LA MOBILITÀ ARTICOLARE – GENERALITÀ Schnabel/Harre/Krug dicono che la mobilità articolare è un presupposto fondamentale per le prestazioni motorie e specialmente sportive. Con il termine mobilità articolare si intende l'ampiezza di movimento presente o raggiungibile nei movimenti e nelle posizioni delle diverse articolazioni e regioni corporee. Sia nelle diverse discipline che nella vita di tutti i giorni è genetica ma si osservano soprattutto differenze individuali che dipendono dall’attività ma anche dall’esercizio. La sua funzione come requisito per la prestazione diventa più evidente quando viene limitata da infortuni o malattie. La mobilità articolare prende in esame le caratteristiche di mobilità delle articolazioni, influenzate dalla forma delle superfici ossee che le compongono, dai legamenti e dalle capsule articolari. Di seguito alcune definizioni di mobilità articolari: 1. “Capacità e qualità che permette ad un atleta di eseguire movimenti di grande ampiezza, in una o più articolazioni, con le proprie forze o grazie all‘intervento di forze esterne” (Weineck, 2001) 2. “Libertà o ampiezza dei movimenti che un’articolazione (oppure più articolazioni) è in grado di consentire ai segmenti ossei, cioè, in definitiva, alle strutture anatomiche che compongono l‘articolazione stessa” (Bellotti/Matteucci, 1999) 3. Meinel e Schnabel (2007) ne danno due definizioni: • Ampiezza di movimento raggiungibile da una o più articolazioni durante l’esecuzione di movimenti o la presa di determinate posizioni corporee • Capacità motoria necessaria al raggiungimento di ampiezze sufficientemente elevate a livello articolare nell’esecuzione di movimenti o nella presa di determinate posizioni corporee. Da una lato si differenzia dalla capacità di allungamento di muscoli, tendini e legamenti, dall’altro è limitata dall’articolarità. Un tempo veniva collocata tra le capacità condizionali, ma in realtà è una componente della prestazione sportiva indipendente (vedi Fig.). Meinel & Schnabel (2007) la collocano in una posizione intermedia tra le capacità coordinative e quelle condizionali. Per contro, la flessibilità (muscolo-tendinea) ha a che fare con le caratteristiche di estensibilità dei muscoli. Presenta due caratteristiche: 1. Proprietà morfologiche ed elastiche del muscolo grazie a cui i tessuti si accorciano o si estendono e tornano allo stato di partenza 2. Componenti nervose cioè i recettori nervosi che informano il sistema nervoso centrale riguardo la lunghezza e la tensione del muscolo, la rapidità con cui la lunghezza è stata raggiunta o si è attenuata. Grazie a questi recettori si ha un costante controllo del funzionamento muscolare e quindi del movimento da parte del sistema nervoso centrale. I recettori sono in maniera particolare due: 1. Fusi neuro-muscolari, posti in parallelo e avvolti a spirale sulle fibre muscolari. Sono sensibili alla lunghezza o stiramento e alla velocità con cui varia la lunghezza delle fibre muscolari. 2. Organi tendinei del Golgi, posti in serie sulle fibre tendinee e sulla giunzione muscolotendinea. Sono sensibili allo stiramento del muscolo ed eccitabili da contrazioni di elevata entità. Quando si attivano, il muscolo che era contratto viene rilasciato. A differenza dei fusi che facilitano la contrazione, gli organi tendinei del Golgi sono inibitori della contrazione. La mobilità articolare è classificata come segue: MOBILITÀ ARTICOLARE GENERALE: si riferisce ai più importanti sistemi articolari ed indica il livello sufficientemente sviluppato di capacità di escursione del movimento nei principali sistemi articolari (anche, spalle, colonna vertebrale). MOBILITÀ ARTICOLARE SPECIALE: indica la mobilità articolare (o capacità di escursione) di una o più determinate articolazioni che sono specifiche per disciplina sportiva. Esempio: l‘articolazione dell’anca nell’ostacolista. MOBILITÀ ARTICOLARE ATTIVA: massima escursione di movimento di una articolazione raggiunta contraendo gli agonisti e rilassando contemporaneamente gli antagonisti. Esempio: ampiezza della spaccata nel salto con spaccata. MOBILITÀ ARTICOLARE PASSIVA: massima