594 G Ital Med Lav Erg 2007; 29:3 www.gimle.fsm.it tività muscolare del muscolo abduttore del pollice bilateralmente e deltoide dx. Con la finalità di confrontare tracciati elettromiografici e relativi valori ottenuti su soggetti diversi, è stato misurato, per ciascun muscolo, un valore di riferimento, la massima contrazione volontaria (MCV), ottenuto durante una serie di contrazioni massimali volontarie standardizzate contro resistenza. Il livello di attività registrato per ciascun distretto muscolare è stato infatti diviso per il livello di riferimento al fine di ottenere un valore in percentuale, che consentisse di confrontare dati di soggetti differenti, anche impiegati in attività lavorative diverse. L’analisi dei dati è stata condotta mediante il t-test di Student con p=0,05 (confronto dei risultati ottenuti dall’analisi delle registrazioni elettromiografiche effettuate su 5 soggetti operanti rispettivamente con e senza strumenti ingranditori). Le videoriprese sono state effettuate durante lo svolgimento di attività ambulatoriale, con analisi dettagliata dei tempi di lavoro, in particolare riguardo alle fasi operative che comportavano flessione/rotazione/inclinazione del rachide cervicale, prese digitali, presa palmare, flesso-abduzione della spalla. RISULTATI Il campione, composto di 34 odontoiatri, è formato da 24 soggetti di sesso maschile (70,5%) e 10 soggetti di sesso femminile (29,5%); l’età media risulta essere pari a 43,15 anni, con una deviazione standard pari a 9,4; l’anzianità lavorativa media è di 15,92 anni, con una deviazione standard pari a 8,7; infine, del totale dei partecipanti allo studio, solo 3 (8,8%) sono abitualmente mancini (i quali operano tuttavia come destrimani). Sono stati valutati i seguenti sintomi a carico dei vari distretti del rachide: fastidio, rigidità, affaticabilità, dolore, con uno score variabile da 0 a 4. Il 46,8% del totale (di cui il 38% di sesso maschile e l’8,8% di sesso femminile) lamenta disturbi a carico del rachide cervicale, con uno score pari a 2 in un solo caso; l’8,8% del totale lamenta disturbi a carico del rachide dorsale (esclusivamente soggetti di sesso maschile e score pari a 1), il 47% del totale lamenta disturbi a carico del rachide lombo-sacrale (di cui il 29,4% di sesso maschile e il 17,6% di sesso femminile) con uno score pari a 1 nella maggior parte, soltanto in tre di essi è risultato pari a 2. Inoltre, il 52,9% del totale (di cui il 29,4% di sesso maschile e il 23,5% di sesso femminile) lamenta disturbi dell’arto superiore (rigidità di spalla, parestesie, dolore locale). Infine, in tre casi (2 di sesso maschile e 1 di sesso femminile) sono stati segnalati anamnesticamente episodi recidivanti di epicondilite dell’arto dominante con score pari a 2. La media delle ore lavorative giornaliere totali è pari a 7±1,4. Dai risultati delle elettromiografie emerge che: – il muscolo abduttore del pollice dx ha una attività media pari al 17% della sua MCV (±4); – il muscolo abduttore del pollice sn ha una attività media pari al 11% della sua MCV (±5); – il muscolo deltoide dx mostra una attività media pari al 8% della sua MCV (±5); – i muscoli trapezi mostrano una attività media pari al 21% della MCV (±12 a dx) e per il 20% della sua MCV (±12) a sinistra; – il muscolo sternocleidomastoideo dx viene impegnato mediamente per il 10% della sua MCV (±4). L’influenza dell’uso di strumenti ingranditori è stata valutata su cinque soggetti paragonando l’attività muscolare registrata durante un’attività lavorativa svolta con e senza strumenti ingranditori (Tabella II). Il test t di Student eteroschedastico effettuato per i muscoli trapezi (dx e sx) ha dato come risultati valori pari a 0,92 e 0,79, mentre per il muscolo sternocleidomastoideo dx ha dato un valore pari a 0,61. La gran parte degli specialisti (29, pari all’85,3%) lavora pressoché sempre in postura seduta, mentre 4 di essi (pari all’11,7%) alternano frequentemente la posizione di lavoro seduta con quella in piedi, e un lavoratore opera sempre in postura