ASL Cagliari - Progetto Formativo Aziendale Rischi e prevenzione nella manipolazione dei farmaci antiblastici Il trattamento degli stravasi dei farmaci citotossici M.Dolores Palmas, Infermiera S.C. Oncologia Medica DH P.O. A. Businco - Cagliari 25.05.2010 Poche altre aree della cura infermieristica richiedono conoscenza del trattamento, abilità di valutazione, esperienza tecnica, capacità e desiderio di sostenere emotivamente il paziente, superiori a quelli richiesti per la cura di un malato sottoposto a chemioterapia. STRAVASO DI FARMACI ANTINEOPLASTICI E’ necessaria un’adeguata preparazione culturale e tecnica del personale sanitario PERCHE’ oltre agli effetti collaterali tradizionali della terapia antiblastica è necessario considerare con attenzione il rischio di stravaso. Il personale che somministra le terapie antiblastiche z z z deve avere un’approfondita conoscenza dei farmaci antitumorali utilizzati per EV deve effettuare una corretta somministrazione deve riconoscere tempestivamente e con sicurezza lo stravaso ed essere in grado di adottare immediatamente un trattamento mirato delle complicanze insorte STRAVASO FUORIUSCITA ACCIDENTALE DI QUALUNQUE SOLUZIONE ENDOVENOSA DA UN VASO, NEL TESSUTO CUTANEO E \ O SOTTOCUTANEO CIRCOSTANTE IL SITO DI ACCESSO, PER DIFFUSIONE O INFILTRAZIONE DIRETTA Lo stravaso di agenti antineoplastici può essere particolarmente pericoloso perché, a causa della loro tossicità possono provocare: z gravi danni cellulari z necrosi dei tessuti z infezioni Silvia Pagnucco “ …. determina sofferenza per il paziente afflitto da cancro, con ripercussione sulla qualità della vita e sulla compliance terapeutica e non ultimo sulla affidabilità percepita da parte dell’utente e dei familiari circa gli operatori sanitari che lo hanno in cura. E’ una complicanza impegnativa, difficile da trattare, con risultati spesso deludenti e che determina spesso esiti invalidanti.” Maurizio Banconi LA GRAVITA’ DI UNO STRAVASO DIPENDE z Dal tipo di farmaco z Dalla concentrazione dello stesso z Dal volume somministrato z Dall’area d’infusione Il danno tissutale può variare da un semplice eritema localizzato, ad una necrosi estesa che può determinare la perdita della funzionalità dell’area. Aree prossime ad articolazioni, tendini e fasci neuro-vascolari sono più a rischio di danni permanenti. z z z z L’incidenza dello stravaso in letteratura è compresa tra lo 0.1% e il 6%. Tale dato è sicuramente sottostimato. E’ un’evenienza non rara in rapporto all’alto numero d’infusioni. Le conseguenze possono essere non solo molto dolorose ma talvolta anche invalidanti. Ogni somministrazione di antiblastici con tossicità locale deve essere monitorizzata con attenzione per cogliere eventuali segni di stravaso. FATTORI PREDISPONENTI ALLO STRAVASO 1) FATTORI LEGATI AL PAZIENTE 2) FATTORI LEGATI AI FARMACI 3) FATTORI LEGATI AL SITO DI SOMMINISTRAZIONE 4) FATTORI LEGATI ALLA TECNICA DI SOMMINISTRAZIONE 5) FATTORI LEGATI A TERAPIE ENDOVENOSE CONCOMITANTI FATTORI PREDISPONENTI ALLO STRAVASO 1 paziente z fattori anatomici; z fattori fisiologici; z fattori fisio-farmacologici; z fattori legati all’età; z fattori legati all’incapacità di comunicare. FATTORI PREDISPONENTI ALLO STRAVASO 2 farmaci pH; osmolarità; eccipienti; concentrazione e volume della soluzione sommimistrata; tossicità cellulare. FATTORI PREDISPONENTI ALLO STRAVASO 3 Sito di somministrazione La sede in cui inserire la cannula va scelto in modo da assicurare un’inserzione facile e un’osservazione sicura del sito. FATTORI PREDISPONENTI ALLO STRAVASO 4 • Tecnica di somministrazione