Ortopedia 30/10/2007 h:11.30-13.00 Terminiamo il discorso sul menisco iniziato nella precedente lezione. In passato si interveniva sul menisco con la tecnica dell’artrotomia (taglio dell’articolazione) e il principio era portar via tutto il menisco. Era un intervento che veniva definito “l’appendicectomia dell’ortopedico” perché si faceva con grande facilità. In realtà il discorso non è così banale, perché se all’inizio portar via tutto il menisco dava buoni risultati, in un secondo momento si aveva un’importante usura della cartilagine articolare (artrosi). A livello radiologico l’artrosi si manifesta con un restringimento dell’interlinea, con le due superfici articolari che tendono ad avvicinarsi. Ecco le percentuali di artrosi secondaria a Meniscectomia mediale: 31% Meniscectomia controlaterale: 9% Meniscectomia laterale: 42% L’artrosi è un processo irreversibile alla quale non c’è rimedio se non con interventi di particolare complessità. La prognosi peggiora se: il danno è cartilagineo, perché una volta tolto il menisco, aumenta il carico; la lesione è molto grande; c’è lassità del Legamento Anteriore (parte dalla superficie interspinale della tibia per andarsi a inserire nella gola intercondiloidea); Artrosi del ginocchio la lesione è a carico del menisco laterale; si tratta di lesioni degenerative. La tecnica usata oggi è l’artroscopia. Introducendo un’ottica tramite piccoli “buchetti” possiamo vedere l’articolazione. Cambiano rispetto al passato 2 elementi: 1. La tecnica è molto meno invasiva 2. Il principio è diverso: dobbiamo portar via solo la parte danneggiata, lasciando il resto e cercando di suturare le varie parti (suture meniscali). Il menisco esterno è “esposto” ad avere anomalie congenite, ad esempio: Menisco discoide: è un menisco più grande che occupa tutto lo spazio del piatto tibiale; spesso nel bambino si estrinseca con uno scatto dell’articolazione perché il condilo non scorre bene sul piatto tibiale. Talvolta sono asintomatici per tutta la vita e sono reperto occasionale in corso di intervento chirurgico; altre volte si rompono col passare degli anni. Quando è asintomatico, il menisco discoide protegge (paradossalmente) la cartilagine, la quale risulta, in questi casi, di migliore qualità rispetto al compartimento controlaterale. Displasie di entità minore: a. Megacorno b. Menisco perforato (nelle immagini con mezzo di contrasto si vede bene che il menisco si colora fino al centro) Una patologia tipica del menisco esterno è la Cisti Meniscale: generalmente si trova nella parte postero-laterale, vicino al cavo popliteo. Quando il paziente riferisce un dolore in questa sede del ginocchio bisogna sempre cercare la (eventuale) presenza di una piccola tumefazione che può essere accertata, in caso di dubbio, con ecografia, RMN, TC… queste cisti hanno un contenuto gelatinoso e formano un unicum col menisco. La diagnosi differenziale si fa con la cisti dell’articolazione peroneo-tibiale prossimale, che è relativamente frequente; la diagnosi si ottiene con le indagini strumentali di cui siamo in possesso. Pivot Centrale Patologia del Crociato Anteriore Partiamo con l’anatomia: l’inserzione sulla tibia del legamento crociato anteriore. La distanza è di circa 30 mm dal corno posteriore del menisco mediale, quasi nel centro dell’articolazione. Le fibre vanno poi a dirigersi nella parte posteriore del condilo laterale mentre il crociato posteriore va a dirigersi sul condilo mediale Formuletta mnemonica: anteroesterno e posterointerno. Biomeccanica Ginocchio Il movimento del ginocchio è essenzialmente di flesso-estensione associata a una rotazione automatica legato all’asimmetria dei condili e dei piatti tibiali. Il ginocchio si muove sia per rotolamento del femore sulla tibia che per scivolamento durante i movimenti di flesso-estensione. Il crociato posteriore, partendo più da dietro, va a inserirsi sul condilo mediale, cioè nella parte non cartilaginea della gola