la Repubblica VENERDÌ 29 MAGGIO 2015 23 PER SAPERNE DI PIÙ www.ieo.it www.repubblica.it FRANCESCA TUMIATI, 58 ANNI “Mi sentivo come un puzzle con i pezzi da ricomporre” «I L CORPO delle donne parla. Per mesi e mesi ho trascurato un nodulo che si sentiva nel mio seno. Andavo a correre al parco e cadevo senza motivo. Ero come un criceto nella ruota, continuavo a correre tra il lavoro, le tre figlie, il marito ginecologo da cui ho divorziato. E che però mi ha aiutato a salvarmi, portandomi dai medici giusti». Francesca Tumiati, giornalista milanese, ha 58 anni. Il suo tumore si stava arrampicando lungo il collo, e per lei salvarsi è diventata «la grande missione». «Mi sentivo in una navicella spaziale. E quando sono arrivata alla fine e i medici mi hanno detto brava, bravissima, torni tra sei mesi per i controlli sono andata a piedi fino a casa sentendomi smarrita. Non ero pronta. Prima c’era una donna sana, e adesso una donna riparata, che non conoscevo ancora. La scoperta del tumore è un po’ come una deflagrazione, poi, come nei cartoni animati dei bambini, bisogna aspettare che la polvere cada per iniziare a vedere bene». Col Ho trascurato nuovo compagno e con la figlia sei segnali del dicenne, Francesca ha affrontato mio corpo: la malattia: «Lui mi ha accompaero come un gnato a ogni terapia, lei lavava la criceto nella parrucca qualche sera, e mi diceruota, troppo va un po’ brusca: così domani è presa dagli pronta». Ma separarsi da medici e impegni cure può essere «una fase di abbandono. Serve più sostegno dopo, un filo rosso che unisca la paziente a quello che le è successo. A me mancava perfino l’oncologo, col quale avevo stabilito una specie di transfer. Una delle terapie è quella di tornare a lavorare, ma anche in questo campo sei diversa, capisci più di prima ciò che vuoi fare e ciò che non vuoi. Il tumore, secondo me, nasce molto prima di quando viene diagnosticato, è qualcosa che esplode dentro di te, un dolore rimosso, e la guarigione arriva come una liberazione che può essere anche dolorosa. E quello che serve è un “format” che ti faccia capire che non sei una bambola, ma una donna che deve rimettere insieme come in un puzzle tutte le sue parti». “ 1 su 8 ” 46.000 © RIPRODUZIONE RISERVATA KATIUSCIA GALVANO, 43 ANNI I NUMERI MARIA DATTENA, 58 ANNI LE DONNE È la neoplasia più frequente tra le donne italiane in tutte le fasce d’età: ne colpisce una su otto I NUOVI CASI Ogni anno ci sono 46.000 nuovi casi di cancro al seno. La diagnosi precoce ha ridotto la mortalità 520.000 LE PAZIENTI Sono 520.000 secondo le stime le donne che si sono ammalate di cancro al seno nel nostro paese “Ho fatto mille chilometri “Non pensavo accadesse per trovare la speranza” ora vivo giorno per giorno” 3.400 «I «H lano quando eravamo psicologicamente distrutti. E dopo un quarto d’ora di colloquio molte cose ci sembravano diverse. Siano usciti tranquilli, sapevamo come affrontare la situazione. Era il 3 ottobre dell’anno scorso, da lì in poi tutto è andato bene. Perfino sul pullman che mi portava dall’aeroporto allo Ieo per fare la radioterapia mi sento serena, paradossalmente pensavo a come era ben collegato…». Katiuscia Galvano ha 43 anni, fa l’impiegata amministrativa e vive in provincia di Agrigento. Nonostante le cure praticate anche nei centri siciliani, è una delle pazienti che preferiscono viaggiare, e si sentono rassicurate dall’aver scelto chi le cura. Non solo per un medico, ma per tutte le persone che la accolgono in quella che, lei dice, le è apparsa «come un’oasi nel mezzo di un lungo inverno: i volontari, le persone dell’accettazione, ogni Mia madre singolo infermiere e ogni singolo è morta medico. E perfino il modo in cui ti senza che noi combinano gli orari quando sanfamiliari no che arrivi da lontano». Ammacapissimo lata di tumore, ogni donna si scoperché, a me pre diversa: «Non credevo di poè accaduto ter affrontare una cosa del geneil contrario re con questa calma. E credo che molto dipenda dalla capacità di spiegare a ogni paziente che cosa accadrà nel suo caso, il perché delle cure. Mi sono operata di mercoledì pomeriggio e il venerdì sono tornata a casa, ho rivisto mia figlia. Tutto il contrario di quando mia madre è morta di cancro, e noi familiari facevamo fatica a capire che cos’era successo davvero». Katiuscia sta per tornare a Milano per il primo controllo semestrale, e per adesso sente ancora vicino a sé i medici che l’hanno curata. «Io so che li vedrò a ogni visita — dice — e so anche che sono disponibili a tutto, e si aspettano di essere interrogati su ogni dubbio e ogni paura. Ho i loro indirizzi di mail, se ho bisogno scrivo. E in 24 ore la risposta arriva». O FATTO la prevenzione puntualmente, ogni anno, dai 40 ai 55 anni. So quanto è importante. Poi mi sono stufata, pensavo che a me non sarebbe più successo. Un giorno mi arriva a casa una lettera della Regione che mi invitava a uno screening gratuito, mio marito l’ha aperta e me l’ha messa vicino al telefono, mi ha convinta ad andare spiegandomi che era gratis e che bisognava incoraggiare l’esperimento…». Maria Dattena ha 58 anni, vive a Sassari, è veterinaria e si occupa delle pecore, e della loro fecondazione: «Purtroppo per un po’ sono stata costretta a lasciarle, non posso stare vicino agli animali quando le cure mi rendono immunodepressa. Ma ho continuato a lavorare da casa, con un bel progetto europeo». Si lamenta per scherzo: «Non fumo, non bevo, vivo in campagna, non ho alcuna familiarità, non ho mai preso ormoni. E però è successo anche a me di Ho fatto la ammalarmi di cancro». prevenzione, Con la visita della prevenzione non fumo, pubblica, Maria ha scoperto un non bevo piccolo nodulo di 12 millimetri e vivo in nel suo seno, che però appartecampagna neva a una varietà di tumore pareppure mi ticolarmente aggressiva. Per dosono ammalata dici mesi deve fare la chemioterapia, ora è al settimo, e ha scelto di farsi curare vicino a casa dopo una diagnosi dello Ieo. «Questa malattia — spiega — ti fa cambiare l’intero modo di vedere la vita. Ci sono modi di dire che scompaiono dal tuo vocabolario, io per esempio non dico più “io farei…”. La terapia ti protegge, ti fa sentire al sicuro, ma credo che la parte più coraggiosa sia il dopo. Ho conosciuto altre persone malate, come mio nipote, nato gravemente cardiopatico. Ora lui ha 17 anni e sta bene, io spero che sia lo stesso per me. Vedo che medici e infermieri sono spesso stanchi, e capisco che per noi come per loro il tempo di vivere è oggi, non domani o tra un anno». © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA O E mio marito siamo arrivati in ospedale a Mi- “ ” “ GLI INTERVENTI All’Istituto europeo di oncologia di Milano ci sono 3.400 interventi l’anno per tumore al seno 97% I RISULTATI La guarigione clinica a cinque anni delle pazienti Ieo con linfonodi negativi è superiore al 97% 92% IL PRIMATO La guarigione delle pazienti Ieo dal tumore invasivo dopo 5 anni è superiore alla media nazionale ” STORIE RACCOLTE DA VERA SCHIAVAZZI Repubblica Nazionale 2015-05-29