JSA 2015;I:119-124 Francesco Ruschi, Simona Ortori, Emanuele Neri Radiologia Diagnostica e Interventiva, Università di Pisa Applicazione della tecnica di Imaging a Risonanza Magnetica (RMI). Anatomia del ginocchio Introduzione: fondamento dell’uso della RMI nei traumi da sport La tecnica di Imaging a Risonanza Magnetica (RMI), oltre che metodo diagnostico, assume altresì grande importanza sia nella prognosi che nella successiva definizione dei trattamenti appropriati. Naturalmente si tratta di un’indagine da attuare su valida base medica e dopo avere preso in considerazione modalità alternative di imaging. L’esame radiografico è il primo strumento a cui ricorrere nelle sospette anomalie del ginocchio per individuare ulteriori metodologie si approfondimento. La tomografia computerizzata (TC) mostra in maniera dettagliata la struttura dell’osso trabecolare e l’anatomia corticale, mentre l’utilizzazione di ultrasuoni (US) è la più appropriata per un esame delle strutture tissutali. Pur essendo la RMI una metodologia diagnostica d’impatto leggero e non invasiva per la valutazione delle anomalie anatomiche del ginocchio, le sue risultanze potrebbero essere fuorvianti se non strettamente correlate con indagini radiografiche, storia clinica e – non ultima – un’accurata visita medica. • fessurazioni condrali; • complicazioni insorte a seguito di intervento di chirurgia condrale; • sinoviti, borsiti e cisti popliteali; • sindromi da edema del midollo; • fratture da pressione e/o radiograficamente occulte • patologie del muscolo e del tendine (distorsioni, strappi completi o parziali); • sindrome della bandelletta ileotibiale. Le indicazioni primarie per l’uso della RMI del ginocchio per traumi sportivi includono: • diagnosi e classificazione di sospette patologie del menisco (fratture composte e scomposte, menisco discoide, cisti del menisco, complicazioni da intervento chirurgico al menisco); • patologie del legamento (distorsione e strappi del legamento crociato e collaterale, complicazioni sorte da riparazione o ricostruzione meniscale); • degenerazione e strappi del quadricipite e del tendine patellare; • distorsione e strappo del tendine del retinacolo; • fratture osteocondrali; I perfezionamenti nella progettazione del magnete permanente (sua migliore omogeneità, sfumature più nette e loro minor tempo di definizione, maggior precisione della tecnologia relativa alle bobine di ricezione, sviluppo di specifiche sequenze d’impulsi) consentono perciò una migliore qualità dell’immagine. Nei traumi da sport la RMI del ginocchio riveste speciale importanza per la valutazione delle strutture anatomiche tramite sequenze eseguite nei tre piani rispettivamente sagittale, assiale e coronale; • le immagini pesate sagittali T1 o DP o T2 del tessuto adiposo sono importanti per lo studio dei legamenti e del menisco; Approfondimento Tecnica della RMI La maggioranza degli studi pubblicati inerenti la RMI del ginocchio sono basati sull’uso di magneti superconduttori ad alta intensità (1,5 T). L’immagine può essere ottenuta altresì attraverso metodologie di RM dedicata con campi magnetici a bassa intensità (magneti permanenti con potenza di 0,3 T). Anche se a buon mercato e più efficaci dal punto di vista dei costi, le metodologie appena indicate hanno tuttavia alcuni svantaggi sotto il profilo tecnico (lunghi tempi di acquisizione, uno scarso rapporto segnale/rumore (SNR), incapacità a definire strati sottili, scarsa risoluzione spaziale). SportandAnatomy | 119 • le immagini sagittali STIR evidenziano i sintomi di alterazione da trauma nel midollo osseo; • le immagini pesate coronale e assiale T2 evidenziano il versamento articolare, le cisti popliteali ed eventuali alterazioni del menisco e dei legamenti. RMI anatomia Nella RMI la normale anatomia del ginocchio viene mostrata nei tre piani rispettivamente sagittale, medio-coronale e assiale. Le immagini “anatomiche” sono quelle pesate T1. Scansioni sagittali Le cortecce femorali, tibiali e rotulee restituiscono un segnale a bassa intensità e dunque di colore scuro. I tessuti molli vicini all’osso – ovvero il tendine quadricipite, il tendine rotuleo e i legamenti crociati anteriore e posteriore – sono appariscenti e a loro volta di bassa intensità. Il midollo osseo, nell’immagine pesata T1, restituisce invece un segnale ad alta intensità a causa dell’elevato contenuto di grasso, che gli conferisce dunque un’apparenza luminosa. Lo stesso accade per altri tessuti adiposi del ginocchio quali i tessuti subcutanei, il cuscinetto