escursione di movimento di una articolazione raggiungibile grazie all‘influenza di forze esterne (forza di gravità, attrezzi, azione di un compagno ecc.), ma sempre grazie alla capacità di allungamento o rilassamento degli antagonisti. Esempio: spaccata eseguita al suolo, spaccata eseguita al suolo con aiuto della spalliera, forza impressa da un compagno durante l’allungamento). LA MOBILITÀ ARTICOLARE ARTICOLARE È SEMPRE MAGGIORE RISPETTO A QUELLA ATTIVA. MOBILITÀ ARTICOLARE STATICA: capacità di mantenere una posizione di allungamento per un determinato periodo di tempo. È fondamentale nello stretching. MOBILITÀ ARTICOLARE DINAMICA: raggiungimento della massima ampiezza articolare attraverso movimenti di slancio L'IMPORTANZA DELLA MOBILITÀ ARTICOLARE Lo sviluppo ottimale della mobilità articolare influisce positivamente sullo sviluppo di altri fattori fisici della prestazione come la forza, la resistenza e la rapidità o sulle abilità motorie sportive come le tecniche sportive. Di seguito i vantaggi di uno sviluppo ottimale della mobilità articolare: Miglioramento qualitativo e quantitativo dell‘esecuzione del movimento: Capacità di allungamento e di rilassamento sufficientemente sviluppate permettono perfezione coordinativa e tecnica nell’esecuzione dei movimenti. Inoltre un aumento della mobilità articolare provoca un miglioramento della fluidità, dell’armonia e dell’espressività del movimento. Miglioramento della capacità di prestazione coordinativa e tecnica e del processo di apprendimento motorio: uno sviluppo ottimale della mobilità articolare allarga la gamma di tecniche motorie specifiche della disciplina sportiva praticata e ne accelera il processo di apprendimento motorio. Esempi tangibili riguardano la ginnastica artistica e ritmica, il pattinaggio su ghiaccio ecc Miglioramento delle forme di sollecitazione di tipo condizionale: FORZA: la mobilità articolare causa diminuzione della resistenza da parte dei muscoli antagonisti, l’allungamento della traiettoria di accelerazione ed un reclutamento di un numero di fibre muscolari più elevato. Ciò consente un’esecuzione più rapida e potente del movimento. RAPIDITÀ: specie nello sprint uno sviluppo corretto ed ottimale della mobilità articolare dell’arto inferiore permette un movimento di corsa più potente e dunque efficiente rispetto allo scopo della disciplina stessa. RESISTENZA: nelle corse su lunga distanza una mobilità articolare ben sviluppata consente una migliore economia di corsa e un dispendio energetico minore. Inoltre gli antagonisti appongono minore resistenza in favore di un minore lavoro per gli agonisti. Prevenzione traumi e lesioni: per una maggiore elasticità, capacità di allungamento e di rilassamento di muscoli, tendini e legamenti. Alcuni esercizi sono ritenuti più pericolosi di altri, anche se molto dipende per esempio dallo stato dell’allenamento. Posizione ad ostacolo, posizione ad ostacolo con la schiena che poggia a terra à pericolo per il ginocchio. Piegamenti completi delle ginocchia à pericolo per il ginocchio. Flessione del tronco con arti inferiori estesi, le mani toccano il terreno à pericolo per il tratto lombare e per il ginocchio. Ponte ed arco à pericolo per il tratto lombare, i dischi vertebrali e i nervi. Rotazioni del tronco in posizione eretta à pericolo di allungamento eccessivo dell’articolazione del ginocchio e dei quelle vertebrali. Candela sulle spalle à pericolo per il tratto cervicale. Rotazioni del capo per la mobilitazione del tratto cervicale à pericolo per il tratto cervicale medesimo. Che questi esercizi rappresentino un potenziale rischio di infortunio non significa però che debbano essere banditi dal programma di allenamento, specialmente in quegli sport in cui essi sono inevitabili. In realtà, se un movimento comporta davvero un pericolo dipende da come viene eseguito, dall’intensità dell’allungamento, dallo status dell‘organismo o dalla zona da allungare. In ogni caso, decisivi per la riduzione di questi rischi sono lo stato di benessere e/o di allenamento e un fascio muscolare ottimalmente sviluppato. Prevenzione posturale e degli