FATTORI PREDISPONENTI ALLO STRAVASO 5 • Terapie endovenose concomitanti IL PAZIENTE DEVE ESSERE INFORMATO ed è tenuto a riferire qualsiasi sintomo avverso quale: z z z z dolore fastidio pressione sensazione di bruciore Deve essere inoltre rassicurato perché uno stravaso può capitare ma, sospendendo immediatamente la somministrazione dei farmaci ed avviando un adeguato trattamento di cura, non dovrebbe essere causa di gravi problemi. Reazioni osservabili a lungo termine sono rappresentate da: z Trombosi venose; z Flebiti; z Iperpigmentazione delle vene o dei tessuti. E’ importante distinguere l’irritazione locale della vena utilizzata per la somministrazione (flebite chimica), dalle situazioni in cui si ha uno stravaso nei tessuti circostanti, fenomeno che provoca una reazione infiammatoria che può arrivare alla necrosi tessutale locale (necrosi da stravaso). DIAGNOSI DIFFERENZIALE STRAVASO FLEBITE CHIMICA Sintomi comuni dolore eritema Si manifestano caratteristicamente lungo il decorso dei vasi Si irradiano tutto intorno al sito di inoculazione ed è eventualmente presente nella stessa zona una tumefazione dovuta al liquido stravasato E’ molto importante differenziarli perché ne deriva un diverso trattamento Trattamento della flebite chimica Reazione di scarsa gravità che in linea generale guarisce con reliquati minimi. La sospensione tempestiva dell’infusione del farmaco si accompagna comunemente a completa guarigione. Il sollevamento dell’arto e l’applicazione intermittente di ghiaccio nelle prime 48 ore possono accelerare il processo di guarigione. SEGNI E SINTOMI DI STRAVASO IN PAZIENTE CON A.V.P. 1. 2. 3. 4. 5. 6. rallentamento o interruzione flusso venoso aumento di resistenza incontrato durante l’infusione assenza di reflusso venoso all’aspirazione delicata gonfiore e\o eritema nel sito di inoculo dolore urente bruciore SEGNI E SINTOMI DI STRAVASO IN PAZIENTE CON C.V.C. Il CVC è una sonda di materiale biocompatibile che viene introdotta attraverso una vena tributaria, diretta o indiretta, a raggiungere la vena cava superiore. In questo modo si consente l’infusione di fluidi e farmaci in condizioni di maggiore sicurezza rispetto alle cannule periferiche; consente l’attuazione di procedure e trattamenti non percorribili con CVP ed è indicato nel caso di somministrazioni di soluzioni o farmaci non tollerati dalle vene periferiche come soluzioni ipertoniche, farmaci irritanti, vescicanti. Nei pazienti con CVC va tenuta sotto osservazione la parete toracica o la tasca sottocutanea per valutare la comparsa di gonfiore. L’infusione non deve mostrare rallentamento. Procedura generale di trattamento dello stravaso 9 9 9 9 9 9 Interrompere immediatamente la somministrazione del farmaco antiblastico, al fine di evitare l’accumularsi di altro chemioterapico nella zona dello stravaso. Disconnettere il dispositivo dal sistema di infusione e lasciare il dispositivo di infusione in sede. Annotare immediatamente data e ora di interruzione della somministrazione. Delimitare il contorno dell’area interessata con tratto indelebile al fine di controllare l’eventuale allargamento del danno tessutale dal momento dello stravaso. Tenere sollevato l’arto o la spalla interessati. Valutare il volume di farmaco stravasato e il grado di tossicità locale del farmaco in questione. Ciò permette di avere un’idea immediata della gravità dello stravaso e della probabile entità dei danni. 