intercondiloidea. Nel movimento di flesso-estensione la direzione dei legamenti varia. La caratteristica anatomica del crociato anteriore è che si trova dentro la capsula ma extrasinoviale. Discorso opposto vale invece per il crociato posteriore. Questo dato non ha un’importanza puramente morfologica, ma è fondamentale per una ragione funzionale: dove c’è la membrana sinoviale arrivano i vasi, quindi il fatto che il crociato anteriore sia extrasinoviale impedisce che il legamento possa giovarsi dell’apporto vascolare (proveniente dalla membrana sinoviale) e contribuisce (non è solo perché è extrasinoviale, ma sicuramente contribuisce) a far sì che le lesioni totali del crociato anteriore non riparino nella quasi totalità dei casi. A conferma di tutto ciò, le lesioni totali del crociato posteriore (che invece è intrasinoviale) hanno più possibilità di cicatrizzazione. Il crociato posteriore arriva fino al margine più posteriore del condilo. Il crociato anteriore è costituito da 2 fasci: Antero-mediale (teso in flessione) Postero-laterale (teso in estensione) Durante il movimento di flesso-estensione del ginocchio i 2 fasci hanno un comportamento diverso (c’è sempre uno che è più in tensione dell’altro) che permette la stabilizzazione del ginocchio. L’altra caratteristica importantissima di questi fasci è l’Isometria: capacità di mantenere la stessa lunghezza durante l’intero arco di movimento. Altro elemento: durante la flessione questi 2 fasci hanno un andamento tale per cui le fibre, in maniera elicoidale, si avvolgono le une sulle altre in torsione; questo soprattutto nei movimenti di rotazione. Si tratta di un adattamento funzionale dovuto al fatto che il ginocchio è più fragile nelle sollecitazioni in flessione; i 2 fasci, infatti, tendono ad attorcigliarsi tra loro garantendo una maggiore stabilità in flessione. A livello microscopico ci sono Fibroblasti (cellule allungate disposte in colonne). Matrice extracellulare è composta da: acqua (60%) collagene tipo I e III elastina proteoglicani… La vascolarizzazione: arteria genicolata inferiore mediale arteria genicolata inferiore laterale arteria genicolata media la particolarità è che si tratta di una vascolarizzazione terminale. Questa è una delle cause per cui oggi si è abbandonata l’idea che il crociato anteriore si possa riparare. Innervazione: fibre propriocettive (quando si rompe il legamento bisogna poi stabilire un programma rieducativo particolarmente mirato al recupero di questa funzione propriocettiva) Nervo Tibiale Posteriore Il legamento ha una lunghezza di circa 3,3 cm e un diametro che va da 7,9mm a 8,4mm La resistenza alla trazione è 1800 Newton La lesione del crociato anteriore è particolarmente frequente negli sportivi (il 70% delle lesioni sono dovute ad attività sportiva). L’età media è 30aa; le donne sono soggette a un rischio 2-8 volte superiore, probabilmente perché la superiore massa muscolare degli uomini può proteggere meglio dalle sollecitazioni. Meccanismi di trauma DIRETTO Applicazione di una forza sul margine anteriore della tibia che spinga la tibia da davanti a indietro (la traslazione posteriore rompe il legamento). INDIRETTO o Valgo-rotazione o Varo-rotazione o Iperestensione o Iperflessione (da contrazione violenta del quadricipite) (47%) (41%) (7%) (4%) Valgo-rotazione Il ginocchio assume una posizione in valgo: l’angolo tra femore e tibia aperto verso l’esterno, di solito con una flessione del ginocchio a 30° e la tibia che ruota all’esterno rispetto al femore. È il trauma tipico dello sciatore, succede specialmente quando non si sgancia l’attacco, con lo scarpone il piede rimane fisso al suolo e si ha questo tipo di torsione. Questa è una lesione legata alle modifiche tecniche degli scarponi; quando questi erano più bassi, la lesione tipica dello sciatore era la frattura della gamba, perché le forze si scaricavano più distali. Andando in valgo, o dapprima si rompe il legamento collaterale