Modulo 4 IMP. (170-203) 27-09-2004 14:17 Pagina 170 170 5 La crisi della Repubblica A Roma si diffonde la corruzione 1 Nelle province i proconsoli e i propretori governavano in nome di Roma e i loro poteri erano vastissimi: civili, militari, giudiziari. Poiché però (come tutti i magistrati) duravano in carica solo un anno, essi non potevano assicurare alle province una continuità amministrativa. Per risolvere questo problema Roma appaltò una serie di funzioni a un certo numero di agenti, che chiamò pubblicani (cioè “appaltatori”), i quali avevano il compito di riscuotere i tributi e di svolgere quella serie infinita di mansioni che oggi in Italia sono affidate ai funzionari e agli impiegati statali. Mentre però questi ultimi percepiscono un normale stipendio a fine mese, i pubblicani erano imprenditori privati che lo Stato pagava a percentuale su ogni affare concluso. L’ammontare delle percentuali era legalmente stabilito, ma la scarsa sorveglianza dei proconsoli o, a volte, la loro complicità, permise il dilagare della corruzione. Ben presto pubblicani e proconsoli divennero per i provinciali il motivo di massimo risentimento verso la Repubblica romana. La legge cautelativa Senatori Cavalieri • Sono nobili • Non sono nobili • Ricavano altissime rendite dai loro possedimenti terrieri • Non possono possedere terra • Non possono occuparsi di commercio e di affari • Possono guadagnare cifre enormi come pubblicani, mercanti o usurai • Come membri a vita del Senato sono i massimi responsabili del governo della Repubblica • Possono accedere a tutte le magistrature minori, ma non al consolato e quindi al Senato I senatori possono fare politica ma non possono fare affari, i cavalieri fanno affari ma non possono fare politica 2 Per evitare che la corruzione e gli affari inquinassero l’imparzialità di chi governava la Repubblica, un tribuno della plebe fece approvare in quegli anni una legge cautelativa. In base a essa, chi aspirava a ricoprire cariche politiche doveva dimostrare di possedere solo terreni agricoli e di non essere coinvolto in altri affari (commerci, appalti, prestiti di denaro a usura, ecc.). La società dei ricchi (nobili o semplici cittadini che avevano fatto fortuna) si divise quindi in due categorie: • i senatori, arbitri della vita politica e proprietari di possedimenti sempre più vasti, ma esclusi dai commerci e dagli affari; • i cavalieri (così chiamati perché nell’esercito militavano nella cavalleria), che potevano guadagnare e investire denaro esercitando la professione di mercante o di pubblicano, ma non potevano intraprendere la carriera politica. L’Impero romano si riempie di milioni di schiavi 3 La conquista dell’Impero mutò profondamente il carattere dei Romani; quel popolo di agricoltori che, come raccontavano le leggende, dopo avere combattuto nelle legioni tornava all’aratro anche se apparteneva a una famiglia patrizia, si trasformò in una società raffinata e amante delle arti, ma anche avida di lusso, impegnata negli affari e negli intrighi politici e intenzionata a sfruttare i vinti senza pietà. Le conquiste fecero esplodere il fenomeno della schiavitù. I pochi schiavi che i ricchi romani avevano posseduto prima delle Guerre puniche divennero milioni. Modulo 4 IMP. (170-203) 27-09-2004 14:17 Pagina 171 5 - La crisi della Repubblica 171 Per lo più erano prigionieri di guerra e venivano comprati sul campo stesso delle battaglie, quando ancora si udivano i lamenti dei feriti, dai mercanti che seguivano le legioni. Poi i mercanti li selezionavano e li vendevano all’asta nei mercati dell’Impero. Altre volte i consoli vendettero intere popolazioni, come accadde ai Galli Liguri quando le legioni entrarono nel loro territorio. Alcune campagne fruttarono in un colpo solo 150 000 schiavi tra uomini, donne e bambini. La rovina dei contadinilegionari contribuisce alla formazione dei latifondi 4 Mentre senatori e cavalieri aumentavano a dismisura le loro ricchezze, si consumava la rovina dei contadini italici che avevano combattuto nelle legioni durante le Guerre puniche. Quando