9 9 9 9 9 9 9 Aspirare la maggior quantità possibile di farmaco attraverso il dispositivo venoso lasciato in sito, fino all’aspirazione di 3-4 ml di sangue. Dopo la fase di aspirazione della linea periferica, togliere il dispositivo venoso dalla sede, ripulire la zona e lasciarla all’aria evitando di applicare bendaggi occlusivi. Seguire le istruzioni di trattamento specifico per il particolare farmaco stravasato. In caso di stravaso da CVC in profondità contattare il chirurgo plastico. Indicare al paziente come curare correttamente l’area dello stravaso e come continuare la terapia. Possono essere utilizzati analgesici per controllare il dolore. Completare la scheda di raccolta-dati dello stravaso. Effettuare un follow-up delle condizioni del paziente nei giorni successivi allo stravaso. ¾ In alcuni casi lo stravaso può essere completamente asintomatico, essendo riconosciuto solo in un secondo tempo, anche a distanza di settimane, dallo stabilirsi del danno tissutale progressivo. FARMACI ANTIBLASTICI E STRAVASO I farmaci chemioterapici antineoplastici sono dotati in generale di potere irritante a carico della cute e delle mucose, possono provocare effetti tossici locali (flebiti, allergie, necrosi dei tessuti a seguito di stravaso) e sistemici (allergie, tossicità d’organo). EFFETTI A BREVE TERMINE : alopecia, stomatiti, leucopenie, anemie. EFFETTI A MEDIO TERMINE : epatopatie, nefrosi, aplasie midollari. EFFETTI A LUNGO TERMINE : induzione di mutazioni, azione cancerogena. La letteratura non è concorde nel classificare i farmaci in base al loro potenziale tossico locale; l’appartenenza ad una classe è indicativa e la suddivisione in gruppi rappresenta una classificazione utile per pianificare gli interventi ma non esiste univocità tra i diversi Autori. CLASSI DI CHEMIOTERAPICI ANTINEOPLASTICI Vescicanti o esfolianti: possono causare danno cellulare o la distruzione dei tessuti (necrosi) in caso di stravaso sottocutaneo. Irritanti o infiammanti: provocano infiammazione venosa locale con o senza reazione cutanea. Sintomi frequenti sono dolore e bruciore in sede di iniezione. Sintomi di breve durata e il danno tissutale raro.Non si verifica necrosi perché queste sostanze vengono rapidamente metabolizzate e inattivate. Alcuni farmaci irritanti in particolari condi zioni (concentrazione, condizioni del paziente) possono avere proprietà vescicanti. Neutrali: cioè NON IRRITANTI, NON VESCICANTI…… farmaci che non causano tossicità locale. Farmaci che non si legano stabilmente al DNA z z z z z z z Fluorouracile Cisplatino Etoposide Bleomicina Vinblastina Vincristina Vinorelbina Danno tissutale immediato. Inattivati o metabolizzati rapidamente. Le lesioni vanno facilmente incontro a guarigione. Farmaci che si legano più tenacemente e stabilmente al DNA z Antracicline z Doxorubicina z Actinomicina D z Daunorubicina z Epirubicina z Idarubicina z Mitomicina C Danno tissutale immediato. Persistenza nei tessuti. Determinano danni tessutali necrotizzanti a lungo termine (le antracicline persistono nei tessuti alcuni mesi). Assenza di cicatrizzazione spontanea. Pregressa ulcerazione. Necessità di escissione chirurgica per la guarigione. Tra i farmaci che si legano al DNA, alla doxorubicina oltre alla lesione locale da stravaso vanno ascritte alcune reazioni cutanee: Necrosi da stravaso da “richiamo” Si verifica alle successive somministrazioni del farmaco in vene diverse dalle iniziali con necrosi da stravaso in siti venosi precedentemente utilizzati. “Flare” venoso Eruzione lineare sulla cute sovrastante la vena utilizzata per la somministrazione della doxorubicina. Eritema, prurito, dolorabilità,edema, indurimento del sito di iniezione, bolle e vescicole. Tale reazione si riduce dopo 48 ore dalla