Successioni di Funzioni e Serie di Potenze 1 Successioni di Funzioni e Serie di Potenze 1 Successioni di Funzioni Consideriamo una successione numerica il cui valore dipende da una variabile che denotiamo con x: 1 f1 (x), f2 (x), .., fn (x), ... più sinteticamente: {fn (x)}. Questa è detta una successione di funzioni, ed è denotata con {fn }. Si noti che: per n fissato fn (x) è una funzione di x, per x fissato {fn (x)} è una successione numerica. Al pari delle successioni numeriche, anche le successioni di funzioni possono assumere non solo valori reali ma anche complessi o vettoriali. Sia A un sottoinsieme di R, {fn } una successione di funzioni A → C, e f : A → C. Si definiscono due tipi di convergenza di funzioni: fn → f puntualmente in A fn → f uniformemente in A def ⇔ def ⇔ fn (x) → f (x) ∀x ∈ A; (1.1) sup |fn (x) − f (x)| → 0. (1.2) x∈A Nella (1.1) si noti la differenza tra fn → f (convergenza di funzioni) e fn (x) → f (x) (convergenza di numeri). Queste convergenze possono essere lette interpretando n come una variabile temporale. Fissato una qualsiasi massimo errore ammissibile ε, la convergenza puntuale di fn a f significa che, per ogni x, |fn (x) − f (x)| ≤ ε pur di prendere n abbastanza grande. “Quanto grande” può dipendere da x; se poi per tutti gli x si può prendere lo stesso n, allora la convergenza è uniforme. Con la convergenza puntuale, si guarda al comportamento individuale della successione numerica {fn (x)} per ciascun x. Con la convergenza uniforme si considera il comportamento globale dell’insieme di queste successioni numeriche. Proposizione 1.1 Sia {fn } una successione di funzioni A → C, e f : A → C. Allora fn → f uniformemente in A ⇒ fn → f puntualmente in A (1.3) Si noti che i due limiti coincidono, qualora vi sia convergenza uniforme. Dimostrazione. Poiché |fn (y) − f (y)| ≤ supx∈A |fn (x) − f (x)| per ogni y ∈ A, sup |fn (x) − f (x)| → 0 x∈A ⇒ |fn (y) − f (y)| → 0 ∀y ∈ A. L’implicazione opposta della (1.3) non sussiste. 1 2 Anche se x potrebbe variare in un insieme qualsiasi, qui pensiamo ad x reale, per fissare le idee. È importante cogliere il senso di affermazioni del tipo “A non implica B” (in formula: A ⇒ B) per una coppia di affermazioni A, B. Questo significa che anche se A è vera B può essere falsa. 2 2 Metodi Matematici per TLC – a.a. 2004-05 – A. Visintin Controesempi. 3 Si ponga n se 0 < x < 1/n 0 se 1/n ≤ x < 1 fn (x) := gn (x) := f (x) := 0 1 se n < x < n + 1 0 se 0 < x ≤ n oppure x ≥ n + 1 ∀x ∈]0, 1[, ∀x > 0, g(x) := 0 (1.4) (1.5) è facile constatare che fn → f puntualmente in ]0, 1[, gn → g puntualmente in ]0, +∞[. Tuttavia sup |fn (x) − f (x)| = n, 0<x<1 sup |gn (x) − g(x)| = 1 ∀n, x>0 quindi entrambe le successioni non convergono uniformemente. Si noti anche che 1 0 fn (y) dy = 1 → 1 +∞ f (y) dy = 0, 0 0 gn (y) dy = 1 → +∞ g(y) dy = 0. 0 Il seguente teorema esclude quest’ultima eventualità nel caso di convergenza uniforme. Teorema 1.2 (Passaggio al Limite nell’Integrale) Sia {fn } una successione di funzioni continue [a, b] → C, che converge uniformemente ad una funzione f . Allora f è continua e x a b In particolare a x fn (y) dy → fn (y) dy → f (y) dy uniformemente in [a, b]. (1.6) a b f (y) dy. a Dimostrazione della (1.6). Tralasciamo la verifica della continuità di f , e ci limitiamo a verificare la (1.6). Grazie alla (1.2), sup x∈[a,b] ≤ b a x fn (y) dy a − x a f (y) dy ≤ sup x x∈[a,b] a |fn (y) − f (y)| dy (1.7) |fn (y) − f (y)| dy ≤ (b − a) sup |fn (y) − f (y)| → 0. y∈[a,b] Il seguente risultato permette di passare al limite nella derivata sotto opportune ipotesi. 