tornarono alle loro fattorie, in Campania, nel Lazio, in Etruria e altrove, questi legionari – che a volte erano stati lontani da casa dieci, dodici, sedici anni – trovarono i campi abbandonati e sterili per mancanza di braccia. E quando si spaccarono la schiena per dissodarli di nuovo, seminarli e godere i frutti del raccolto, si accorsero che il grano della Sicilia, l’olio della Grecia, il vino della Siria battevano sui mercati i loro prodotti per il prezzo più basso e la qualità migliore. Colpiti dalla crisi economica, i piccoli proprietari si indebitarono per comprare nuove sementi dalla nobiltà senatoria che possedeva le terre più fertili, e le offrirono il proprio lavoro come braccianti per pagare i debiti e conservare il campo. Il lavoro a giornata però non serviva più ai grandi proprietari, perché ormai essi facevano coltivare le loro terre da migliaia di schiavi. Uno schiavo offriva diversi vantaggi rispetto a un bracciante: costava solo vitto e alloggio e non doveva abbandonare i campi ogni volta che lo Stato chiamava i contadini a servire nelle legioni. I debiti costrinsero decine di migliaia di piccoli proprietari a svendere i loro campi ai grandi proprietari terrieri, che accumularono centinaia di piccoli lotti fino a costituire enormi distese di terreno, i latifondi. GLI SCHIAVI DEI LATIFONDI. Uno schiavo raccoglie le olive nel latifondo che un senatore ha comprato là dove prima sorgeva Cartagine. (Mosaico del III sec. d.C., Tunisia, Museo di Tunisi.) DALLA PICCOLA PROPRIETÀ AL LATIFONDO Nei primi secoli della Repubblica le fattorie erano quasi tutte di modeste proporzioni e venivano mantenute dal lavoro di una sola famiglia, aiutata al massimo da uno o due schiavi. Questi piccoli proprietari ne ricavavano a sufficienza per nutrirsi e per vendere al mercato ciò che producevano in più. Durante le Guerre puniche la stragrande maggioranza dei contadini dovette abbandonare le fattorie e servire nelle legioni. Privi di braccia, i campi restarono incolti; molte fattorie furono addirittura devastate dalle battaglie e dai soldati in marcia di entrambi gli eserciti. Finite le guerre, molti possessori di piccole fattorie non riuscirono a riparare i danni e affogarono nei debiti. Dopo qualche anno le loro terre furono incamerate dai proprietari più ricchi, che le trasformarono in fattorie enormi, condotte da migliaia di schiavi. Modulo 4 IMP. (170-203) 27-09-2004 14:17 Pagina 172 172 MODULO 4 - Roma nell’età della Repubblica I latifondi cambiano il paesaggio italico e i contadini si riversano nelle città 5 La formazione del latifondo cambiò radicalmente sia il paesaggio sia la composizione sociale dell’Italia. Là dove prima c’era un reticolato perfettamente ordinato di piccoli poderi, ora si estendevano a perdita d’occhio i terreni delle grandi famiglie senatorie e, mentre un tempo su ogni podere sorgeva la piccola fattoria di una famiglia contadina, ora immense distese coltivate erano dominate da un’unica grande azienda agricola, brulicante di schiavi, chiamata villa in latino. Inoltre, poiché i latifondi erano enormi, le famiglie senatorie non avevano interesse a farli coltivare interamente e quindi ne lasciarono incolte cospicue porzioni che si inselvatichirono e si ricoprirono di paludi, come accadde in Maremma e nella Pianura pontina. IL PAESAGGIO L’URBANESIMO. I contadini di tutta Italia si riversano a Roma, che comincia a espandersi oltre le Mura serviane. 1 I contadini inurbati diventano plebei disoccupati che ciondolano oziosamente per le strade della città. 