Prof. Paolo Raimondi Università di L’Aquila Facoltà di Scienze Motorie Sintesi della lezione per gli studenti La colonna cervicale è il tratto articolare più complesso del corpo umano. Ben 37 articolazioni distinte che hanno il ruolo di sostenere il capo e assicurare una molteplicità di movimenti in relazione al tronco e a servire gli organi di senso. Questo sistema articolare molto mobile sostiene alla sua estremità una massa di circa 4.5/5.5 kg. In media, la testa effettua 600 movimenti l’ora, sia in stato di veglia che nel sonno ed è sottoposta alle più varie sollecitazioni. Quindi, un rapido calcolo ci porta a considerare che il RC, compie circa 5.500.000 movimenti l’anno!!! La posizione della colonna cervicale, per le sue molteplici possibilità di postura, è anche un mezzo di comunicazione subliminare che esprime stati psicologici. Studi epidemiologici mettono in evidenza che il 10% della popolazione lamenta almeno tre episodi di cervicoalgia negli ultimi tre anni. Il 12% delle donne e il 9% degli uomini hanno già sofferto di questa patologia e il 35% della popolazione ricorda di avere avuto in maniera precisa un episodio nel corso della vita. Tensione, traumi fisici, infezioni, immobilizzazioni IRRITAZIONE DOLORE COMPROMISSIONE FUNZIONALE Reazione fibrosa Ridotta elasticità muscolare Limitata mobilità articolare Inadeguata funzione tendinea Accorciamento fasciale TENSIONE MUSCOLARE edema ritenzione di scorie ischemia INFIAMMAZIONE Le manifestazioni cliniche della cervicoartrosi sono incostanti; si possono presentare quadri clinici anche associati: dolori imprecisati al collo, alla nuca, che possono irradiarsi alla spalla e al braccio. Sindrome cervicale pura, sindrome del canale di coniugazione (nevralgia cervicobrachiale),sindrome del canale rachideo (mielopatia cervicoartrosica), sindrome del canale trasversario (insufficienza vertebrobasilare). Dolori al collo ed evidenza • Ohlsson,1995 “sindrome da tensione: contrattura e dolore muscolare”. “Sindrome cervicale: movimenti limitati, dolore irradiato provocato dai movimenti, diminuita sensibilità a mani e dita, debolezza muscolare degli arti superiori”. • Forza muscolare misurata con un dinamometro. • Individuazione di un angolo “critico” di flessione del collo tra i 15° e i 30°. • Kilbom,1986 e Jonsson,1988 “contrattura alla palpazione. • Dolore o limitazione nei movimenti attivi e passivi del tratto cervicale”. •Relazione fortemente positiva tra la flessione del tratto cervicale e l’elevazione degli arti superiori. •Minori i sintomi al collo/spalla. Sindrome da tensione nucale Dolore, senso di fatica o contrattura al collo. I criteri per la definizione sono: •cefalea a partenza nucale; •contrattura muscolare con punti induriti e dolenti alla palpazione; •modifica anatomica del tratto cervicale; •dolore nei movimenti di flessione e rotazione controresistenza. Sindrome cervicale •Dolore irradiato dal collo lungo l’arto superiore. Criteri per la definizione: •limitazione dell’escursione articolare attiva e passiva; •dolore irradiato nei movimenti passivi; •turbe della sensibilità, motricità e dei riflessi osteotendinei a seconda della radice interessata; Il dolore cronico •Stato ansioso cronico •Abuso di farmaci •Stress •Depressione •Posizione culturale •Ambiente familiare Si è osservato che la sensazione algica cervicale rappresenta un’esperienza variabile, altamente personale, profondamente influenzata da numerosi fattori culturali, dall’apprendimento e da fattori cognitivi ed emotivi. La più elementare distinzione dei tipi di dolore è quella basata sul dolore acuto e dolore cronico Il dolore acuto è tipicamente associato alla sofferenza tissutale, nella maggior parte dei casi secondaria a fattori traumatici. Ad esso si sussegue, per un breve periodo di tempo, quello cronico per poi scomparire una volta recuperato il danno organico. Il dolore cronico, privo di base organica, si caratterizza nel modo in cui il dolore viene percepito da un punto di vista emozionale e può interferire notevolmente nelle relazioni interpersonali. Palpando il collo si ha l’impressione di avere a che fare con un ausbergo muscolare difficile da rilasciare. Fra le sindromi dolorose che colpiscono l’apparato muscoloscheletrico, quelle cervicali sono seconde solo a quelle lombari. Abbiamo accennato che il dolore cervicale può essere l’espressione di uno stato irritativo di una o più strutture algogene di questo distretto. Ad esempio il leg. longitudinale posteriore, sollecitato meccanicamente