3 Qui incontriamo un procedimento logico che si usa frequentemente in matematica. Per giustificare un’affermazione in positivo (ovvero un teorema) si fornisce una dimostrazione; per giustificare un’affermazione in negativo (ovvero la negazione di una proprietà) si esibisce un controesempio, ovvero un esempio in cui la proprietà non vale. In generale è utile capire quali proprietà sono vere, ma è anche importante rendersi conto di quali altre sono false. Pertanto i controesempi non sono meno importanti dei teoremi. Successioni di Funzioni e Serie di Potenze 3 Teorema 1.3 (Passaggio al Limite nella Derivata) Siano dati una successione {fn } di funzioni di C 1 ([a, b]), g : [a, b] → C, x0 ∈ [a, b], ξ ∈ C tali che4 fn → g x Allora, posto f (x) := ξ + x0 fn (x0 ) → ξ. uniformemente in [a, b], g(t)dt per ogni x ∈ [a, b], si ha fn → f uniformemente in [a, b], x Dimostrazione. Poiché fn (x) = fn (x0 )+ x0 f ∈ C 1 ([a, b]), f = g in [a, b]. fn (t)dt per ogni x ∈ [a, b], fn → f uniformemente in [a, b] per il teorema precedente. La funzione g è continua in quanto limite uniforme di funzioni continue. Le restanti proprietà quindi seguono dalla definizione di f e dal teorema fondamentale del calcolo integrale. Tuttavia, sotto la sola ipotesi che fn → f puntualmente in [a, b], f e le fn sono derivabili in x0 ⇒ fn (x0 ) → f (x0 ). (1.8) Controesempi. Sia f (x) := 0 e fn (x) := n−1 arctan(nx) per ogni x ∈ R ed ogni n ∈ N. Allora fn → f uniformemente in R, ma fn (0) = 1 → f (0) = 0. Ecco un altro controesempio. Sia gn (x) := n−1 sin(nx) per ogni x ∈ R ed ogni n ∈ N. Allora gn (x) := cos(nx) per ogni x ∈ R. Quindi, posto g(x) := 0 per ogni x ∈ R, si ha gn → g uniformemente in R, ma gn non converge (nemmeno puntualmente) a g = 0; ad esempio, gn (0) = 1 per ogni n. Inoltre, ancora sotto la sola ipotesi che fn → f uniformemente in [a, b], le fn sono derivabili in x0 ⇒ f è derivabile in x0 . (1.9) √ Controesempio. Sia fn (x) := x2 + n−1 per ogni x ∈ R ed ogni n ∈ N. Allora fn (x) → f (x) := |x| per ogni x ∈ R, e le fn sono derivabili in 0 mentre f non lo è. Se fn → f puntualmente in una famiglia di insiemi {Sa : a ∈ A} (per un qualche insieme di indici A), allora in base alla definizione si verifica immediatamente che fn → f puntualmente nella loro unione a∈A Sa . Un’analoga proprietà non vale per la convergenza uniforme. Ad esempio la successione {fn (x) = xn } converge uniformemente in Sa := [0, a] per ogni a ∈]0, 1[, ma non in [0, 1[= a∈]0,1[ Sa . [Es] Sia k ∈ N ed A ⊂ R. Si dice che una funzione f : A → C è di classe C k (e si scrive f ∈ C k (A)) se e solo se f ammette derivate fino all’ordine k, e tutte queste funzioni sono continue in A. Se f ammette derivate di ogni ordine, f è detta di classe C ∞ . Considereremo funzioni a valori complessi, piuttosto che reali, per il semplice motivo che questa maggiore generalità non costa quasi nulla. In quasi tutti i casi il lettore può comunque tranquillamente interpretare i risultati pensando a funzioni reali. 4 4 2 Metodi Matematici per TLC – a.a. 2004-05 – A. Visintin Serie di Funzioni Data una successione di funzioni {fn }, tutte definite in uno stesso insieme ed a valori complessi, si considera la corrispondente serie di funzioni x → ∞ fn (x). Come già per il caso delle serie n=0 numeriche, per serie di funzioni si intende propriamente la successione di funzioni costituita dalle somme parziali: x → m fn (x) n=0 m=1,2,... . Tuttavia capita di usare il termine serie anche per indicare la somma della serie che pure è una funzione, quando esiste. I concetti di convergenza puntuale ed uniforme si estendono in modo naturale alle serie di funzioni, dal momento che la convergenza di una serie numerica equivale a quella della successione delle sue somme parziali. I due prossimi due teoremi possono essere facilmente dimostrati mediante i Teoremi 1.2 e 1.3. [Es] Teorema 2.1 (Passaggio al Limite nell’Integrale) Sia {un } una successione di funzioni continue [a, b] → C, tale che la serie di funzioni della serie ∞ ∞ un converga uniformemente. Allora la somma k=0 un è pure una funzione continua, k=0 x ∞ a n=0 un (y) dy = ∞ x n=0 a un (y) dy ∀x ∈ [a, b], (2.1) e quest’ultima serie converge uniformemente