mediale nei suoi 2 strati (superficiale e profondo) perché è quello che si tende al massimo per primo, o poi si può rompere la capsula posteriore, o la disinserzione del menisco e o alla fine, con questo eccesso di rotazione, salta il crociato anteriore La lesione del collaterale mediale permette una ulteriore rotazione esterna del ginocchio. In sintesi, i processi che avvengono in valgo-rotazione: o Lesione collaterale o Apertura spazio articolare o Decoaptazione delle sue superfici articolari o Incremento rotazione esterna o Successiva lesione crociato anteriore La cosa più importante da fare è chiedere sempre al paziente com’è caduto, com’è andata la gamba, che movimento ha fatto. L’associazione lesionale tra: o Lesione Crociato Anteriore o Lesione Collaterale Mediale o Disinserzione Meniscale (menisco integro, ma staccato dalla capsula) viene definita Triade Infausta di Don O’Donoghue (definita tale perché fino a non molti anni fa, trattandosi facilmente di atleti, non era più possibile riprendere l’attività sportiva di livello). Varo-rotazione È una intrarotazione della tibia rispetto al femore. Le strutture interessate saranno quelle laterali con possibile interessamento del crociato posteriore. La bandelletta ileotibiale, che è un’espansione del tensore della fascia lata va ad inserirsi sul tubercolo di Gerdy, viene danneggiata in determinati tipi di lesioni delle capsule legamentose del ginocchio. Una struttura particolarmente critica è il nervo sciaticopopliteo esterno, perché può danneggiarsi durante questi tipi di lesioni. Da ricordare è il muscolo popliteo: possiede un grosso ventre muscolare che va a inserirsi nella superficie posteriore della tibia, alcune fibre vanno quasi vicino all’inserzione posteriore del legamento collaterale mediale. Nella parte terminale c’è il passaggio mio-tendineo, infatti il muscolo diventa un grosso tendine (Tendine Popliteo) che contorna tutto il margine laterale della tibia per andarsi a inserire nel condilo femorale laterale. È un muscolo molto importante perché viene considerato lo starter della rotazione interna del ginocchio. Iperflessione È un’evenienza meno frequente, può accadere nei contorsionisti… Iperestensione Avviene spesso con il calcio a vuoto (che può accadere quando l’atleta liscia la palla). Questo avviene perché il legamento viene quasi ad essere ghigliottinato dalla trasmissione delle importanti forze del muscolo quadricipitale che scaricano nella metà del legamento, nel suo terzo medio. Sport a rischio: 50% calcio, 13% dei casi nello sci Nessuna correlazione col livello di attività. Classificazione delle lesioni o Timing o Acuta: entro 2-3 gg o Cronica: mesi - anni o Lesioni Associate o o o o o Isolata Menisco mediale Triade Menisco laterale Pentade (triade + menisco laterale + crociato posteriore) o Sede o o o o Prossimale III medio Distale Frattura Spina tibiale (frattura da avulsione): il legamento si disinserisce e si porta via un pezzo d’osso (la spina tibiale) o Entità o I grado: instabilità assente o II grado: alterata stabilità o III grado: grave instabilità Quando c’è una lesione del crociato anteriore, frequentemente è associata, in fase acuta, una lesione del menisco (o perlomeno bisogna sospettarla), perché la maggior parte dei meccanismi lesionali sono di tipo indiretto (varo-rotazione…), mentre le lesioni isolate (da calcio a vuoto…) sono rare. Nella fase cronica il numero di lesioni meniscali è maggiore, perché se il ginocchio è più lasso, le altre strutture che compensano (non solo menischi, ma anche i legamenti), sopportano sollecitazioni che prima non avevano. Questa maggiore sollecitazione favorisce le rotture, nella fattispecie quelle meniscali. Quando ci sono lesioni delle strutture laterali, una cosa che bisogna sempre andare a ricercare è la presenza di un eventuale danno neurologico, perché il nervo sciatico-popliteo esterno contorna la testa del femore. Quando l’articolazione si apre in