2 1 Dalla Gallia Cisalpina LA COMPOSIZIONE SOCIALE Contemporaneamente i contadini che avevano svenduto i loro poderi emigravano a Roma e in altre città in cerca di un lavoro. Allora però non esistevano industrie come quelle moderne e la manodopera veniva impiegata solo in alcuni lavori pubblici, rari e di breve durata. Per questo motivo un’intera categoria di piccoli proprietari agricoli si trasformò in proletariato disoccupato che affollava i cadenti fabbricati dei quartieri popolari cittadini. Accadde così che le campagne si spopolarono e le città si riempirono, dando luogo a un fenomeno chiamato urbanesimo (da urbs, “città”). Roma, presa d’assalto da queste masse povere e senza speranza, si avviò a raggiungere il milione di abitanti. Dall’Etruria ROMA Mura serviane Dalle regioni adriatiche Dalla Campania 2 I tribuni Tiberio e Gaio Gracco propongono riforme in favore della plebe e vengono uccisi dagli aristocratici: comincia l’epoca dell’illegalità 6 A questi problemi tentò di porre rimedio un gruppo di nobili, tra i quali emergevano i fratelli Tiberio e Gaio Gracco, discendenti da una famiglia antica e gloriosa, che aveva dato numerosi consoli alla Repubblica. Entrambi furono eletti tribuni della plebe: Tiberio nel 133 a.C. e Gaio nel 123 a.C. Entrambi proposero una legge agraria che avrebbe restituito i campi alla plebe urbana, togliendone una piccola parte ai “possessori” di latifondi. Queste leggi non avrebbero fatto torto a nessuno, anzi avrebbero ripristinato la legalità, perché i “possessori” non erano proprietari, ma semplici affittuari. Molti dei terreni conquistati in Italia e distribuiti agli agricoltori, infatti, erano stati proclamati in origine agro pubblico, cioè “territorio dello Stato”, e chiunque aveva acquisito il diritto di sfruttarli era tenuto a restituirli se lo Stato lo richiedeva. Da tempo però la nobiltà romana considerava illegalmente i terreni pubblici come terreni di sua proprietà. Essa non volle neppure mettere in discussione i privilegi che aveva accumulato e, quando il pericolo di perderli divenne concreto, fece assassinare prima Tiberio, poi, dieci anni dopo, suo fratello Gaio, compiendo un atto illegale contro la legge e la religione, poiché i tribuni erano “sacri e inviolabili”. Tra le leggi proposte da Gaio Gracco ve n’era una particolarmente importante perché concedeva la cittadinanza romana Modulo 4 IMP. (170-203) 27-09-2004 14:17 Pagina 173 5 - La crisi della Repubblica 173 il documento La tragedia dei contadini italici Lo storico Plutarco riporta un discorso attribuito a Tiberio Gracco. Le belve che abitano l’Italia hanno una loro tana, hanno un giaciglio su cui riposare. Ma coloro che combattono e muoiono per l’Italia hanno solo aria e luce e nient’altro. Senza casa, senza residenza fissa, vagano con la moglie e i figli; e i generali li ingannano questi soldati, quando, al momento di combattere, li incitano a difendere dal nemico il focolare domestico e la tomba degli avi; nessuno infatti di questi Romani, che sono tanti, ha un altare o un sepolcro di famiglia! È solo per il lusso e la ricchezza degli altri che essi combattono e muoiono. E sono chiamati padroni del mondo, quando non hanno una sola zolla di terra che sia loro. PLUTARCO, Vita di Tiberio Gracco Rispondi alle seguenti domande. 1. Chi sono i soldati di cui parla il documento? contadini italici mercenari agli alleati italici collocati sull’ultimo gradino dell’“ordinamento scalare”. Costoro avevano combattuto per più di tre secoli nelle legioni di Roma e ora chiedevano in cambio di ottenere questo privilegio. Gaio aveva percepito la loro esasperazione e con la sua legge intendeva evitare una ribellione generale che avrebbe avuto conseguenze sanguinose per l’Italia intera. La sua morte segnò invece la fine delle riforme. Gli ex contadini non riottennero i propri campi e gli Italici, delusi nelle loro speranze, cominciarono a covare vendetta verso questa ingiustizia. Nascono le fazioni degli Ottimati e dei Popolari 7 La durissima lotta tra i Gracchi e i loro avversari, la sconfitta dei due tribuni e il loro assassinio segnarono una svolta nella storia di Roma. Da allora in poi la società romana si divise in due fazioni nemiche: • i Popolari, gli “amici del popolo”, che si ispiravano alle idee dei Gracchi, volevano ridimensionare gli enormi poteri del Senato e tentavano di attenuare lo squilibrio tra ricchi e poveri ridistribuendo la terra con la proposta di nuove leggi agrarie. Di essi facevano parte la maggioranza dei plebei e una minoranza di nobili; • gli Ottimati (dall’aggettivo superlativo 2. Chi aveva altari e sepolcri