in [a, b]. In particolare b ∞ a n=0 un (y) dy = ∞ b n=0 a un (y) dy. Teorema 2.2 (Passaggio al Limite nella Derivata) Sia {un } una successione di funzioni di C 1 ([a, b]) tale che, per un opportuno x0 ∈ [a, b], ∞ un converge uniformemente in [a, b], n=0 Allora ∞ ∞ un (x0 ) converge. (2.2) n=0 un converge uniformemente in [a, b], è derivabile in [a, b], e k=0 ∞ n=0 un = ∞ un in [a, b]. (2.3) n=0 Per le serie numeriche si distinguono convergenza semplice ed assoluta (quest’ultima implica la precedente). Lo stesso vale per successioni di funzioni e serie di funzioni. Caveat. Per le serie di funzioni non vi è alcun legame tra convergenza semplice o assoluta da una lato e convergenza puntuale od uniforme dall’altro. Si possono comunque accoppiare proprietà di convergenza semplice o assoluta con proprietà di convergenza puntuale o uniforme; ad esempio, si potrà dire che una certa serie converge assolutamente e puntualmente. Successioni di Funzioni e Serie di Potenze 5 Se non si specifica se la convergenza è semplice o assoluta, si intende che è semplice; ad esempio, “ ∞ fn converge puntualmente” significa che “ n=1 ∞ fn converge puntualmente e sem- n=1 plicemente”. Registriamo ora un importante condizione sufficiente per la convergenza uniforme delle serie di funzioni, ed un suo ovvio corollario. Teorema 2.3 * (di Weierstrass) Sia data una successione di funzioni {fn : A → C}. Se esiste una successione numerica {Mn } tale che |fn (x)| ≤ Mn ∀x ∈ A, ∀n ∈ N, ∞ Mn < +∞, n=0 allora la serie di funzioni ∞ fn converge uniformemente ed assolutamente in A. n=0 Corollario 2.4 * Sia data una successione di funzioni {fn : A → C}. ∞ sup |fn (x)| < +∞ n=0 x∈A ⇒ ∞ fn converge uniformemente ed assolutamente in A. n=0 Per verificarlo basta porre Mn = supx∈A |fn (x)| per ogni n, ed applicare il teorema precedente. Esercizi. – Sia {fn } una successione di funzioni R → R, che convergono puntualmente ad una funzione f . Se tutte le fn sono non decrescenti, anche f è non decrescente? Se tutte le fn sono strettamente crescenti, anche f è strettamente crescente? Cambia qualcosa se la convergenza è uniforme? — Per ciascuna delle seguenti successioni di funzioni R → R fn (x) := −1 nx se −1/n < x < 1/n 1 se x ≥ 1/n, gn (x) := hn (x) := se x ≤ −1/n 0 se x ≤ n ex−n se x > n, 0 se x < −1/n oppure x > 1/n se −1/n ≤ x ≤ 1/n, n n (x) := e−nx 2 ∀x ∈ R, (2.4) (2.5) (2.6) (2.7) se ne disegni il grafico, e si dica se converge puntualmente e/o uniformemente; nel caso si indichi la funzione limite. 6 Metodi Matematici per TLC – a.a. 2004-05 – A. Visintin 3 Serie di Potenze È naturale sviluppare questa teoria in C piuttosto che in R. Si definisce serie di potenze una serie di funzioni della forma ∞ an (z − z0 )n := a0 + a1 (z − z0 ) + a2 (z − z0 )2 + · · · + an (z − z0 )n + · · · , (3.1) n=0 ove z ∈ C e pure an ∈ C per ogni n ∈ N. funzione ∞ f (z) = n=0 5 an (z − z0 )n Qui si è posto 00 := 1 := m→∞ lim m 6 an (z − z0 )n Questa serie definisce la n=0 per gli z per cui questa serie converge. L’insieme in cui una generica serie di funzioni converge può essere molto generale; in base al seguente teorema, l’insieme di convergenza delle serie di potenze ha invece una forma ben precisa. Teorema 3.1 (Teorema di Abel) Per ogni serie di potenze esiste R ∈ [0, +∞] tale che: (i) la serie converge assolutamente per ogni z ∈ C tale che |z − z0 | < R (se R > 0), (ii) la serie non converge nemmeno semplicemente per ogni z ∈ C tale che |z − z0 | > R (se R < +∞). Inoltre la serie converge uniformemente in ciascun cerchio Br (z0 ), con 0 < r < R (se R > 0). 