eretta. Dall’analisi dei tempi di lavoro, per la valutazione dei parametri posturali di interesse è emerso quanto segue: – La postura in flessione/rotazione/inclinazione del rachide cervicale viene mantenuta in media per il 75% in tutte le attività specialistiche considerate (le videoriprese sono state effettuate durante l’attività, omettendo le brevi pause intercorrenti tra un paziente e l’altro). – La presa tri o tetra-digitale della mano dominante incide mediamente per il 59% del tempo. – La presa tri o tetra-digitale della mano sinistra incide mediamente per il 54% del tempo. – La presa palmare a tipo grip destra incide mediamente per il 10% del tempo. – La presa palmare a tipo grip sinistra, azione esclusiva dei 3 soggetti mancini, incide mediamente per l’1% del totale del tempo. – L’abduzione della spalla è mediamente pari al 3% a destra e al 6% a sinistra. DISCUSSIONE E CONCLUSIONI Le posture fisse del tronco si accompagnano a condizioni di fissità del rachide cervicale e al mantenimento degli arti superiori non supportati e (più o meno) sollevati: queste due condizioni, singole o aggregate, producono contrazioni isometriche dei muscoli erettori cervicali e del cingolo scapolo-omerale (trapezio superiore in primis) che, anche per intensità di contrazioni comprese tra il 10 e il 20% della rispettiva MCV, se protratte nel tempo, conducono all’affaticamento cronico del muscolo con dolorabilità e predisposizione alla degenerazione fibrotica, soprattutto se applicate a individui con limitata forza e resistenza muscolari, per ragioni legate al sesso (quello femminile presenta in media il 65% della forza massima del sesso maschile), all’età (a 55 anni in media un soggetto normale ha perso almeno il 15% della forza che aveva a 25) e a differenze interindividuali. I risultati ottenuti dalle elettromiografie mostrano che in postura seduta, con il rachide cervicale e toracico flesso, sono riscontrabili livelli di attività muscolare più elevati, rispetto alla postura seduta, con il rachide eretto e mantenuto in curvatura fisiologica. Questo spesso è dovuto ad una postazione di lavoro non adattata alle esigenze dell’operatore: ad esempio una strumentazione posta troppo in basso richiede un’eccessiva flessione del collo e una latero-flessione del tratto lombare, mentre una strumentazione posta in alto costringe l’operatore ad un’eccessiva abduzione di spalla. L’uso sempre più frequente di sistemi di ingrandimento contribuisce al miglioramento della visione localizzata, ma gli stessi possono indurre un aumento della tensione muscolare del tratto cervicale a causa, sia dell’attenzione visiva, sia della continua ricerca della messa a fuoco. L’analisi dei dati elettromiografici ha mostrato differenze non significative tra l’attività muscolare prodotta nell’utilizzo di strumenti ingranditori e senza di essi. La tensione muscolare nei distretti interessati risulta significativamente ridotta soltanto nell’uso di stereomicroscopio, poco utilizzato, sia per il costo elevato, sia per l’utilizzo in ambito specialistico (endodonzia e parodontologia). BIBLIOGRAFIA 1) Sartorio F., Franchignoni M., Ferriero G., Vercelli S., Odescalchi L., Augusti D., Migliario M.,: Disturbi muscolo-scheletrici di natura lavorativa negli operatori sanitari dentali. 2 – Prevenzione, strategie ergonomiche e programmi terapeutici, 27:4,442-448, Giornale italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia, Pavia, 2005 2) Hermens H. J., Freriks B., Merletti R., Stageman D., Blok J., Rau G., Disselhorst C., Hagg G.: RaccoTabella II. Attività muscolare (% della MCV) riscontrata con e senza strumenti ingranditori mandazioni Europee per l’Elete con microscopio operatorio tromiografia di Superficie. I risultati del progetto Seniom. Edizione italiana a cura di Merletti R. C.L.U.T. Editrice, 2000 3) Merletti R.: Elementi di elettromiografia di superficie. C.L.U.T. Editrice S.c.r.l., 2000 4) Montagna F., Dal Pont F.: Lavorare al microscopio operatorio in odontoiatria. Edizioni Acme Promoden, Viterbo, 2004