Diapositiva 1 - Docenti.unina

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Acropoli di Atene
Dal 443 a.C. Pericle ricopre senza interruzione fino alla morte il
ruolo di stratega.
Uomo potente per dignità e per senno, incorruttibile al denaro,
capo indiscusso della città all’interno di un regime che si definiva
democratico.
Il potere effettivo era nelle mani del primo cittadino
Il “secolo” di Pericle dura in realtà 15 anni dalla pace con la
Persia (449 a.C.) all’inizio della Guerra del Peloponneso.
Pericle muore nel 429 a.C. vittima dell’epidemia di peste che
sconvolge in quegli anni la vita della città.
Alla metà del V sec. a.C. Atene è la città più ricca e potente di
tutta la Grecia, forte del possesso delle miniere di piombo
argentifero del Laurion, di una grande flotta, del tesoro della
Lega delio-attica, trasferito nel 454 a.C.
Inizia un’intensa politica di opere pubbliche, tesa a rafforzare le
difese della città e ad abbellirla di monumenti degni della sua
fama, ma anche ad assicurare lavoro e paga a un gran numero di
artigiani.
Nel 447 a.C., sfruttando il tesoro della Lega, Pericle dà il via ai
lavori di ristrutturazione dell’Acropoli.
L’imperialismo ateniese è così alla base della
devastante guerra che segna la vita della Grecia
nell’ultimo trentennio del secolo, dal 431 al 404
a.C. e passa alla storia come Guerra del
Peloponneso perché vede schierate da un lato
Atene e i suoi alleati, dall’altro le città della Lega
del Peloponneso, sotto il comando di Sparta.
Vecchio tempio di Atena Poliàs
hekatonpedon
Berlino. Nel centro del quartiere di
Charlottenburg, nel pieno di negozi, centri
commerciali e delle eleganti boutique
dell'opulenta Berlino Ovest si erge
guastata, la Gedächnis-Kirche [Chiesa
della memoria]. La celeberrima cupola
bombardata nel 1943 fu lasciata così
grazie
alle
vivaci
proteste
della
popolazione berlinese, quando, a guerra
finita, le autorità comunali dichiarono il
progetto di abbattere completamente la
struttura e rifare daccapo un nuovo
tempio. L'attuale complesso definito
appunto "Gedächniskirche" consta in
realtà di più edifici che hanno al centro la
vecchia chiesa bombardata e così
lasciata.
I lavori di ristrutturazione
dell’Acropoli iniziarono
nel 447 a.C. per volere di
Pericle che fa votare
all’assemblea del popolo
un decreto che destina a
questo fine una parte dei
tributi versati dagli alleati
alla Lega delio-attica.
E’ Fidia, secondo le fonti antiche, a
ricoprire il ruolo di direttore dei
lavori per conto di Pericle
Fidia (in greco Φειδίας; Atene, 490 a.C. circa – Atene, 430 a.C. circa) è stato uno scultore, pittore e architetto
greco antico.
Fidia è l'artista che meglio ha interpretato gli ideali della classicità greca. Delle sue opere originali sono giunte
ai nostri giorni ben pochi resti, più numerose invece le copie di epoca romana.
La sua prima opera conosciuta è la colossale statua bronzea di Atena Promachos eretta sull’Acropoli di Atene
nel 460 a.C. In seguito, Pericle lo scelse per sovraintendere ai lavori del nuovo tempio dedicato ad Atena (il
celebre Partenone). La colossale statua di culto crisoelefantina (rivestita d’oro e di avorio) dell’Atena Parthenos
fu dedicata nel 438 a.C. Realizzò i modelli per le sculture dei due frontoni, per le 92 metope del fregio esterno e
per il fregio che decora il muro della cella, che vennero eseguite da molti suoi discepoli e allievi (i resti si
possono ammirare sui due frontoni, compresi diciannove delle novantadue metope e il fregio che raffigura la
processione delle Panatenee) e quella dei Propilei, il monumentale ingresso alla città fortificata. La maggior
parte delle statue rappresentate sono realizzate con la tecnica del panneggio bagnato ideato dallo stesso Fidia.
Quasi tutte le opere rinvenute sono conservate al British Museum e sono conosciute col nome di “Collezione
marmi di Elgin”. La restante parte è conservata presso il Museo dellì’Acropoli di Atene.
