Virgilio Publio Virgilio Marone, (in latino :Publius Vergilius Maro), fu

Virgilio
Publio Virgilio Marone, (in latino :Publius Vergilius Maro), fu il
massimo poeta di Roma e l'interprete più completo del periodo storico
che dalla fine di Giulio Cesare conduce alla fondazione del Principato
e dell'Impero compiuta da Augusto. (Augusto fu il fondatore
dell'Impero romano).
Virgilio nacque ad Andes (Mantova) il 15 ottobre del 70 a.C.
Fu di origini modeste: il padre era un vasaio o bracciante agricolo, ma
in realtà Virgilio frequentò le migliori scuole del tempo e non ebbe
mai bisogno di lavorare.
A cinquant’anni fece un viaggio in Grecia, ma ritornò in Italia per un
malore. Morì a Brindisi il 21 settembre del 19 a.C. Venne sepolto a
Napoli.
Le opere
Bucoliche (parola derivata dal greco; significa Canti di
pastori)
• Furono composte fra il 42 e il 39 a.C. in un’epoca fra le più
tragiche nella storia di Roma, quella delle guerre civili.
• Sono 10 componimenti nei quali Virgilio esalta la serenità e la
pace della vita semplice, il senso profondo dell'amicizia, che
però si scontrano con la realtà amara della vita e con l'amore
inteso come passione sconvolgente. Da questo confronto
scaturisce un senso di angoscia per l'infelicità degli
uomini, di cui i personaggi sono simboli. Unico conforto
all'infelicità è entrare nel mondo della poesia, che è
piacere e serenità.
Georgiche= Canti dell’agricoltura
• Furono scritte fra il 37 e il 29 a.C
• Poema in quattro libri suddiviso in due sezioni : le piante (I-II),
gli animali (III-IV)
• Intende proporre un ideale e uno stile di vita: l’onesta
laboriosità del contadino romano.
Eneide
L'Eneide (latino Aeneis=Eneis) è un poema epico, scritto nel I secolo
a.C., tra il 29 a.C. e il 19 a.C.
Che cos’è la poesia epica?
La poesia epica o, semplicemente epica è la narrazione in versi
delle imprese leggendarie di un popolo, dei suoi eroi e dei suoi dèi:
racconta gesta di personaggi di grande intelligenza e forza, battaglie,
duelli, vendette, viaggi in luoghi sconosciuti e incontri con esseri
mostruosi o divini e, contemporaneamente, esalta i valori
dell'amicizia, dell'amore, della famiglia, della gratitudine e della
pace.
Per la nostra cultura occidentale, però, epica vuol dire epica classica,
cioè Omero con l'Iliade e l'Odissea e Virgilio con l'Eneide.
L’Eneide racconta la leggendaria storia di Enea, un principe troiano
fuggito dalla città di Troia distrutta nella guerra contro i Greci. (La
storia della guerra tra i Greci e Troia è raccontata nell’Iliade dal
poeta Omero). Enea , dopo un lungo viaggio, arrivò in Italia, dove
diventò il fondatore del popolo romano.
L'intera opera dell'Eneide si compone di 12 libri.
I primi sei libri del poema narrano la storia dei viaggi e le avventure
di Enea, da Troia all'Italia.
Nella seconda parte si racconta della guerra tra i Troiani e i Latini,
che si conclude con la vittoria dei Troiani contro i Latini.
Enea, figlio di Anchise e della dea Venere.
Il personaggio principale dell'Eneide è Enea, definito "pio". Enea è un
capo maturo e responsabile che si assoggetta completamente al volere
degli dei, rispetta suo padre Anchise, è premuroso con il figlio, è
sincero e corretto ma spesso ha momenti di incertezza e di dubbio;
per tutto questo Enea è considerato il simbolo delle virtù della
romanità, cioè:
-Coraggio
-Lealtà
-Giustizia
-Clemenza
-Devozione verso gli dei
-Pazienza
-Elevato senso civico
La caratteristica più importante che Virgilio nell'Eneide attribuisce a
Enea è la pietas, un sentimento non perfettamente coincidente con la
"pietà" come la intendiamo noi, ma assai più complesso e sfumato: è
un misto di devozione, rispetto nei confronti degli dei e della famiglia,
ma anche degli altri uomini. È un estremo senso del dovere. Enea
rinuncia alle sue personali esigenze per condurre a termine il compito
che gli è stato affidato da una volontà superiore; non dimentica il
passato, ma deve andare sempre avanti, senza fermarsi né voltarsi
indietro, per non rischiare di perdere la strada.
Per la sua condizione di profugo, inoltre, Enea simboleggia il dramma
degli esuli spinti dalle circostanze avverse a emigrare verso un
mondo sconosciuto carico di insidie, ma anche di promesse per la
costruzione di un destino migliore.
Il tragico amore della regina Didone
A Cartagine, in Africa, dove è approdato dopo una terribile tempesta,
Enea si innamora della regina Didone e si unisce a lei, ma è presto
costretto ad abbandonarla: gli dei ordinano che egli prosegua il suo
viaggio verso l’Italia.
In una delle pagine più suggestive e commoventi dell'Eneide, nel libro
IV, viene narrato l'ultimo doloroso colloquio fra Enea e Didone e il
successivo suicidio della donna. La regina prima di morire lancia una
maledizione: Cartagine e Roma saranno divise da un odio eterno, e
un vendicatore combatterà strenuamente i Romani. La forzata
separazione fra Enea e Didone viene così a configurarsi come la causa
mitica delle guerre puniche: il vendicatore invocato da Didone sarà il
cartaginese Annibale, protagonista della seconda guerra punica sulla
fine del 3° secolo a.C. (219-202 a.C.).
Lo scontro con Turno
Arrivato nel Lazio dopo varie peripezie, Enea deve nuovamente
impugnare le armi: contro i Latini, nonostante il favore del loro re,
Latino, e contro i Rutuli, guidati da Turno. L'Eneide termina appunto
con la morte di Turno per mano di Enea il quale, successivamente,
sposerà Lavinia, figlia di Latino, già promessa a Turno, e concluderà
la sua vita rapito da un temporale o scomparendo fra le acque del
fiume Numico.
Il figlio di Enea, Ascanio (chiamato anche Iulo), fonderà Alba Longa.
Da Alba Longa discenderà Romolo che , secondo la leggenda , fonderà
Roma.
Con l’Eneide Virgilio vuole esaltare la potenza di Roma e l’impero di
Augusto.