adiposo infrarotuleo e la borsa sovra rotulea. A causa della sua sottigliezza, il legamento crociato posteriore (PCL) è piuttosto ben evidenziato attraverso le immagini sagittali nonostante, talvolta, sia l’attacco tibiale che femorale del legamento siano particolarmente ben visibili nella singola sezione (slice). Il suo terzo antero-superiore è relativamente orizzontale mentre i due terzi postero-inferiori sono orientati in senso verticale. L’attacco tibiale del legamento crociato anteriore si estende all’area intercondilare anteriore della tibia. Il legamento crociato anteriore (ACL) può risultare non bene evidenziato in un piano sagittale diretto a causa della sua sottigliezza e della sua obliquità mediolaterale. Le migliori immagini sagittali del legamento crociato si ottengono attraverso sezioni oblique in piani corrispondenti agli assi dei legamenti. Queste immagini mostrano l’intera lunghezza di ciascun legamento crociato, permettendone l’esame delle superfici sia anteriore che posteriore. Entrambi i legamenti crociati hanno una sostanziale obliquità antero-posteriore che varia da individuo a individuo, dipendendo altresì dal grado di flessibilità del ginocchio. Il muscolo gastrocnemio può essere visto dietro il legamento crociato. Nella visione parasagittale – dunque condilare – la cartilagine articolare femorale viene individuata come una linea bianca sull’osso scuro subcondrale. La lucentezza della cartilagine articolare è simile a quella del midollo osseo. Entrambi i corni del menisco mediale hanno forma triangolare; il corno posteriore è sempre più largo dell’anteriore. La radice meniscale posteriore è immediatamente anteriore al legamento crociato posteriore. Il corno anteriore ha una inserzione sulla tibia e una seconda porzione che si posiziona dal menisco mediale a quello laterale per connettersi allo scudo anteriore del secondo (legamento 120 | SportandAnatomy intermeniscale). Nelle immagini sagittali il corno posteriore del menisco laterale è posizionato più in alto rispetto al corno anteriore. Posteriormente il menisco laterale si allunga sopra la spina tibiale per andare a inserirsi vicino al legamento crociato posteriore. In questo caso gli scudi hanno all’incirca la stessa dimensione. Tra gli scudi posteriori del menisco e la parte posteriore della capsula articolare si trova di norma una piccola porzione di tessuto adiposo che produce un segnale ad alta intensità. Scansioni coronali Il menisco, mediale e laterale, può essere distinto alla sommità dello spazio di giuntura ma in questa proiezione l’immagine risulta meno evidente rispetto a quella sagittale. L’attacco del legamento crociato posteriore al condilo mediale può risultare un’area a bassa intensità. A causa della sua curvatura il PCL non può essere visualizzato nella sua totale lunghezza in alcun piano obliquo coronale attraverso l’estensione del ginocchio, mentre per la sua sottigliezza l’ACL risulta più adatto ad essere definito nella media del suo volume parziale rispetto al PCL. Le immagini coronali sono utili per lo studio della cartilagine femoro-tibiale che restituisce un alto segnale e si evidenzia come una linea bianca sopra il colore nero dell’osso subcondrale. Questo piano è inoltre importante per esaminare la sottigliezza e il segnale di bassa intensità dei legamenti laterale e mediale collaterale. Il legamento collaterale laterale (LCL) origina dal condilo laterale del femore andando a innestarsi sulla parte laterale della testa della fibula. Esso acquista nella lunghezza una leggera inclinazione anteriore e quindi è esaminabile attraverso una successione di immagini coronali contigue. La sua superficie profonda non possiede alcun attacco al menisco laterale. Questo legamento funge da contenimento primario alle deviazioni in varo del ginocchio. Il legamento collaterale mediale origina dal condilo mediale del femore, al di sotto del tubercolo adduttorio, per innestarsi sulla superficie mediale del corpo della tibia, da 2 a 2,5 cm. distale a quella del piatto tibiale. Esiste una normale aderenza tra superficie profonda del legamento e quella periferica del menisco mediale. I legamenti menisco-femorali consistono in una coppia di legamenti che, originando dallo scudo posteriore del menisco laterale, terminano sulla sezione laterale del condilo mediale femorale. Rispetto al PCL il primo si allunga anteriormente, l’altro posteriormente e sono denominati rispettivamente legamenti di Humphrey e Wrisberg. Scansioni assiali In prossimità del condilo femorale