[LA ZONA VERDE] DI CINZIA TESTA E MONICA TIZZONI La riabilitazione 쎲 Nel 50% dei casi, dopo un ictus rimangono dei segni evidenti della malattia e principalmente disturbi motori e cognitivi. Proprio per questo l’attenzione degli specialisti si è puntata sulla creazione di Stroke Unit con una sezione dedicata alla riabilitazione. Che non è più vista in termini di “intervento”, ma di “progetto riabilitativo”. In pratica, diventa un progetto che inizia precocemente, fin dalle prime ore del ricovero in ospedale e che viene man mano modificato in base all’evoluzione dello stato di salute del paziente. «All’interno della nostra Stroke Unit abbiamo aperto una nuova Unità operativa di riabilitazione neuromotoria», spiega Luigi Tesio, direttore Unità speciali per intervenire rapidamente. Prima, S i chiamano Stroke Unit. Sono state costituite anche in Italia, come nel resto dei Paesi occidentali, per affrontare tempestivamente un ictus acuto e ridurne le conseguenze, al di là del tipo di terapia praticata. «I pazienti con ictus curati in questo tipo di centri hanno una migliore ripresa rispet- L’ICTUS SI BATTE IN VELOCITÀ 124 FEBBRAIO 2006 CLUB3 di questa unità all’Istituto auxologico italiano di Milano. «Dispone di ampi spazi e di tecnologie avanzate dedicate ai temi fondamentali della moderna riabilitazione. 쎲 Inoltre è presente un team all’avanguardia formato da numerose figure professionali. Per la parte assistenziale il medico specialista in medicina riabilitativa, il neuropsicologo, il fisioterapista, il terapista occupazionale, il logopedista, l’infermiere, l’operatore socio-sanitario e, per rafforzare l’attività di ricerca, il bioingegnere e lo statistico». Una soluzione, questa, che si sta diffondendo anche in altri centri italiani. E che rafforza il concetto di intervento riabilitativo fondato su basi scientifiche, al fine di un migliore recupero del paziente. però, bisognerebbe cambiare lo stile di vita to a chi viene ricoverato in reparti ospedalieri non specializzati», spiega Alberto Zanchetti, direttore scientifico dell’Istituto auxologico italiano, «perché il personale medico e infermieristico ha una preparazione specifica, che rende possibile una diagnosi, una cura e una riabilitazione più adeguate». A portare alla creazione delle Stroke Unit è stato anche il continuo aumento dei casi: ogni anno si verificano 200 mila attacchi, com’è emerso dal secondo Rapporto sull’ictus dell’Istituto auxologico, e nel 50% dei casi non si torna più autosufficienti. Si tratta di numeri molto pesanti, che non sono destinati a migliorare. Eppure questa malattia si potrebbe prevenire. Come? Semplicemente, attraverso la correzione dei fattori di rischio. «La maggior parte di chi sta bene ha una reazione di insofferenza di fronte alle richieste di modificare il proprio stile di vita», continua il professor Zanchetti. «Ma l’ipertensione, il fumo, l’obesità, la sedentarietà, per citare solo i più importanti, alla lunga minano il sistema cardiocircolatorio. E quando l’organismo inizia a soffrire, può essere anche tardi per correre ai ripari». Basterebbe poco. Molti studi hanno confermato che è sufficiente riportare la pressione ai valori normali per ridurre di oltre il 40% i casi di ictus. Senza limiti di età: non è infatti mai troppo tardi per correggere i difetti. Ma a remare contro la prevenzione dell’ictus ci sono ancora molti falsi pregiudizi. Vediamo allora alla luce delle più recenti ricerche scientifiche, che cosa c’è di vero e di infondato su questa pericolosa malattia. “L’ictus non dà segnali di allarme” Non è sempre vero. Al contrario, c’è un importante campanello che spesso viene sottovalutato: si chiama Tia, attacco ischemico transitorio. Può manifestarsi anche qualche mese prima di un ictus vero e proprio e rappresenta una richiesta di aiuto da parte del corpo. Il Tia segnala l’urgenza di intervenire per proteggere i vasi cerebrali ed evitare un attacco ischemico prolungato, con danno irreversibile. Riconoscere questo segnale è semplice. Dura pochissimo, a volte solamente un paio di minuti, ma con sintomi molto particolari. Come perdita della vista, difficoltà a parlare o a comprendere le parole, confusione mentale per cui non ci si ricorda più che cosa si sta facendo, o dove si sta andando, debolezza inspiegabile. Spesso i disturbi hanno la caratteristica di colpire solo un lato del corpo: ad esempio, cala un improvviso velo nero su un solo occhio, si storce solo un lato della bocca e ci si sente come se “funzionasse” solo metà del corpo. 200 mila casi all’anno in Italia hanno spinto alla creazione di centri specializzati “Chi soffre di emicrania è a rischio” Uno studio olandese ha in effetti dimostrato come le donne che soffrono di una particolare forma di emicrania cosiddetta con aura hanno un forte aumento del rischio di ictus. 