Nel 438 a.C., in seguito all'incendio della sua dimora, si spostò ad Olimpia, dove ricevette l'incarico di realizzare
una nuova e colossale statua crisoelefantina di Zeus Olimpio, situata all’interno del tempio della città di Olimpia
ed annoverata tra le sette meraviglie del mondo; la statua, purtroppo, è andata perduta e, solo grazie alla
descrizione di Pausania, nella sua “Periegesi della Grecia”, è possibile intuirne la concezione fidiaiana.
Rientrato ad Atene da Olimpia, nel 433 a.C. fu vittima delle lotte politiche ateniesi: per screditare il suo
protettore, Pericle, fu accusato di essersi appropriato di una parte dell’oro da utilizzare per l’Atena Parthenos.
Fidia riuscì a provare la sua innocenza solo smontando e facendo pesare le parti d’oro della statua. Prosciolto
da quest'accusa, fu però nuovamente accusato, questa volta di empietà, per essersi raffigurato insieme a
Pericle sullo scudo della dea. Venne prima imprigionato e, quindi, esiliato ad Olimpia, dove morirà.
Lo stile di Fidia si caratterizza per una rappresentazione realistica dell’anatomia umana, idealizzata con la
maestà e serenità delle figure. Realizza così una sintesi tra la potenza arcaica e l’armonia classica.
I suoi bassorilievi sono notevoli per rigore compositivo e senso ritmico, staccandosi dalla staticità dei grandi
fregi orientali: nella processione delle Panatenaiche vengono inseriti dei contrappunti, come personaggi girati
all’indietro, e la composizione si articola per linee curve, convergenti e divergenti. I personaggi sono ben distinti
e scalati, dando l’impressione dell’affollamento di molti individui e non di un ammasso indifferenziato. È da
rilevare inoltre la grande cura dei particolari (nel frontone orientale, raffigurante la nascita di Atena, si
distinguono le vene sporgenti del cavallo di Selene).
Partenone
Edificio dedicato ad Atena (παρθένος). Parthénos si riferisce allo stato di nubile e "vergine" della
dea, nonché al mito della sua creazione, per partenogenesi dalla testa di Zeus
Primo edificio ad essere progettato dagli architetti Ictino e Callicrate.
447 a.C.-438 a.C.
nel 432 fu ultimata la decorazione scultorea
Propilei
Ingresso monumentale costruito da Mnesicle tra il 437 e il 433
a.C.
I Propilei si compongono di un corpo centrale rettangolare con due facciate
simmetriche. Per superare le differenze di livello il corpo centrale era
attraversato da una rampa in leggera salita verso est. Il passaggio era retto da
sei colonne ioniche che arrivavano al tetto.
Il dislivello era superato anche da uno zoccolo di cinque gradini che sosteneva
il muro mediano che, con le sue cinque porte, permetteva il passaggio
all’ingresso interno.
Le facciate, esastile, di ordine dorico, erano sormontate da frontoni in modo
da riproporre il grandioso prospetto del Partenone; l’intercolumnio centrale
più largo degli altri permetteva il passaggio delle processioni e sottolineava la
funzione del complesso, grandioso accesso al santuario della dea.
Tempietto di Atena Nike
Sul piccolo bastione meridionale dal quale si sarebbe
gettato Egeo dopo aver visto la nave che gli annunciava
per errore la morte del figlio Teseo, sorse il tempietto di
Atena Nike, edificato tra il 430 e il 420 a.C. sebbene la
costruzione fosse già stata decisa nel 448 a.C.
E’ un tempio ionico con un’unica cella,
anfiprostilo (4 colonne sulle fronti). Un
fregio continuo correva sui quttro lati
sopra l’architrave con scene di battaglia
tra Greci e Orientali. Alla fine del
secolo, il santuario venne dotato di una
balaustra che raffigurava dinanzi Atena
seduta numerose Nikai nell’atto di
sacrificare e alzare trofei.
Eretteo
iniziato dopo il 421 a.C. interrotto nel 413 a.C. e ripreso dopo il 409 a.C. è un edificio
che deve l’asimmetria della pianta al fatto di riunire in sé molti luoghi di culto;
Il nome deriva da uno dei mitici re della città, venerato con l’epiteto di Poseidone
Eretteo.