varo-rotazione, si può stirare o lacerare il nervo causando un danno neurologico particolarmente temibile. Lussazioni del Ginocchio Gli eventi più gravi nelle lesioni legamentose del ginocchio sono le lussazioni. Lussazione: perdita permanente e completa dei rapporti articolari. La lussazione viene definita in rapporto alla posizione della tibia rispetto al femore: o Lussazione anteriore o Lussazione esterna Nel caso in cui il femore si lussi completamente all’indietro, il danno all’arteria poplitea diventa estremamente frequente. Diagnosi Anamnesi Il meccanismo traumatico è spesso indicativo del tipo di lesione avvenuta; Esame Clinico Di solito, quando c’è una lesione del crociato anteriore, c’è un importante versamento ematico, il cosiddetto emartro. Questo, nelle lesioni parziali, può anche non essere visto. Sono da ricercare: presenza di punti dolorosi e lassità in varo e in valgo che, soprattutto in fase acuta, non sono così facili da identificare. I tests da effettuare per vedere se il crociato anteriore è funzionale sono: o Test del cassetto La positività a questo test è generalmente suggestiva di danno al crociato anteriore. Si cerca di provocare una traslazione anteriore della tibia rispetto al femore. Questo viene ottenuto a ginocchio flesso a 90° effettuando una trazione manuale anteriore della tibia rispetto al femore. Può anche essere eseguito in diversi gradi di rotazione: il test in extra o intra-rotazione può dare indicazioni aggiuntive delle strutture periferiche. In caso di lesione al crociato anteriore e collaterale mediale avremo un aumento del cassetto in rotazione esterna. In lesioni che hanno come meccanismo eziopatogenetico la varo-rotazione (interna) o un coinvolgimento del crociato posteriore ci sarà un aumento del cassetto in rotazione interna. Questo test è difficilmente eseguibile in fase acuta perché il paziente ha dolore e quindi ha una contrattura antalgica delle strutture muscolari. o Test di Lachman È un test del cassetto eseguito in estensione totale del ginocchio. Il vantaggio è che può essere effettuato in rilassamento muscolare, quindi anche quando il paziente si è appena fatto male, perché non c’è la contrazione antalgica sia del quadricipite che dei flessori, in particolare quelli mediali. Con una mano si afferra saldamente il femore, con l’altra la tibia cercando di provocare la traslazione in avanti della tibia sul femore. o Test dinamici Pivot Shift Si ottiene la sensazione di uno scatto, ovvero che la tibia vada avanti rispetto al femore; si effettua sollecitando il ginocchio in valgorotazione interna durante la flessoestensione. Mentre lo si esegue il paziente avverte subito fastidio durante lo scatto, perché si provoca una sub-lussazione del piatto antero-esterno della tibia (rispetto al femore) che poi rientra immediatamente. Per ottenere questo si deve sfruttare la presenza dell’instabilità rotatoria, perché se fosse unicamente un movimento di traslazione anteriore della tibia sul femore questo non avverrebbe; nella maggior parte dei casi, in realtà, sono instabilità rotatorie in cui, alla componente di traslazione della tibia, è associato il movimento di rotazione. Diagnostica per immagini Un tempo si usavano le radiografie dinamiche. Frattura di Segond: si vede un piccolo frammentino (il tubercolo di Gerdy) che si è staccato dalla tibia e rimane attaccato al legamento crociato anteriore. Importanza della Risonanza Magnetica. Mostra immagini del crociato anteriore in RMN. Nei casi in cui l’immagine pervenutaci non ci permetta di vedere bene il crociato anteriore e soprattutto nelle lesioni croniche, esiste un metodo indiretto per capire se c’è una lesione del crociato anteriore: bisogna osservare la posizione del crociato posteriore, perché quando il crociato anteriore si rompe si allenta anche quello posteriore. Nelle lesioni croniche il crociato posteriore si incurva (segno dell’ombrello). Frattura di Segond Michelangelo Nasuto