di famiglia? i soldati delle legioni i generali gli schiavi 3. Per che cosa combattono i soldati romani? per difendere le proprie case per procurare lusso e ricchezza ai nobili 4. Perché non hanno una zolla di terra loro? perché sono mercanti, artigiani, cavalieri perché i nobili hanno incamerato le loro fattorie “ottimo”, “il migliore”, con il quale essi indicavano se stessi), che invece volevano rafforzare ulteriormente i poteri del Senato e impedivano qualsiasi tentativo di rinnovamento nel timore che intaccasse i loro privilegi; gli Ottimati erano tutti nobili, ma avevano dalla loro parte anche le proprie schiere di clienti, quei plebei nullatenenti che essi mantenevano e impiegavano in ogni genere di servizio; all’occorrenza, con i clienti costituivano bande armate che scagliavano contro i Popolari. Un altro tipo di rivalità separava i senatori, per lo più grandi proprietari terrieri, dal ceto attivo e intraprendente dei cavalieri, che commerciavano o che, come pubblicani, avevano l’appalto delle tasse e dei lavori pubblici nelle province. A causa della rivalità fra queste due fazioni e fra questi due ceti, verso la fine del II secolo e per quasi tutto il I secolo a.C. la Repubblica fu tragicamente lacerata da profondi contrasti. Popolari e Ottimati Popolari •Seguaci dei Gracchi •Contro lo strapotere del Senato •Contro lo squilibrio tra ricchi e poveri •A favore della ridistribuzione della terra ai contadini Ottimati •Mandanti dell’assassinio dei Gracchi •Favorevoli a un rafforzamento del potere del Senato •Decisi a mantenere la plebe nella povertà •Contrari alla redistribuzione delle terre ai contadini Modulo 4 IMP. (170-203) 27-09-2004 14:17 Pagina 174 174 MODULO 4 - Roma nell’età della Repubblica Mario diventa il capo dei Popolari e riforma l’esercito 8 LA MONETA DEGLI ALLEATI. Fu coniata dagli abitanti di Corfirio, il centro della rivolta. Vi incisero orgogliosamente la parola “Italia”. DALL’ESERCITO Dopo la morte dei Gracchi, i Popolari cercarono di raccogliersi intorno a un altro capo di prestigio che unisse all’abilità politica la gloria militare: a Roma questa era una qualità essenziale per suscitare l’entusiasmo della folla e trarre dalla propria parte gli incerti. Nel 107 a.C. il capo che rispose a queste esigenze fu Gaio Mario, un nobile di origine plebea che, eletto più volte console, guidò alla vittoria le legioni di Roma prima contro un re africano ribelle, Giugurta, poi contro due agguerrite tribù germaniche che stavano invadendo l’Italia. Oltre che per le imprese militari, Mario si segnalò per una radicale riforma dell’esercito con cui risolse due problemi. Il primo problema era quello di sempre, cioè la miseria dei proletari. Il secondo derivava dal primo; infatti un’antica legge prescriveva che aveva l’onore e l’obbligo di militare nell’esercito solo chi possedeva terra e perciò poteva pagarsi le armi e l’equipaggiamento; di conseguenza la fine della piccola proprietà contadina rendeva sempre più difficile trovare uomini per formare le legioni. La riforma di Mario si articolò così: • l’esercito sarebbe stato formato esclusivamente da volontari; • per arruolarsi non occorreva più possedere terra; • i legionari non solo non dovevano pagarsi l’equipaggiamento, ma anzi avrebbero ricevuto una paga giornaliera e premi in caso di vittoria; • chi fosse diventato veterano, cioè avesse compiuto 16 anni di servizio militare, avrebbe ricevuto come liquidazione un appezzamento di terra diventando un piccolo proprietario. Scoppia una guerra atroce, la Guerra sociale 9 Purtroppo una prova terribile attendeva le nuove legioni nate dalla riforma. L’esasperazione degli Italici che, sin dal tempo dei Gracchi chiedevano invano la cittadinanza romana, determinò infatti la loro ribellione e causò una sanguinosa Guerra sociale (da socii, “alleati”) che durò dal 90 all’88 a.C. Essa fu una guerra fratricida, in cui Romani e Alleati italici, amici e compagni d’arme in decine di battaglie, furono costretti a combattersi e a uccidersi. Roma vinse, ma, ter- DI CITTADINI ALL’ESERCITO DI VOLONTARI: I