a causa di una protrusione discale posteriore, può essere irritato e generare dolore. Possibili direzioni di ernie discali o formazioni ossee possono comprimere le radici del nervo spinale. La situazione di più frequente osservazione, nella pratica clinica, è il dolore cervicale come conseguenza di uno stato tensivo ed ischemico della muscolatura. Tensione muscolare ischemia ritenzione di scorie infiammazione Con la contrazione muscolare e l’aumento della pressione endo muscolare si assiste ad una costrizione dei vasi sanguigni e conseguente riduzione sia del flusso arterioso che venoso. Se la contrazione è energica o prolungata, il periostio dell’area d’inserzione si irrita a causa della eccessiva trazione, con conseguente dolore ed iperalgesia. Il muscolo rilassato gode di un normale afflusso di sangue arterioso e non produce scorie. Nel muscolo contratto sia l’afflusso arterioso che il deflusso venoso risultano ridotti con produzione di scorie. Di conseguenza aumenta il debito di O² e si cumulano i prodotti intermedi del metabolismo anaerobico, irritanti per i tessuti. Se questa condizione si protrae oltre un certo limite, l’accumulo di scorie si traduce in dolore muscolare (tensione). È stato dimostrato che intense contrazioni isometriche possono provocare sia alterazioni occlusive di piccoli vasi sanguigni, sia lacerazioni muscolari. Queste ultime, anche se raramente possono provocare un ematoma intramuscolare profondo come avviene nei traumi. Il protrarsi dello stato di contrazione impedisce il meccanismo fisiologico. La circolazione interna diviene ridotta e inadeguata, l’ossigenazione insufficiente e, soprattutto, è insufficiente la rimozione delle scorie. Dal fatto miositico si passa nel tempo al danno delle strutture articolari, quindi rigidità ed ipomobilità. Il plesso brachiale è di grande importanza in molte sindromi dolorose. Il grande nervo occipitale di Arnold, contraendo uno stretto rapporto con le strutture muscolari risente del loro tono alterato e come risposta alla stimolazione si irrita. Sono questi i presupposti delle cefalee nucali e delle cervicalgie da postura, in relazione non solo con gli atteggiamenti viziati della infanzia e della adolescenza, ma anche con atteggiamenti di lavoro e posture scorrette che generano ipertensioni muscolari e compressioni. La tensione muscolare può generare dolore per un abnorme e prolungata sollecitazione sulla giunzione miofascialeperiostea. Se lo stato di tensione risulta troppo intenso o protratto nel tempo le sedi posteriori di inserzione muscolare vengono irritate dall’eccessiva muscolo-traenza con conseguente dolore e iperalgesia. Ad esempio la base dell’occipite, sede della inserzione degli estensori del capo, è una regione frequentemente colpita da questo tipo di dolore. La tensione muscolare prolungata produce dolore nel punto d’inserzione ma anche sul ventre muscolare. In condizioni fisiologiche, l’alternanza di periodi tensione con periodi di distensione muscolare permette una ossigenazione adeguata ed una sufficiente rimozione di cataboliti. La fase di contrazione che segue il rilasciamento permette al sangue di tornare a fluire sul letto capillare, apportando nuovo ossigeno e rimuovendo le scorie. Una cosa da ricordare troppo spesso dimenticata è la considerazione che il cranio poggia su una base instabile perché il suo centro di gravità non si trova sull’asse rachideo ma spostato in avanti. E’ solo la predominanza dei muscoli estensori della nuca sui muscoli flessori a ristabilire l’equilibrio. Questo spiega il motivo per cui esiste sempre un tono permanente dei muscoli nucali. Anche una continua flessione del capo (estensione del rachide cervicale) genera un lavoro statico e una persistente contrazione isometrica dei muscoli cervicali mentre una eccessiva estensione del capo (flessione del rachide cervicale) genera sollecitazioni sulle faccette articolari delle articolazioni vertebrali. Scarico fisiologico Scarico posteriore Scarico anteriore Quando l’equilibrio è alterato anteriormente le articolazioni apofisarie sono soggette a stress posteriore. Ciò modifica i piani di movimento e aumentano le sollecitazioni sulle capsule e legamenti. Il dolore cervicale ha molti meccanismi di produzione. I dolori di origine ossea e quelli di origine cutanea sono avvertiti in sede critica. E’ vaga l’area di distribuzione delle algie provenienti da altre strutture somatiche profonde che possono essere riferite anche a sedi distali. Le cervico cefalagie sono spesso