Prosa 19, 20 aprile Il viaggio di Enea di Olivier Kemeid dall’Eneide di Virgilio adattamento e regia di Emanuela Giordano con Fausto Russo Alesi, Alessio Vassallo, Roberta Caronia, Carlo Ragone, Simone Borrelli, Giulio Corso, Emmanuel Dabone, Lorenzo Frediani, Antoinette Kapinga Mingu, Valentina Minzoni, Giulia Trippetta scene Francesco Ghisu costumi Cristina Da Rold disegno luci Giuseppe Filipponio produzione Centro d’Arte Contemporanea – Teatro Carcano Teatro di Roma – Teatro Nazionale personaggiinterpreti Enea Acate Anchise, Acmenide, Re Pastore Creusa, Sibilla Didone Ascanio Fausto Russo Alesi Alessio Vassallo Carlo Ragone Roberta Caronia Valentina Minzoni Giulio Corso Lucia, Aletto, Direttrice del Resort Agente dell’Immigrazione Antoinette Kapinga Mingu Roberto, Boss della fabbrica Figlio di Aletto Emmanuel Dabone Il Coro Simone Borrelli, Lorenzo Frediani Giulia Trippetta Le recite dedicate alle scuole – Progetto Educational sono sostenute da BCC Pordenonese Il viaggio di Enea è il racconto poetico delle migrazioni. Migrazioni per le guerre, per la fame, per la ricerca del benessere intravisto da lontano. È una storia familiare, quella di Olivier Kemeid, e una riscrittura moderna, ma comunque fedele del classico di Virgilio, in cui l’autore proietta le vicende di suo padre e della sua famiglia, emigrata dall’Egitto al Canada con mille peregrinazioni e molteplici difficoltà alla perenne ricerca di un mondo migliore, attraverso personaggi e luoghi del mito di Enea. Olivier Kemeid, oggi noto drammaturgo canadese, ha riconosciuto nel racconto di Virgilio la storia di suo padre, che è la storia dell’uomo, in fuga dai disastri dell’esistenza. Dal latino, al francese, all’italiano odierno il mito compie il suo viaggio di ritorno offrendo nuove riflessioni. L’Enea di Virgilio supera le insidie del viaggio grazie alla divina materna benevolenza. L’Enea di Kemeid, che pure si rifà in tutto e per tutto al racconto virgiliano, non ha santi in paradiso ed è per questo più spaventato, più stanco e meno pio. Per una volta, l’esodo biblico che cambierà il volto dell’Europa viene raccontato da chi è costretto a partire, con un ironico capovolgimento dei ruoli in cui i neri sono al posto dei bianchi e viceversa. Non c’è enfasi, non c’è retorica e nemmeno vittimismo. C’è, in primo piano, solo la necessità di sopravvivere. Enea è un giovane uomo che vive un continuo conflitto di coscienza: pensare a sé o pensare anche agli altri? Sopravvivere in clandestinità o rischiare per ritrovare dignità e rispetto di se stesso? Il figlio di Enea, Ascanio, divenuto grande, riordina frammenti di ricordi così come gli sono stati raccontati dal padre. Ne ricostruisce il viaggio, i rapporti, gli amori, i dubbi, l’approdo che al momento è solo una speranza. Enea/coro (dall’Eneide di Virgilio ) È arrivato l’ultimo giorno Il tempo inevitabile della nostra rovina Hanno già assediato le strade E stanno con le armi pronti a far di noi strage e macello Le grida disperate della gente feriscono il cielo Dovunque si vada, di cadaveri, di sangue d’ atrocità sono piene le vie, le case, i templi Perché Dio ci esponi a tanto dolore? Richiamati dalle grida arrivammo a Palazzo Reale Li si combatteva come se non ci fosse altra guerra al mondo come se non ci fosse altro luogo che quello per morire Travi di legno, fregi d’oro, tutto è scagliato contro il nemico Perché se fine era, era fine d’ogni cosa, e per tutti fine Povere donne lacerate dal dolore si battevano i petti Come un fiume in piena il nemico invase le sale E tutto fu strage e fu rovina Immaginati di essere tu quello che all’improvviso, dopo una festa, in piena notte, si ritrova con la casa bruciata, la città devastata, i nemici per le strade che stuprano e uccidono. Tu hai una moglie e un figlio e un padre anziano. Li vuoi salvare. Pensi solo a questo. Vuoi salvarti e salvare chi ami di più. Il resto ora non conta. Non sei un eroe, non vuoi esserlo. Alcuni ti seguono, vogliono venire con te perché di te si fidano, ma tu non vuoi altro che un pezzo di terra dove vivere in pace. Quello di Emanuela Giordano è un teatro che si costruisce in scena, con i corpi e le intelligenze vive degli attori. Questo testo è quindi ancora una trama aperta, la traccia di un viaggio che si può compiere solo con attori capaci di mettersi completamente in gioco. La regista inserisce nel testo di Kemeid segni tangibili dell’Eneide di Virgilio, cercando e traducendo con asciuttezza quei versi che con più aderenza si fondono in questa moderna riscrittura. Ogni scena è così cadenzata da evocazioni dell’opera originale, rendendo più evidente il nesso tra il mito e la contemporaneità. Non analizzare la “correlazione oggettiva” con il presente, non approfondirla, sarebbe un’omissione. Il confronto con il mito diventa così anche strumento per cogliere temi essenziali del vivere contemporaneo, che la Giordano decide di affrontare prima di