Le antiche religioni mesopotamiche Obiettivi Ricerca umana e rivelazione di Dio nella storia, il Cristianesimo (…) a confronto con le altre religioni. Le origini Tra il 5000 e 4000 a. C. nella pianura fertile attraversata dai fiumi Tigri ed Eufrate, si stabilì un popolo di origine incerta, che costruì la città denominata Ur, che risulta probabilmente tra le città più antiche del mondo. Questo popolo era quello dei Sumeri, fautore di una delle più antiche civiltà del mondo, che durò per più di 1500 anni. I più recenti scavi nella città di Ur hanno rilevato inoltre le testimonianze di una raffinata duttilità artistica, come attestano i mosaici, le coppe d’oro e i raffinati ornamenti delle tombe dei nobili e dei re. Si pensa inoltre che anticamente la città di Ur abbia subito una grande inondazione a causa di un diluvio di enormi proporzioni, che farebbe supporre un collegamento con il racconto del diluvio universale riportato dalla Bibbia. Inoltre la città di Ur viene nominata nel Libro della Genesi, come la città del patriarca Abramo, capostipite del popolo ebraico. Il territorio dei Sumeri venne invaso dagli Accadi intorno al 2750 a. C., che guidati dal re Sargon I allargarono il loro dominio ai confini con la Turchia e al sud con la Libia. Ma la fine dell’Impero si materializzò dopo la morte del sovrano, che causò l’indebolimento del potere e la occupazione da parte dei Guti, un popolo barbaro, proveniente dal Nord. Il dominio dei Guti non durò a lungo, perché la reazione numerica fu repentina ed efficace. Succederanno da qui a seguire diverse fasi di grande splendore, ma anche di ulteriori dominazioni straniere come quella degli Aborriti nel 2200 circa. L’ultima dinastia sumerica dovette tuttavia arrendersi ad una nuova potenza, che stabilirà nei secoli a venire un lungo periodo stabile e di grande splendore culturale, con la nascita della civiltà babilonese. Il primo grande re babilonese fu Hammurabi, che oltre ai successi ottenuti nelle svariate campagne militari, fu un uomo di grande senso civico e religioso. Fu lui l’inventore del celebre codice, che probabilmente testimonia il primo reale tentativo da parte di un sovrano di istituire un corpo di Leggi, scolpito su di una enorme stele, perché si applicasse nel modo più equanime, la giustizia, per tutti i Babilonesi. Da questa testimonianza si evince la legge del taglione, o meglio conosciuta la legge dell’ ”Occhio per occhio e dente per dente”. 1 Oggi una legge di questo genere sarebbe ritenuta troppo arcaica e non adeguata ad un sistema democratico, ma a quel tempo risulto essere già un passo avanti, verso il riconoscimento di alcuni diritti degli individui. Tra le città più fiorenti di questo periodo in Mesopotamia vi era anche Assur, città che venne riconquistata successivamente da coloro che la costruirono e cioè gli Assiri, che dominarono in Mesopotamia dopo i Babilonesi fino al 612, quando i Babilonesi ritornarono prepotentemente espugnando la città di Ninive, divenuta capitale degli Assiri. Nel 538 a.C. sarà la volta dei Persiani che con Ciro il Grande conquistò tutto il territorio unificandolo sotto il suo dominio. Le divinità In Mesopotamia le principali divinità erano suddivise in triadi: Anu: Dio del cielo e suprema figura sia per gli uomini che per tutti gli altri dei. Enlil: Dio dell’aria, era colui che guidava il destino degli uomini. Ea: Signore delle acque e degli abissi. Una seconda triade era formata da: Sin: il dio della luna; rappresentato come un vecchio dalla barba azzurra che ripercorreva il cielo con la sua barca mutante, e veniva spesso interpellato per scacciare via gli spiriti del male. Samas: il dio del sole, non importante come il padre Sin, tuttavia si attestano diversi culti in suo onore. Egli rappresentava inoltre la giustizia e l’onestà. Istar: la dea del pianeta Venere. Rappresentava il modello di tutte le divinità femminili adorate in passato in Mesopotamia. Considerata figlia di Sin, in molte città era venerata come signora della guerra. Due delle divinità molto seguite erano senz’altro: Marduk, inizialmente dio dell’agricoltura, che divenne in seguito creatore e signore del mondo. La sua immagine era di un uomo barbuto con una tiara ornata di corna, simbolo dell’animale mesopotamico sacro, e cioè il toro; ed Assur, dio degli Assiri che prese il posto di Marduk conclusosi il dominio babilonese. Era il dio della guerra e sposo di Istar. 