dovute ai muscoli del collo. La tensione cervicale e la cefalea da tensione sono quasi sempre conseguenza di un impegno eccessivamente prolungato, anche contratturale, dei muscoli: la tensione muscolare può produrre dolore attraverso vari meccanismi. Le condizioni psico-affettive Sono una causa importante del dolore cervicale al quale si pone poca attenzione. La tensione emotiva, per noi rivolta al meccanismo muscolo-scheletrico, si esprime prevalentemente con la postura del collo. Si pensi all’atteggiamento di un soggetto depresso e alla postura che esso assume. Oppure al soggetto aggressivo. O ancora al soggetto che mantiene le spalle sollevate permanentemente a causa di scarsa conoscenza del rilasciamento muscolare. La tensione prolungata provoca: 1. miosite su base ischemica, molto dolorosa; 2. contrattura riflessa contro il dolore; 3. irritazione del periostio inserzionale dei mm; 4. ispessimento delle capsule delle articolazioni in conseguenza alle ripetute sollecitazioni; 5. compressione protratta dei dischi e della sua nutrizione. Stabilire che una cervicoalgia è dovuta a tensione psico-emotiva non modifica l’esigenza di un trattamento rivolto ai tessuti molli. E’ bene ricordare che anche a causa di una tensione emotiva l’area d’inserzione può divenire sede di dolore spontaneo e di iperalgesia. Anche una contrazione muscolare improvvisa e violenta o uno stiramento legamentoso, che possono verificarsi in incidenti di vario tipo, o per un brusco movimento del capo, determinano gli stessi effetti. Una zona nelle sedi d’inserzione in cui la sofferenza dolorosa ricorre frequentemente è la parte bassa dell’occipite dove si inseriscono gli estensori del capo e dove si localizza la cefalea tensiva della base. Le inserzioni dei mm. occipitali sono in stretto rapporto con il decorso dei nervi occipitali. Anche una contrazione muscolare improvvisa o violenta, o uno stiramento legamentoso, che possono avvenire anche a causa di un brusco o improvviso movimento del capo,determinano sovente lo stesso effetto. Queste strutture algosensibili reagiscono con iperalgesia critica e con dolore in loco. sono stressata La contrazione acuta o simultanea di tutti i muscoli del collo, che si verifica anche in casi traumatici genera un aumento di pressione endomuscolare che sfocia in una flogosi del tessuto muscolare, cioè in una miosite, condizione per sé molto dolorosa. Miosite: infiammazione muscolare traumatica ossificante, ecc. Questa contrazione innesca il meccanismo citato e genera i prodotti intermedi del catabolismo energetico. In condizioni normali la contrazione è sempre alternata a una fase di rilasciamento ma il protrarsi della contrazione oltre i limiti fisiologici sconvolge questo meccanismo. L’ischemia determina un processo infiammatorio che con il tempo genera compromissione funzionale. Il dolore può dipendere dalle sedi periostee d’inserzione muscolare. La maggior parte dei mm. del collo non termina con veri tendini ma con formazioni miofasciali che si fondono con il periostio. Se questo viene posto a trazione eccessiva l’area d’inserzione può divenire sede del dolore e di iperalgesia. Dolore d’origine posturale: dovuto a particolari posizioni scorrette del collo, del capo, delle spalle. Esempio: capo proiettato in avanti, indietro, collo rigido incuneato fra le spalle, posture di compenso per deficit visivi o vestibolari. Il dolore di tipo posturale indica la sintomatologia algica che si manifesta quando si mantiene a lungo una determinata posizione in taluni settori del rachide. Ad esempio tutti i movimenti professionali (male delle dattilografe, dorsalgie dei pianisti, cervicalgie dei violinisti, lombalgie delle sarte, rachialgie dei muratori, ecc. Questi dolori, con la loro comparsa ,obbligano il paziente ad interrompere il lavoro. Dolore di origine cinetica: dovuto all’uso, oltre i limiti, delle strutture muscolo-legamentose nell’interazione uomo-lavoroambiente. In questo caso si possono avere varie combinazioni in rapporto alle sollecitazioni che intervengono sul rachide e alla conformazione stessa del rachide. Ne evidenziamo alcune. Sollecitazioni normali su un rachide anormale stabilizzato in cifosi, lordosi, o rettilineo. Sollecitazioni anormali su un rachide normale che sottopongono il collo alla sistematica applicazione di forze che superano la resistenza muscolo legamentosa. Sollecitazioni anormali su un rachide anormale. Per sollecitazioni anormali si significano tutte quelle azioni che dal punto di vista