CONSOLI DIVENTANO I I cittadini più ricchi potevano mantenere un cavallo e quindi servivano nella cavalleria. “SIGNORI DELLA GUERRA” I contadini più poveri combattevano sulle ali usando pietre e attrezzi agricoli (falci, forconi, ecc.). In battaglia la plebe con un buon reddito formava il centro dello schieramento. Era armata a sue spese di asta, spada, pugnale e scudo. Dalla fondazione di Roma fino al 107 a.C., l’anno della riforma di Mario, l’esercito romano fu formato solo dai cittadini che possedevano un appezzamento di terra e che quindi potevano procurarsi le armi a proprie spese e mantenersi durante la campagna militare. In quell’epoca la composizione dell’esercito era all’incirca quella rappresentata nel disegno. I proletari non potevano militare nell’esercito e, di conseguenza, non avevano neppure i diritti civili. Il console Gaio Mario riforma l’esercito. Modulo 4 IMP. (170-203) 27-09-2004 14:17 Pagina 175 5 - La crisi della Repubblica 175 minata la guerra, le campagne erano devastate e gli uomini decimati. Per giunta, per rompere il fronte avversario, il Senato fu costretto a concedere progressivamente a quasi tutti gli Alleati la cittadinanza romana. Se lo avesse fatto quando lo aveva proposto Gaio Gracco, molto sangue sarebbe stato risparmiato. Ottimati e Popolari scatenano le Guerre civili 10 L’uomo che sconfisse gli Alleati italici si chiamava Lucio Cornelio Silla. Era un patrizio e divenne il capo degli Ottimati. A lui il Senato affidò la punizione di un re asiatico, Mitridate, che aveva scatenato una rivolta nelle province romane in Oriente. Silla partì e nell’85 a.C. costrinse Mitridate ad arrendersi. Prima della partenza, però, accadde a Roma un episodio gravissimo che diede inizio a una nuova serie di atti illegali, i quali deteriorarono in maniera irreversibile la fiducia dei cittadini nelle leggi. Nell’88 a.C., infatti, Silla era con il suo esercito in Campania, pronto a salpare per l’Oriente, quando l’Assemblea della plebe gli tolse il comando e lo affidò a Mario. Era un atto illegale, perché la plebe non poteva togliere a un console un comando militare affidatogli dal Senato; ma ad esso Silla rispose con un altro atto illegale: marciò su Roma ed entrò con le sue legioni in assetto di guerra nel sacro recinto delle mura, cosa che la legge vietava severamente. Allora, per la prima volta, due eserciti romani si scontrarono fra loro: i legionari di Silla massacrarono i legionari di Mario e partirono per la guerra. Nei tre anni della loro assenza, però, Roma cadde di nuovo in preda ai Popolari e molti Ottimati furono trucidati con i loro clienti; le loro teste mozzate venivano esposte ogni giorno nel Foro. L’88 a.C. viene considerato dagli storici l’anno di inizio delle Guerre civili (ovvero “guerre tra cittadini”, da civis, “cittadino”). Esse finirono solo nel 31 a.C., poco meno di sessant’anni dopo. Silla, esponente degli Ottimati, si proclama illegalmente dittatore 11 Silla tornò a Roma nell’83 a.C. e, d’accordo con il Senato, divenne il padrone assoluto di Roma, assumendo nell’82 a.C. una carica non contemplata dalla costituzione repubblicana: quella di dittatore a tempo indeterminato con tutti i poteri, militari, La conseguenza è che i nuovi legionari si legano al loro generale, dal quale dipendono le loro fortune, più che alla Repubblica. I generali cominciano a disporre di eserciti fedelissimi e con essi possono ricattare lo Stato. Nasce l’epoca dei “Signori della guerra”. I nuovi legionari sono volontari e in gran parte proletari. Ricevono una paga. Vengono armati a spese dello Stato. Si impegnano a servire nell’esercito per 16 anni (poi 20, infine 24). SILLA. Divenuti “veterani”, alla fine del servizio ottengono come liquidazione un campo e diventano piccoli proprietari. Modulo 4 IMP. (170-203) 27-09-2004 14:17 Pagina 176 176 MODULO 4 - Roma nell’età della Repubblica civili, giudiziari. Questo atto incostituzionale fu una delle tante illegalità tollerate in quel burrascoso periodo. Mario intanto era morto e la vendetta degli Ottimati si abbatté sui Popolari con una violenza