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170
5
La crisi
della Repubblica
A Roma si diffonde
la corruzione
1
Nelle province i proconsoli e i propretori
governavano in nome di Roma e i loro
poteri erano vastissimi: civili, militari, giudiziari. Poiché però (come tutti i magistrati) duravano in carica solo un anno, essi
non potevano assicurare alle province una
continuità amministrativa.
Per risolvere questo problema Roma appaltò una serie di funzioni a un certo numero di agenti, che chiamò pubblicani
(cioè “appaltatori”), i quali avevano il
compito di riscuotere i tributi e di svolgere quella serie infinita di mansioni che
oggi in Italia sono affidate ai funzionari e
agli impiegati statali.
Mentre però questi ultimi percepiscono
un normale stipendio a fine mese, i pubblicani erano imprenditori privati che lo
Stato pagava a percentuale su ogni affare
concluso.
L’ammontare delle percentuali era legalmente stabilito, ma la scarsa sorveglianza
dei proconsoli o, a volte, la loro complicità, permise il dilagare della corruzione.
Ben presto pubblicani e proconsoli divennero per i provinciali il motivo di massimo
risentimento verso la Repubblica romana.
La legge cautelativa
Senatori
Cavalieri
• Sono nobili
• Non sono nobili
• Ricavano altissime rendite
dai loro possedimenti terrieri
• Non possono possedere
terra
• Non possono occuparsi
di commercio e di affari
• Possono guadagnare cifre enormi
come pubblicani, mercanti o usurai
• Come membri a vita del Senato
sono i massimi responsabili
del governo della Repubblica
• Possono accedere a tutte
le magistrature minori, ma non
al consolato e quindi al Senato
I senatori possono fare
politica ma non possono fare
affari, i cavalieri fanno affari
ma non possono fare politica
2
Per evitare che la corruzione e gli affari
inquinassero l’imparzialità di chi governava la Repubblica, un tribuno della plebe
fece approvare in quegli anni una legge
cautelativa.
In base a essa, chi aspirava a ricoprire cariche politiche doveva dimostrare di possedere solo terreni agricoli e di non essere coinvolto in altri affari (commerci, appalti, prestiti di denaro a usura, ecc.).
La società dei ricchi (nobili o semplici cittadini che avevano fatto fortuna) si divise
quindi in due categorie:
• i senatori, arbitri della vita politica e proprietari di possedimenti sempre più vasti,
ma esclusi dai commerci e dagli affari;
• i cavalieri (così chiamati perché nell’esercito militavano nella cavalleria), che
potevano guadagnare e investire denaro
esercitando la professione di mercante o di
pubblicano, ma non potevano intraprendere
la carriera politica.
L’Impero romano si riempie
di milioni di schiavi
3
La conquista dell’Impero mutò profondamente il carattere dei Romani; quel popolo
di agricoltori che, come raccontavano le leggende, dopo avere combattuto nelle legioni
tornava all’aratro anche se apparteneva a
una famiglia patrizia, si trasformò in una società raffinata e amante delle arti, ma anche
avida di lusso, impegnata negli affari e negli
intrighi politici e intenzionata a sfruttare i
vinti senza pietà.
Le conquiste fecero esplodere il fenomeno
della schiavitù. I pochi schiavi che i ricchi
romani avevano posseduto prima delle
Guerre puniche divennero milioni.
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5 - La crisi della Repubblica 171
Per lo più erano prigionieri di guerra e
venivano comprati sul campo stesso delle
battaglie, quando ancora si udivano i
lamenti dei feriti, dai mercanti che seguivano le legioni.
Poi i mercanti li selezionavano e li vendevano all’asta nei mercati dell’Impero. Altre
volte i consoli vendettero intere popolazioni, come accadde ai Galli Liguri quando
le legioni entrarono nel loro territorio.
Alcune campagne fruttarono in un colpo
solo 150 000 schiavi tra uomini, donne e
bambini.