squilibri muscolari Ottimizzazione della capacità di ristabilimento defaticamento Regolazione psichica: normalmente una muscolatura contratta è accompagnata da tensione psichica. Per contro all‘allungamento della muscolatura corrisponde una distensione psichica. Miglioramento dell‘atteggiamento verso l’allenamento. LA MOBILITÀ ARTICOLARE – ETÀ E SESSO Il modo più rapido per sviluppare la mobilità articolare è allenarla una o due volte al giorno. È l’unica capacità che raggiunge il suo massimo nel momento del passaggio dall’infanzia e dall’adolescenza all’etá adulta per poi iniziare a diminuire. L’età ottimale per il suo allenamento è tra gli 11 e i 14 anni. Nella donna elasticità, capacità di allungamento della muscolatura, dei legamenti e dei tendini sono leggermente maggiori. Ciò vale sia per l’età infantile/adolescenziale che per quella adulta. Queste differenze tra i sessi sono dovute alle differenze ormonali. Gli estrogeni comportano una maggiore ritenzione idrica che gioca a favore dell’elasticità ritardando la resistenza all’allungamento e alla trazione del tessuto che invece sono influenzati dall’impoverimento di acqua caratteristico dell’aumento dell’etá. Inoltre nella donna aumentano il tessuto adiposo e diminuisce la massa muscolare. Caratteristiche queste che fanno sì che la capacità di allungamento della donna sia leggermente maggiore di quella dell’uomo. TECNICHE DI ALLENAMENTO DELLA MOBILITÀ ARTICOLARE 1. STRETCHING STATICO, suddiviso in stativo, passivo e tecniche di PNF 2. ALLUNGAMENTO MUSCOLARE, suddiviso in dinamico e balistico STRETCHING STATICO: basso costo energetico e facile assimilazione tecnica. Lo scopo è quello di raggiungere progressivamente il massimo allungamento muscolare possibile in una determinata posizione. La posizione di massimo allungamento, poi, va mantenuta per 15-30”. L'importante è non superare mai la soglia del dolore. Questo metodo ha come obiettivo quello di inibire i fusi neuromuscolare per permettere agli organi tendinei del Golgi di rilassare la giunzione muscolo-tendinea. STRETCHING PASSIVO: anche in questo caso l'obiettivo è quello di inibire i fusi neuromuscolari per il rilassamento della giunzione muscolo-tendinea da parte degli organi del Golgi. La posizione, che viene mantenuta per 15-30”, viene raggiunta tramite l'ausilio di cavi, corde o di un compagno, tramite l'apposizione insomma di forze esterne. PNF (facilitazione propriocettiva neuromuscolare): normalmente si porta il muscolo agonista ad allungamento massimo in modalità passiva e poi si contrae isometricamente lo stesso muscolo. In questo caso l'obiettivo è quello di promuovere il rilassamento della componente tendinea e quindi permettere un maggiore allungamento muscolare. I metodi di PNF più utilizzati sono la tecnica CR e quella CRAC. La CR (contract and relax) consiste in un primo allungamento passivo dell'agonista per 10-15”, seguito da una contrazione isometrica dello stesso muscolo per altri 10-15” e quindi un ulteriore allungamento passivo per 10-15”. La CRAC (contract-relaxantagonist-contract) è un metodo che si basa sul principio dell'inibizione reciproca, cioè quando un muscolo si contrae il suo antagonista si rilassa e viceversa. Prime di tutto si allunga passivamente l'agonista per 10-15”, si contrae isometricamente l'agonista per 10-15”, si contrae isometricamente l'antagonista per 10-15” e quindi si allunga nuovamente l'agonista per altri 1015”. ALLUNGAMENTO DINAMICO: movimenti che non prevedono mai il mantenimento di posizioni statiche. Prevede che i movimenti vengano eseguiti ad ampio raggio articolare ma senza forzare il ROM fisiologico attivo delle articolazioni. Es: flessione in avanti del busto per andare a toccare la punta dei piedi senza molleggi ma con movimento fluido ed armonico (serie da 10-20 ripetizioni con 30-60” di recupero). ALLUNGAMENTO BALISTICO: movimenti che non prevedono mai il mantenimento di posizioni statiche, prevede invece la forzatura del ROM attivo tramite movimenti di molleggio nella fase finale del movimento (azione sulla parte terminale della escursione muscolo-tendineo) (serie da 10-20 