energetico che biomeccanico superano i limiti di sicurezza reattiva al carico. Per rachide anormale si significano tutti gli scostamenti assiali rispetto ad un rachide fisiologico e le varie instabilità causate da traumi, invecchiamento ed altro. Dolore di origine psicosomatica, psico-sociale: dovuto al rapporto fra ansia e stato psichico, alla mancanza di soddisfazione, al lavoro non gradito, ad alterazioni comportamentali, ecc. Dolore di origine senso-percettiva: dovuto all’incapacità di codificare correttamente le sensazioni propriocettive che scaturiscono dai livelli di stimolo muscolare. La maggior parte dei muscoli del collo non termina con veri tendini, bensì con formazioni miofasciali che si fondono con il periostio. Se questo viene sottoposto ad una trazione eccessiva, come accade negli stati di tensione emotiva o nello sforzo di mantenere una postura scorretta, l’area di inserzione può divenire sede di dolore spontaneo e di iperalgesia. Con l’accumulo di prodotti tossici di rifiuto, cataboliti tossici da fatica nel tessuto muscolare (a causa della prolungata costrizione del circolo locale con riduzione dell’afflusso sanguigno che produce un debito di ossigeno), aumento del metabolismo anaerobico hanno come conseguenza l’irritazione del periostio. A tal punto qualunque ulteriore sollecitazione passiva (distensione) o attiva (contrazione) del muscolo si traduce in dolore. È comune osservazione notare che le varie condizioni psicoemotive influenzino in larga misura l’assetto del collo. Ad esempio è molto frequente osservare pazienti che lamentano cervicoalgia, cervicodorsalgia, cefale muscolo-tensiva ecc., con una tipica postura di spalle sollevate e il collo proteso. Il dolore di origine cervicale può essere localizzato al collo, oppure originarsi a questo livello ed essere avvertito in altre sedi. I tessuti cervicali possono produrre dolore cervicale, così come possono farlo le strutture ossee. Quando il dolore di origine cervicale è avvertito alla spalla al braccio, alla mano, altre che a livello del collo stesso, nella maggior parte dei casi è dovuto alla irritazione delle radici di uno o più nervi spinali in ambito foraminale o compressione del midollo spinale. Una alterazione del disco può comportare modificazioni nella forma e dimensione del foro di coniugazione. Il dolore artrosico cervicale è probabilmente legato all’ispessimento delle capsule articolari ed alla limitazione funzionale che ne dipende. La distensione dei tessuti periarticolari ispessiti e retratti nei tentativi di muovere il colloprovoca il dolore. Ciò è comprovato dal fatto che la sintomatologia dolorosa scompare o si attenua quando con appropriati esercizi si sia ottenuto un certo cedimento della “contrattura” capsulare. Un quadro cervicale generalmente associato a dolore e impotenza funzionale è il torcicollo. Se un trauma agisce su una colonna normale i suoi potenziali effetti nocivi sono parzialmente o completamente neutralizzati dalla elasticità dei dischi ma anche dalla resistenza dei legamenti e dalla normale dimensione dei vari canali. Una postura scorretta può accelerare il processo degenerativo. Ad esempio una cifosi esagerata comporta un compenso cervicale e attiva i meccanismi e i processi descritti. Se un trauma agisce su una colonna normale i suoi potenziali sono assorbiti. Se invece il trauma si esercita su una colonna degenerata, esso incide su un disco la cui capacità alla compressione è compromessa. Nella postura di dorso curvo e spalle cadenti, l’esagerata lordosi cervicale è responsabile di un abnorme aumento della pressione meccanica sulla parte dorsale dei corpi vertebrali. Nel caso torcicollo che può colpire tutti coloro che eseguono un violento movimento di rotazione del capo è possibile che le radici nervose che prendono origine dal midollo spinale cervicale possano essere interessate, per esempio, da una momentanea compressione o stiramento, che causano uno spasmo riflesso dei muscoli del collo. Per quanto concerne la muscolatura, lo s.c.m. incrocia la lordosi cervicale nei suoi tratti medi. Flette il rachide cervicale in sinergismo con il lungo del collo e lo estende in sinergismo con gli estensori. La contrazione unilaterale inclina la testa dal lato della contrazione la rotazione ruota il capo dal lato opposto. Il Trapezio, monolateralmente punto fisso sul rachide innalza la spalla;punto fisso sulla spalla estende il rachide. Dei tipi costituzionali sono predisposti a queste sollecitazioni. Il profilo di un tipo