sospensione del farmaco e non determina danni a lungo termine. Si verifica nel 3% di tutte le somministrazioni Alla MITOMICINA C vanno ascritte ulcere cutanee ritardate in siti fbnmmm precedentemente utilizzati per l’infusione del Farmaco a seguito di ulteriori somministrazioni in vene del braccio controlaterale. PREVENZIONE DELLO STRAVASO Adottando tecniche di somministrazione controllate e sicure e facendone un uso sistematico, molti casi di stravaso potrebbero essere prevenuti. La prevenzione dello stravaso dovrebbe comprendere: INFORMAZIONE ED EDUCAZIONE DEGLI OPERATORI SANITARI PIANIFICAZIONE DI UNA PROCEDURA DI SOMMINISTRAZIONE DEI FARMACI ANTIBLASTICI ISTRUZIONE AL PAZIENTE PER LA COLLABORAZIONE PREVENZIONE LINEA VENOSA PERIFERICA z z z z z Il vaso venoso deve presentarsi morbido, elastico, di dimensioni adeguate a contenere il catetere o l’ago scelto per la somministrazione (meglio scegliere vasi di grosso calibro e preferire le vene mediane dell’avambraccio) EVITARE Fossa antecubitale Aree flessione polso mano Arti inferiori Vene fragili e di piccolo calibro Vene già utilizzate per l’infusione di farmaci antiblastici NON INFONDERE LA TERAPIA se l’arto presenta un circolo linfatico compromesso o interessato da processi neoplastici. SCELTA DEL CATETERE VENOSO TEST DELLA LINEA DI INFUSIONE CONTROLLO DEL RITORNO EMATICO INIZIO DELL’INFUSIONE ISTRUZIONI AL PAZIENTE VALUTAZIONE PERIODICA DEL SITO D’INFUSIONE Prevenzione linea venosa centrale : PORT z Adeguata lunghezza dell’ago z Controllo del ritorno ematico, in sua assenza consigliare al paziente di cambiare posizione e lavare il port con una soluzione salina (metodo push-pull) z Utilizzare bendaggi trasparenti per fissare l’ago z Istruire i pazienti anche per il tipo di vestiario da utilizzare onde evitare strappi del catetere connesso al port TRATTAMENTO DELLO STRAVASO Un intervento mirato e sicuro e la rapidità nell’intervento (favorita questa da una diagnosi immediata) sono concetti fondamentali al fine di ridurre gli effetti tossici del farmaco e favorire una migliore qualità di vita del paziente. Un’efficace procedura di trattamento può essere approntata sull’applicazione di due schemi consecutivi: - TRATTAMENTO URGENTE GENERALE (si effettua in ogni caso di stravaso) - TRATTAMENTO SPECIFICO (specifico per il farmaco stravasato) Linea di infusione periferica. Trattamento generale Il paziente lamenta bruciore, prurito, dolore, eritema e indurimento al sito di infusione Interrompere immediatamente l’infusione. Disconnettere il dispositivo dal sistema di infusione e lasciare il dispositivo di infusione in situ. Delimitare il contorno dell’area stravasata con tratto indelebile. Informare il medico Aspirare la maggior quantità di farmaco stravasato attraverso il dispositivo lasciato in situ fino all’aspirazione di 3-5 ml di sangue.questo può essere facilitato mediante l’iniezione sottocutanea di NaCl 0,9% per diluire il farmaco stravasato. Seguire il trattamento specifico per il farmaco stravasato Completare una scheda di raccolta-dati per lo stravaso Linea di infusione centrale. Trattamento generale Il paziente lamenta bruciore, prurito, dolore, eritema e indurimento al sito di infusione Interrompere immediatamente l’infusione. Riaspirare il farmaco dalla linea di infusione. La linea centrale deve rimanere nella stessa posizione Informare il medico Stravaso che rimane circoscritto Aspirare la maggior quantità di farmaco stravasato attraverso il dispositivo lasciato in situ fino all’aspirazione di 3-5 ml di sangue.questo può essere facilitato mediante l’iniezione