7 Pertanto se R = 0 la serie converge solo per z = z0 , mentre se R = +∞ la serie converge assolutamente per ogni z ∈ C. La convergenza uniforme della serie in ciascun cerchio Br (z0 ) con 0 < r < R non implica la convergenza uniforme della serie nel cerchio BR (z0 ). Analogamente, anche se R = +∞ non è detto che la serie converga uniformemente in tutto C. Si noti che il teorema non dice nulla circa il comportamento della serie nei punti della circonferenza di convergenza, ovvero per |z − z0 | = R per 0 < R < +∞. La convergenza della serie in quei punti dipende dalla serie e dal particolare z: non esiste una regola generale. Pertanto, denotato con S l’insieme dei punti in cui la serie converge, in generale si può solo affermare che {z ∈ C : |z| < R} ⊂ S ⊂ {z ∈ C : |z| ≤ R}. Esempi. (i) La serie ∞ z n /n2 ha raggio di convergenza R = 1, e converge (addirittura assolu- n=0 tamente) in ogni punto della circonferenza di convergenza. (ii) La serie ∞ z n ha raggio di convergenza R = 1, e non converge in alcun punto della n=0 circonferenza di convergenza, poiché z n → 0 per |z| = 1. (iii) La serie ∞ z n /n ha raggio di convergenza R = 1; essa converge per z = −1, grazie al n=0 criterio di Leibniz; invece diverge per z = 1, poiché ivi coincide con la serie armonica. 5 Tipicamente si usa z per indicare una variabile complessa, x per una variabile reale. Questa identità non è da intendersi come una regola di calcolo, ma esclusivamente come una notazione che applichiamo solo all’ambito delle serie di potenze. In altri termini, la scrittura con la sommatoria è da intendersi solo come un’abbreviazione della somma di destra. 7 Denotiamo Br (z0 ) il cerchio aperto di centro z0 e raggio r, ovvero Br (z0 ) = {z ∈ C : |z − z0 | < r}. 6 Successioni di Funzioni e Serie di Potenze 7 Teorema 3.2 Sia data una successione {an }. Se esiste L := limn→∞ |an |1/n , allora la serie ∞ an (z − z0 )n ha raggio di convergenza n=0 R = 1/L se 0 < L < +∞, R = +∞ se L = 0, R = 0 se L = +∞. Lo stesso vale per L̃ := limn→∞ |an+1 |/|an |, se questo limite esiste. La semplice dimostrazione è basata sul criterio della radice nel primo caso, sul criterio del rapporto nel secondo caso. [Es] Osservazioni. (i) Il Teorema implica che se esistono sia L che L̃, allora essi coincidono. Comunque si può dimostrare che se esiste L̃ allora esiste anche L. Quindi la prima parte del Teorema è di applicazione più generale della seconda; tuttavia spesso è più agevole calcolare L̃ piuttosto che L. (ii) Non sempre i limiti L ed L̃ esistono. Invece esistono sempre (finiti o infiniti) i massimi limiti max lim |an |1/n := lim sup |an |1/n , n→∞ m→∞ n≥m max lim n→∞ |an+1 | |an+1 | := m→∞ lim sup . |an | n≥m |an | Il teorema si può formulare in modo più generale sostituendo i limiti L e L̃ con i corrispondenti massimi limiti. * Illustriamo brevemente il concetto di massimo limite di una successione a valori reali. Si consideri l’insieme delle sottosuccessioni estratte dalla successione data; queste sono le successioni ottenute cancellando un numero qualsiasi di termini, lasciandone comunque in numero infinito e conservando l’ordine dei termini. Tra queste si considerino le sottosuccessioni convergenti; il massimo limite coincide con l’estremo superiore (≤ +∞) dei limiti di queste sottosuccessioni. Ad esempio la successione {(−1)n } non ha limite, ma ha massimo limite 1. A differenza del limite, il massimo limite esiste per ogni successione. Inoltre, quando il limite esiste, esso coincide con il massimo limite; quest’ultimo è quindi un concetto più generale. Si definisce anche il minimo limite min limn→∞ an in modo analogo, oppure ponendo min lim an := − max lim(−an ). n→∞ n→∞ Per ogni successione {an } a valori reali, −∞ ≤ min limn→∞ an := max limn→∞ an ≤ +∞. * Esempi. (i) Si fissi α ∈ R e si consideri la serie ∞ nα z n . Si ha n=0 L = lim (nα )1/n = lim eα(log n)/n = elimn→∞ α(log n)/n = e0 = 1, n→∞ n→∞ pertanto la serie ha raggio di convergenza 1 per ogni α ∈ R. Tuttavia il comportamento sulla circonferenza di convergenza dipende da α, come si è visto negli esempi precedenti. (ii) È facile verificare che il raggio di convergenza delle serie tivamente +∞ e 0. ∞ n=0 z n /n! e ∞ n=0 n!z n vale rispet-