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Newsletter digitale dell’Aiom - Associazione Italiana di Oncologia Medica
Anno 1 - Numero 11 – 10 giugno 2003
E-News
01. CLONATA PROTEINA-SCUDO, COMBATTERA’ I TUMORI
02. MELANOMA: SCOPERTO GENE RESPONSABILE DEL 30-60% CASI
03. STUDIO DI FASE II SU FARMACO DERIVATO DA LUMACHE MARINE
04. STAMINALI: TERAPIA GENICA PER TRASFORMARLE IN VACCINI-ANTICANCRO
05. VERONESI, DAL TAMOXIFEN LA SPERANZA DI PREVENIRE I TUMORI AL SENO
06. OMS, AGIRE SUBITO PER SALVARE 2 MLN VITE NEL 2020
07. MESSICO, PRESENTATO NUOVO FARMACO ANTITUMORALE
08. SENO: SCOPERTA PROTEINA CHE BLOCCA FORMAZIONE METASTASI
09. SENO: PRESTO LA DIAGNOSI ‘VIA SATELLITE’
10. SENO, SCOPERTO UN POSSIBILE TEST DI EFFICACIA DELLE CURE
AGENDA: I PROSSIMI APPUNTAMENTI AIOM
1. CLONATA PROTEINA-SCUDO, COMBATTERA’ I TUMORI
Clonata in laboratorio una proteina-scudo che entra in azione quando l’organismo umano è attaccato dai
tumori. La molecola artificale è stata ottenuta, grazie ai metodi della biotecnologia, dall’ equipe della
clinica di fisiopatologia dell’ università di Firenze presso l’ ospedale di Careggi, che ha ricostruito “in
provetta” la composizione chimica della proteina. La sostanza, (un enzima) neutralizza i vasi sanguigni
delle cellule tumorali portandole alla morte. Prossimo obiettivo è ottenere un farmaco entro tre anni. Nel
giro di nove anni, se le sperimentazioni avranno efficacia, il farmaco potrà essere applicato su vasta scala
nelle cure antitumorali. Gli studi di laboratorio dimostrano che la scoperta è particolarmente efficace nei
tumori dei reni e dei polmoni.
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2. MELANOMA: SCOPERTO GENE RESPONSABILE DEL 30-60% CASI
Scoperto da ricercatori americani un gene responsabile del 30%-60% dei casi di melanoma. Gli esperti,
autori di uno studio pubblicato sulla rivista ‘Cancer Research’, hanno infatti osservato nei topi che
l’alterazioni del gene PTEN (‘phosphatase and tensin homologue deleted on chromosome ten’) è legata al
30-60% dei casi di questo tumore della pelle. Le cellule cancerose dell’epidermide riescono infatti a
sfuggire alle difese immunitarie, che eliminano le cellule anomale, proprio perché in grado di disattivare il
gene PTEN. Secondo i ricercatori, agendo su questo gene, sarà finalmente possibile creare cure innovative
ed efficaci per questo tipo di tumore maligno. Gavin Robertson del Penn State College of Medicine
(Hershey) ha studiato il gene PTEN perché, normalmente, innesca l’apoptosi delle cellule cutanee
danneggiate o che hanno subito trasformazioni cancerose. Una nuova tecnica di ingegneria genetica,
chiamata ‘tecnologia per il trasferimento cromosomico’, ha permesso di trasferire l’intero cromosoma 10,
su cui si trova il gene PTEN, da cellule di topi sani a cellule cancerose prelevate da topi affetti da
melanoma. Le osservazioni hanno indicato che l’introduzione di una copia funzionante del gene PTEN
ripristinava i processi di apoptosi per l’eliminazione delle cellule cancerose. Secondo i ricercatori, se si
riuscisse a riattivare il gene PTEN nelle cellule cancerose, sarebbe, finalmente, possibile curare i melanomi
con maggiori possibilità di successo di quelle fornite dalle terapie attuali. E suggeriscono che si potrebbero
utilizzare dei virus innocui, per introdurre copie funzionanti del gene PTEN nelle cellule cancerose e
restituire all’organismo la capacità di difendersi da questo tumore.