ripetizioni con 30-60” di recupero). ALLENAMENTO DELLA MOBILITÀ ARTICOLARE Sono indicati esercizi effettuati in modo dinamico a corpo libero che ripropongono il movimento delle articolazioni nella loro massima espressione di mobilità. Non sono previste elevate intensità e normalmente sfruttano solo il peso di arti e capo. Generalmente si esegue almeno un esercizio per le articolazioni maggiori (2-4 serie di 15-20 ripetizioni ciascuna, 30-60” di recupero tra le serie). Flessibilità muscolo-tendinea almeno un esercizio per gruppo muscolare (4-6 serie di 15-30 ripetizioni nel caso di tecniche di allenamento dinamico o balistico, con tempo di applicazione di 30-60” e 30-60” di recupero tra le serie). ESERCIZI PER LA MOBILITÀ ARTICOLARE PER LA CAVIGLIA: INTRA ED EXTRAROTAZIONE DEL PIEDE FLESSO-ESTENSIONE DEL PIEDE CIRCONDUZIONE DEL PIEDE PER L'ANCA: FLESSO-ESTENSIONE DELLA COSCIA SUL BACINO con ginocchio piegato a 90° ABDUZIONI DELLA COSCIA con arto inferiore esteso (allontanare la gamba) CIRCONDUZIONI DELLA COSCIA con ginocchio a 90° PER BACINO E TRONCO: CIRCONDUZIONI DEL BACINO FLESSIONI LATERALI DEL BUSTO ROTAZIONI DEL TRONCO A BUSTO FLESSO A 90°, a busto flesso a 90° vado a toccare il piede destro con la mano sinistra e viceversa INCLINAZIONI DEL BUSTO inclinazioni del busto in avanti e ritorno ROTAZIONI DEL TRONCO DALLA STAZIONE ERETTA mani sulle spalle, ruoto il tronco a destra e a sinistra mantenendo gli arti inferiori fissi PER ARTI SUPERIORI: CIRCONDUZIONI DELLA BRACCIA CIRCONDUZIONI DELLE SPALLE, con mani sulle spalle SLANCI ALTERNATI DELLE BRACCIA, alternati verso l'avanti e verso il dietro PER IL CAPO: ROTAZIONI DEL CAPO giro la testa verso la spalla destra e poi verso quella sinistra FLESSO-ESTENSIONI DEL CAPO in avanti e all'indietro CIRCONDUZIONI DEL CAPO in senso orario e antiorario ESERCIZI PER LA FLESSIBILITÁ MUSCOLO-TENDINEA PER IL COLLO: STRETCHING PER GLI ESTENSORI DEL COLLO, porto il capo in avanti (mento contro il petto) e resto per 15” STRETCHING PER I FLESSORI DEL COLLO, fletto il capo all'indietro per 15” STRETCHING PER I MUSCOLI ROTATORI DEL COLLO, ruoto il capo prima a destra e mantengo per 15” e poi a sinistra per altri 15” PER LE BRACCIA STRETCHING PER IL BICIPITE, appoggio una mano su uno stipite o una spalliera all'altezza del gluteo, quindi verso il basso-dietro. Ruoto il busto in avanti per allungare il bicipite e mantengo per 15”. STRETCHING PER IL TRICIPITE, braccio piegato dietro il capo, spingo in giù con l'aiuto della mano dell'altro braccio per 15” STRETCHING PER GLI AVAMBRACCI, in ginocchio appoggio i palmi delle mani al suolo con le dita verso di me. Porto il bacino indietro, quasi a sedermi sui talloni per estendere i muscoli dell'avambraccio e mantenere per 15”. PER IL BUSTO: STRETCHING PER I MUSCOLI DEL TORACE, appoggio una mano su uno stipite o una spalliera all'altezza della spalla, quindi verso i l dietro-alto. Ruoto il busto in avanti per allungare il petto per 15”. STRETCHING PER I MUSCOLI DORSALI, busto flesso a 90° con le braccia in appoggio ad una spalliera, spingere il busto verso il basso mantenendo la schiena in estensione per 15”. STRETCHING PER GLI ADDUTTORI DELLE SPALLE, braccia estese avanti e mani appoggiate il palmo dell'una sul dorso dell'altra. Portare in avanti le spalle abducendo le scapole per 15”. STRETCHING PER LE SPALLE, incrocio le mani dietro all'altezza dei glutei e sempre estesi, cerco di portare gli arti superiori verso il dietro-alto per 15”. STRETCHING PER I MUSCOLI ESTENSORI DEL TRONCO, seduti a gambe estese cerco di toccare o oltrepassare la punta dei piedi con le mani per 15”. STRETCHING PER I FLESSORI DEL TRONCO, in decubito supino, gambe estese e braccia estese insù, cerco di portare le spalle più lontano del centro del corpo per 15”. STRETCHING PER I FLESSORI LATERALI DEL BUSTO, braccia lungo i fianchi, fletto lateralmente fino al massimo allungamento prima da una parte e poi dall'altra per 15” PER GLI ARTI INFERIORI: STRETCHING PER I GLUTEI, seduti al suolo, un arto inferiore esteso, l'altro accavallato sopra ad esso. Al suo lato esterno appoggio il braccio opposto e spingo