DI BUON GRADO Piero Valdiserra A grado LA MALVASIA DELLE LIPARI 50 MAGGIO 2016 Paradiso di sole, di mare e di vento, da alcuni anni patrimonio dell’umanità dell’Unesco, le Isole Eolie o Lipari sono un arcipelago di origine vulcanica a nord della costa siciliana. La loro straordinaria bellezza naturale non ha mai impedito alle popolazioni locali di scorgervi anche altre attrattive: a partire dall’età neolitica, quando i primi abitanti delle isole vi scoprirono grandi quantità di ossidiana, una sostanza vetrosa di origine vulcanica a quei tempi ricercatissima per il fatto di essere il materiale più tagliente di cui l’uomo dell’epoca poteva disporre. Nel VI secolo a.C. l’arcipelago venne colonizzato dai Greci, che vi introdussero l’uva bianca Malvasia, una varietà peculiare che non si ritrova in altre aree vitate della Sicilia e del continente. Da allora, le isole vulcaniche dedicate a Eolo e la loro produzione vitivinicola sono diventate un binomio inscindibile. Col passare dei secoli, la reputazione del nettare isolano crebbe senza sosta: ne trattarono diffusamente il medico e scrittore Andrea Bacci, il Conte Odart e il Barone Mendola di Favara. Il grande romanziere francese Guy de Maupassant, in occasione di una sua visita, celebrò «il vino dei vulcani, denso, zuccherato, dorato». Nel corso del Novecento la produzione si contrasse, a causa dell’invasione fillosserica (che distrusse gran parte dei vigneti) e della parallela, forte emigrazione della popolazione locale, che condusse a un progressivo abbandono dell’agricoltura. Nell’ultimo ventennio del secolo scorso c’è stata tuttavia una forte ripresa della vitivinicoltura eoliana, grazie soprattutto all’opera del produttore Carlo Hauner, che ha innovato e migliorato le pratiche agronomiche ed enologiche sino a raggiungere un livello qualitativo elevato e molto apprezzato sia in Italia sia all’estero. Nell’arcipelago l’uva Malvasia viene coltivata esclusivamente su terreni di origine vulcanica, spesso scoscesi e di difficile conduzione, nei quali si pratica una viticoltura “di montagna”, a poche centinaia di metri dal mare. Il vino che se ne ricava, a denominazione di origine controllata dal 1973, può essere prodotto nei tipi bianco, passito e liquoroso. La versione bianca, da uve fresche, è fruttata, fragrante e armonica. Decisamente più interessante è quella da uve leggermente appassite, che si presenta con un colore giallo dorato o ambrato, con profumi delicati di frutta secca o sciroppata, di agrumi canditi, di miele e fiori secchi e con un gusto pieno, caldo, avvolgente, vellutato e prolungato. Infine la tipologia liquorosa prevede l’aggiunta di alcool di origine viticola e/o di acquavite di vino. Numerosi sono i dolci della tradizione eoliana che si sposano perfettamente con la Malvasia: durante il periodo natalizio predominano i delicati nacatuli, a base di acqua di rose e mandorle; i giggi, dolci ricoperti di vino cotto, caratterizzano il periodo carnevalesco, mentre nel periodo di Pasqua ci sono le cassatedde, a base di fichi secchi, uva passa e marmellata. Fuori dell’arcipelago, la Malvasia delle Lipari si sorseggia abitualmente con frutta fresca, anche in macedonia, dolci di mandorle e di frutta secca, crostate di frutta, biscotti e piccola pasticceria (anche farcita con creme). Servita fredda, può inoltre accostarsi ai formaggi a pasta molle piccanti e al fegato grasso d’oca. Lontano dalla tavola è infine un seducente vino da meditazione.