il vasto mediale mostra una composizione muscolare mentre quella del vasto laterale è tendinea. I muscoli tendinei e il fascio popliteale neurovascolare sono visti posteriormente. La rotula, con la sua struttura laterale di aspetto allungato e concavo, è situata normalmente nel solco trocleare. F. Ruschi et al. Figura 1. Sezione sagittale (T1W) di parte mediale della fossa intercondiloidea. Sono visibili i seguenti muscoli: quadricipite femorale, Q, semimembranoso, SM e il capo mediale del gastrocnemio, MG. Nella RMI, il corno posteriore del menisco mediale, MM, è separato dalla capsula anteriore, PC, da un tessuto adiposo ad alta intensità di segnale. Figura 3. Sezione sagittale (T1W) del condilo-laterale. La modesta intensità del segnale relativo alla cartilagine articolare, AC, è distinta dall’alta intensità del segnale midollare, M, da un sottile strato a bassa intensità rappresentante il compatto osso sub condrale, SC. I vuoti di segnale dei corni anteriore e posteriore del menisco laterale, LM, sono ben evidenziati. Figura 2. Nella sezione sagittale (T1W) della fossa intercondiloidea sono visibili il legamento crociato posteriore, il quadricipite femorale, Qm, la rotula, P, il legamento rotuleo, Pl, cuscinetto adiposo infrapatellare, IFP. Si può notare la struttura obliqua del legamento crociato posteriore. ACL: legamento crociato anteriore. Figura 4. Sezione assiale (T2W) del collegamento tra collaterale tibiale (TCL) e collaterale fibulare, FCL, agli epicondili femorali. Trattasi di punto d’inserzione tra legamento crociato anteriore, ACL, e il condilo-laterale. Lo spazio tra il muscolo semimembranoso, SM, e il capo mediale del gastrocnemio, MG, evidenzia la borsa del gastrocnemio-semimebranoso. Il nervo peroneo comune, CP, origina posteriormente al bicipite femorale, BF. è visibile altresì il capo laterale del gastrocnemio, LG. I muscoli sartorio, S, gracile, G, e il semitendinoso, ST, si intersecheranno a un livello inferiore nel pes anserinus (o “zampa d’oca”). Applicazione della tecnica di Imaging a Risonanza Magnetica (RMI) SportandAnatomy | 121 Figura 5. Sezione assiale (T2W) al di sotto della rotula del cuscinetto adiposo infrarotuleo. Il legamento crociato anteriore, ACL, e il legamento crociato posteriore, PCL, hanno modesta evidenza a causa della loro obliquità. Il legamento collaterale fibulare, FCL, è separato dal femore dall’origine del popliteo, Po. I tendini del gastrocnemio si uniscono con la capsula posteriore, PC. Figura 7. Sezione assiale (T2W) al di sopra della testa fibulare. I tendini sartorio, gracile e semitendinoso che vanno a formare il pes anserinus si uniscono insieme e si portano verso l’alto al legamento collaterale tibiale, TCL, da cui sono separati attraverso la borsa anserina. Quest’ultima non è visibile tramite RMI in assenza di patologia del ginocchio. Figura 6. Sezione assiale (T2W) di menisco mediale, MM, e laterale, ML. Sono visibili gli attacchi tibiali del legamento crociato anteriore e posteriore e del retinacolo patellare mediale. Il legamento ileotibiale, ITB, si unisce con il retinacolo patellare laterale, LPR, e si estende dal legamento patellare, PL, al legamento collaterale fibulare, FCL. La piccola borsa posta tra i due suddetti legamenti, in mancanza di patologie Figura 8. La sezione coronale di porzione posteriore del ginocchio a livello dell’articolazione tibiofibulare mostra i corni posteriori del menisco laterale, LM, e mediale, MM, il legamento posteriore menisco-femorale (detto di Wrisberg), MFL, e l’attacco tibiale del legamento crociato posteriore. Il tendine bicipite femorale, BF, è visibile superiormente al legamento collaterale fibulare, FCL, che può essere individuato separatamente dal tendine popliteo, PO. Il Semitendinoso, ST, è separato dal menisco mediale e dalla capsula articolare da un sottile strato di grasso. 