La rovina dei contadinilegionari contribuisce
alla formazione dei latifondi
4
Mentre senatori e cavalieri aumentavano a
dismisura le loro ricchezze, si consumava la
rovina dei contadini italici che avevano
combattuto nelle legioni durante le Guerre
puniche. Quando tornarono alle loro fattorie, in Campania, nel Lazio, in Etruria e altrove, questi legionari – che a volte erano
stati lontani da casa dieci, dodici, sedici anni – trovarono i campi abbandonati e sterili
per mancanza di braccia. E quando si spaccarono la schiena per dissodarli di nuovo,
seminarli e godere i frutti del raccolto, si accorsero che il grano della Sicilia, l’olio della Grecia, il vino della Siria battevano sui
mercati i loro prodotti per il prezzo più basso e la qualità migliore.
Colpiti dalla crisi economica, i piccoli proprietari si indebitarono per comprare nuove sementi dalla nobiltà senatoria che possedeva le terre più fertili, e le offrirono il
proprio lavoro come braccianti per pagare
i debiti e conservare il campo.
Il lavoro a giornata però non serviva più ai
grandi proprietari, perché ormai essi facevano coltivare le loro terre da migliaia di
schiavi. Uno schiavo offriva diversi vantaggi rispetto a un bracciante: costava solo
vitto e alloggio e non doveva abbandonare
i campi ogni volta che lo Stato chiamava i
contadini a servire nelle legioni.
I debiti costrinsero decine di migliaia di
piccoli proprietari a svendere i loro campi
ai grandi proprietari terrieri, che accumularono centinaia di piccoli lotti fino a costituire enormi distese di terreno, i latifondi.
GLI SCHIAVI DEI LATIFONDI.
Uno schiavo raccoglie
le olive nel latifondo
che un senatore ha
comprato là dove prima
sorgeva Cartagine.
(Mosaico del III sec. d.C.,
Tunisia, Museo di Tunisi.)
DALLA PICCOLA PROPRIETÀ AL LATIFONDO
Nei primi secoli della Repubblica le fattorie erano quasi tutte di modeste proporzioni e venivano mantenute dal lavoro di una sola famiglia, aiutata al
massimo da uno o due schiavi. Questi piccoli proprietari ne ricavavano a
sufficienza per nutrirsi e per vendere
al mercato ciò che producevano in più.
Durante le Guerre puniche la stragrande maggioranza dei contadini dovette abbandonare le fattorie e servire nelle legioni. Privi di braccia, i campi restarono incolti; molte fattorie furono
addirittura devastate dalle battaglie e
dai soldati in marcia di entrambi gli
eserciti.
Finite le guerre, molti possessori di piccole fattorie non riuscirono a riparare
i danni e affogarono nei debiti. Dopo
qualche anno le loro terre furono incamerate dai proprietari più ricchi, che
le trasformarono in fattorie enormi, condotte da migliaia di schiavi.
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172 MODULO 4 - Roma nell’età della Repubblica
I latifondi cambiano
il paesaggio italico e i contadini
si riversano nelle città
5
La formazione del latifondo cambiò radicalmente sia il paesaggio sia la composizione sociale dell’Italia.
Là dove prima c’era un reticolato perfettamente ordinato di piccoli poderi, ora si estendevano a perdita d’occhio i
terreni delle grandi famiglie senatorie e,
mentre un tempo su ogni podere sorgeva la
piccola fattoria di una famiglia contadina,
ora immense distese coltivate erano dominate da un’unica grande azienda agricola,
brulicante di schiavi, chiamata villa in latino.
Inoltre, poiché i latifondi erano enormi, le famiglie senatorie non avevano interesse a farli
coltivare interamente e quindi ne lasciarono
incolte cospicue porzioni che si inselvatichirono e si ricoprirono di paludi, come accadde
in Maremma e nella Pianura pontina.
IL PAESAGGIO
L’URBANESIMO.
I contadini di tutta Italia
si riversano a Roma, che
comincia a espandersi
oltre le Mura serviane. 1
I contadini inurbati
diventano plebei
disoccupati che ciondolano
oziosamente per le strade
della città. 2
1
Dalla Gallia
Cisalpina
LA COMPOSIZIONE SOCIALE Contemporaneamente i contadini che avevano svenduto i loro poderi emigravano a Roma e in
altre città in cerca di un lavoro. Allora però
non esistevano industrie come quelle moderne e la manodopera veniva impiegata
solo in alcuni lavori pubblici, rari e di breve durata.
