Newsletter digitale dell’Aiom - Associazione Italiana di Oncologia Medica
Anno 1 - Numero 14 – 1 luglio 2003
E-News
01. CELLULE STAMINALI CONTRO TUMORI, AL VIA RICERCA AL CAREGGI
02. CANCRO OVAIE: INDIVIDUATO GENE 'INTERRUTTORE' CHE LO SPEGNE
03. ALLO STUDIO TEST DEL SANGUE CHE IDENTIFICA IL TUMORE OVARICO
04. OVAIE, 5-6 PORZIONI DI VERDURA AL GIORNO AUMENTANO LA SOPRAVVIVENZA
05. CERVELLO, 2 VIE ITALIANE PER UCCIDERE LE CELLULE MALATE
06. PROSTATA, 90% DI SUCCESSO CON UNA NUOVA TERAPIA
AGENDA: I PROSSIMI APPUNTAMENTI AIOM
01 . CELLULE STAMINALI CONTRO TUMORI, AL VIA RICERCA AL CAREGGI
Sta per partire al policlinico fiorentino di Careggi un importante progetto di ricerca sull'utilizzo delle cellule
staminali per la terapia di molte malattie cardiache, epatiche, ematologiche, neurologiche e
immunologiche. E anche per la immunoterapia dei tumori, in particolare il melanoma, il carcinoma renale
e quello prostatico. Il progetto, coordinato dall'immunologo Sergio Romagnani, ordinario di medicina
interna all'Università di Firenze, avrà la durata di tre anni e coinvolgerà specialisti di molte discipline: nella
prima fase immunologi, biologi cellulari e molecolari; successivamente cardiologi, epatologi, dermatologi,
ematologi, nefrologi, andrologi. La Regione Toscana ha finanziato l'intero progetto con 5 milioni di euro
(quasi 10 miliardi di vecchie lire).
02. CANCRO OVAIE: INDIVIDUATO GENE 'INTERRUTTORE' CHE LO SPEGNE
Individuato un gene 'interruttore' che sarebbe in grado di impedire lo sviluppo del tumore alle ovaie. Gli
scienziati scozzesi della 'Cancer research unit' di Edimburgo, hanno scoperto che il gene OPCML non
funzionerebbe in maniera corretta in 9 su 10 dei campioni di tessuto canceroso esaminati. Quando il gene
è 'acceso', invece, impedisce la crescita delle cellule tumorali. Quindi, spiegano gli esperti in uno studio
pubblicato sulla rivista 'Nature Genetics', sarebbe in grado di influenzare le strategie di difesa
dell'organismo contro il cancro. La scoperta, anche se non avrà una ricaduta immediata su nuovi farmaci e
test contro questo vero 'killer' delle donne, rappresenta, secondo gli scienziati scozzesi, una strada molto
interessante per la ricerca. Una delle strategie che il tumore utilizza per impiantarsi e crescere, secondo
gli studi più recenti, è quella 'spegnere' i geni destinati a bloccare la moltiplicazione delle cellule
cancerose. L'OPCML sarebbe uno di questi. La ricerca, adesso, si indirizza su due strade: riuscire a
'risvegliare' il gene nei tessuti attaccati dal tumore o, in alternativa, mettere a punto un farmaco che ne
mimi l'azione. ''Sappiamo di avere molto lavoro da fare sul gene - scrive Hani Gabra, il ricercatore che ha
guidato il progetto - per comprenderne il funzionamento e il meccanismo che lo rende inattivo. Ma i primi
risultati sembrano molto interessanti''.