Si componeva di un corpo centrale rettangolare diviso in due ambienti, che s apre a
est con un portico di sei colonne ioniche; alla parte occidentale del tempio, chiusa da
un’alta parete con finestre e semicolonne, si appoggiano due corpi laterali,
perpendicolari all’asse del tempio maggiore: un pronao tetrastilo, anch’esso ionico, e
la celebre loggetta delle Cariatidi, che fungeva da accesso alla tomba dell’eroe attico
Cecrope, figlio di Eretteo e re di Atene . Nel santuari erano venerati, oltre a Poseidone
Eretteo e ad Atena Poliàs, anche il dio Efesto ed altre divinità. Nel tempio vi si
potevano scorgere i segni lasciati dal fulmine di Zeus e dal tridente di Poseidone nella
mitica contesa con Atena. Al lato ovest del tempio maggiore era anche addossato un
recinto sacro con il sacello dell’eroina attica Pandroso, figlia di Cecrope, e l’ulivo fatto
nascere da Atena.
Nonostante la grande importanza del culto tributato ad Atena nel grande
tempio (prima l'ekatónpedon, poi il Partenone) sulla sommità dell'Acropoli,
questo santuario, dedicato alla dea Atena Poliade (protettrice della città), era
legato a culti arcaici e alle più antiche memorie della storia leggendaria della
città, costituendo il vero nucleo sacro dell'Acropoli e dell'intera città. In
questo luogo si sarebbe infatti svolta la disputa tra Atena e Poseidone: vi si
custodivano le impronte del tridente del dio su una roccia, un pozzo di acqua
salata da cui sarebbe uscito il cavallo, dono del dio, e l'olivo, donato dalla dea
Atena alla città. Qui il re Cecrope, metà uomo e metà serpente, avrebbe
consacrato il Palladio, la statua della dea caduta miracolosamente dal cielo. Il
santuario ospitava inoltre le tombe di Cecrope, di Eretteo e un luogo di culto
dedicato a Pandrosia, la figlia di Cecrope amata dal dio Ermes.
ACROPOLI
Contenitore di culti e santuari
Cantiere
Museo all’aperto
Partenone
L’altare non di fronte all’ingresso ma si trova nel punto in cui si concludeva la processione delle Panatenee , tra
il Partenone e l’Eretteo.
Il Partenone fu costruito per ospitare e custodire la statua crisoelefantina della dea e le offerte a lei dedicate.
Era un lussuosissimo ed enorme tesoro, simbolo della potenza di Atene.
TEMPIO DORICO PERIPTERO, con otto colonne sulla fronte e diciassette sui lati lunghi.
Ridotti in ampiezza risultano i corridoi laterali, e il pronao e l’opistodomo.
La cella è divisa in due ambienti, il più grande dei quali ospitava la statua della dea e presentava colonnati su
due ordini dorici sovrapposti disposti a P greco.
Il secondo ambiente recava al centro della sala quattro colonne ioniche slacciate che raggiungevano il tetto.
Questa sala era destinata a contenere le offerte alla dea e le riserve monetarie.
Sulla parete esterna della cella correva un fregio continuo con il famoso corteo delle Panatenee.
Programma scultoreo
Per la prima volta nel Partenone vengono decorate tutte le metope della peristasi (92 metope).
In marmo pentelico sono scolpite ad alto rilievo, con numerosi elementi tutto tondo; i panneggi
dovevano essere ravvivati dal colore e anche il fondo doveva essere alternativamente rosso e blu
Ogni lato dell’edificio illustrava un grande avvenimento mitico:
la GIGANTOMACHIA est
AMAZZONOMACHIA ovest
CENTAUROMACHIA sud
CONQUISTA di TROIA nord
CIVILIZZAZIONE OPPOSTA ALLA BARBARIE
ORDINE CONTRO CAOS
GRANDEZZA DI ATENE
Progetto coerente dovuto a Fidia
Differente resa artistica dovuta a
mani diverse
Fregio ionico
Le Panatenee erano la festa religiosa più
importante dell'antica Atene, in onore della
divinità protettrice della città, Atena (con
l'appellativo di Poliàs, Poliade). Si
tenevano il giorno della nascita della dea (il
28 del mese di Ecatombeone,
corrispondente alla fine di luglio) e vi
partecipavano tutti i cittadini liberi,
comprese le donne.