Per questo motivo un’intera categoria di
piccoli proprietari agricoli si trasformò in
proletariato disoccupato che affollava i
cadenti fabbricati dei quartieri popolari cittadini. Accadde così che le campagne si
spopolarono e le città si riempirono, dando
luogo a un fenomeno chiamato urbanesimo (da urbs, “città”). Roma, presa d’assalto da queste masse povere e senza speranza,
si avviò a raggiungere il milione di abitanti.
Dall’Etruria
ROMA
Mura
serviane
Dalle regioni
adriatiche
Dalla Campania
2
I tribuni Tiberio e Gaio Gracco
propongono riforme in favore della
plebe e vengono uccisi dagli
aristocratici: comincia l’epoca
dell’illegalità
6
A questi problemi tentò di porre rimedio
un gruppo di nobili, tra i quali emergevano
i fratelli Tiberio e Gaio Gracco, discendenti da una famiglia antica e gloriosa, che
aveva dato numerosi consoli alla Repubblica.
Entrambi furono eletti tribuni della plebe:
Tiberio nel 133 a.C. e Gaio nel 123 a.C.
Entrambi proposero una legge agraria che
avrebbe restituito i campi alla plebe urbana, togliendone una piccola parte ai “possessori” di latifondi.
Queste leggi non avrebbero fatto torto a
nessuno, anzi avrebbero ripristinato la
legalità, perché i “possessori” non erano
proprietari, ma semplici affittuari. Molti
dei terreni conquistati in Italia e distribuiti
agli agricoltori, infatti, erano stati proclamati in origine agro pubblico, cioè “territorio dello Stato”, e chiunque aveva acquisito il diritto di sfruttarli era tenuto a restituirli se lo Stato lo richiedeva.
Da tempo però la nobiltà romana considerava illegalmente i terreni pubblici come
terreni di sua proprietà. Essa non volle
neppure mettere in discussione i privilegi
che aveva accumulato e, quando il pericolo
di perderli divenne concreto, fece assassinare prima Tiberio, poi, dieci anni dopo,
suo fratello Gaio, compiendo un atto illegale contro la legge e la religione, poiché
i tribuni erano “sacri e inviolabili”.
Tra le leggi proposte da Gaio Gracco ve
n’era una particolarmente importante perché concedeva la cittadinanza romana
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5 - La crisi della Repubblica 173
il documento
La tragedia dei contadini italici
Lo storico Plutarco riporta un discorso attribuito a Tiberio Gracco.
Le belve che abitano l’Italia hanno
una loro tana, hanno un giaciglio su
cui riposare. Ma coloro che combattono e muoiono per l’Italia hanno
solo aria e luce e nient’altro.
Senza casa, senza residenza fissa,
vagano con la moglie e i figli; e i generali li ingannano questi soldati,
quando, al momento di combattere,
li incitano a difendere dal nemico il
focolare domestico e la tomba degli
avi; nessuno infatti di questi Romani, che sono tanti, ha un altare o un
sepolcro di famiglia! È solo per il
lusso e la ricchezza degli altri che
essi combattono e muoiono. E sono
chiamati padroni del mondo, quando
non hanno una sola zolla di terra che
sia loro.
PLUTARCO, Vita di Tiberio Gracco
Rispondi alle seguenti domande.
1. Chi sono i soldati di cui parla il
documento?
contadini italici
mercenari
agli alleati italici collocati sull’ultimo gradino dell’“ordinamento scalare”.
Costoro avevano combattuto per più di tre
secoli nelle legioni di Roma e ora chiedevano in cambio di ottenere questo privilegio. Gaio aveva percepito la loro esasperazione e con la sua legge intendeva evitare
una ribellione generale che avrebbe avuto
conseguenze sanguinose per l’Italia intera.
La sua morte segnò invece la fine delle
riforme.
Gli ex contadini non riottennero i propri
campi e gli Italici, delusi nelle loro speranze, cominciarono a covare vendetta verso
questa ingiustizia.
Nascono le fazioni
degli Ottimati e dei Popolari
7
La durissima lotta tra i Gracchi e i loro
avversari, la sconfitta dei due tribuni e il
loro assassinio segnarono una svolta nella
storia di Roma.