03. ALLO STUDIO TEST DEL SANGUE CHE IDENTIFICA IL TUMORE OVARICO
Un importante passo avanti nella lotta al cancro ovarico. Gli scienziati del Pacific Northwest Research
Institute (Pnri) di Seattle, negli Stati Uniti, hanno individuato un nuovo biomarcatore tumorale che
potrebbe permettere di scoprire precocemente la malattia con un semplice esame del sangue. La scoperta
è descritta nel numero di luglio della rivista 'Cancer Research'. Gli esperti americani hanno puntato la loro
attenzione su una molecola (HE4) associata alle cellule del tumore alle ovaie. La sua presenza è
individuabile nel sangue sin dai primissimi stadi della neoplasia. Secondo i ricercatori di Seattle, il nuovo
metodo diagnostico, una volta sviluppato, sarebbe accurato come i test attualmente in uso, ma più
'veloce' nello scoprire la malattia e con meno falsi positivi. ''Molti tumori hanno un alto tasso di guarigione
se diagnosticati precocemente - ha detto Ingegerd Hellstrom, team leader della ricerca - Il carcinoma
ovarico, molto spesso, è identificato in fase già avanzata. E non sono rare le recidive, anche dopo la
chirurgia e la chemioterapia''. Il centro di ricerca sta studiando un accordo con alcune aziende interessate
a sviluppare il nuovo test.
04. OVAIE, 5-6 PORZIONI DI VERDURA AL GIORNO AUMENTANO LA SOPRAVVIVENZA
Le donne che mangiano cinque o sei porzioni di verdure ogni giorno hanno maggiori probabilità di vivere
più a lungo dopo una diagnosi di cancro alle ovaie. Lo rivela un nuovo studio australiano, il primo al
mondo a ricercare i legami tra dieta e cancro alle ovaie, che per 10 anni ha studiato oltre 600 pazienti,
oltre la metà morte entro cinque anni dalla diagnosi. Lo studio, condotto dall'epidemiologo David Purdie,
dell'Istituto di ricerca medica del Queensland, ha trovato che le pazienti con un alto consumo di verdure,
particolarmente quelle a foglie verdi come broccoli, cavolfiori e cavoli, sono sopravvissute circa dieci mesi
di più. ''Le donne con un vantaggio di sopravvivenza erano quelle che mangiavano più di cinque porzioni e
mezza di verdure ogni giorno'', ha detto Purdie alla radio Abc. ''Una porzione può essere un grosso
cucchiaio di piselli, o un pezzo di broccoli o cavolfiori''. Purdie ha spiegato che le verdure come i broccoli
hanno un alto tasso di sostanze che aumentano l'attività degli enzimi che disintossicano l'organismo. Lo
studio ha scoperto anche che le pazienti che consumano più di tre porzioni di prodotti caseari al giorno
hanno una maggiore probabilità di morire prima, rispetto alle altre. Le donne più snelle inoltre hanno
registrato un tasso di sopravvivenza più alto di quelle obese, il che si può spiegare con la migliore dieta e
il maggiore esercizio. Il cancro alle ovaie è al sesto posto fra le forme di cancro più comuni fra le donne ed
è la principale causa di morte fra coloro che sviluppano tumori maligni ginecologici. In Australia ne
vengono diagnosticati annualmente 1000 nuovi casi, con 635 decessi ogni anno.
05. CERVELLO, 2 VIE ITALIANE PER UCCIDERE LE CELLULE MALATE
Spingere al suicidio le cellule malate e cercare di bloccare la loro immortalità: sono le due strade che si
stanno tentando in Italia per combattere i più frequenti fra i tumori che colpiscono il cervello. I due
progetti sono stati presentati la scorsa settimana a Roma, nel convegno sui tumori cerebrali organizzato
da Associazione Terapie Neurochirurgiche Avanzate (Atena) e Istituto di Neurochirurgia dell'Università
Cattolica di Roma. ''Contro i gliomi le terapie tradizionali attualmente disponibili sono praticamente
impotenti, ha osservato il neurologo Giulio Maira, direttore dell'Istituto di Neurologia dell'Università
Cattolica e presidente dell'associazione Atena. Per questo, ha aggiunto, si stanno cercando nuove armi.
