La preistoria e le prime civiltà
Unità 2 Le civiltà del grano e dell’orzo: l’antica Mesopotamia
I confini spazio-temporali
Lo spazio e il tempo
Il termine Mesopotamia viene dal greco mésos potamòs, che significa “in mezzo ai fiumi”. La
Mesopotamia coincide quasi completamente con l’attuale Iraq. È il territorio compreso tra i fiumi
Tigri ed Eufrate, che nascono in Armenia e sfociano, uniti in un solo alveo, a Shatt-al Arab, nel
Golfo Persico.
Tra il 3500 e il 539 a.C. in Mesopotamia si sono alternati al potere questi popoli:
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Sumeri
Accadi
Gutei
Sumeri
Babilonesi (primo impero)
Cassiti
Assiri
Babilonesi (secondo impero)
Persiani
3500-2350
2350-2150
2150-2050
2050-1800
1800-1600
1600-1200
1200-612
604-539
dal 539
a.C.
a.C.
a.C.
a.C.
a.C.
a.C.
a.C.
a.C
a.C.
Le fonti della narrazione storica
Fonti materiali
Le fonti materiali delle civiltà mesopotamiche (templi, palazzi, statue, dipinti, armi e utensili) ci
forniscono infromazioni fondamentali sulla cultura dei popoli che abitarono questa fertile terra.
Nel documento I palazzi e i templi nelle città-stato mesopotamiche [palazzi-templi.doc]
descriveremo, come esemplificazione, l’aspetto e la struttura di una grande città-stato della
Mesopotamia, con i suoi palazzi, i suoi templi e gli splendidi giardini.
Le fonti scritte
La fonte scritta più importante sono senz’altro le migliaia di tavolette d’argilla incise in
caratteri cuneiformi trovate nelle grandi città della Mesopotamia e redatte dagli scribi sumerici,
babilonesi e assiri. La scrupolosa contabilità dei grandi depositi di merci, ha permesso di ricostruire
i flussi commerciali dei vari paesi e i loro rapporti economici. Le preghiere agli dèi e le suppliche
conservate nei templi, hanno offerto l’opportunità di individuare le divinità principali e i caratteri
che venivano loro attribuiti, gettando quindi luce sulle credenze e sul tipo di religione praticata dai
popoli mesopotamici. Gli archivi reali e dei grandi templi hanno fornito preziose indicazioni per
conoscere la struttura sociale.
Più difficile è la ricostruzione precisa dei fatti storici, perché spesso gli scribi ne hanno fornito
versioni parziali. L’esempio più clamoroso è la descrizione fatta dagli Egizi e dagli Hittiti della
battaglia di Qadesh, combattuta nel 1285 a.C.: stando alle rispettive cronache, ognuno dei
contendenti avrebbe riportato un grande trionfo sul nemico. In casi come questo è importante il
confronto tra le opposte versioni e, se possibile, il ricorso a narrazioni fatte da scribi di popoli non
direttamente coinvolti nell’evento. Oltre alle tavolette, costituiscono fonti importanti le epigrafi, le
iscrizioni sui palazzi pubblici o sui templi, i grandi monumenti e le statue. Per quanto riguarda poi
la Mesopotamia e l’Egitto, molte informazioni si possono ricavare dalle opere dello storico greco
Erodoto di Alicarnasso, vissuto nel secolo V a.C. Erodoto ci ha lasciato un imponente resoconto
delle guerre tra i Greci e i Persiani, ma in una lunga introduzione presenta anche le caratteristiche
salienti dei popoli che erano entrati in contatto con i Persiani. Abbiamo così minute descrizioni dei
costumi babilonesi ed egizi, frutto anche di viaggi compiuti dall’autore.
Le sue narrazioni sono, in genere, da prendere con cautela, perché spesso egli si limita a riferire
leggende e racconti di terza o quarta mano, ma offrono comunque una messe insostituibile di
informazioni.
Come primo documento presentiamo La biblioteca di Assurbanipal [biblioteca.pdf] che ci
illustra autentico tesoro di circa 20 000 tavolette con testi di ogni tipo.
Il commercio in Mesopotamia [commercio.pdf] è un brano dell’opera di Maria Cano Garcia e
Joan Santacana che, sulla base delle tavolette ritrovate nell’archivio della città-stato di Ebla,
ricostruisce le caratteristiche e l’andamento del commercio dei Sumeri.
Nell’Amministrazione dello Stato in Mesopotamia [burocrazia.pdf] parleremo della nascita
della burocrazia, testimoniata da tavolette che descrivono minutamente l’amministrazione dello
Stato in Mesopotamia.
Le fonti letterarie
La produzione letteraria sumerica è tutta anonima e priva di una precisa cronologia. Gli scavi ci
restituiscono continuamente nuovi testi che, comunque, non riusciamo a collocare nel tempo con
precisione.
I testi sumerici (a tutt’oggi i più importanti provengono dalla biblioteca di Nippur) sono la versione
definitiva di miti e leggende tramandate per secoli oralmente e quindi la loro composizione
primaria risale anche al III millennio a.C.