Da allora in poi la società romana si divise
in due fazioni nemiche:
• i Popolari, gli “amici del popolo”, che si
ispiravano alle idee dei Gracchi, volevano
ridimensionare gli enormi poteri del Senato e tentavano di attenuare lo squilibrio
tra ricchi e poveri ridistribuendo la terra
con la proposta di nuove leggi agrarie. Di
essi facevano parte la maggioranza dei plebei e una minoranza di nobili;
• gli Ottimati (dall’aggettivo superlativo
2. Chi aveva altari e sepolcri di famiglia?
i soldati delle legioni
i generali
gli schiavi
3. Per che cosa combattono i soldati romani?
per difendere le proprie case
per procurare lusso e ricchezza
ai nobili
4. Perché non hanno una zolla di
terra loro?
perché sono mercanti, artigiani,
cavalieri
perché i nobili hanno incamerato
le loro fattorie
“ottimo”, “il migliore”, con il quale essi
indicavano se stessi), che invece volevano
rafforzare ulteriormente i poteri del Senato
e impedivano qualsiasi tentativo di rinnovamento nel timore che intaccasse i loro
privilegi; gli Ottimati erano tutti nobili, ma
avevano dalla loro parte anche le proprie
schiere di clienti, quei plebei nullatenenti
che essi mantenevano e impiegavano in
ogni genere di servizio; all’occorrenza, con
i clienti costituivano bande armate che
scagliavano contro i Popolari.
Un altro tipo di rivalità separava i senatori,
per lo più grandi proprietari terrieri, dal ceto attivo e intraprendente dei cavalieri, che
commerciavano o che, come pubblicani,
avevano l’appalto delle tasse e dei lavori
pubblici nelle province. A causa della rivalità fra queste due fazioni e fra questi due
ceti, verso la fine del II secolo e per quasi
tutto il I secolo a.C. la Repubblica fu tragicamente lacerata da profondi contrasti.
Popolari e Ottimati
Popolari
•Seguaci dei Gracchi
•Contro lo strapotere del Senato
•Contro lo squilibrio tra ricchi
e poveri
•A favore della ridistribuzione
della terra ai contadini
Ottimati
•Mandanti dell’assassinio dei Gracchi
•Favorevoli a un rafforzamento del potere
del Senato
•Decisi a mantenere la plebe nella povertà
•Contrari alla redistribuzione delle terre
ai contadini
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174 MODULO 4 - Roma nell’età della Repubblica
Mario diventa il capo
dei Popolari e riforma l’esercito
8
LA MONETA DEGLI ALLEATI.
Fu coniata dagli abitanti
di Corfirio, il centro
della rivolta. Vi incisero
orgogliosamente
la parola “Italia”.
DALL’ESERCITO
Dopo la morte dei Gracchi, i Popolari cercarono di raccogliersi intorno a un altro
capo di prestigio che unisse all’abilità politica la gloria militare: a Roma questa era
una qualità essenziale per suscitare l’entusiasmo della folla e trarre dalla propria
parte gli incerti.
Nel 107 a.C. il capo che rispose a queste
esigenze fu Gaio Mario, un nobile di origine plebea che, eletto più volte console,
guidò alla vittoria le legioni di Roma prima
contro un re africano ribelle, Giugurta, poi
contro due agguerrite tribù germaniche che
stavano invadendo l’Italia.
Oltre che per le imprese militari, Mario si
segnalò per una radicale riforma dell’esercito con cui risolse due problemi.
Il primo problema era quello di sempre,
cioè la miseria dei proletari. Il secondo
derivava dal primo; infatti un’antica legge
prescriveva che aveva l’onore e l’obbligo
di militare nell’esercito solo chi possedeva
terra e perciò poteva pagarsi le armi e l’equipaggiamento; di conseguenza la fine
della piccola proprietà contadina rendeva
sempre più difficile trovare uomini per
formare le legioni.
La riforma di Mario si articolò così:
• l’esercito sarebbe stato formato esclusivamente da volontari;
• per arruolarsi non occorreva più possedere terra;
• i legionari non solo non dovevano pagarsi l’equipaggiamento, ma anzi avrebbero
ricevuto una paga giornaliera e premi in
caso di vittoria;
• chi fosse diventato veterano, cioè avesse
compiuto 16 anni di servizio militare,
avrebbe ricevuto come liquidazione un
appezzamento di terra diventando un piccolo proprietario.