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3. STUDIO DI FASE II SU FARMACO DERIVATO DA LUMACHE MARINE
Un innovativo antitumorale derivato da una lumaca marina (Elysia rufescens) è entrato in fase II di
sperimentazione clinica per il carcinoma epatico. L’annuncio è stato dato oggi da PharmaMar, società del
Gruppo Zeltia, quotato alla borsa spagnola, che studia e sviluppa farmaci innovativi derivati da organismi
marini. I prodotti che PharmaMar ha attualmente in studio sono: Yondelis, sviluppato in collaborazione
con Ortho Biotech, Kahalalide F e ES-285 oltre ad altre 14 molecole ancora in fase di valutazione. Il trial
clinico dovrà valutare, appunto, l’efficacia di Kahalalide F nei pazienti con carcinoma epatico avanzato, a
un dosaggio di 650 microgrammi/m2 somministrati per infusione endovenosa di 1 ora, settimanalmente.
Un dosaggio scelto dopo la valutazione dei risultati ottenuti negli studi di fase I, che hanno mostrato un
effetto clinico positivo in soggetti con carcinoma epatico in stadio avanzato, non rispondenti ad alcuna
terapia. “Kahalalide F ha mostrato un incoraggiante profilo rischio/beneficio negli studi clinici iniziali e
siamo ottimisti sui risultati che potremo ottenere da questa nuova sperimentazione”, commenta in una
nota Miguel Angel Izquierdo, direttore della ricerca in Oncologia Clinica di PharmaMar. Il carcinoma
epatico è uno dei tumori più frequenti al mondo (dai 2 ai 5 casi per 100.000 abitanti in Europa e negli
USA), con un’incidenza in aumento per l’espandersi dei casi di epatite C. Per l’aggressività della malattia,
oggi l’intervento chirurgico è il trattamento più utilizzato, anche se di scarsa efficacia nei pazienti con
metastasi. Il nuovo farmaco allo studio altera la funzione della membrane lisosomiali (parte del ‘sistema
digestivo’ interno della cellula), un meccanismo d’azione che lo distingue da qualunque altro antitumorale
sino ad oggi conosciuto.
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4. STAMINALI: TERAPIA GENICA PER TRASFORMARLE IN VACCINI-ANTICANCRO
Scoperto nei topi come modificare geneticamente cellule staminali prelevate dal midollo osseo per
ottenere ‘vaccini’ efficaci contro il cancro. Ricercatori statunitensi, in uno studio pubblicato sulla rivista
Nature Medicine, hanno utilizzato la terapia genetica per ottenere delle cellule staminali ematopoietiche in
grado di stimolare le difese immunitarie contro le cellule cancerose. Il metodo avrebbe l’ulteriore
vantaggio di mantenere il sistema immunitario sempre in allerta, anche rispetto a successive
recrudescenze tumorali, poiché le cellule modificate sono in grado di ‘autorinnovarsi’ continuamente.
Katharine A. Whartenby e Yan Cui, del Sidney Kimmel Comprehensive Cancer Center presso la Johns
Hopkins University (Baltimora), in collaborazione con La Jolla Institute of Allergy and Immunology (San
Diego), ha inserito dei geni tumorali in cellule staminali ematopoietiche, prelevate dal midollo osseo. Le
cellule modificate sono state trapiantate in topi affetti dallo stesso tipo di tumore da cui provenivano i geni
immessi nel Dna delle staminali. Un successivo trattamento con la proteina che lega la tirosina chinasi 3
del fegato fetale (Flt-3L) ha ‘spinto’ la popolazione di staminali trapiantate a differenziarsi in cellule
dendritiche (quelle ‘insegnano’ ai globuli bianchi quali sono gli agenti estranei da attaccare). Questo ha
permesso di ottenere cellule dendritiche, portatrici di proteine tumorali, e, quindi, capaci di stimolare le
difese immunitarie contro le cellule cancerose. Le successive osservazioni hanno mostrato che il ‘vaccino
anti-cancro’ aveva avuto successo. Nel sangue dei topi erano infatti comparsi globuli bianchi
‘programmati’ per eliminare le cellule cancerose ed era aumentata la sopravvivenza dei topi.
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5. VERONESI, DAL TAMOXIFEN LA SPERANZA DI PREVENIRE I TUMORI AL SENO
Una buona notizia sul fronte della prevenzione del tumore al seno. Uno studio pilota coordinato dal
direttore scientifico dell’Istituto europeo di oncologia (Ieo), Umberto Veronesi, ha dimostrato che il
tamoxifen, il farmaco contro il cancro alla mammella più utilizzato nel mondo (in tutto un milione di donne
trattate), mantiene la sua efficacia anche a dosi 20 volte inferiori a quelle comunemente usate. Dosaggi
“estremamente ridotti e quindi al sicuro da effetti collaterali come il cancro all’endometrio e la trombosi
venosa”, che “in futuro potrebbero essere utilizzati per prevenire la malattia nelle donne ad elevato rischio
di tumore al seno”, hanno riferito Veronesi e Andrea Decensi, direttore della Divisione di
farmacoprevenzione dell’Ieo.
