Dalla proposta della famiglia Barilla al soggetto di

Dalla proposta della famiglia Barilla al soggetto di Alessandro Baricco
fino alla realizzazione di Wim Wenders:
la storia dell’ultimo “Film” pubblicitario per i 125 anni di Barilla
Milano, 12 febbraio 2002 - I grandi spazi, la fiducia nel futuro, l’estetica con i guerrieri oro,
rosso e arancio che sembrano usciti da Ran di Akira Kurosawa. E poi ancora la forza del
destino, la capacità di visualizzare il passato e immaginare il futuro, con costumi
fantascientifici, tra Mad Max e Matrix. L’ultimo spot Barilla unisce tutte le passioni del grande
cinema di Wim Wenders.
La cura per la fotografia, l’attenzione ai dettagli, la poesia delle immagini tipiche del regista
tedesco si uniscono all’abilità di raccontare di Alessandro Baricco, grande narratore sia sul
pic colo schermo che in teatro, oltre che nelle pagine dei suoi romanzi, da Castelli di rabbia a
Seta, da Novecento a City.
Come è spesso avvenuto nella storia della comunicazione dell’azienda, l’idea per un “Film”
pubblicitario incentrato sul valore forte del lavoro è nata in casa Barilla. “Il film - ricorda Guido
Barilla - nasce da mio fratello Luca, che una decina di mesi fa ha cominciato a parlarne a me, a
Paolo e ad Emanuela. I 125 anni di Barilla ci sembravano il momento adatto per fare il punto
della nostra storia. Fin dal 1877, anno della sua fondazione, Barilla crede nel lavoro e da
quattro generazioni questo è il nostro primo valore. Il nostro vero capitale, infatti, è quello
umano, che lavora i prodotti della terra per ottenere cibo di uso quotidiano. Volevamo dirlo al
di fuori della comunicazione pubblicitaria usuale e per questo abbiamo chiesto a Baricco,
certamente la persona capace di rendere un pensiero in immagini, di aiutarci. Ci siamo
incontrati più di una volta, abbiamo riflettuto sui contenuti e abbiamo sposato immediatamente
la storia che ci ha proposto. Per farne un film, il nome di Wenders ci è subito parso la scelta
migliore. Abbiamo incontrato il regista più volte: sono stati momenti straordinari anche dal
punto di vista umano. Wenders ci ha stupito per la capacità di recepire anche i simboli, i
segnali più deboli e più profondi. Poi c’è stato un fitto scambio di idee: Wenders scrive quasi in
rima, come se fosse poesia. Leggerlo è stato molto emozionante”.
“Tra i fratelli Barilla” - confida il regista tedesco - si respira un forte spirito di amicizia e
solidarietà, lo stesso che si sente visitando l'azienda. Mi ha affascinato il fatto che continuino a
credere in ciò che loro padre ha sempre cercato di trasmettere: nella virtù del lavoro. A partire
da questo nucleo centrale - l'etica del lavoro, la forza del capitale umano - è nato il soggetto
del film. Alessandro Baricco si è mosso in piena libertà creativa, come già fecero negli anni
scorsi altri artisti - da Fellini a Tornatore - nelle numerose pubblicità Barilla.
E come accadeva in passato con Pietro Barilla, la famiglia Barilla è riuscita a convincere
Baricco, che normalmente non lavora per la pubblicità.
"Quando ho sentito la proposta - racconta sorridendo Alessandro Baricco -mi sembrava quasi
uno scherzo. Dicevano: Barilla vuole un “Film” nel quale non deve apparire nemmeno un
fusillo… ho trovato interessante fare pubblicità, per cosi dire, non aggressiva. E le persone con
cui mi hanno fatto lavorare mi piacevano e così l'ho fatto".
“Ho trovato la sceneggiatura iniziale fantastica”, rivela il regista tedesco. “Mi piace la filosofia
che sta dietro: il mondo come un campo di grano, una solida immagine di pace e tranquillità
iniziale che viene violentemente turbata”. Identica la stima di Baricco: “Ho 44 anni e come tutti
quelli della mia generazione sono un fan di Wenders. Nel senso che ci ha insegnato che si
poteva fare un certo tipo di cinema epico ma intelligente. In questo senso, Nel corso del tempo
rimane il film che non dico ha cambiato la mia vita, che sarebbe un po’ troppo, ma il modo di
pensare le storie. Wenders ha un modo di guardare fantastico, in questo senso è l’incarnazione
della figura del regista: guarda il mondo come la gente normale non è capace di fare. I primi
minuti di Million dollar Hotel sono fantastici: solo immagini. Dopo quei cinque minuti, già i soldi
del biglietto erano ben spesi…”
Baricco e Wenders
sono pienamente soddisfatti di questa esperienza: “Insieme abbiamo
cambiato alcune idee senza che nessuno dei due dovesse scendere a compromessi per
soddisfare le esigenze dell'altro”, spiega Wenders, che poi si è divertito a girare il film in
Sudafrica, tra decine di comparse, armi, costumi: “lavorare con i cavalli è stato incredibile: non
avevo mai diretto un film western!”
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