apicale ad un tipo tarchiato. La forma arrotondata della spalla favorisce l’allontanamento delle scapole così come un dorso arrotondato o la scoliosi. La configurazione apicale della spalla provoca tensioni delle parti molli della spalla-collo. Oggi sono tutti d’accordo nel sostenere che le anormalità posturali sono causa frequente di dolori del collo e della spalla perché si possono verificare stiramenti dei muscoli sospensori. È logico pensare ad una reazione antalgica a sollecitazioni croniche. La base di sostegno è centrata sulla base del collo e fra le due scapole. Alterazioni strutturali che caratterizzano spalle spioventi e dolore collo-spalla, seni penduli mal tenuti da bretelle strette del reggiseno danno luogo a dolore collo spalla. Un tavolo basso rispetto alla seggiola è già in grado di accrescere la cifosi dorsali e quindi la lordosi cervicale. Anche la cefalea da tensione psicoemotiva è quasi sempre causata dal prolungato lavoro degli estensori del capo, al quale si associa una componente di tipo circolatorio. Ci limitiamo a elencare alcune banali attività, insignificanti per il paziente, ma importanti per scoprire la causa del dolore: esempi che possono produrre il dolore cervicale: movimenti di chi deve disporre oggetti su piani alti di uno scaffale; persone intende a tinteggiare un soffitto; persone avanti ad un monitor posto in posizione inidonea; persone che lavorano con prevalente flessione o estensione del capo e del collo; persone che guardano la Tv sdraiati su un divano, persone che indossano occhiali inadeguati che debbono modificare la corretta postura cervicale, persone che non mantengono corrette posture sui monitor ecc. L’esame fisico. E’ la prima cosa da fare. Occorre: valutare la postura del capo e del collo, la mobilità; valutare l’ampiezza del movimento attivo nelle varie direzioni, ricordando che il RC ha una rotazione di circa 180°, una inclinazione di 45° e una flessoestensione di 130°-Fra i movimenti attivi, quello che spesso si accompagna al dolore, è l’estensione con o senza componente rotatoria-; valutare lo stato dei mm. nelle varie componenti del movimento; valutare l’allineamento del rachide, la sua posizione e l’influenza che esso determina ad altri livelli della colonna. La sindrome dello scaleno anteriore. Questo sintomo è rappresentato da sensazioni di intorpidimento o formicolio al braccio mano e dita. I sintomi compaiono nelle prime ore del mattino svegliando il paziente, oppure dopo lunga permanenza in postura seduta nel lavoro. Per una verifica l’esame si impernia nei tentativi di riprodurre i sintomi attraverso particolari movimenti e posizioni, test di Adson, meglio conosciuto come test dello scaleno antico. Esso consiste nel verificare se il polso radiale scompare e se contemporaneamente i sintomi si ripresentano facendo compiere al paziente la seguente successione di movimenti: rotazione del capo dal lato colpito e poi estensione del collo; abduzione del braccio; inspirazione profonda. La comparsa dei sintomi sarebbe dovuto alla trazione e soprattutto alla compressione del plesso brachiale per effetto di uno spasmo o di una energica contrazione dello scaleno anteriore. Questo provoca una riduzione dell’angolo costo scalenico (rotazione-estensione del capo), nonché l’elevazione della prima costa durante una inspirazione (gli scaleni sono mm. inspiratori accessori). Lo spasmo degli scaleni potrebbe essere dovuto al loro affaticamento in seguito ad attività fisiche stressanti, a un dissesto posturale da cause patologiche, a sforzi inconsueti o un insulto iperestensorio da accelerazione, così via. Gli autori ritengono comunque che il più rilevante fattore di spasmo scalenico sia rappresentato dall’irritazione di un nervo cervicale nella regione del canale di coniugazione. scuole elementari: indagati 168 fanciulli sofferenti di dolore collo-spalla 38% scuole medie indagati: 132 fanciulli sofferenti di dolore collo-spalla 30% categoria elicotteristi età media 39 anni indagati 100 soggetti sofferenti, 8% cervicale; 36% cervico-lombare categoria autisti età media 44 anni indagati 100 soggetti sofferenti: 2% cervico-toracico sofferenti: 22% cervico-lombare sofferenti: 2% cervico-toraco-lombare categoria commercianti età media 37 anni 24% cervicale 8% cervico-lombare 2% cervico-toraco-lombare categoria casalinghe età media 60 anni 38% cervico-lombare 26% cervico-toraco-lombare categoria impiegati età media 40 anni 2% cervico-toracico 32% cervico-lombare 8% cervico-toraco-lombare