La ricerca, condotta su 120 pazienti con la collaborazione dell’università norvegese di Bergen e il sostegno
dell’Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc) è stata pubblicata la scorsa settimana sul ‘Journal
of the National Cancer Institute’. E benchè necessiti “di ulteriori conferme, fornisce un dato davvero
importante”, hanno spiegato i due esperti, ricordando che ogni anno in Italia il cancro al seno registra
33mila nuovi casi e 11mila morti, e che la sua forma piu’ comune (60%), definita in gergo medico
‘ormono-dipendente’, è sensibile alla chemioprevenzione con tamoxifen.
Per usare una metafora, ha suggerito Decensi, “possiamo dire che il tamoxifen funziona come una finta
‘chiave’: si attacca ai recettori degli ormoni estrogeni bloccando la ‘serratura’ che permetterebbe loro di
entrare nelle cellule sane trasformandole in cellule cancerose”. In altre parole, ‘imbroglia’ le cellule della
mammella salvandole dal tumore. Ed è “l’unico medicinale - ha ripreso Veronesi - che oltre a un’azione
terapeutica ha dimostrato inequivocabilmente anche un effetto preventivo. Riduce del 40% l’incidenza del
tumore mammario nelle donne a rischio, e la percentuale si alza all’80% in sottogruppi particolarmente
esposti (donne in terapia ormonale sostitutiva, o con prima gravidanza tardiva o con prima mestruazione
precoce o molto alte di statura)”. Ma il suo impiego in prevenzione è frenato dal timore di effetti
indesiderati, tanto che “negli Usa vi ricorre a scopo preventivo soltanto il 5% di tutte le donne che
potrebbero averne bisogno”. Da qui la buona notizia dello studio italiano: riducendo le dosi si riducono
anche i rischi, a parità di efficacia preventiva. L’indagine ha coinvolto pazienti con diagnosi di tumore in
attesa di intervento chirurgico. “Centoventi donne divise in tre gruppi somministrando loro 20 milligrammi
di tamoxifen (dose tradizionale), 5 milligrammi o uno solo, mentre 60 (gruppo controllo) non venivano
trattate. Ebbene - ha illustrato Decensi - indipendentemente dalla dose di farmaco, la progressione del
male si riduceva in modo identico (15% in media contro un aumento medio del 12,8% nei controlli), e il
rischio di tumore all’endometrio o di trombosi si abbassava”. Il prossimo passo sarà di riprodurre questo
studio con altri farmaci, confrontandoli con il tamoxifen. Mentre “è già in corso su migliaia di donne in
terapia ormonale sostitutiva lo studio Hot - ha concluso Veronesi - sui benefici di dosi minime di tamoxifen
nella prevenzione del rischio di tumore al seno dato dagli estrogeni”.
