'1a e 3a che, invece, sono maggiormente rappresentati nei soggetti più giovani. Alcune differenze sono state riportate, però, nella variazione nel tempo della presenza di questi genotipi. In accordo con quanto descritto in letteratura, dai nostri dati risulta che in totale il genotipo 1b è il più diffuso (44,9%), seguito dal 2a/2c (25,6%), dal 3a (12,7%) e dall'1a (9,3%). Considerando, inoltre, la suddivisione in classi di età, i genotipi 1b e 2a/2c sono risultati essere più frequenti nei soggetti più anziani, mentre i genotipi 3a e 1a sono più diffusi negli individui più giovani. È stato notato anche l'emergere del genotipo 4c/4d che passa dall'1,6% nella classe di età più anziana al 7,2% nella classe di età più giovane. L'indagine svolta al fine di ricercare una possibile associazione tra i fattori di rischio e genotipi ha evidenziato, che il 39,7% dei pazienti indagati non presenta alcun fattore di rischio identificabile e che le due principali vie di trasmissione sono quella trasfusionale (26,3%) e la tossicodipendenza per via endovenosa (21,7%). L'esposizione professionale, rapporti sessuali e/o familiari con soggetti a rischio, interventi chirurgici e tatuaggi sono fattori di rischio di minor entità con percentuali sempre inferiori al 6%. La stratificazione dei genotipi in relazione ai fattori di rischio ha confermato l'esistenza di una associazione tra genotipi e modalità di infezione, in quanto nei pazienti con precedenti terapie trasfusionali i genotipi presenti sono sopratutto l'1b e il 2a/2c (69,5% e 23,9%). Stesso comportamento è stato osservato nei soggetti che hanno un fattore di rischio non identificato, con una prevalenza dell'1b e 2a/2c rispettivamente del 52,8% e 30,6%, mentre nei tossicodipendenti sono presenti soprattutto i genotipi 3a e 1a (43,5% e 26,8%). Per quanto riguarda la distribuzione nel tempo dei genotipi abbiamo inizialmente messo in relazione il fattore di rischio con l'età dei soggetti infettati. Nei trasfusi non esiste differenza tra le prevalenze dei genotipi 1b e 2a/2c, indicando ciò una costante circolazione nel tempo di questi genotipi. In realtà, però, considerando al posto dell'età anagrafica dei pazienti il momento dell'infezione, è stato invece riscontrato un aumento statisticamente significativo della presenza del 2a/2c nei soggetti con trasfusioni più recenti rispetto a quelle avvenute prima del 1971, con concomitante diminuzione dell'1b. Il momento della trasfusione è, quindi, un parametro più preciso da utilizzare rispetto all'età anagrafica: nel nostro studio, infatti, l'83,9% dei soggetti 110 trasfusi prima del 1971 hanno un'età inferiore o uguale a 40 anni rispetto al 22,2% dei soggetti trasfusi tra il 1981 ed il 1991. Nei tossicodipendenti, invece, non sono state notate differenze nelle prevalenze dei genotipi 3a e 1a (i maggiormente rappresentati in questo gruppo di soggetti), né considerando l'età anagrafica dei pazienti, né l'inizio della tossicodipendenza considerata ipoteticamente come inizio dell'infezione, né la durata della tossicodipendenza. Non sembra esserci, quindi, una diversa distribuzione nel tempo della circolazione di questi genotipi nel gruppo preso in considerazione. Più complesso è il discorso riguardante i soggetti senza fattore di rischio identificato. In questo gruppo, infatti, non è noto, né ipotizzabile il momento dell'infezione e l'unico dato utilizzabile è quello relativo all'età anagrafica. Le differenze delle prevalenze dei vari genotipi con l'età suggerisce una diversa distribuzione nel tempo dei genotipi. In particolare, i soggetti di questo gruppo con età superiore a 40 anni hanno delle prevalenze simili a quelle dei soggetti trasfusi della stessa classe di età, mentre le prevalenze nei soggetti più giovani sono differenti da quelle dei trasfusi e sono solo in parte simili a quelle dei soggetti tossicodipendenti della stessa classe di età. Si può ipotizzare, quindi, che in tempi più lontani i principali genotipi fossero l'1b ed il 2a/2c la cui trasmissione avveniva attraverso la trasfusione di sangue. Attraverso vie di trasmissione non identificate questi genotipi potevano circolare anche tra i soggetti non trasfusi. L'introduzione dello screening su tutte le donazioni di sangue per anti-HCV ha interrotto la trasmissione dei genotipi 1b e 2a/2c per questa via. Contemporaneamente, l'aumento della circolazione dei genotipi 1a e 3a soprattutto tra i tossicodipendenti per via endovenosa ha portato a un cambiamento della distribuzione dei vari genotipi attualmente osservati. I genotipi 1a e 3a possono essersi, quindi, trasmessi anche a soggetti giovani non tossicodipendenti attraverso vie di trasmissione non identificate. La via sessuale, interventi