Scoppia una guerra atroce,
la Guerra sociale
9
Purtroppo una prova terribile attendeva le
nuove legioni nate dalla riforma. L’esasperazione degli Italici che, sin dal tempo
dei Gracchi chiedevano invano la cittadinanza romana, determinò infatti la loro
ribellione e causò una sanguinosa Guerra
sociale (da socii, “alleati”) che durò dal 90
all’88 a.C.
Essa fu una guerra fratricida, in cui Romani
e Alleati italici, amici e compagni d’arme in
decine di battaglie, furono costretti a combattersi e a uccidersi. Roma vinse, ma, ter-
DI CITTADINI ALL’ESERCITO DI VOLONTARI: I CONSOLI DIVENTANO I
I cittadini più ricchi
potevano mantenere
un cavallo e quindi
servivano nella
cavalleria.
“SIGNORI
DELLA GUERRA”
I contadini più poveri
combattevano sulle
ali usando pietre
e attrezzi agricoli
(falci, forconi, ecc.).
In battaglia la plebe con un buon reddito formava
il centro dello schieramento. Era armata a sue
spese di asta, spada, pugnale e scudo.
Dalla fondazione di Roma fino al 107 a.C., l’anno della riforma di Mario, l’esercito romano fu
formato solo dai cittadini che possedevano un appezzamento di terra e che quindi potevano procurarsi le armi a proprie spese e mantenersi durante la campagna militare. In quell’epoca la composizione dell’esercito era all’incirca quella rappresentata nel disegno. I proletari non potevano militare nell’esercito e, di conseguenza, non avevano neppure i diritti civili.
Il console Gaio Mario riforma l’esercito.
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5 - La crisi della Repubblica 175
minata la guerra, le campagne erano devastate e gli uomini decimati. Per giunta, per
rompere il fronte avversario, il Senato fu
costretto a concedere progressivamente a
quasi tutti gli Alleati la cittadinanza romana. Se lo avesse fatto quando lo aveva
proposto Gaio Gracco, molto sangue sarebbe stato risparmiato.
Ottimati e Popolari scatenano
le Guerre civili
10
L’uomo che sconfisse gli Alleati italici si
chiamava Lucio Cornelio Silla. Era un
patrizio e divenne il capo degli Ottimati.
A lui il Senato affidò la punizione di un re
asiatico, Mitridate, che aveva scatenato una
rivolta nelle province romane in Oriente.
Silla partì e nell’85 a.C. costrinse Mitridate
ad arrendersi.
Prima della partenza, però, accadde a Roma un episodio gravissimo che diede inizio
a una nuova serie di atti illegali, i quali
deteriorarono in maniera irreversibile la fiducia dei cittadini nelle leggi. Nell’88 a.C.,
infatti, Silla era con il suo esercito in Campania, pronto a salpare per l’Oriente, quando l’Assemblea della plebe gli tolse il comando e lo affidò a Mario. Era un atto illegale, perché la plebe non poteva togliere
a un console un comando militare affidatogli dal Senato; ma ad esso Silla rispose con
un altro atto illegale: marciò su Roma ed
entrò con le sue legioni in assetto di guerra
nel sacro recinto delle mura, cosa che la
legge vietava severamente.
Allora, per la prima volta, due eserciti romani si scontrarono fra loro: i legionari
di Silla massacrarono i legionari di Mario e
partirono per la guerra. Nei tre anni della
loro assenza, però, Roma cadde di nuovo
in preda ai Popolari e molti Ottimati furono
trucidati con i loro clienti; le loro teste
mozzate venivano esposte ogni giorno nel
Foro.
L’88 a.C. viene considerato dagli storici
l’anno di inizio delle Guerre civili (ovvero
“guerre tra cittadini”, da civis, “cittadino”).
Esse finirono solo nel 31 a.C., poco meno
di sessant’anni dopo.
Silla, esponente degli Ottimati,
si proclama illegalmente dittatore
11
Silla tornò a Roma nell’83 a.C. e, d’accordo con il Senato, divenne il padrone assoluto di Roma, assumendo nell’82 a.C. una
carica non contemplata dalla costituzione
repubblicana: quella di dittatore a tempo
indeterminato con tutti i poteri, militari,
La conseguenza è che i nuovi
legionari si legano al loro generale, dal quale dipendono le loro fortune, più che alla Repubblica.
