CAPITOLO 21
Spinoza (1° parte)
Spinoza nacque ad Amsterdam nel 1632 da una famiglia ebrea . Fu educato nella comunità israelitica, ma nel
1656 venne scomunicato ed espulso per eresie pratiche e insegnate. Si stabili a l’Aia dove passò il resto della
sua vita. Egli aveva appreso l’arte di fabbricare e pulire lenti per strumenti ottici. Spinoza condusse una vita
modesta e tranquilla rifiutando anche alcune proposte di lavoro molto remunerative (non c’aveva voja de fa
niente, solo de fa il filosofo, so boni tutti a di 4 stupidaggini messe insieme). Morì nel 1677.
Le sue opere più importanti sono il Breve trattato, Principi di Filosofia cartesiana. Pensieri metafisici. Trattato
teologio-politico (che non fu tradotto in olandese per paura che fosse proibito in Olanda) e l’Ethica ordine
geometrico demonstrata. Il suo capolavoro, l’Ethica, è una sorta di enciclopedia delle scienze filosofiche che
tratta dei problemi filosofici e etici, seguendo un procedimento espositivo che si scandisce secondo
definizioni, teoremi, corollari ecc. Questa scelta viene da:
 Spinoza è influenzato dalla moda matematizzante dell’epoca che seguiva l’ideale di un sapere
rigoroso e universalmente valido
 Spinoza è un ammiratore delle matematiche e vede nella geometria la precisione
 Spinoza crede che il reale abbia una struttura geometrica.
Per gli studiosi questo metodo rende difficile la comprensione dell’opera.
Il concetto fondamentale della filosofia di Spinoza è la sostanza che in passato era intesa come l’essenza. Per
Spinoza la sostanza è ciò che è in sé e per sé si concepisce. La sostanza deve unicamente a se stessa la propria
esistenza e non necessita di altri esseri per esistere. Inoltre la sostanza non ha bisogno di altri concetti per
essere spiegata, in quanto gode di una totale autonomia ontologica e concettuale. La sostanza è:
 Increata, in quanto non ha bisogno di altri esseri per esistere
 Eterna, perché possiede l’esistenza e non la riceve
 Infinita, perché se fosse finita dipenderebbe da altro
 Unica, poiché non esistono due sostanze dello stesso attributo o di due attributi diversi.
Questa sostanza è Dio. Infatti pensare a Dio significa pensare a una realtà che avendo in sé la propria ragione
d’essere non può non esistere. Inoltre le cose esistono per virtù di un ente necessario che ha in sé la causa del
proprio esistere ed è la causa dell’essere degli altri.
Dio è nel mondo e con esso costituisce la Natura. La sostanza è unica e costituisce una circonferenza infinita
che ha tutto dentro di se e nulla fuori di se e tutte le cose del mondo sono la sostanza. Per questo parliamo di
panteismo spinoziano.
Gli attributi sono le qualità essenziali e strutturali della sostanza. Essendo questa’ultima infinita, anche i suoi
attributi saranno infiniti. Di conseguenza anche la natura risulterà costituita da un’infinità di dimensioni.
Tuttavia degli infiniti volti della natura, noi ne conosciamo soltanto 2: l’estensione e il pensiero, ovvero la
materia e la coscienza. Affermare che noi conosciamo soltanto due attributi della sostanza pone grosse
difficoltà: perché noi ne scorgiamo una minima parte? Attribuire ciò a una deficienza mentale umana significa
introdurre un motivo soggettivo estraneo all’assoluto oggettivismo di spinosa. Per cui la questione rimane senza
risposta (ma allora io dico che cavolo parli a fare delle cose che ti sei immaginato tu e non sai neanche
descriverle) e costituisce una difficoltà dello spinozismo. I modi per Spinoza sono invece i modi di essere, cioè
le manifestazioni particolari delle attributi e si identificano quindi con i singoli corpi e le singole idee che
esistono e possono essere pensati soltanto in virtù della Sostanza. Spinosa distingue due tipi di modi: quelli
infiniti e quelli finiti. I modi finiti costituiscono le proprietà strutturali degli attributi (dall’attributo
dell’estensione ne seguono il movimento o la quiete, dato l’attributo di pensiero, ne seguono, l’intelletto e la
volontà. I modi finiti sono invece gli esseri particolari, questo corpo o quella idea, dunque i singoli corpi e le
singole menti.
Perché allora l’infinito si finitezza? Su questo punto Spinoza non da alcuna risposta (ancora, ma allora so bono
pure io a fa il filosofo, che bello ho un posto assicurato in un libro di filosofia del prossimo secolo)e del resto
non ne può dare alcuna. La sostanza può essere paragonata a un oceano sconfinato ed eterno, gli attributi,
all’estensione dell’acqua, i modi finiti, alle varie onde. La sostanza di Spinosa è la natura come realtà infinita ed
eterna, che si manifesta in un’infinità di dimensioni e che si concretizza in un’infinità di maniere d’essere.
Pertanto, quando Spinoza distingue tra la natura naturante, Dio e gli attributi, considerati come causa, e la
natura naturata, l’insieme dei modi, visti come effetto, non fa altro che ribadire panteisticamente che la
natura è madre e figlia di se medesima.
© Federico Ferranti
www.quartof.com
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