tutto con gli attori coinvolti nella messa in scena, attori che dovranno fare i conti con loro stessi, senza filtri. “In palcoscenico, due grandi zattere: macchine sceniche che si muovono dal fondo al proscenio, quasi a invadere la platea — spiega la regista Emanuela Giordano —. Intorno, solo mura di fango. I naufragi cui vanno incontro i personaggi vengono soprattutto raccontati. Ma l’aspetto particolare è che i migranti sono interpretati da attori bianchi, mentre coloro che stanno dall’altra parte, cioè chi dovrebbe accoglierli, ma li accoglie male, li rifiuta, li rilega nei campi profughi oppure cerca di sfruttare a proprio vantaggio il loro dolore, ho voluto attori di colore. Un ribaltamento dei ruoli: l’esodo biblico, che cambierà il volto dell’Europa, viene visto allo specchio”. Comune di Pordenone Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia Provincia di Pordenone comunale giuseppeverdi.it Poetica Inquieta Diversa Tutta un’altra stagione 16 Prosa 17 L’intervista a Olivier Kemeid “Ho studiato a scuola la Divina Commedia — racconta Kemeid — e sono stato affascinato da Virgilio, la guida di Dante. Quando ho letto l’Eneide sono rimasto scioccato dalla corrispondenza tra le vicende narrate nel poema e quelle vissute dai miei familiari: in Enea ho rivisto mio nonno, in Ascanio mio padre. Mi sono tornati in mente i racconti della loro drammatica avventura... le ostilità del mare, del deserto, dei centri di accoglienza...”. Una storia di immigrazione che risale al 1952, quando la rivoluzione egiziana portò al potere Nasser con un colpo di Stato. “I miei appartenevano alla minoranza cristiano copta — continua Kemeid —. Erano già migranti, perché erano arrivati in Egitto dal Libano ai primi del Novecento. Quando scoppiò la rivoluzione, decisero di scappare prima che iniziassero le persecuzioni. Raggiunsero Alessandria, si imbarcarono e la prima tappa fu Napoli. Poi ripartirono per Marsiglia, da lì andarono a Le Havre e infine approdarono nel Québec. Un viaggio durato tre mesi”. L’eroe virgiliano è molto diverso da Ulisse: “Enea è costretto a cercare una terra dove poter crescere in pace suo figlio — spiega l’autore — e dargli un futuro che sembra negato. Ulisse una terra ce l’ha e va in giro per conoscere il mondo. Enea non si vergogna di mostrare la sua fragilità, ma al tempo stesso è capace di reagire e di lottare. Ulisse è sostanzialmente un bugiardo”. Il viaggio di Enea finisce con l’approdo alla terra promessa, accolto con benevolenza dal Re Pastore: “La storia dell’umanità — conclude Kemeid — è fatta di continue migrazioni. Con questo testo cerco di trasmettere la speranza di costruire una convivenza civile e pacifica”. Da “La Lettura” (Corriere della Sera) del 9 aprile 2017 La regista Emanuela Giordano, autrice e regista, ha studiato all’Accademia D’arte drammatica e all’Università La Sapienza, con un corso di drammaturgia diretto da Eduardo De Filippo. Ha iniziato a lavorare a diciannove anni, scrivendo e conducendo trasmissioni culturali per Radio Tre Rai. Per anni interprete, regista e scrittrice di scena, si è poi dedicata interamente alla regia e alla drammaturgia. Sua l’ideazione e la realizzazione di Dieci storie proprio così, progetto scenico sulla legalità commissionato dal Teatro San Carlo di Napoli e replicato in tutta Italia. Produce regie e scritture sceniche per Lella Costa, Maddalena Crippa, Lina Sastri, Tosca, Anna Galiena, Mascia Musy, Isabella Ragonese e film documentari per Rai Cinema. Negli ultimi tre anni si è dedicata alla direzione del Sistema Casa dei teatri e della Drammaturgia contemporanea di Roma, sviluppando tre inediti progetti nazionali di rete fra teatri e attivando molti percorsi di laboratorio, fra cui uno diretto alla conoscenza tra giovani migranti e cittadini dei quartieri periferici di Roma. Insegna scrittura creativa alla Scuola di drammaturgia diretta da Dacia Maraini. Collabora da molti anni alla scrittura teatrale con Lidia Ravera. Dal 2011 collabora, insieme a Giulia Minoli, al progetto Il palcoscenico della legalità che prevede la collaborazione tra scuole, carceri minorile e teatro. Alcuni suoi cortometraggi e film documentari sono stati premiati e ospitati nei più importanti festival italiani ed europei quali il Festival Sacher diretto da Nanni Moretti e il Festival del Cinema della Resistenza diretto dai Fratelli Taviani. 16 Prosa 17 Prossimi appuntamenti 23 aprile — ore 11 èStoria a Teatro Quarto incontro L’Italia in scena conversano Claudio Longhi, Paolo di Paolo ingresso gratuito 28 aprile Sigillo della Città e Premio Città di Pordenone Pia Baschiera Tallon Educare alla Musica 2017 a Salvatore Sciarrino Concerto Orchestra di Padova e del Veneto Marco Angius, direttore Cristina Zavalloni, voce Prima nazionale 5 maggio La leggenda di Paganini Davide Alogna, violino Giulio Tampalini, chitarra Paolo Sassanelli, voce recitante Prosa Il viaggio di Enea Debutto nazionale