sottocutanea di NaCl 0,9% per diluire il farmaco stravasato. Stravaso esteso e in profondità Contattare il chirurgo plastico Seguire il trattamento specifico per il farmaco stravasato Completare una scheda di raccolta-dati per lo stravaso La procedura generale deve essere messa in pratica idealmente entro i 10 minuti successivi allo stravaso. Dopo le 24 ore il trattamento non è più curativo ma è utile solo a limitare i danni. Lo schema che segue riassume il trattamento generale che deve essere applicato al paziente in caso di stravaso a seconda della linea di accesso venoso utilizzata per l’infusione. Impacchi caldi e freddi - per tutti i farmaci, escluso gli alcaloidi della vinca: Nelle prime 24 - 48 ore dallo stravaso, applicare in modo intermittente, per 30 minuti ogni 2 ore, delle compresse fredde; (il freddo induce vasocostrizione e limita l’infiammazione); l’arto non deve essere messo in scarico onde evitare l’estendersi della sede dello stravaso. - per gli alcaloidi della vinca (vinblastina, vincristina, vindesina, vinorelbina) Consecutivamente per 24 ore dallo stravaso, applicare localmente impacchi caldi. Il calore è utilizzato fondamentalmente per inattivare sostanze termolabili, induce vasodilatazione aumentando la distribuzione del farmaco e riducendo, contemporaneamente, la concentrazione locale al sito di stravaso. L’arto nelle prime 24 \ 48 ore deve essere mantenuto sollevato per favorire il deflusso venoso. Gli antidoti risultati più utili nel trattamento dello stravaso sono: z α-tocoferolo z ialuronidasi z dimetilsolfossido (DMSO) z sodio tiosolfato z sodio bicarbonato z corticosteroidi α-tocoferolo E’ vitamina E, vitamina liposolubile, proprietà antiossidanti, protettivo membrane biologiche, rallenta il processo di invecchiamento cellulare. L’α-tocaferolo ha presentato effetto benefico nella prevenzione delle ulcerazioni indotte da antracicline. L’utilizzo della vitamina E si è dimostrato efficace anche per il trattamento dello stravaso da mitomicina in associazione con dimetilsolfossido. Ialuronidasi È un enzima che agisce degradando l’acido ialuronico, costituente del tessuto di riempimento interstiziale. La ialuronidasi degradando il tessuto connettivo facilita la distribuzione e l’assorbimento nei vasi sanguigni e linfatici delle sostanze iniettate. La sua capacità di ridurre la concentrazione locale del farmaco stravasato e di aumentare la sua velocità di assorbimento ha permesso di ridurre l’esposizione del tessuto al farmaco. La dose di ialuronidasi risultata più efficace è di 1500 UI somministrata per via s.c. nella zona dello stravaso entro 1 ora dallo stravaso stesso. Dimetilsolfossido (DMSO) È un solvente inodore e incolore completamente miscibile con acqua e solubile in molti solventi organici. Penetra rapidamente nei tessuti quando applicato per via topica. È classificato come irritante di pelle, mucose e occhi. Il razionale dello studio si basa sulle proprietà di potente “spazzino” dei radicali liberi formati dal meccanismo biochimico di alcuni farmaci e sulla sua capacità di rimuovere i farmaci dai tessuti dopo lo stravaso. Il DMSO agisce anche come antibatterico, antinfiammatorio, analgesico, vasodilatante proprietà tutte che contribuiscono alla prevenzione del danno da stravaso. Si usa in concentrazione compresa tra 70% e 99%. Si applica sulla superficie cutanea interessata con un contagocce (2-3 gtt per cm3) o mediante tampone sterile e lasciato asciugare all’aria. È opportuno non coprire la zona trattata con garze per evitare che si formino vesciche. Non va usato sulla cute sana per le sue