122 | SportandAnatomy F. Ruschi et al. Figura 9. Sezione coronale di porzione verticale del legamento crociato posteriore e di porzione superiore di legamento crociato anteriore. Uno strato di grasso separa il legamento collaterale fibulare, FCL, dalla capsula articolare e dal menisco laterale, LM. Il muscolo gracile, G, per la sua posizione rispetto al menisco mediale, MM potrebbe venire confuso con il legamento tibiale collaterale, TCL, che a questo livello si unisce alla capsula articolare e allo stesso menisco mediale e può confondersi per l’assenza di segnale data dalla corteccia di femore e tibia. Le teste, rispettivamente mediale e laterale, del gastrocnemio prendono origine dal condilo e le tre strutture circolari ovvero l’arteria poplitea, vena e nervo tibiale rappresentano il fascio vascolo nervoso del poplite. Le immagini del femore e della tibia risultano luminose, in ragione del segnale restituito dal grasso contenuto nel midollo ad alto contenuto di protoni, contornate dal margine sottile dell’osso corticale che ne contiene invece una percentuale relativamente bassa. La rotula è visibile in posizione anteriore al femore. La struttura scura che dalla rotula si estende verso l’alto è il tendine quadricipite. La struttura altrettanto scura che si estende in direzione caudale dalla rotula verso la tuberosità tibiale è il legamento o tendine rotuleo. Sopra la rotula, esattamente dietro il tendine quadricipite, si trova si trova il cuscinetto adiposo sovra rotuleo. Anteriormente al femore è posizionato invece il cuscinetto adiposo pre-femorale. Tra i due suddetti cuscinetti si posiziona la borsa soprapatellare, una estroflessione dello spazio di articolazione del ginocchio. Di solito si Figura 10. Sezione coronale di porzione orizzontale del legamento crociato posteriore e di porzione mediana del legamento crociato anteriore. Il tendine ileotibiale, ITB, è separato dal menisco laterale tramite uno strato di tessuto adiposo. tratta soltanto di uno spazio potenziale contenente una piccola quantità di siero. I legamenti crociati, anteriore e posteriore, sono i due maggiori legamenti del ginocchio. Il crociato posteriore può essere considerato una semplice fascia di tessuto che si congiunge strettamente alla parte interna del condilo mediale del femore, allungando la sua porzione distale fino ad attaccarsi alla eminenza posteriore della tibia. Non può considerarsi altrettanto il legamento crociato anteriore che si congiunge, anch’esso strettamente, al condilo laterale del femore con ampio attacco sia alla tibia anteriore che alla superficie laterale della spina tibiale. Il legamento menisco femorale, detto di Humprey, decorre anteriormente producendo un assottigliamento localizzato del PCL. Conclusioni Lo strumento d’indagine costituito dalla MRI è di primaria importanza nella valutazione dei traumi sportivi del ginocchio. La visione dettagliata dell’anatomia dei legamenti, menischi, tendini, borse e la restituzione delle loro patologie sono di aiuto per una pronta e accurata rilevazione dei traumi così da consentire una cura appropriata e tempestiva che limiti quanto più possibile la fase di sospensione dall’attività dell’atleta. Applicazione della tecnica di Imaging a Risonanza Magnetica (RMI) SportandAnatomy | 123 Bibliografia Davis KW. MR imaging of the knee. Magn Reson Imaging Clin N Am 2014;22. Gupte CM, Smith A, McDermott ID, et al. Meniscofemoral ligaments revisited. Anatomical study, age correlation and clinical implications. J Bone Joint Surg Br 2002;84:846-51. Luhmann SJ, Schootman M, Gordon JE, et al. Magnetic resonance imaging of the knee in children and adolescents. Its role in clinical decision-making. J Bone Joint Surg Am 2005;87:497-502. Munshi M, Pretterklieber ML, Kwak S, et al. MR imaging, MR arthrography, and specimen correlation of the posterolateral corner of the knee: an anatomic study. AJR Am J Roentgenol 2003;180:1095-101. Magee T. Three-tesla MR imaging of the knee. Magn Reson Imaging Clin N Am 2007;15:125-32. Munshi M, Pretterklieber ML, Kwak S, et al. Normal MR imaging anatomy of the knee. Magn Reson Imaging Clin N Am 2011;19:637-53. Naraghi A, White LM. MR imaging of cruciate ligaments. Magn Reson Imaging Clin N Am 2014;22:557-80. Rosas HG. MRI of the meniscus. Magn Reson Imaging Clin N Am 2014;22:493-516. Prickett WD, Ward SI, Matava MJ. Magnetic resonance imaging of the knee. Sports Med 2001;31:997-1019. Slattery T, Major N. Magnetic resonance imaging pitfalls and normal variations: the knee. Magn Reson Imaging Clin N Am 2010;18:675-89. Snoeckx A, Vanhoenacker FM, Gielen JL, et al. Magnetic resonance imaging of variants of the knee. Singapore Med J 2008;49:734-44. Strouse PJ, Koujok K. Magnetic resonance imaging of the pediatric knee. Top Magn Reson Imaging 2002;13:277-94. Tyler P, Datir A, Saifuddin A. Magnetic resonance imaging of anatomical variations in the knee. Part 1: ligamentous and musculotendinous. Skeletal Radiol 2010;39:1161-73. Tyler P, Datir A, Saifuddin A. Magnetic resonance imaging of anatomical variations in the knee. Part 2: miscellaneous. Skeletal Radiol 2010;39:1175-86. CORRISPONDENZA Francesco Ruschi [email protected] 124 | SportandAnatomy F. Ruschi et al.