Trapianto di cornea e cellule staminali M. Nardi

annuncio pubblicitario
Trapianto di cornea e cellule staminali
M. Nardi - Università di Pisa
Il trapianto di cornea è ormai un atto terapeutico consolidato e sempre più frequentemente
impiegato. La evoluzione della tecnica chirurgica ha fatto sì che il concetto di successo si sia
modificato dal semplice attecchimento del lembo, e quindi dal risultato di una cornea trasparente, a
quello di una cornea otticamente valida, ovvero con un grado di aberrazioni ottiche compatibile con
una buona visione: importante a questo proposito è sicuramente lo sviluppo di tecniche di controllo
dell’astigmatismo. Nel caso poi che la cornea non sia malata in toto ma ne sia malata solo una parte,
si è affermato il concetto di sostituzione della sola parte affetta e non di tutta la cornea come nel
trapianto perforante: così nel caso di una opacità dello stroma anteriore della cornea si sostituisce
solo la parte anteriore della cornea, nel caso di una distrofia endoteliale si sostituisce solo la parte
posteriore della cornea ed infine nel deficit di cellule staminali si impianta un insieme di queste
ultime. Il concetto che si è così sviluppato, di chirurgia delle singole componenti corneali offre
considerevoli vantaggi in termini di sicurezza dell’intervento, di riduzione delle complicanze, di
disponibilità di tessuti.
L’impianto di cellule staminali consente poi di affrontare situazioni una volta senza speranza. Le
cellule staminali stanno alla periferia della cornea e si riproducono incessantemente scorrendo sulla
cornea e fornendo alla stessa un rivestimento epiteliale trasparente. In presenza di un deficit
staminale si ha una crescita di tessuto congiuntivale sulla cornea: quest’ultimo è opaco e quindi non
consente una visione utile. Le cellule staminali si possono impiantare con 2 modalità: la prima, più
antica, prevede il prelievo di una striscia di tessuto contenete le staminali dall’occhio controlaterale
del paziente o, nel caso di malattia bilaterale, da un donatore (vivente o defunto). Ovviamente il
prelievo da donatore prevede nel postoperatorio una pesante terapia immunosoppressiva che può
comportare complicanze importanti. La seconda modalità prevede invece il prelievo di un
piccolissimo frammento (di 2 mm di lato) e la sua espansione in cultura prima dell’impianto.
Ovviamente la seconda modalità è preferibile perché non crea un deficit di staminali nell’occhio da
cui viene effettuato il prelievo e sembra diminuire il potenziale antigenico negli impianti da
donatore, riducendo od eliminando la necessità di trattamento immunosoppressivo.
I progressi della chirurgia corneale negli ultimi 2 decenni sono stati enormi e nuove prospettive si
stanno aprendo con la possibilità di affrontare situazioni sino a poco tempo fa ritenute
improponibili ad un trattamento chirurgico.
Scarica