Secondo la tradizione erano state istituite
da Eretteo mitico re di Atene, o da Teseo,
per celebrare il sinecismo dell'Attica sotto
Atene.
Nel 556 a.C. Pisistrato riorganizzò la
festa[1] ed istituì ogni quattro anni, nel
terzo anno dell'Olimpiade, le "Grandi
Panatenee", di durata maggiore, che
compresero anche i giochi panatenaici,
con competizioni artistiche e sportive.
La processione panatenaica portava il dono di un peplo tessuto
dalle ateniesi nobili (Ergastìne) e ricamato con episodi della
Gigantomachia.
La processione si radunava prima dell'alba nei pressi della porta
del Dipylon, attraversava l'agorà e giungeva all'Acropoli, dove
potevano entrare solo i cittadini ateniesi. La processione
passava quindi davanti al Partenone e si fermava al grande
altare di Atena.
Il rito comprendeva sacrifici, tra cui un'ecatombe.
La processione è raffigurata nel fregio disposto sui muri esterni
della cella del Partenone, scolpito da Fidia e dai suoi aiuti. Vi
sono rappresentati alla partenza gli ipparchi e il keryx o araldo,
gruppi di cavalieri che si stanno preparando o sono colti in corsa
per la gara che si svolgeva durante la processione. A questi
seguono le quadrighe , tra le quali si svolgeva pure una gara,
nell'ultimo tratto della quale un oplita con armatura doveva
scendere e correre a fianco del carro in accordo con l'andatura
dei cavalli. Segue quindi la processione vera e propria (pompé)
con gli animali per i sacrifici, portatori di offerte, suonatori e le
canefore che portavano il peplo e vasi per libagioni[
Tra gli dei dell'Olimpo Atena viene ritratta come la figlia prediletta di Zeus, nata già adulta ed
armata dalla sua fronte dopo che egli ne aveva mangiato la madre, Metis. Varie sono le
versioni riguardo alla sua nascita; infatti una versione dice che Atena è solo figlia di Zeus.
Quella più comune dice che Zeus si coricò con Metis, dea della prudenza e della saggezza,
ma subito dopo ebbe paura delle conseguenze che ne sarebbero derivate: una profezia diceva
che i figli di Metis sarebbero stati più potenti del padre, fosse stato anche lo stesso Zeus. Per
impedire che questo si verificasse, subito dopo essersi giaciuto con lei, Zeus indusse Metis a
trasformarsi in una mosca e la inghiottì, ma era ormai troppo tardi: la dea aveva infatti già
concepito un bambino. Metis cominciò immediatamente a realizzare un elmo ed una veste per
la figlia che portava in grembo, e i colpi di martello sferrati mentre costruiva l'elmo provocarono
a Zeus un dolore terribile. Così Prometeo (oppure, a seconda delle versioni, Efesto, Ermes o
Palemone) aprì la testa di Zeus con un'ascia bipenne ed Atena ne balzò fuori già adulta ed
armata e Zeus in questo modo uscì, malconcio ma vivo, dalla brutta disavventura.
Atena era in competizione con Poseidone per diventare la divinità protettrice della
città che, all'epoca in cui si svolge questa leggenda, ancora non aveva un nome. Si
accordarono in questo modo: ciascuno dei due avrebbe fatto un dono agli Ateniesi e
questi avrebbero scelto quale fosse il migliore, decidendo così la disputa. Poseidone
piantò al suolo il suo tridente e dal foro ne scaturì una sorgente. Questa avrebbe dato
loro sia nuove opportunità nel commercio che una fonte d'acqua, ma l'acqua era
salmastra e non molto buona da bere. Atena invece offrì il primo albero di ulivo adatto
ad essere coltivato. Gli Ateniesi scelsero l'ulivo e quindi Atena come patrona della
città, perché l'ulivo avrebbe procurato loro legname, olio e cibo. Si pensa che questa
leggenda sia sorta nel ricordo di contrasti sorti nel periodo Miceneo tra gli abitanti
originari della città e dei nuovi immigrati.
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