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6. OMS, AGIRE SUBITO PER SALVARE 2 MLN VITE NEL 2020
Un’azione immediata e concertata per prevenire e curare il cancro, che sta falciando milioni di vite in tutto
il mondo. La chiedono l’Organizzazione mondiale della sanità e l’International Union Against Cancer (Uicc),
in un volumetto ‘ad hoc’ che ‘fotografa’ la situazione globale della malattia. Con un simile sforzo fin da
subito, dicono gli esperti, si potrebbero salvare almeno due milioni di vite entro il 2020 e ben 6 milioni e
mezzo entro il 2040. Nell’opuscolo, realizzato ‘a due mani’, sono raccolti anche i dati sull’incidenza della
malattia in 12 regioni del pianeta, con l’evoluzione negli ultimi anni e una stima per il futuro. Si scopre
così che nel 2020 alcune zone che tradizionalmente contano un basso numero di morti per tumore,
potrebbero trovarsi a fronteggiare un allarmante aumento di decessi. In particolare l’Africa del Nord, l’Asia
occidentale, il Sud America, i Caraibi e il Sud-Est asiatico fra venti anni potrebbero trovarsi davanti a un
aumento di oltre il 75% dei morti per tumore. Battezzato ‘Global Action Against Cancer’, l’opuscolo
presenta anche i pareri di numerosi esperti sugli interventi utili a fermare la malattia. “Con le conoscenze
attuali - sottolinea Gro Harlem Brundtland, direttore generale dell’Oms - è possibile prevenire almeno un
terzo dei 10 milioni di casi di cancro che si verificano ogni anno nel mondo. Inoltre la moderna tecnologie
permetterebbe diagnosi precoce e trattamenti efficaci per un altro terzo dei malati, mentre farmaci antidolore e cure palliative possono migliorare la qualità della vita di pazienti e familiari”. Nonostante i passi
avanti della medicina, il cancro è un killer che non ‘molla la presa’: il numero di nuovi casi cresce ogni
anno. E se il trend attuale continuerà, 15 milioni di persone scopriranno nel 2020 di avere un cancro, e
due terzi dei malati saranno concentrati nei Paesi neo-industrializzati o in via di sviluppo. “Ma il cancro è,
potenzialmente, la malattia più prevenibile e meglio curabile rispetto a tutte quelle letali che incombono
sull’umanità. Applicando le conoscenze e la tecnologia attuale e promuovendo interventi davvero efficaci,
possiamo trasformare questa affermazione in una realtà per tutti”, sostiene John Seffrin dell’Uicc. La
prima edizione del volumetto, presentato in occasione del meeting annuale dell’Asco a Chicago, è
accessibile online al sito www.who.int/cancer.
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7. MESSICO, PRESENTATO NUOVO FARMACO ANTITUMORALE
Si chiama Casiopeina e secondo i ricercatori messicani che l’hanno messo a punto è in grado di inibire la
crescita delle masse tumorali agendo direttamente sul Dna dei pazienti. Il nuovo farmaco è stato
presentato da Lena Ruiz, biologa dell’Università nazionale autonoma del Messico (Unam), il più grande
ateneo dell’America Latina. La ricercatrice ha detto che la Casiopeina è in grado “di ridurre gli effetti
collaterali della chemioterapia, come il vomito, il formicolio delle estremità, la caduta dei capelli ed i danni
al fegato e ai reni”. La Casiopeina - ha aggiunto la ricercatrice - è stata approvata dall’Istituto nazionale
dei tumori messicano e sarà sperimentata negli ospedali pubblici su pazienti affetti da leucemia e da
tumori al colon, alla mammella e all’utero a partire dai prossimi mesi.
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8. SENO: SCOPERTA PROTEINA CHE BLOCCA FORMAZIONE METASTASI
Bloccare la diffusione del tumore e le metastasi grazie a un nuovo trattamento sperimentale basato su
proteina umana modificata. La novità arriva dagli scienziati americani del San Francisco Veteran Affairs
Medical Center, in California, che grazie all’individuazione di una proteina naturale, sono riusciti a bloccare
il processo che porta le cellule cancerose del tumore originario ad attaccare altri organi. La ricerca,
condotta su topi ai quali era stato indotto un tumore del seno umano, è pubblicata sul ‘Journal of Clinical
Cancer Research’ I ricercatori californiani hanno individuato nei roditori la proteina galectina-3, che
permette alle cellule maligne che si ‘staccano’ dalla neoplasia primaria di ‘incollarsi’ a quelle sane e di
impiantarsi in altre parti del corpo, favorendo la crescita di neoplasie secondarie. Gli esperti americani
sono riusciti a modificare la struttura della proteina, facendole perdere le sue proprietà ‘adesive’, e l’hanno
iniettata in 20 animali malati. Alla fine dell’esperimento, il team americano ha individuato le cellule
maligne nei linfonodi o in altri organi solo in 4 dei 20 topolini curati con la nuova proteina, rispetto agli 11
su 20 del gruppo di controllo. “Non abbiamo trovato una cura per il cancro - scrivono gli scienziati - ma
stiamo cercando di trasformalo in una malattia con cui sia possibile convivere”. Il nuovo metodo, inoltre,
sembra essere assolutamente privo di effetti collaterali.