Le opere consistono in:
– narrazioni di miti;
– poesie epiche con l’esaltazione delle gesta di eroi;
– inni religiosi;
– iscrizioni ed epigrafi;
– lamentazioni funebri o per la distruzione di città;
– testi di carattere didattico;
– testi con riflessioni sul significato della vita e sul rapporto tra uomo e dio.
Alcuni esempi li troviamo nei seguenti documenti.
Come venne al mondo il mal di denti [denti.pdf] è una curiosa spiegazione del formarsi della
carie.
Nel Dialogo tra un padrone e uno schiavo [dialogo.pdf] emerge la mancanza di qualsiasi
punto di riferimento e di sicurezza nell’esistenza.
I poemi mitologici
I poemi mitologici servivano innanzitutto ad accompagnare i riti in onore degli dei e nei loro
contenuti davano risposte importanti ai grandi problemi dell’origine dell’Universo e dell’uomo. Tra i
più famosi possiamo ricordare Enuma elish, En-lil e la zappa ed En-ki e Nin-mah, vere e proprie
cosmogonie. Inanna agli inferi racconta invece la concezione dell’aldilà dei Sumeri e il tema
dell’inondazione sempre incombente è trattato in un poema che personifica in un mostro le
imprevedibili piene del Tigri e dell’Eufrate.
La battaglia tra la dea Tiamat e il dio Marduk [mito.pdf] è uno dei poemi che trattano i temi
della formazione dell’Universo, della Terra e la nascita dell’uomo.
I poemi epici
Senza dubbio il poema epico più importante è quello che canta la saga dell’eroe Gilgamesh. Di
questo poema abbiamo ritrovato versioni in sumerico, in assiro e in babilonese. Come per i poemi
di Omero, la saga di Gilgamesh non è solo un’opera poetica, ma riassume in sé principi e valori che
dovevano guidare il comportamento degli uomini di allora. I poemi epici hanno al centro delle loro
narrazioni le gesta di re mitici di Uruk (2600 circa a.C.) nella lotta contro i Semiti del deserto e gli
Elamiti. Campeggiano le figure di Enmerkar e di Lugalbanda, eroi che sarebbero vissuti per
centinaia di anni, ma il personaggio più importante è senza dubbio Gilgamesh, quinto re della I
dinastia di Uruk, il cui regno sarebbe durato 126 anni. Il Ciclo di Gilgamesh ha avuto per i popoli
della Mesopotamia la stessa importanza che hanno avuto per i Greci i poemi omerici. Non si tratta
semplicemente di racconti poetici: in questo ciclo vengono esposti tutti i principi religiosi, morali e
giuridici a cui si ispirava la civiltà sumerica. Ci restano dodici tavolette di argilla, redatte in epoca
neo-assira (e quindi molto più tarda degli eventi narrati) con solo sei racconti. La storia, complessa
e articolata, racconta le avventure di Gilgamesh che, disperato per la morte dell’amico En-ki-du,
con il quale aveva compiuto grandi imprese, si reca dall’antenato Untnapishtim per farsi insegnare
l’immortalità. Dopo averlo incontrato, torna a Uruk e riesce a incontrare lo spirito dell’amico morto.
Questi, dopo molte reticenze, gli svelerà la squallida condizione dei morti. In questo poema
dominano i temi dell’amore, dell’amicizia, la consapevolezza dell’ineluttabilità della morte, la ricerca
dell’immortalità, ma soprattutto una visione dolente e pessimistica della sorte dell’uomo.
L’importanza di questa opera è data dal fatto che il suo testo ha senz’altro ispirato parte dei
racconti dell’Odissea di Omero e molto probabilmente alcune avventure di Eracle sono state
ispirate dalle avventure analoghe vissute da Gilgamesh.
I testi di carattere didattico sono molto interessanti perché usano spesso la tecnica detta della
“tenzone”. Viene messa a confronto una coppia (ad esempio, padre e madre, padre e figlio,
pastore e contadino, inverno ed estate) e dalle loro considerazioni si fanno emergere utili
ammonimenti per il lettore.
Nel documento Il mito di Gilgamesh [Gilgamesh_1.pdf], troviamo quattro brani che ci
presentano la storia di questo mitico eroe mesopotamico. La scoperta dell’epopea di
Gilgamesh è un passo dell’opera di Ceram, Il libro delle rupi, in cui l’autore, con grande vivezza,
narra la scoperta della tavola XI del poema di Gilgamesh, quella in cui viene descritto il Diluvio
Universale. Invece nei brani Chi è Gilgamesh e La trama delle storie di Gilgamesh nella
versione babilonese, raccontiamo l’epopea e il punto di vista dei Babibolonesi. Infine in
Gilgamesh cerca la pianta che fa riacquistare la gioventù l’eroe viene a sapere che nelle
profondità del mare si trova una pianta che fa riacquistare la gioventù. Riesce ad afferrarla e a
portarla a riva, ma durante una sosta del suo viaggio un serpente gliela strappa di mano.
Le fonti giuridiche
Dopo aver studiato il Codice babilonese di Hammurabi, basato su pesanti pene fisiche fino alla
morte, è interessante leggere nel documento Le leggi prima del Codice di Hammurabi
[hamurrabi.pdf] notizie sul diritto sumerico che puntava soprattutto al risarcimento dei danni
fisici più che alla vendetta, ritenuta del tutto inutile.