2 Le credenze nell’aldilà ed il culto. Gli Assiro-Babilonesi erano fortemente superstiziosi e dediti alla magia tra i loro interessi primari vi era lo studio degli astri e dell’ influsso che questi erano in grado di emanare, sulla vita quotidiana degli uomini. Non mancano oggi reperti archeologici che attestano queste attività, quali formule, preghiere, inni scolpiti su tavolette di argilla o di pietra. Queste iscrizioni servivano per accompagnare i riti che si svolgevano per scacciare ad esempio gli influssi malefici, degli spiriti demoniaci. Oppure per eliminare quelle malattia che si pensava fossero causate dagli stessi. L’idea dell’Oltretomba era quella di un oscuro regno dei morti, al quale si era destinati nel caso di condotta malvagia. Questo regno era strutturato gerarchicamente come una città, con palazzi per i nobili e case per i più umili, in cui i defunti proseguivano la loro esistenza mangiando, ascoltando musica e chiacchierando con i vicini. Tuttavia se i defunti non erano ben riveriti dai loro parenti vivi, potevano trovarsi male nell’Oltretomba, vivendo una esistenza ancora più disagevole. Per questo motivo i cadaveri venivano seppelliti con accanto diversi oggetti. E se questo non avveniva, il defunto aveva il diritto di perseguitare i parenti con malattie e disgrazie. Dunque le pratiche religiose si mescolavano con quelle magiche. L’astrologia era molto influente, in quanto si pensava che il mondo eterno, fosse influenzato dagli astri, che erano in grado di segnare il tracciato del destino di un uomo. Le persone sacre Oltre ai sacerdoti che avevano il compito di amministrare il culto, vi erano anche gli indovini, anch’ essi dipendenti dello Stato, che avevano il compito di praticare gli atti di divinazione, attraverso l’osservazione delle viscere di animali, o degli astri. Gli stregoni non sacerdoti, tuttavia non conducevano una vita serena a causa delle invidie dei sacerdoti, che spesso denunciavano quegli indovini di fare del male attraverso i loro atti magici. I luoghi sacri Le ziggurat erano dei templi di forma piramidale, formate da piani sovrapposti, ai quali vi si accedeva attraverso delle rampe di scale. Alla cima di questa enorme costruzione, vi era collocato un edificio. In questo tempio i sacerdoti vi officiavano i rituali in onore delle divinità. Ma fungeva anche come luogo di osservazione e di studio degli astri. 3 I testi sacri La letteratura babilonese è molto ricca, oltre che di formule magiche e preghiere, anche di miti, che narrano le principali vicende che hanno caratterizzato la vita degli dei. Tra i più famosi annoveriamo l’epopea di Gilgamesh, che narra di un valoroso guerriero, eroe semi-dio, che succeduto al dio Tammuz come re di Erekh, abusò del proprio potere a sfavore dei suoi sudditi. Cosicché gli dei decisero di farlo ragionare, forgiando dall’argilla un altro eroe di nome Enkidu. Questi si mise subito all’opera per liberare tutti gli animali selvatici dalle trappole di Gilgamesh, creando un grave danno all’economia del Paese. Tuttavia dopo un breve scontro i due eroi diverranno amici e sconfiggeranno insieme un pericoloso orso di nome Khumbaba. La dea Ishtar si invaghisce di Gilgamesh, ma lui la respinge perché i mariti precedenti perirono a causa sua, sicché la dea per vendicarsi del rifiuto, chiese aiuto ai genitori che mandarono sulla terra un toro celeste che uccise centinaia di sudditi dell’eroe. Il toro venne ucciso con l’aiuto dell’amico Enkidu, che litigando con Ishtar venne messo a morte. Gilgamesh disperato chiese aiuto al suo antenato Upnatistim, che conosceva il segreto dell’immortalità. Questi comunicò all’eroe che per ottenerla occorreva superare delle prove: la prima consisteva nel rimanere sveglio sei giorni e sette notti, ma Gilgamesh non la superò. La seconda consisteva nel tuffarsi in un lago nel cui fondo esisteva l’erba della vita, e gli raccontò inoltre la storia di un antico diluvio universale. Ma nel momento in cui Gilgamesh gettatosi nel lago, tornò in superficie con l’erba miracolosa, un serpente gliela strappò dalle mani. Gilgamesh cosi si disperò a tal punto da smuovere la compassione degli dei che concessero all’amico Enkidu di uscire dagli inferi per vederlo ancora una volta. Dopo l’incontro in cui Enkidu narrò come era fatto il regno dei morti, Gilgamesh risvegliatosi, morì. 4