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9. SENO: PRESTO LA DIAGNOSI ‘VIA SATELLITE’
Diagnosi precoce per il tumore al seno più rapida, ma anche più accessibile, grazie al satellite e alle
tecnologie digitali. E’ l’obiettivo del progetto “Mammografia digitale via satellite’, allo studio di un
‘consorzio’ composto da pazienti, ricercatori e imprese, presentato nei giorni scorsi a Roma al XXI
congresso dell’Associazione nazionale donne operate al seno (Andos onlus). L’idea è quella di realizzare,
su unità mobili dotate di collegamento satellitare, mammografie digitali da inviare, in tempo reale, in
centri in grado di analizzare e archiviare i referti. Ciò consentirebbe di rendere accessibile l’esame del
seno a molte più donne, anche in centri non attrezzati. Ma anche di rafforzare la lotta a questa malattia
che rappresenta il 25% dei tumori femminili e ogni anno conta, in Italia, 30 mila nuovi casi (di cui 8 mila
in donne ‘under 50’), mentre sono 300 mila le italiane viventi a cui è stata diagnosticata. Il progetto
potrebbe partire entro i prossimi sei mesi, ma non prima di ulteriori studi sulle tecnologie utilizzate. In
particolare sulla mammografia digitale, già usata in una decina di centri di eccellenza nel nostro Paese,
ma da validare ulteriormente, con un più alto numero di casi valutato. La tecnica diagnostica è approvata
negli Usa e raccomandata in associazione con altri esami. Intanto, ogni componente del ‘consorzio’ sta già
lavorando per rendere disponibili le diverse tecnologie in gioco: mammografia digitale, trasmissione a
distanza delle immagini, sistemi di intelligenza artificiale e archiviazione. La “Mammografia digitale via
satellite” è frutto di un’intesa tra Andos, Lega italiana per la lotta ai tumori, Telespazio, Its, Laben,
Università La Sapienza e Policlinico Sant’Andrea di Roma, Policlinico di Napoli e il servizio autonomo di
radiologia senologica del Policlinico di Bari.
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10. SENO, SCOPERTO UN POSSIBILE TEST DI EFFICACIA DELLE CURE
Un gruppo di ricercatori italiani coordinati da Antonio Giordano dello Sbarro Institute della Università
Temple di Filadelfia, ha identificato il ruolo determinante di un gene nel determinare l’efficacia delle
terapie farmacologiche contro il tumore al seno. Dallo studio potrà nascere un test per poter meglio
identificare quali terapia mirate possono essere più efficaci nelle cure. La ricerca, condotta in
collaborazione con le università di Palermo e Siena viene pubblicata sulla rivista Oncogene. I ricercatori
hanno identificato in particolare un nuovo meccanismo molecolare che regola l’espressione del gene per il
recettore degli estrogeni alfa (ER-). Questo gene, ha spiegato Giordano, svolge un ruolo cruciale nel
normale sviluppo della mammella nelle donne ed è coinvolto anche nello sviluppo e nella progressione del
carcinoma mammario.
Secondo i ricercatori esiste un gene chiamato pRb2 che svolge un ruolo chiave nelle cellule tumorali della
mammella nel reclutare molecole importanti che favoriscono o ostacolano le cure. In particolare questo
gene recluta molecole che si legano ad un altro gene chiamato Er-. Quando il gene pRb2 - ha spiegato
Giordano - è presente nelle cellule tumorali mammarie e viene da queste espresso, esse rispondono
meglio ai trattamenti anticancro. Quando le cellule tumorali non esprimono il recettore degli estrogeni, il
gene pRB2 manda un segnale per reclutare molecole che disattivano l’espressione del gene ER-. Il
risultato è il fallimento delle terapie farmacologiche. “Purtroppo - ha spiegato Giordano - oggi non si ha
pieno successo nelle terapie anticancro a causa della mancanza di farmaci specificamente mirati a
riconoscere solo le cellule tumorali; in altre parole i farmaci non riescono a distinguere le cellule buone da
quelle cattive. Questa scoperta è veramente una frase importante nel libro che stiamo scrivendo sulle
modalità con cui una cellula normale funziona. Vogliamo capire come mai alcune terapie sono efficaci,
altre perdono efficacia nel tempo e altre ancora non funzionano affatto”. “Inoltre - ha sottolineato il
ricercatore - questo dimostra chiaramente che il cancro non sia causato dall’ alterazione in un singolo
gene, ma in un esercito di geni e sembra che il gene pRB2 possa essere uno dei generali che guiderà la
guerra contro il cancro”.. Secondo Giordano il prossimo passo per i ricercatori sarà quello di identificare
come si possa ristabilire la corretta comunicazione e il dialogo tra le molecole in modo che il gene per il
recettore degli estrogeni alfa si possa esprimere correttamente e capire come questo evento possa
tradursi in strategie terapeutiche alternative. “Dopo aver compreso il meccanismo con cui pRB2 recluta le
molecole - ha concluso Giordano - i ricercatori saranno in grado di disegnare farmaci molto precise e
centrare il bersaglio riconosciuto”. Lo studio è stato svolto presso l’ Instituto Sbarro per la ricerca sul
cancro e la Medicina Molecolare della Temple University di Philadelphia in collaborazione con i Dipartimenti
di Oncologia dell’ Università di Palermo diretto dal prof. Nicola Gebbia e di Patologia Umana ed Oncologia
di Siena diretto dal prof. Piero Tosi in Italia.
