Roberto Nava – FILOSOFIA/ BARUCH SPINOZA: Dio o Sostanza 1

Roberto Nava – FILOSOFIA/ BARUCH SPINOZA: Dio o Sostanza
3) DIO O SOSTANZA
Poste le definizioni viste nei file 1 e 2, nella prima
parte dell’Ethica Spinoza passa a trattare della
“sostanza”, cioè di Dio, delle sue proprietà, attributi e
modi.
Sua prima preoccupazione è chiarire la natura di
Dio e i suoi rapporti col mondo. A questo egli non
perviene per le vie induttive di Aristotele e Tommaso
D’Aquino, né per quelle della teologia negativa o
eminenziale della patristica greca e di Maimonide;
questi procedimenti non sono in grado di esprimere la
visione che Spinoza ha di Dio e dei suoi rapporti con le
cose.
Su due punti egli è certo:
a) Che la realtà suprema è Dio: nulla può esistere senza e fuori di lui; tutto deriva da
lui e ne rispecchia in qualche modo la natura. Spinoza ritiene che i soli concetti che
esprimono adeguatamente questa situazione siano quelli di sostanza, per Dio, e di
modo, per le cose;
b) Che per dare espressione scientifica a questa visione occorre procedere
deduttivamente (come in matematica) e non induttivamente (come avevano fatto
Aristotele e Tommaso D’Aquino), ossia bisogna partire dal concetto di sostanza, far
vedere ch’essa implica l’esistenza e poi dimostrare che da essa procedono tutte
quelle modificazioni che costituiscono il mondo.
Dopo aver, così , stabilito l’esistenza della sostanza e averla identificata con Dio, egli procede ad
illustrarne la natura, mostrando che essa è di diritto infinita, unica, libera, immutabile, eterna.
Dio è infinito perché non può essere limitato da nessuna altra cosa della stessa natura. E’ unico
perché al di là e al di fuori di lui non ci può essere nessun altra cosa. Tutto ciò che è, è in Dio. Da Dio,
dunque, deve essere “dedotto” il mondo. Dio è causa infinita di un infinito effetto: causa e effetto, intesi
nel senso logico di principio e di conseguenza. Il mondo deriva da Dio, “segue” da Dio, come dalla
definizione del triangolo “segue” che la somma dei suoi tre angoli interni sia uguale a due retti, oppure
come dallo spazio infinito si formano le infinite figure geometriche.
Pertanto il processo causativo divino ha per Spinoza queste caratteristiche:
a) È fuori del tempo: tra Dio e mondo non c’è rapporto di prima e poi; la genesi di questo da
quello è un processo eterno, come è eterna la sostanza che di esso agisce;
b) La causalità divina non è transitiva, ma immanente: ossia il prodotto non è fuori dell’agente,
come qualcosa di distinto da esso (secondo il concetto biblico di creazione), ma è in esso,
anzi si identifica con esso. La sua attività è analoga non all’attività per cui un essere vivente
genera un altro essere vivente, bensì a quella per cui i vari colori si generano dalla luce, le
diverse figure geometriche si generano dallo spazio. Il mondo è dunque, per la sua stessa
essenza, identico a Dio (panteismo)1. Dio e mondo, causa ed effetto non sono due realtà, ma
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Panteismo
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una sola, la realtà universale, la “natura” (che significa “genitura”, produzione). Solo che,
considerata come infinita attività produttrice, essa è natura naturans2 (Dio), considerata
come infinito prodotto è natura naturata3 (mondo): Dio non è che la natura in quanto causa
di se stessa, come modificazione di sé medesimo, come sistema di “modi”. 4
Dio è libero perché “agisce secondo le leggi della sua natura e non è costretto all’azione da alcuno”.5
Facendo consistere la libertà “nell’agire secondo le leggi della propria natura” e non nella “deliberazione
meditata” (Aristotele), o nella “scelta tra varie alternative” (Tommaso d’Aquino), o nella
“indeterminazione” (Cartesio), Spinoza si allontana decisamente da tutta la tradizione filosofica
precedente. Di questo è ben consapevole, e cerca pertanto di dare una giustificazione del suo passo
rivoluzionario. Nell’appendice della prima parte cerca di dimostrare che la comune credenza secondo cui
Dio agirebbe con libero arbitrio
è frutto dell’ignoranza delle vere cause dei fenomeni e
dell’antropomorfismo.
Ma se la libertà divina consiste nell’agire secondo le leggi della propria natura è ovvio che Dio è
immutabile. Infatti “le cose non avrebbero potuto essere prodotte da Dio in ordine o modo diverso da
quello con cui sono state prodotte” 6. Le cose procedono necessariamente dalla natura divina e sono
determinate all’esistenza e all’azione dalla necessità della natura di Dio 7.