senza precedenti. Silla infatti emanò le tavole di proscrizione, che erano elenchi appesi nel Foro e continuamente aggiornati, contenenti i nomi dei suoi nemici. Chiunque poteva ucciderli a vista e senza processo: non solo non sarebbe stato punito per questo ennesimo atto illegale, ma anzi avrebbe ricevuto una ricompensa. Morirono così 80 senatori, 1500 cavalieri e migliaia di cittadini in tutta Italia, ai quali furono anche confiscati i beni. In base alla riforma di Mario, parte delle terre ottenute con le confische furono distribuite in premio ai veterani che avevano combattuto nelle legioni di Silla; molte altre, invece, furono incamerate dagli Ottimati che lo sostenevano e dai loro clienti. Nell’80 a.C., soddisfatto di aver consolidato definitivamente il potere degli Ottimati, Silla abbandonò improvvisamente la vita politica e si ritirò in una sua villa in Campania, dove morì due anni dopo. In sintesi 1-2 Proconsoli e propretori governano le province con poteri molto ampi. Il compito di riscuotere i tributi provinciali è affidato ai pubblicani che spesso sono corrotti. A Roma un tribuno della plebe fa approvare una legge cautelativa in base alla quale chi vuole ottenere cariche politiche deve dimostrare di possedere soltanto terre e non essere coinvolto in altri affari. I ricchi si dividono così in due categorie: i senatori, grandi proprietari terrieri, e i cavalieri che sono abili affaristi ma ai quali è preclusa la carriera politica. 3-4 La conquista dell’Impero fa esplodere il fenomeno della schiavitù, alimentato dai prigionieri di guerra e talvolta da intere popolazioni sconfitte. Nel contempo i contadini italici che combattono nelle legioni al ritorno dalla guerra trovano i loro campi abbandonati e sterili; così i contadini piccoli proprietari si indebitano e si offrono come braccianti presso i grandi proprietari, i quali però trovano più conveniente il lavoro degli schiavi. Costretti dai debiti, i piccoli proprietari vendono ai grandi agrari le loro terre favorendo la nascita dei latifondi. 5-6 Un’unica azienda agricola, la villa, domina immense distese lavorate dagli schiavi, mentre molti terreni abbandonati si trasformano in paludi. Nasce così il fenomeno dell’urbanesimo: i contadini costretti a vendere il loro podere emigrano in città in cerca di lavoro e, una volta inurbati, formano un proletariato disoccupato. Due fratelli, Tiberio e Gaio Gracco, tribuni della plebe rispettivamente nel 133 e nel 123 a.C., propongono una legge agraria che, nel tentativo di risolvere il problema, tolga una piccola parte di terra ai latifondi per ridistribuirla alla plebe urbana. Si tratta di terre appartenenti all’agro pubblico, ma la nobiltà romana, che illegalmente le considera sue, fa assassinare prima Tiberio e poi Gaio. Una legge proposta da Gaio avrebbe inoltre concesso la cittadinanza romana agli alleati italici ma la morte del tribuno segna la fine delle riforme. 7 La società romana si divide ora in due fazioni nemiche: Popolari (plebei e in minoranza nobili) e Ottimati (senatori e nobili), sostenuti dai loro clienti e dalle loro bande armate. Un continua rivalità separa anche i due ceti dei senatori e dei cavalieri. 8-9 Nel 107 a.C. il capo dei Popolari, Mario, con una riforma dell’esercito risolve due problemi: la miseria dei proletari e la necessità di uomini per formare le legioni. L’esercito viene ora costituito da volontari e non occorre più possedere terra per arruolarsi. I legionari ricevono dallo Stato l’equipaggiamento, una paga giornaliera e premi. Al congedo, ottengono un appezzamento di terra. Questo esercito affronta dal 90 all’88 a.C. la Guerra sociale (da socii, “alleati”) suscitata dagli Italici, esasperati per non aver ottenuto la cittadinanza romana. 