AGENDA: I PROSSIMI APPUNTAMENTI AIOM
Le segnalazioni che ci perverranno delle iniziative locali Aiom verranno pubblicate in questo spazio
TECNOLOGIE INNOVATIVE E MULTIDISCIPLINARIETÀ NELLE NEOPLASIE DELL’APPARATO
GASTROENTERICO SUPERIORE
Castel Ivano – Ivano Fracena (Trento), 13-14 giugno 2003
Info: Nord Linea Congressi
Via Balenzani, 46 – 38100 Trento
Info: Tel. 0461/981068 – Fax. 0461/983273 - Email: [email protected]
CONVEGNO AIOM SEZIONE EMILIA-ROMAGNA
Bologna, 14 giugno 2003 - Hotel Holiday Inn
“Carcinoma della mammella: progressi nella terapia neoadiuvante ed adiuvante”
In collaborazione con la società Italiana Tumori – Sezione Emilia Romagna
Info: tel. 051/41666 - Fax 051/41665
GIORNATA AIOM-AIRO: TRATTAMENTI INTEGRATI, DISCUSSIONE CASI CLINICI
Lecco, Sabato 14 giugno – h. 8,45 - Aula magna dell’Ospedale Manzoni di Lecco.
Aiom Lombardia
Ecm: 5 pt.
Info: Marina Cazzaniga - Segreteria Scientifica – Tel. 0363.424380 - [email protected]
Si prega di confermare la partecipazione via fax o email specificando nome, cognome e centro di appartenenza.
CONVEGNO NAZIONALE: “LO SVILUPPO DEL SISTEMA DI GESTIONE PER LA QUALITÀ IN AREA
ONCOLOGICA”
Bologna, 17-19 giugno 2003 - Azienda Ospedaliera di Bologna- Policlinico S. Orsola-Malpighi
Segreteria Organizzativa: Editech Pharma srl - Tel. 02/2951.7166 - Fax 02/2951.7356 - [email protected]
MEETING GIDM: STUDI DI FASE IV E STUDI OSSERVAZIONALI
Genova – Mercoledì 18 giugno 2003
Aula A Centro Congressi IST - Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro - Largo Rosanna Benzi 10
Iniziativa promossa dal GIDM (Gruppo Italiano Data Manager) e Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro – Genova
Info: Dr.ssa Renata Todeschini - Az.Osp. Parma – Via Gramsci 14 – 43100 - Tel 0521.702682 - Fax 0521.995448
INIZIATIVE REGIONALI SEZIONE AIOM-LAZIO
1. “L’integrazione terapeutica nella neoplasia della vescica”
Roma 20 giugno 2003.
2. “II incontro giovani oncologi”
Viterbo 4-5 Luglio
Info: [email protected]
“MALATTIA TROMBOEMBOLICA E CANCRO”.
Roma, 21 giugno 2003 - Istituto di Oncologia Medica C (prof. Terzoli)
Info: Segreteria Scientifica [email protected]
“IPERTERMIA ONCOLOGICA: COME QUANDO E PERCHÉ” - Corso teorico-pratico
IRCC Candiolo (TO) – 04 luglio 2003
Organizzato da ASSIE – Associazione Europea di Ipertermia
Info: 0381/329752 – [email protected] - www.assie.it
5° Congresso Nazionale Aiom
Roma, 21 - 24 ottobre 2003
Per le informazioni preliminari
www.aiom.it/Congresso2003/
Per contattare la redazione e commentare le notizie clicca qui: redazione
Supplemento ad AIOM Notizie – dir. resp. Mauro Boldrini – Redazione: Gino Tomasini, Carlo Buffoli
Editore Intermedia - Reg. Trib. di BS n. 35/2001 del 2/7/2001
Intermedia: Via Costantino Morin 44 Roma Tel. 06.3723187- Via Cefalonia 24 Brescia Tel. 030.226105
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