1 INQUADRAMENTO STORICO DEL I SECOLO A. C. Si tratta del secolo più importante della storia romana, in quanto si verifica il passaggio dalla Repubblica all’Impero. 82-80 a. C.: Lucio Cornelio Silla: istituisce lo stato d’eccezione, ovvero ponendosi come dittatore, introduce una forma di potere eccezionale. Silla cerca di rafforzare la posizione dei senatori nel conflitto tra cavalieri e ottimati. Lo scontro derivava dal fatto che il potere politico era soltanto nelle mani dei senatori, che erano ricchi possidenti terrieri; i cavalieri, che rappresentavano i ceti emergenti, ovvero coloro che si erano arricchiti attraverso i commerci (attività che i romani ritenevano riprovevole) pretendevano, in quanto ricchi, di poter gestire il potere insieme ai senatori. Ma, fino ad allora, tale possibilità non era prevista, anzi, esisteva una legge, del 149 a. C., che stabiliva due cose: Chi possedeva terre non poteva commerciare; Chi commerciava non poteva partecipare alla vita politica. Collegato a questo conflitto, vi era il contrasto tra patrizi e plebei, ovvero tra chi possedeva terreni e chi, invece, era nullatenente, ovvero non possedeva alcun terreno. Fino al I secolo a. C. tale conflitto venne evitato grazie alle conquiste esterne (perché l’attenzione veniva riversata sul nemico esterno, per evitare i problemi all’interno); nel I secolo a. C., invece, scoppiano conflitti armati. La plebe chiedeva soprattutto una riforma agraria, cioè una legge che stabilisse la confisca dei beni terrieri ai latifondisti per dividerli e ripartirli tra i nullatenenti. La plebe non aveva alcuna rivendicazione nei confronti dei cavalieri, i quali ottenevano la ricchezza grazie ai loro commerci e non dal possesso di terreni. Pertanto si crea un’alleanza di natura politica tra cavalieri e nullatenenti contro il ceto senatorio. Mario, divenuto leader dei popolari, sfrutterà tale conflitto, mettendo in atto una delle riforme più importanti della storia romana: la riforma dell’esercito (107 a. C.), che consisteva nel permettere anche ai nullatenenti di partecipare alla vita militare. 82 a. C.: inizio della dittatura di Silla, rappresentante degli ottimati, cioè dei senatori. Mario, invece, rappresenta i popolari. Si arriva ad uno scontro tra Silla e Mario: Silla riesce a sconfiggere la fazione dei popolari, nominandosi dittatore, e cerca di trasformare 2 radicalmente l’assetto istituzionale di Roma: lo scopo è quello di favorire gli ottimati (senatori) e garantire loro la possibilità di gestire autonomamente il potere. La prima cosa che mette in atto Silla è quella di aumentare il numero di senatori da 300 a 600 perché le loro decisioni possano essere approvate senza problemi. Inoltre per garantire al popolo che non vi è stato alcun cambiamento sostanziale rispetto all’epoca precedente, ma che anzi è aumentata la democrazia, cominciò ad affidare incarichi a coloro che lo avevano sostenuto nella presa del potere durante la guerra civile contro Mario. Inoltre, abolisce il diritto di veto dei tribuni che avevano il compito di difendere la plebe da provvedimenti sfavorevoli proposti dai senatori. Prima di Silla, se un senatore commetteva un reato, veniva giudicato da un tribunale in cui erano presenti come giudici anche i tribuni della plebe, per cui era possibile che venisse ritenuto colpevole e di conseguenza condannato. Silla, invece, istituisce un tribunale in cui a giudicare erano soltanto altri senatori che non avevano alcun interesse a condannare un loro pari. Dopo aver attuato questa riforma a favore dei senatori, Silla si ritira a vita privata, lasciando un sistema giuridico in cui il potere dei latifondisti era di fatto inattaccabile. Dopo la sua dittatura, cominciano a farsi largo personaggi che prendono a modello Silla e cercano di conquistare il potere. Uno di questi fu Marco Licinio Crasso, uomo ricchissimo che, con i propri soldi, cerca di comprarsi il favore del senato per eliminare i suoi oppositori e per ottenere il potere. Nel far questo, si avvale dell’appoggio di alcuni amici, più intelligenti e abili di lui, tra cui spiccano Pompeo e Cesare. Poiché le riforme di Silla non solo non avevano risolto i problemi sociali esistenti, ma anzi avevano aggravato la situazione dei nullatenenti, dopo la sua dittatura riemergono e si acuiscono le tensioni della plebe, che si riorganizza e dà vita a nuove rivolte. Contemporaneamente un personaggio senza scrupoli e avido di potere, Catilina, cercò di approfittare del malcontento popolare per organizzare una congiura contro il potere costituito dei senatori. La congiura di Catilina viene scoperta e denunciata in senato da un esponente importantissimo dei conservatori (cioè di coloro che difendono il potere costituito, in questo caso dei senatori, contro le pretese riformiste o rivoluzionarie degli altri ceti): Marco Tullio Cicerone. Egli denuncia le intenzioni di Catilina, che perciò è costretto a fuggire da Roma e verrà poi ucciso nello scontro con l’esercito romano. Cicerone, abile avvocato, riuscirà a far condannare a morte 5 congiurati senza un processo giusto. Questa violazione del diritto romano, che prevedeva che un accusato avesse l’opportunità di difendersi prima di essere condannato, provocherà una reazione forte da parte di Cesare, 3 che interverrà in senato ed attaccherà Cicerone per non aver concesso agli imputati di difendersi. L’intervento di Cesare gli procurerà fama tra il popolo e grazie anche all’appoggio sia politico che soprattutto economico di Crasso (Cesare, infatti, apparteneva ad una famiglia di nobili decaduti e non disponeva pertanto di mezzi), verrà nominato senatore e acquisterà fama sempre maggiore tra la plebe, fino a diventare il rappresentante dei ceti popolari. Cesare, del resto, apparteneva alla gens Iulia, famiglia di nobili decaduti, nella quale vi erano stati due importanti personaggi che si erano battuti in difesa del popolo: i Gracchi. Insieme a Crasso e Pompeo, Cesare istituisce il I triumvirato, un accordo tra privati cittadini (cioè tra cittadini romani che non hanno incarichi politici) che stabiliva la spartizione del potere a Roma. L’accordo prevedeva la divisione dell’impero in tre zone: 1. L’Italia e il Mediterraneo occidentale (Pompeo); 2. L’Oriente (Crasso); 3. L’Europa settentrionale (Cesare). Pompeo resta in Italia, Crasso prende il controllo dell’Oriente (la zona più prestigiosa e più ricca) e Cesare viene mandato nell’Europa settentrionale (le Gallie), la zona più povera dell’impero e abitata da popoli estremamente bellicosi, quindi molto difficile da gestire. Tuttavia, poiché Cesare era uno stratega molto abile, riuscì a sottomettere le popolazioni ribelli, guadagnandosi la stima del popolo e soprattutto dei suoi soldati, a cui distribuiva le terre conquistate, mettendo in atto quella riforma agraria a cui i nullatenenti aspiravano. Conquistate le Gallie, Cesare tornerà in Italia ed entrerà a Roma con il suo esercito, contravvenendo alle decisioni del senato che gli avevano imposto di sciogliere l’esercito, consegnare le terre conquistate allo stato e presentarsi da solo disarmato davanti al senato. A questa richiesta Cesare reagisce e scoppia la guerra civile tra Cesare e Pompeo, che era stato scelto dal senato come suo difensore. Tale guerra terminerà nel 45 a. C.