con rotazione del tronco per 15”. STRETCHING PER ADDUTTORI DELLA COSCIA, farfalla per 15”. STRETCHING PER QUADRICIPITE, posizione eretta, afferro un piede e lo porto fino al gluteo per 15”. STRETCHING PER BICIPITE FEMORALE, fletto il busto in avanti andando a toccare i piedi con le mani per 15”. STRETCHING PER IL POLPACCIO, spingo contro il muro con le mani, un piede più avanti dell'altro e poi cambio. VALUTAZIONE DELLA FLESSIBILITÀ MUSCOLO-TENDINEA Sit & reach Stand & reach Flessibilità dell'abduzione degli arti inferiori da seduti (goniometro!) Flessibilità delle spalle da decubito prono FORZA La forza, nella sua accezione più semplice, non è altro che il prodotto della contrazione muscolare. Quando l'atleta vince o tenta di vincere resistenze elevate o elevatissime, al limite delle proprie capacità, esprime i massimi livelli di forza, cioè la sua forza massima. Quando invece eroga la massima o pressoché massima forza nell'unità di tempo vincendo resistenze molto piccole o rappresentate solo dal proprio peso corporeo o di parti di esso, allora esprime rapidità e velocità (v. successivamente). In realtà una definizione univoca del concetto di forza non c'è e non ci può essere, dati i numerosi tipi di forza, di lavoro muscolare, di tensione muscolare e i fattori da cui tutti questi aspetti sono influenzati. Dunque, al massimo, esistono più definizioni di forza , a seconda della loro espressione. Innanzitutto differenziamo una forza generale (forza di tutti i gruppi muscolari, indipendente dallo sport praticato)e una forza speciale (forza tipica di uno sport specifico). Più comunemente si riconoscono tre forme di forza: FORZA MASSIMA Massima forza possibile che il sistema neuromuscolare ha la possibilità di esprimere in una massima contrazione volontaria. Dipende da: Sezi one trasversa fisiologica del muscolo Coor dinazione intermuscolare (= coordinazione tra i muscoli che lavorano insieme in un dato movimento) Coor dinazione intramuscolare (= coordinazione interna al muscolo) FORZA RAPIDA Capacità del sistema neuromuscolare di muovere il corpo e/o le sua parti oppure oggetti alla massima velocità possibile. Dipende da: struttura della muscolatura e dalla coordinazione inter ed intramuscolare pattern (= schemi) di attivazione nervosa velocità del movimento angolo di lavoro tipo di sollecitazione muscolare Il contributo di forza massima negli impegni di forza rapida specifica passa in secondo piano. Aumenta invece con l'aumento del sovraccarico. RESISTENZA ALLA FORZA Capacità dell'organismo di opporsi all'affaticamento in prestazioni di forza di lunga durata. Dipende da: intensità dello stimolo (in percentuale della forza massimale contrattile) volume dello stimolo (somma delle ripetizioni) Il tipo di energia prodotta invece dipende da: intensità della forza volume o intensità dello stimolo Una sua forma particolare è la resistenza alla forza rapida, importante negli sport in cui si eseguono per lungo periodo movimenti rapidi e potenti delle estremità o del tronco (scherma, pugilato, giochi sportivi). Dipende dalla capacità della muscolatura interessata di recuperare rapidamente, quindi dalla capacità di prestazione di resistenza generale e locale aerobica e anaerobica. EXCURSUS Tipologie di lavoro muscolare: 1. Superante = il muscolo si accorcia e ciò consente di spostare il proprio peso corporeo o quello di altri corpi o di vincere resistenze al movimento 2. Cedente = il muscolo si allunga. Esempio: ammortizzazione dei salti o movimenti di caricamento 3. Statico = fissa il corpo o le sue estremità in determinate posizioni; il muscolo si contrae ma non si accorcia Tipologie di tensioni muscolari: 1. Isotonica = gli elementi contrattili del muscolo vengono contratti e quelli elastici allungati. Quando la forza sviluppata dall'elemento contrattile è in grado di vincere la forza esercitata dal carico, l'elemento contrattile si accorcia e il carico viene spostato. Il muscolo che si contrae sviluppa forza (tensione muscolare). Se questa è in grado di vincere la forza applicata, allora il carico può essere spostato e così il muscolo si accorcia e compie un lavoro. 