3/2010 ANZIANI E EDUCAZIONE ALLA SALUTE Le malattie cerebrovascolari: il riconoscimento dei sintomi. Cristina Cornali Gruppo di Ricerca Geriatrica Le malattie cerebrovascolari rappresentano un insieme di condizioni anatomopatologiche diverse, che si manifestano con quadri clinici comuni. Da questo deriva la confusione da parte delle persone di fronte a termini come “ictus, stroke, ischemia, emorragia cerebrale, paresi,…”. Si tratta di malattie che causano un danno al cervello, determinando repentini deficit nelle funzioni cerebrali. Le più comuni manifestazioni sono: a) difetti motori (paresi, paralisi, plegia): riduzione di forza a uno o più arti o dei muscoli del viso e della lingua; b) difetti di sensibilità: sensazione di intorpidimento o “formicolii” a una parte del corpo; c) difficoltà ad articolare o a trovare le parole o esprimere un’accozzaglia di vocaboli incomprensibili; d) difetti dell’equilibrio; e) difficoltà nella deglutizione; f) difetti visivi o dello stato cognitivo, fino al coma. Queste condizioni sono le conseguenze nell’80% dei casi di lesioni ischemiche (interruzione del flusso di sangue in certe aree del cervello a causa di ostruzione dei vasi per placche aterosclerotiche o emboli che si distaccano dal cuore o dalle grosse arterie del collo) e nel 20% dei casi a lesioni emorragiche (stravaso di sangue per rottura di vasi intracranici). Nel mondo si stima un ictus ogni 5 secondi, contro un’incidenza di infarto miocardico ogni 4. Rappresentano la terza causa di morte nei paesi industrializzati (dopo malattie cardiovascolari e neoplasie) e la prima causa di invalidità. Si parla si Attacco Ischemico Transitorio (TIA) se il quadro sintomatologico si manifesta per una durata inferiore alle 24 ore, ma è un evento che non deve essere trascurato, poiché aumenta di 10 volte il rischio di ictus maggiore entro 1 anno e si associa in 1/3 dei casi a successivo ictus ischemico, soprattutto se il paziente ha più di 60 anni e i sintomi permangono per più di 1 ora. Responsabili del riscontro dei sintomi sono le persone che per prime riconoscono anomalie neurologiche: i pazienti stessi, i famigliari, gli operatori sanitari. Bisogna chiedere a chi è sospettato di un’alterazione cerebrovascolare di sorridere, mostrare i denti, sollevare le braccia parallele tra loro, far ripetere delle frasi, e notare asimmetrie nei movimenti o difficoltà nell’eloquio. Il paziente deve essere condotto quanto prima in ospedale, dove la diagnosi differenziale verrà posta mediante TAC encefalo e specialisti neurologi valuteranno la possibilità di trattamenti farmacologici in urgenza. La precocità della valutazione ospedaliera (entro le prime 3-6 ore) è elemento fondamentale per poter fornire tutte le cure disponibili.