chirurgici e tatuaggi sono vie possibili, ma non sembrano avere una grande importanza dal punto di vista epidemiologico. Inoltre, bisogna considerare che alcuni soggetti, soprattutto alla prima visita, sono restii ad ammettere una passata storia di tossicodipendenza, per cui tale pratica potrebbe essere sottostimata nell'indagine anamnestica. I nostri soggetti senza fattore di rischio identificato con età inferiore o uguale a 40 anni hanno, comunque, solo in parte prevalenze simili a quelle dei tossicodipendenti della stessa classe di età. Genotipi dell'HCV, età e fattori di rischio Non essendo noto il momento dell'infezione, si può pensare, quindi, che in questo gruppo possono essere compresi soggetti infettatisi in tempi anche diversi, quando le prevalenze dei genotipi maggiormente presenti potevano essere differenti. Riassunto Abbiamo voluto valutare la distribuzione dei genotipi dell'HCV in 1.017 soggetti anti-HCV-positivi e HCV-RNApositivi afferenti tra il 1995 ed il 1999 all'Ambulatorio di Epatologia, all'UO Malattie Infettive, all'UO Gastroenterologia ed al Centro Prelievi dell'Ospedale Civile di Legnano. Il genotipo più diffuso è risultato essere l'1b (44,9%) seguito dal 2a/2c (25,6%), 3a (12,7%), 1a (9,3%) e 4c/ 4d (3,5%). Rispetto all'età, i soggetti con età maggiore di 40 anni presentavano prevalenze per i genotipi 1b, 2a/ 2c, 3a e 1a (rispettivamente 54,5%, 34,0%, 3,4%, 4,2%) statisticamente differenti da quelle dei soggetti con età inferiore o uguale a 40 anni (rispettivamente 26,5%, 9,2%, 30,5%, 19,3%). Sono stati indagati i fattori di rischio in 635 casi: nel 39,7% non è stato identificata nessuna probabile via d'infezione tra quelle prese in considerazione (trasfusione di sangue o emocomponenti, tossicodipendenza per via endovenosa, esposizione professionale, interventi chirurgici, rapporti sessuali e/o convivenza con soggetti antiHCV-positivi, tatuaggi). Il 26,3% dei 635 soggetti indagati erano stati trasfusi prima dell'inizio dello screening di tutte le unità di sangue per la ricerca degli anticorpi anti-HCV. In tale gruppo i genotipi più rappresentati sono l'1b ed il 2a/2c (69,5% e 23,9%). Considerando l'età, non vi sono differenze significative nella prevalenza di questi genotipi tra i soggetti trasfusi con età superiore a 40 anni e inferiore o uguale a 40 anni. Considerando, invece, l'anno di trasfusione, abbiamo notato un aumento significativo della presenza del genotipo 2a/2c nei soggetti con trasfusioni più recenti rispetto a quelle avvenute prima del 1971 con concomitante diminuzione dell'1b. Il 21,7% dei 635 soggetti avevano storia di tossicodipendenza per via endovenosa: i genotipi maggiormente presenti sono il 3a (43,5%) e l'1a (26,8%). Non vi sono differenze nelle prevalenze di questi due genotipi, né considerando l'età anagrafica, né l'inizio della tossicodipendenza considerata come inizio dell'infezione, né la durata della tossicodipendenza stessa. Per i soggetti senza fattori di rischio, i genotipi più presenti sono l'1b ed il 2a/2c, con differenze statisticamente significative tra i soggetti con età superiore a 40 anni e quelli con età inferiore o uguale a 40 anni. In particolare, i soggetti più anziani hanno prevalenze simili a quelle dei soggetti trasfusi della stessa classe d'età, mentre i soggetti più giovani hanno prevalenze differenti da quelle dei trasfusi e solo in parte simili a quelle dei soggetti tossicodipendenti della stessa classe d'età. In conclusione, si può ipotizzare che in tempi più lontani i genotipi 1b e 2a/2c erano i principali genotipi in circolazione e si trasmettevano soprattutto attraverso la trasfusione di sangue. Attraverso vie di trasmissione non identificate, questi genotipi potevano essersi trasmessi anche tra soggetti non trasfusi. Interrotta la trasmissione dei genotipi 1b e 2a/2c, attraverso la trasfusione, dopo screening per antiHCV delle unità di sangue, sono emersi i genotipi 3a e 1a, circolanti soprattutto tra i tossicodipendenti per via endovenosa. Questi genotipi possono essersi, quindi, trasmessi attraverso vie non ancora identificate anche in soggetti giovani non tossicodipendenti, i quali, però, non essendo noto il momento d'infezione, potrebbero comprendere soggetti infettatisi in momenti anche diversi, quando le prevalenze dei genotipi maggiormente presenti erano differenti. Bibliografia 1) Miyakawa Y, Okamoto H, Mayumi M: Classifying hepatitis C virus genotypes. Mol Med Today, 1, 20, 1995. 2) Okamoto H, Okada S, Sugiyama Y et al.: Nucleotide sequence of genomic RNA of hepatitis C virus isolated from a human carrier: comparison with reported isolates for conserved and divergent regions. 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