2. Isometrica = gli elementi contrattili del muscolo vengono contratti e quelli elastici allungati. Quando il carico è superiore alla tensione che il muscolo può sviluppare, il muscolo si contrae e sviluppa tensione, stira l'elemento elastico in serie (tendine), ma non si accorcia poiché la tensione sviluppata non è sufficiente a spostare il carico. La tensione che il muscolo sviluppa durante la contrazione non è sufficiente a vincere il carico, perciò non si accorcia. 3. Auxotonica = combinazione tra isometrica e isotonica. Il sistema neuromuscolare si adatta al cambiamento delle forze e alle variazioni di velocità. È pertanto la forma di tensione muscolare più frequente nello sport. EVOLUZIONE DELLA FORZA In età infantile le differenze relative al fattore forza tra maschi e femmine sono scarse. Sono invece più evidenti nell'adolescenza e nell'età adulta, quando l'allenabilità della forza cresce rapidamente nel maschio con picco tra i 20 e i 30 anni e poi diminuisce, mentre nella donna resta più o meno invariata durante il corso della vita. Comunque si può dire che la salita più rapida per quanto riguarda il sesso femminile si ha durante la prima età puberale o l'adolescenza. Il fatto che con l'età la forza aumenta rapidamente nei maschi è dato dalla produzione di testosterone nell'uomo che, tra gli altri, ha anche un effetto anabolizzante. Inoltre la donna possiede circa il doppio di tessuto adiposo rispetto all'uomo e la sua forza è quantificata coma ca. i 2/3 rispetto alla forza maschile. Età prescolare. Non si allena la forza in senso stretto; si predilige uno sviluppo multilaterale, generale e globale dell'apparato motorio e passivo per stimolare la crescita delle ossa e lo sviluppo della muscolatura. Quindi è da preferire attività motoria in spazi attrezzati per saltare, arrampicarsi, appendersi, tirare, spingere ecc. Prima età scolare. FORZA RAPIDA! La forma di allenamento da utilizzare è quella DINAMICA. In età infantile e adolescenziale si hanno i picchi di sviluppo della capacità di salto. È consigliabile utilizzare l'ALLENAMENTO A CIRCUITO, vista la scarsa disponibilità attentiva dei bambini a svolgere un compito solo. La durata del carico è di 20 secondi con 40 secondi di pausa; un circuito dovrebbe essere composto da 5-7 stazioni con velocità esecutiva più rapida possibile. Seconda età scolare (termina a 11-12 anni nelle femmine, a 12-13 anni nei maschi). A questa età si dovrebbe continuare il lavoro muscolare per il rafforzamento generale e multilaterale. Si può anche iniziare ad impiegare lievi sovraccarichi, come le palle mediche. Si lavora ancora sulla capacità di salto, aumentando la difficoltà degli esercizi proposti. Adolescenza. Prima età puberale. FASE SENSIBILE! A causa della diminuzione della capacità di carico! Attenzione ai danni scheletrici causati da carichi errati!! Prediligere esercizi in cui la colonna vertebrale si trova in scarico. A questa età, però, aumenta già la produzione di testosterone nei maschi, perciò il grado di alienabilità della forza cresce parecchio, specie per quanto riguarda le estremità quindi allenamento per la forza di salto e di colpo. Continuare con l'allenamento a circuito (adattato all'età ma anche già simile a quello per l'età adulta), salti, esercizi ginnici con e senza attrezzi, giochi di lotta in cui si spingono e si tirano in più pensare ad introdurre esercitazioni di forza speciale. Esempi di esercizi: Per la forza di tiro e lancio tiro al birillo o al bersaglio Per la forza di salto acchiapparsi su una sola gamba, salti plurimi su un solo arto (gioco della campana), salti con rotazione sull'asse verticale, salti della panca da una parte e dall'altra ecc. Per la forza nei contrasti lotta per la palla, tiro della corda, tirarsi (per esempio per far oltrepassare all'avversario una linea divisoria) Adolescenza vera e propria (da 13-14 anni per le femmine e 14-15 per i maschi fino a 16-18 anni). Età della massima allenabilità della forza, età in cui si hanno i tassi massimi di incremento di questa qualità. Vista la crescente stabilizzazione dell'apparato scheletrico si possono