proprietà irritanti. Sodio tiosolfato Protegge i tessuti dai danni provocati da farmaci alchilanti e analoghi perché fornisce un substrato alternativo. La sua azione si basa su un meccanismo di alchilazione del principio attivo a derivato non tossico, che può essere facilmente escreto con le urine. Crea nella zona di infiltrazione un ambiente fortemente alcalino, che però è tossico. Non presenta effetti irritanti su pelle e occhi, non si conoscono effetti sensibilizzanti. Sodio bicarbonato È indicato per il suo pH alcalino, nel caso di stravaso di farmaci estremamente stabili a pH acido: antracicline, alcaloidi della vinca, carmustina, dacarbazina, mitomicina (stabile a pH neutro). Pare agisca favorendo l’idrolisi delle antracicline e sfavorendo il legame doxorubicina-tessuto che è pH indipendente. Deve essere utilizzato con la massima attenzione poiché egli stesso può provocare necrosi tissutale sia per l’elevato pH, sia perché è una soluzione iperosmolare. Si consiglia l’uso a bassa concentrazione: 2.1%. Corticosteroidi L’uso di corticosteroidi è stato proposto nel trattamento dello stravaso di antracicline per il loro effetto antinfiammatorio. Tuttavia, poiché l’infiammazione non è un fattore preminente nell’eziologia della necrosi e i dati sperimentali hanno dimostrato che l’iniezione locale di corticosteroidi è inefficace, se non addirittura sfavorevole, se usati come antidoti per lo stravaso di alcaloidi della vinca. Queste osservazioni hanno reso controverso l’impiego dei cortisonici come antidoti. KIT DI EMERGENZA STRAVASO z z z z z z z z z z z z z z z z z z z z z Acqua sterile per preparazione iniettabili Soluzione fisiologica di NaCl 0.9% Cortisonico Sodio tiosolfato 10% fl Dimetilsolfossido (DMSO) 70% gtt o crema Sodio bicarbonato 8.4% fl Idrocortisone Desametasone α-tocoferolo (VIT E) 5%-10% fl garze sterili garze non sterili aghi per aspirazione siringhe aghi per iniezione sottocutanea disinfettante guanti sterili compresse per impacchi caldi cold packs per impacchi freddi da conservare a temperature tra 2° e 8°C bendaggi trasparenti cotone rotolo di materiale adesivo di fissaggio. Conclusioni z concetti non ancora standardizzati; z uno stravaso da agenti antiblastici può essere più frequente di quanto si sia sempre pensato e, se non trattato adeguatamente, può causare gravi danni permanenti; z manca ancora una raccolta dati e non esiste una specifica procedura che definisca come intervenire, quali farmaci utilizzare come antidoti, come descrivere ed archiviare l’evento; - note di carattere generale riguardanti il paziente che permettono di inquadrare la percentuale degli stravasi in rapporto alle caratteristiche fisiologiche del paziente stesso, i dati relativi al farmaco stravasato, alla via, al modo, alla concentrazione e al volume di somministrazione e alle caratteristiche di tossicità cutanea del farmaco; - z z vanno messi in evidenza segni e sintomi riscontrati dall’operatore sanitario e dal paziente al sito di stravaso, devono essere documentati tutti i test di prevenzione dello stravaso effettuati prima di iniziare l’infusione di antiblastici e deve essere riportata nello specifico la procedura di trattamento adottata, gli antidoti utilizzati, la loro concentrazione e modalità di applicazione, la durata della terapia antidotale e il risultato clinico ottenuto; archiviazione dei dati correlati di fotografie del sito di infusione; l’esperienza dei diversi centri ospedalieri può consentire una stima statistica della frequenza e della gravità dello stravaso dei farmaci antiblastici. Grazie per l’attenzione