씮 CLUB3 125 FEBBRAIO 2006 RETE NAZIONALE DELLA NEUROLOGIA-RIABILITAZIONE (Stroke Unit, Unità di Risveglio-Riabilitazione) [LA ZONA VERDE] Il 40% dei casi potrebbe essere evitato riportando la pressione a livelli normali Il 50% dei colpiti non torna più a essere autosufficiente Nel 20% degli ictus la causa è il diabete di tipo 2 씮 Perché ogni crisi aumenta lo stato di sofferenza dei vasi sanguigni del cervello. Attenzione, però, il rischio esiste, ma tra chi non segue una terapia con farmaci antiemicranici specifici che hanno la capacità di ridurre la frequenza e l’intensità delle crisi emicraniche. “La glicemia va controllata” È stato dimostrato che in circa il 20% di chi ha un ictus la causa è il diabete di tipo 2, cioè la forma che insorge con gli anni. Quando non viene curato, il diabete danneggia man mano le arterie fino ad aumentare le probabilità di scatenare per l’appunto un ictus. Il consiglio dunque è, specialmente dopo i 40 anni, di controllare una volta all’anno la glicemia, cioè il livello degli zuccheri nel sangue. Perché grazie a questo semplice esame del sangue è possibile scoprire il diabete ai primi segnali e tenerlo sotto controllo bene. “Rischioso il grasso del giro-vita” Studi recenti hanno provato che l’eccessivo accumulo di grasso nelle cellule del tessuto adiposo innesca la produzione di sostanze che danno il via allo sviluppo delle malattie cardiovascolari, e quindi anche dell’ictus. Per ritor- nare a un giro-vita normale però vanno evitate le “strade” veloci”. Non serve ad esempio la liposuzione, come ha dimostrato uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine. Perché elimina il grasso esterno, ma non quello che si è accumulato internamente nei visceri. La soluzione invece è di diminuire di 1/3 le porzioni di ciò che si mangia, aggiungere sempre un frutto e una verdura a piacere a ogni pasto, e fare un regolare esercizio fisico. “Mezza Aspirina al giorno aiuta” L’Aspirinetta, cioè la formulazione di acido acetilsalicilico indicata per i problemi cardiovascolari, può rappresentare un aiuto soprattutto in chi ha già un rischio di malattia. È il caso per esempio di chi ha una riduzione del calibro di alcuni vasi sanguigni per la formazione di placche che rallentano il flusso del sangue. L’Aspirinetta aiuta il sangue a circolare con più fluidità e a evitare che il trombo ostruisca le vene e scateni l’ictus. Va però sempre prescritta dal medico, anche in base allo stato di salute generale. “Più ictus al risveglio e al freddo” Ad aumentare il rischio è la pressione arte- I fattori di rischio dell’ictus sono i “soliti noti”: riosa che è leggermente più elevata sia al mattino, sia durante il periodo autunnale e invernale quando la temperatura inizia a scendere. Questa situazione può causare un esagerato affaticamento per il cuore e le arterie in chi ha già dei fattori di rischio. In ogni caso, la mattina è sempre meglio non alzarsi mai bruscamente dal letto. L’ideale invece è di rimanere stantemente superiore a 200 milligrammi per decilitro di sangue, non viene “smaltito” dall’organismo ma si deposita all’interno delle arterie che iniziano man mano a restringersi. Si formano così le placche aterosclerotiche, che aprono la strada all’arteriosclerosi e con gli anni a un aumento del rischio di gravi disturbi cardiovascolari come l’ictus. pressione alta, obesità, sedentarietà, sigarette cinque minuti sdraiati in modo da dare il tempo al corpo di mettersi “in moto” dopo la notte di riposo, quindi girarsi su un fianco, mettere a terra i piedi, lentamente sedersi sul letto, contare fino a cinque e alzarsi. Altrettanto importante è l’abbigliamento quando le temperature sono basse: indossare sempre una maglietta intima cotone e lana, leggera ma calda, che tiene protetto il torace. “Nessun legame col colesterolo” La confusione è nata da alcuni studi epidemiologici che non hanno trovato un’associazione diretta tra ipercolesterolemia e ictus. Tuttavia, altre esperienze nelle quali la colesterolemia è stata ridotta da farmaci hanno dimostrato una cospicua riduzione del numero di ictus. In pratica, quando il colesterolo è co- “Pericoloso il fai-da-te” L’ictus è provocato da un’interruzione dell’afflusso di sangue in una zona del cervello. È una situazione molto pericolosa, da affrontare rapidamente: se le cure sono effettuate entro tre ore dall’inizio dei sintomi, è possibile limitare i danni alle cellule cerebrali e avere maggiori possibilità di recupero. Va quindi chiamata subito l’ambulanza. Un attacco di ictus non lascia dubbi: si manifesta in modo improvviso con difficoltà a muovere un braccio e/o una gamba, o difficoltà a parlare o a capire le parole, difficoltà a vedere metà degli oggetti, un forte mal di testa. Mentre si aspettano i soccorsi, sdraiare chi sta male con la testa sollevata. Non somministrare nulla: si potrebbe causare soffocamento. 왎 CLUB3 127 FEBBRAIO 2006