utilizzare sempre più i carichi ed i metodi di allenamento simili all'allenamento degli adulti. Comunque bisogna preferire la variazione (aumento) del volume di carico, piuttosto che della sua intensità. PRINCIPI METODICI per l'allenamento della forza con bambini e adolescenti 1. Principio della formazione globale 2. Serve alla formazione generale armonica del corpo. Impostata secondo l'età, essere multilaterale, ricca di variazioni e divertente 3. È necessario sviluppare la forza precocemente, vista la stretta correlazione tra forza e abilità motorie 4. In età infantile si eseguono giochi ed esercizi di tipo giocoso e collegati all'esercitazione della coordinazione. In età infantile e nell'adolescenza si svolge solo quell'allenamento della forza che è assolutamente necessario. La capacità di forza massimale non viene quindi sviluppata al massimo ma solo quanto è necessario per le esigenze dello sport praticato 5. La forza massima va sviluppata solo tramite forma di gioco, tipo giochi di lotta 6. Nel bambino prediligere l'allenamento di forza rapida (salti, lanci, scatto) ma non trascurare il rafforzamento della muscolatura posturale e di sostegno 7. Evitare che si sviluppino squilibri muscolari prediligere l'allenamento che vada a rinforzare quei muscoli che vengono trascurati nella pratica dello sport specifico 8. Aumentare il volume più che l'intensità. Nel bambino stimoli di carico relativamente scarsi sono più che sufficiente per ottenere miglioramenti nella prestazione 9. l'allenamento della forza deve essere multilaterale, anche perché, oltre ad avere carattere formativo globale, aumenta il patrimonio degli esercizi e favorisce l'impostazione dell'allenamento ricca di cambiamenti 10. le pause devono essere adeguatamente lunghe RAPIDITÀ Definizione Capacità di raggiungere, in determinate condizioni, la massima velocità di reazione e di movimento possibile, sulla base di processi cognitivi, di impegni massimi di volontà e della funzionalità del sistema neuromuscolare (Grosser, 1991). È quindi da ritenersi, secondo molti, una capacità a cavallo tra quelle condizionali e quelle coordinative, proprio come la mobilità articolare. Inoltre subisce una grande influenza da parte delle componenti psichiche. È una capacità dalla varie sfaccettature: rapidità di percezione capire il più rapidamente possibile le variazioni rapidità di anticipazione capacità di prevedere mentalmente e nel pi?u breve tempo possibile le mosse altrui rapidità di presa di decisione capacità di decidere, tra magari diverse opzioni, quella migliore nel più breve tempo possibile rapidità di reazione capacità di reagire rapidamente agli imprevisti velocità di movimento ciclica e aciclica eseguire movimenti ciclici e aciclici a velocità elevata rapidità di azione semplice capacità di eseguire rapidamente le azioni specifiche della disciplina rapidità di azione complessa capacità di agire rapidamente integrando nell'azione le capacità condizionali, tecnico-tattiche e cognitivo di cui si è padroni Tutte queste capacità “parziali”, se ben sviluppate, portano allo sviluppo globale della rapidità in quanto qualità complessa. Fattori che determinano la rapidità VELOCITÀ DI REAZIONE Capacità di reagire nel più breve tempo possibile ad un segnale (che comunque dipende dalle leggi della fisiologia sensoriale). L'uomo reagisce normalmente più in fretta allo stimolo acustico perché, rispetto a quello visivo e tattile, arriva prima ai centri nervosi (viene percepito prima). I CAPACITÀ DI ACCELERAZIONE Principale capacità dei velocisti. Per migliorarla è necessaria una tecnica pulita di partenza ed accelerazione. Metodo della ripetizione recupero completo Contenuti: 1. Tutte le forme di partenza (addestramento della forza, della tecnica e della RAPIDITÀ DI AZIONE (SEMPLICE) È definita anche coordinazione rapida ed è specifica uno rapido nella corsa non lo è obbligatoriamente anche nel nuoto. Al contrario, il transfer di coordinazione rapida si ha per movimenti simili dal punto di vista coordinativo per esempio un miglioramento della prestazione nel salto RESISTENZA ALLA VELOCITÀ Capacità