Un primo progetto, promosso dalle Università romane Cattolica e Tor Vergata, punta ad attivare nelle
cellule tumorali i sistemi che controllano l’apoptosi. Un secondo progetto, promosso dalla Cattolica in
collaborazione con il Consiglio nazionale delle ricerche, punta a controllare l'enzima telomerasi. Altre armi
ancora sono allo studio con l'istituto neurologico Besta di Milano e puntano ad utilizzare le cellule staminali
come navette per trasportare farmaci antitumorali direttamente nelle cellule malate. In settembre, infine,
prenderà in via uno studio multicentrico su una nuova terapia combinata, coordinato dalla Cattolica di
Roma e dall'Istituto Europeo di Oncologia di Milano. Lo studio, ha anticipato Maira, coinvolgerà i maggiori
centri neurologici italiani e combinerà radioterapia e chemioterapia con una tecnica che consiste nella
somministrazione loco-regionale: per mezzo di un catetere, i farmaci antitumorali vengono immessi
direttamente nella zona del cervello colpita dalla malattia.
06. PROSTATA, 90% DI SUCCESSO CON UNA NUOVA TERAPIA
La prima sperimentazione in larga scala di un nuovo trattamento per il cancro alla prostata, condotta in
Australia, ha registrato un tasso di riuscita del 90%, con effetti collaterali minimi dopo tre anni di controlli
successivi. Il trattamento, che combina la brachiterapia ad alto tasso con la radioterapia a raggi esterni, è
stato ideato da medici dell'ospedale St. Vincent di Sydney, sviluppato negli Stati Uniti e sperimentato con
successo in Australia su 82 pazienti con malattia a livelli da intermedio ad alto rischio. Dopo cinque anni, il
50% dei pazienti ha denunciato impotenza, una cifra simile alla radioterapia convenzionale. Nessuno degli
uomini ha accusato danni maggiori agli intestini, contro un tasso del 5% registrato nella radioterapia
convenzionale. I risultati, pubblicati nell'ultima edizione dell'Australasian Radiology Journal, indicano che il
trattamento è tecnicamente e clinicamente realizzabile come terapia del cancro alla prostata localizzato. Il
trattamento è considerato più adatto per i pazienti con cancro aggressivo che non ha risposto a
trattamenti più convenzionali, ha detto il presidente del dipartimento di urologia dell'ospedale. St. Vincent,
Phillip Stricker, che ha guidato la sperimentazione. ''La brachiterapia ad alta dose, che impiega 20 cateteri
per passare radiazioni molto fini e intense al tessuto canceroso, è stata sviluppata per tentare di curare
pazienti che in precedenza non potevano essere trattati chirurgicamente, e per limitare i danni ai tessuti
adiacenti'', ha proseguito Stricker. La radioterapia convenzionale invece dirige raggi radioattivi esterni
verso il paziente e vi è rischio che la radiazione colpisca parti adiacenti del corpo.
AGENDA: I PROSSIMI APPUNTAMENTI AIOM
Le segnalazioni che ci perverranno delle iniziative locali Aiom verranno pubblicate in questo spazio
INIZIATIVE REGIONALI SEZIONE AIOM-LAZIO
“II incontro giovani oncologi”
Viterbo 4-5 Luglio
Info: [email protected]
“IPERTERMIA ONCOLOGICA: COME QUANDO E PERCHÉ” - Corso teorico-pratico
IRCC Candiolo (TO) – 04 luglio 2003
Organizzato da ASSIE – Associazione Europea di Ipertermia
Info: 0381/329752 – [email protected] - www.assie.it
5° Congresso Nazionale Aiom
Roma, 21 - 24 ottobre 2003
Per le informazioni preliminari
www.aiom.it/Congresso2003/
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Supplemento ad AIOM Notizie – dir. resp. Mauro Boldrini – Redazione: Gino Tomasini, Carlo Buffoli
Editore Intermedia - Reg. Trib. di BS n. 35/2001 del 2/7/2001
Intermedia: Via Costantino Morin 44 Roma Tel. 06.3723187- Via Cefalonia 24 Brescia Tel. 030.226105
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