I generali cominciano a disporre di eserciti fedelissimi e con
essi possono ricattare lo Stato.
Nasce l’epoca dei “Signori della guerra”.
I nuovi legionari sono
volontari e in gran parte proletari.
Ricevono una paga.
Vengono armati a spese dello Stato.
Si impegnano a servire nell’esercito per 16
anni (poi 20, infine 24).
SILLA.
Divenuti “veterani”, alla fine del
servizio ottengono come liquidazione un campo e diventano
piccoli proprietari.
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176 MODULO 4 - Roma nell’età della Repubblica
civili, giudiziari. Questo atto incostituzionale fu una delle tante illegalità tollerate in
quel burrascoso periodo.
Mario intanto era morto e la vendetta degli
Ottimati si abbatté sui Popolari con una
violenza senza precedenti. Silla infatti
emanò le tavole di proscrizione, che erano
elenchi appesi nel Foro e continuamente
aggiornati, contenenti i nomi dei suoi
nemici.
Chiunque poteva ucciderli a vista e senza
processo: non solo non sarebbe stato punito per questo ennesimo atto illegale, ma
anzi avrebbe ricevuto una ricompensa.
Morirono così 80 senatori, 1500 cavalieri e
migliaia di cittadini in tutta Italia, ai quali
furono anche confiscati i beni. In base alla
riforma di Mario, parte delle terre ottenute
con le confische furono distribuite in premio ai veterani che avevano combattuto
nelle legioni di Silla; molte altre, invece,
furono incamerate dagli Ottimati che lo
sostenevano e dai loro clienti.
Nell’80 a.C., soddisfatto di aver consolidato definitivamente il potere degli Ottimati,
Silla abbandonò improvvisamente la vita
politica e si ritirò in una sua villa in Campania, dove morì due anni dopo.
In sintesi
1-2
Proconsoli e propretori governano le province con poteri molto ampi. Il compito di riscuotere i tributi provinciali
è affidato ai pubblicani che spesso sono corrotti. A Roma
un tribuno della plebe fa approvare una legge cautelativa
in base alla quale chi vuole ottenere cariche politiche deve
dimostrare di possedere soltanto terre e non essere coinvolto in altri affari. I ricchi si dividono così in due categorie: i
senatori, grandi proprietari terrieri, e i cavalieri che sono
abili affaristi ma ai quali è preclusa la carriera politica.
3-4 La conquista dell’Impero fa esplodere il fenomeno
della schiavitù, alimentato dai prigionieri di guerra e talvolta da intere popolazioni sconfitte. Nel contempo i contadini italici che combattono nelle legioni al ritorno dalla
guerra trovano i loro campi abbandonati e sterili; così i contadini piccoli proprietari si indebitano e si offrono come
braccianti presso i grandi proprietari, i quali però trovano
più conveniente il lavoro degli schiavi. Costretti dai debiti, i
piccoli proprietari vendono ai grandi agrari le loro terre favorendo la nascita dei latifondi.
5-6 Un’unica azienda agricola, la villa, domina immense
distese lavorate dagli schiavi, mentre molti terreni abbandonati si trasformano in paludi. Nasce così il fenomeno
dell’urbanesimo: i contadini costretti a vendere il loro podere emigrano in città in cerca di lavoro e, una volta inurbati, formano un proletariato disoccupato. Due fratelli,
Tiberio e Gaio Gracco, tribuni della plebe rispettivamente nel 133 e nel 123 a.C., propongono una legge agraria
che, nel tentativo di risolvere il problema, tolga una piccola parte di terra ai latifondi per ridistribuirla alla plebe urbana. Si tratta di terre appartenenti all’agro pubblico, ma la
nobiltà romana, che illegalmente le considera sue, fa
assassinare prima Tiberio e poi Gaio. Una legge proposta
da Gaio avrebbe inoltre concesso la cittadinanza romana agli alleati italici ma la morte del tribuno segna la fine
delle riforme.
7
La società romana si divide ora in due fazioni nemiche: Popolari (plebei e in minoranza nobili) e Ottimati (senatori e nobili), sostenuti dai loro clienti e dalle loro bande
armate. Un continua rivalità separa anche i due ceti dei senatori e dei cavalieri.