di riuscire a mantenere la massima velocità di movimento il più a lungo possibile. Il suo aumento offre all'atleta la possibilità di mantenere, per un lungo periodo, la fase della coordinazione rapida, cioè della massima velocità. Contenuti: Corse in salita Con giubbetti, manicotti, cavigliere principianti hanno chiaramente tempi di reazione più elevati rispetto agli atleti di elevata qualificazione l'allenamento è dunque altamente specializzante! Le reazioni delle estremità inferiori sono più lente di quelle delle mani. Il tempo di reazione migliora dopo 11-12 minuti di una fase di carico importanza del riscaldamento! È inoltre essenziale avere un'ottima capacità di concentrazione. Nell'allenamento, quando si esercita la capacità di reazione, gli esercizi dovrebbero essere il più specifico possibile la scelta dei segnali deve avvicinarsi il più possibile a quelli di gara Contenuti dell'allenamento esercizi di partenza e di reazione da posizioni diverse piccoli giochi staffette con reazioni rapide partenze specifiche tipo gara coordinazione speciale): Partenze da stazioni e posizioni diverse (in stazione eretta; verso o contro la direzione di corsa; con gli arti inf. flessi; da supini; da proni; in decubito laterale) Partenze normali in condizioni facilitate (in discesa, trascinati da un elastico) o più difficili (traino, paracadute) Partenze che vengono dopo un movimento iniziale che può essere un salto verso il basso, il salto di un compagno, una corsa all'indietro, una capovolta Partenze su terreni diversi (prato, sabbia) Partenze con tecniche diverse di corsa (normale, al galoppo, laterale, all'indietro) 2. Salti e balzi, poiché la cap. di accelerazione dipende da qualità speciali di forza rapida, quali salti orizzontali e verticali Balzi brevi (con entrambi gli arti; salti semplici, tripli e quintupli con un solo arto) Balzi lunghi (corsa a balzi, 30/60/100m e più) Allenamento speciale forza in lungo da fermo si riflette negli indici dello sprint , del lancio del peso e di quei movimenti che richiedono un'estensione degli arti inferiore. Dipende da: Presupposti semplici e complessi della rapidità nei quali è importante un programma in tempo breve. Allenamento della coordinazione per stabilizzare i “programmi di tempo” inizio precoce perché si stabilizzano precocemente Metodo della ripetizione con un minuto di pausa ogni 10 metri di corsa, recupero attivo Allenamento della rapidità elementare aciclica Utilizzare attrezzi più leggeri e/o più piccoli, adatti all'etá (es: racchette o mazze più piccole e/o leggere con una maggiore superficie d'impatto ecc.); attrezzi ausiliari per i salti (trampolini, superfici elastiche); attrezzi per alleggerire il peso corporeo nei salti (corde elastiche) Per gli estensori della gamba: saltelli sugli avampiedi (ginocchia estese) da fermi o con spostamento; a piedi uniti, su un Corsa nella sabbia e nella neve Corsa con traino Corsa contro la resistenza di un partner arto, alternandoli; con ritmi diversi; ad altezze diverse. Salti in successione (tripli, quintupli e più) alternando l'arto di stacco; in linea retta o a zigzag. Salti rapidi su un solo arto o a piedi uniti su 10, 50 o 20 metri, in avanti, all'indietro o laterali. Per gli estensori del braccio o dei flessori della mano: dalla posizione eretta, lascarsi andare in avanti contro il muro, ammortizzare con le mani e spingersi immediatamente via. Lanci a due mani dal petto. Allenamento della rapidità elementare ciclica: In condizioni facilitate corse in discesa, corsa in cui l'atleta viene trascinato o trainato Utilizzando frequenze superiori alle massime Per la frequenza dei movimenti degli arti inferiori: skip, corsa calciata dietro, tapping podalico da seduti, skip basso da fermi o in movimento, skip alto, diversi tipi di calciata dietro variando per esempio l'ampiezza del movimento Allenamento complesso della rapidità d'azione semplice (metodo della ripetizione con carico variabile) Corse con cambio di velocità: 30 metri alla massima velocità; 50 metri di corsa libera (su ca. 200-300 metri) l'ultimo della fila scatta avanti corsa in discesa e in salita