Che poi Dio sia eterno risulta dal fatto che, come causa sui, contenente in se stesso non solo la
ragione dell’essere suo, ma anche il fondamento di tutto ciò che è, egli non può essere pensato senza che si
abbia la certezza della sua esistenza. Questo esistere necessario e infinito di Dio costituisce la sua eternità. 8
Fin qui, dal punto di vista metodologico, la “teologia” spinoziana non presenta novità rispetto alle
trattazioni tradizionali (di Aristotele, Tommaso d’Aquino, Scoto, Cartesio): come queste, si articola pure lei
in due parti, una riservata alla dimostrazione dell’esistenza di Dio e l’altra allo studio della sua natura;
quest’ultima comprende, tra l’altro, la dimostrazione che Dio è infinito, unico, libero ecc. Ma, mentre nelle
trattazioni tradizionali, l’infinità, l’unità, la libertà, ecc. erano considerati i principali attributi di Dio,
Spinoza non le ritiene affatto attributi ma semplicemente proprietà. Al termina “attributo” egli assegna
una nuova definizione: “Per attributo intendo ciò che l’intelletto percepisce della Sostanza come costitutivo
della sua essenza”.
A giudizio di Spinoza, Dio ha la possibilità di esprimere la sua essenza in un numero infinito di aspetti,
ciascuno in gradi di rappresentarla esaustivamente. Quindi, Dio può avere infiniti attributi. Ma solo due
sono accessibili all’intelletto umano: il pensiero e l’estensione, perché la realtà a noi non presenta che
questi due ordini di determinazioni, pensieri e corpi.
Come è facile vedere, con gli attributi del pensiero e dell’estensione Spinoza riprende la dualità
cartesiana, ma la trasforma da dualità di ordini di sostanza in dualità di aspetti del’unica Sostanza.
I due attributi si trovano in relazione di perfetto parallelismo tra di loro: l’attributo del pensiero
rispecchia punto per punto esattamente tutto quello che è contenuto nell’attributo dell’estensione; del
resto, non può essere che così, perché ogni attributo rispecchia tutta la perfezione della Sostanza dal suo
2
“Natura naturans” (latino = “la natura in quanto produttrice di sé stessa”): è, secondo Giordano
Bruno (sec.XVI) e Baruch Spinoza (sec. XVII), un modo di esprimere l’essenza di Dio. Cfr Anima del mondo,
Panteismo.
3
“Natura naturata” (latino = “la natura in quanto prodotta”): è,secondo Giordano Bruno nel
Cinquecento e Baruch Spinoza nel Seicento, il mondo. Cfr Panteismo.
4
B SPINOZA, Ethica, propositio XXIX.
5
Ib. XVIII
6
Ib. XXXIII
7
Demostratio.
8
Ivi, definitio VIII.
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punto di vista, e non può fare questo che rappresentando perfettamente tutto ciò che è presente negli altri
attributi.
Spinoza chiama “modi”le cose prodotte dalla Sostanza (Dio).
Del modo egli da la seguente definizione: “Per modo intendo le modificazioni della Sostanza, ossia ciò
che esiste in un’altra cosa attraverso la quale può essere anche concepito”.
I modi della Sostanza sono innumerevoli. Di essi, però, alcuni sono finiti e altri infiniti. I modi infiniti
sono quattro: due prodotti immediatamente da Dio, il movimento (motus) e l’intelletto infinito (intellectus
absolute infinitus), e due prodotti da Dio mediante, il volto di tutto l’universo (facies totius universi)
prodotto mediante il moto, e l’idea di Dio (idea Dei)prodotta mediante l’intelletto infinito.
Il numero dei modi infiniti non ha limite: essi non sono altro che le cose particolari, finite. Ogni modo
è ripetuto in ciascun attributo. Perciò vi è un parallelismo perfetto tra i modi come tra gli attributi.
I modi hanno le seguenti proprietà:
a) Non hanno in sé la spiegazione del proprio essere (per definizione);
b) Nel modo esiste una distinzione tra essenza ed esistenza, perché il modo non è causa del
proprio essere;9
c) I modi, cioè tutte le cose particolari finite, accadono necessariamente.
“Nel mondo delle cose (in rerum natura)non vi niente di contingente; ma tutte le cose sono
determinate dalla necessità della natura divina ad esistere ed operare in un dato modo”. 10 Pertanto, la
contingenza come il libero arbitrio sono frutto dell’ignoranza e della fantasia. 11
Se si considerano le cose sub specie aeternitatis è facile comprendere che non c’è niente di
contingente, ma tutto è necessario.12
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Propositio XXIV.
Propositio XXIX.
11
Cfr. Ethica, II, propositio XLIV, cro.1.
12
Cfr. Ivi, propositio, XLIV, cor.2.
10
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