8-9 Nel 107 a.C. il capo dei Popolari, Mario, con una
riforma dell’esercito risolve due problemi: la miseria dei
proletari e la necessità di uomini per formare le legioni.
L’esercito viene ora costituito da volontari e non occorre
più possedere terra per arruolarsi. I legionari ricevono dallo
Stato l’equipaggiamento, una paga giornaliera e premi.
Al congedo, ottengono un appezzamento di terra. Questo esercito affronta dal 90 all’88 a.C. la Guerra sociale (da
socii, “alleati”) suscitata dagli Italici, esasperati per non
aver ottenuto la cittadinanza romana.
10-11
Il vincitore della Guerra sociale, Silla, diviene il capo
degli Ottimati. Quando Silla, su ordine del Senato, si appresta a partire per una spedizione in Oriente, l’Assemblea
della plebe, con atto illegale, gli toglie il comando dell’esercito e lo affida a Mario, capo dei Popolari. Con un altro
atto illegale Silla marcia su Roma ed entra in città con l’esercito in assetto di guerra. I due eserciti si scontrano e
quello di Silla ha il sopravvento. Partito Silla per l’Oriente,
a Roma i Popolari perseguitano gli Ottimati. Questa nuova serie di illegalità provoca, nell’88 a.C., lo scoppio delle Guerre civili che si protrarranno fino al 31 a.C. Silla torna vittorioso a Roma nell’83 a.C. e assume nell’82 a.C., la
carica di dittatore a tempo indeterminato con pieni poteri. Mario è morto e la vendetta degli Ottimati si abbatte sui
Popolari. Silla emana le tavole di proscrizione, elenchi dei
suoi nemici sempre aggiornati e appesi nel Foro: chiunque
può ucciderli. Le terre confiscate vengono distribuite in
premio ai veterani di Silla il quale, nell’80 a.C., si ritira a vita privata.
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5 - La crisi della Repubblica 177
Pagine operative
1
Completa la tabella seguente.
Chi erano
Che cosa facevano
Pubblicani
........................................................
.........................................................
Senatori
........................................................
.........................................................
Cavalieri
........................................................
.........................................................
Schiavi
........................................................
.........................................................
Braccianti
........................................................
.........................................................
Proletari
........................................................
.........................................................
Per ognuna delle seguenti frasi, indica
con una crocetta il completamento corretto.
2
Tiberio e Gaio Gracco proposero leggi che avrebbero
favorito i grandi proprietari terrieri.
restituito i campi alla plebe urbana.
I “possessori” erano
proprietari.
affittuari.
Gli alleati italici volevano la cittadinanza romana perché
avevano combattuto per più di tre secoli
nelle legioni di Roma.
non volevano più combattere per Roma.
Completa la tabella, inserendo opportunamente le affermazioni riportate di seguito, così da delineare i profili di Mario e di Silla.
3
Mario
.......................................................
.......................................................
.......................................................
4
Rispondi alle seguenti domande.
Quale atto illegale compì l’Assemblea della plebe nei confronti di Silla nell’88 a.C.?
............................................................................
Quale atto illegale compì Silla in risposta?
............................................................................
............................................................................
Completa il brano seguente inserendo
correttamente i termini indicati sotto.
5
.......................................................
Allora, per la prima volta, due eserciti romani si
scontrarono fra loro: i legionari di ...................
massacrarono i legionari di ................... e partirono per la guerra. Nei tre anni della loro assenza, però, Roma cadde di nuovo in preda ai
........................ e molti ....................... furono
trucidati con i loro clienti; le loro teste mozzate
venivano esposte ogni giorno nel ............. .
.......................................................
Popolari – Foro – Silla – Ottimati – Mario
.......................................................
.......................................................
Silla
Si segnalò per una radicale riforma dell’esercito.
Era un nobile di origine plebea.
Era il capo degli Ottimati.
Sconfisse gli Italici vincendo la Guerra sociale.
Era il capo dei Popolari.
Era un aristocratico.
Emanò illegalmente le tavole di proscrizione.
Assunse illegalmente la carica di dittatore a
tempo indeterminato.
.......................................................
.......................................................
.......................................................