10-11 Il vincitore della Guerra sociale, Silla, diviene il capo degli Ottimati. Quando Silla, su ordine del Senato, si appresta a partire per una spedizione in Oriente, l’Assemblea della plebe, con atto illegale, gli toglie il comando dell’esercito e lo affida a Mario, capo dei Popolari. Con un altro atto illegale Silla marcia su Roma ed entra in città con l’esercito in assetto di guerra. I due eserciti si scontrano e quello di Silla ha il sopravvento. Partito Silla per l’Oriente, a Roma i Popolari perseguitano gli Ottimati. Questa nuova serie di illegalità provoca, nell’88 a.C., lo scoppio delle Guerre civili che si protrarranno fino al 31 a.C. Silla torna vittorioso a Roma nell’83 a.C. e assume nell’82 a.C., la carica di dittatore a tempo indeterminato con pieni poteri. Mario è morto e la vendetta degli Ottimati si abbatte sui Popolari. Silla emana le tavole di proscrizione, elenchi dei suoi nemici sempre aggiornati e appesi nel Foro: chiunque può ucciderli. Le terre confiscate vengono distribuite in premio ai veterani di Silla il quale, nell’80 a.C., si ritira a vita privata. Modulo 4 IMP. (170-203) 27-09-2004 14:17 Pagina 177 5 - La crisi della Repubblica 177 Pagine operative 1 Completa la tabella seguente. Chi erano Che cosa facevano Pubblicani ........................................................ ......................................................... Senatori ........................................................ ......................................................... Cavalieri ........................................................ ......................................................... Schiavi ........................................................ ......................................................... Braccianti ........................................................ ......................................................... Proletari ........................................................ ......................................................... Per ognuna delle seguenti frasi, indica con una crocetta il completamento corretto. 2 Tiberio e Gaio Gracco proposero leggi che avrebbero favorito i grandi proprietari terrieri. restituito i campi alla plebe urbana. I “possessori” erano proprietari. affittuari. Gli alleati italici volevano la cittadinanza romana perché avevano combattuto per più di tre secoli nelle legioni di Roma. non volevano più combattere per Roma. Completa la tabella, inserendo opportunamente le affermazioni riportate di seguito, così da delineare i profili di Mario e di Silla. 3 Mario ....................................................... ....................................................... ....................................................... 4 Rispondi alle seguenti domande. Quale atto illegale compì l’Assemblea della plebe nei confronti di Silla nell’88 a.C.? ............................................................................ Quale atto illegale compì Silla in risposta? ............................................................................ ............................................................................ Completa il brano seguente inserendo correttamente i termini indicati sotto. 5 ....................................................... Allora, per la prima volta, due eserciti romani si scontrarono fra loro: i legionari di ................... massacrarono i legionari di ................... e partirono per la guerra. Nei tre anni della loro assenza, però, Roma cadde di nuovo in preda ai ........................ e molti ....................... furono trucidati con i loro clienti; le loro teste mozzate venivano esposte ogni giorno nel ............. . ....................................................... Popolari – Foro – Silla – Ottimati – Mario ....................................................... ....................................................... Silla Si segnalò per una radicale riforma dell’esercito. Era un nobile di origine plebea. Era il capo degli Ottimati. Sconfisse gli Italici vincendo la Guerra sociale. Era il capo dei Popolari. Era un aristocratico. Emanò illegalmente le tavole di proscrizione. Assunse illegalmente la carica di dittatore a tempo indeterminato. ....................................................... ....................................................... .......................................................