Periodico semestrale del “Centro Regionale delle Malattie dell’Esofago” Direttore Responsabile Prof. Giovanni Zaninotto - Comitato di redazione: Ermanno Ancona, Alberto Ruol, Giorgio Battaglia, Mario Costantini, Carlo Castoro - Direzione e redazione: c/o U.O. Clinica Chirurgica 3ª, Policlinico 3° Piano Via Giustiniani, 2 - 35128 Padova - Aut. Tribunale di Padova n. 1464 del 18/02/2003 - Poste italiane Sp.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) Art. 1, comma 1, DCB Padova • Editore Tipografico S.G.E. - Padova. euro 1,20 N° 6 - DICEMBRE 2005 SOMMARIO: I diverticoli cricofaringei: tra chirurgia ed endoscopia M. Costantini I diverticoli dell’esofago toracico In caso di mancato recapito restituire all’ufficio di Padova CMP G. Zaninotto Centro Regionale delle Malattie dell’Esofago Dove siamo e Come contattarci: Direzione: Prof. Ermanno Ancona tel. 049 821 1240 e-mail: [email protected] Segreteria Direzione: Sig.ra Brigitte Mazzocco tel. 049 821 1240 Segreteria del Centro Regionale delle Malattie dell’Esofago: Sig.ra Daniela Brugnara tel. 049 821 8838 Segreteria Assistenziale: Sig.ra Simonetta Corongiu tel. 049 821 1720 Ambulatori (Centro Unico Prenotazione: 840 000 664 numero Verde) Ambulatorio di Endoscopia: tel. 049 821 3164-3142 Laboratorio di Fisiopatologia Digestiva: tel. 049 821 3156 e-mail: [email protected] EDITORIALE Curare i tumori oggi: l’Istituto Oncologico Veneto Per vincere la battaglia contro i tumori è necessario creare strutture che mettano al centro del processo terapeutico il paziente neoplastico e che coordinino la ricerca applicata contro i tumori scegliendo linee di ricerca e priorità. Il modello organizzativo che - nel nostro paese - ha meglio consentito la realizzazione di questi obbiettivi è stato quello dei “Centri Tumori”: il Centro Tumori di Milano, l’Istituto Regina Elena a Roma ed il Centro Tumori di Aviano, nel vicino Friuli, sono ottimi esempi. Il Veneto era rimasta l’unica Regione che non si era ancora dotata di un Centro Tumori. Finalmente è stato deciso di creare l’Istituto Oncologico Veneto (IOV) – Istituto di Ricerca e Cura a Carattere Scientifico IRCCS - che avrà sede a Padova con il compito di coordinare l’attività terapeutica e di ricerca dei numerosi Centri di Eccellenza in campo oncologico che il sistema sanitario veneto dispone. In questa ottica il Centro per le Malattie dell’Esofago è già stato coinvolto con una ricerca finalizzata nazionale, ottenuta in ambito IOV - intesa allo studio della evoluzione cancerogena dell’Esofago di Barrett. Il futuro IOV avrà il suo nucleo centrale nella sede dell’ ex Ospedale Busonera e si gioverà dei laboratori di ricerca lì presenti e di quelli dei gruppi di ricerca che vi hanno afferito. Lo IOV punta le sue chances non tanto sui ricoveri potendo contare su un ristretto numero di posti letto, quanto sulle modernità delle tecniche diagnostiche e sul coordinamento di progetti regionali di ricerca in Oncologia, la cui gestione scientifica sarà attribuita ai più competenti a prescindere dalla città di appartenenza. Ermanno Ancona 2 I diverticoli cricofaringei: tra chirurgia ed endoscopia I diverticoli dell’esofago costituiscono una patologia rara. Delle varie localizzazioni, quella faringo-esofagea è comunque la più frequente (circa 2/3 di tutti i diverticoli esofagei, Fig. 1). Tipica del soggetto anziano, è determinata, come è noto, dalla estroflessione di una porzione di mucosa esofagea attraverso una breccia naturale della parete posteriore dell’esofago, il cosiddetto triangolo di Killian. E’ questa determinata dall’incrocio delle fibre oblique dei mm. costrittori inferiori del faringe e le fibre trasversali del m. cricofaringeo, che costituisce lo sfintere esofageo inferiore. Alterazioni motorie di quest’ultimo (incoordinazione o ridotta apertura) sono in genere responsabili della formazione del diverticolo. E’ una patologia “benigna” ma spesso invalidante e non scevra da complicazioni, anche gravi. La disfagia, il sintomo più frequente, è determinata dalla stessa discinesia faringoesofagea, o dall’ingombro fisico del diverticolo che si riempie di saliva e/o di cibo. Il rigurgito e l’alitosi sono anche frequenti, come frequente è l’inalazione ed il rischio di complicanze broncopolmonari (sono in genere pazienti anziani). Classicamente il trattamento di tale condizione è quello di annullare il disturbo funzionale di uno sfintere male rilasciantesi, eseguendo una miotomia chirurgica, per via cervicotomica (Fig. 2A), e di resecare (diverticulectomia) il diverticolo (Fig. 2B). Le suturatici meccaniche hanno molto facilitato quest’ultima manovra, riducendone le complicanze. In alternativa il diverticolo può essere fissato alla fascia prevertebrale (diverticulopessia) (Fig. 2C) M. Costantini Con il diffondersi delle tecniche miniinvasive, è stata riproposta la tecnica endoscopica di sezione del setto interdiverticolare, costituito sostanzialmente proprio dalle fibre del m. crico-faringeo. Con tale tecnica di diverticulostomia transorale, si utilizza una endostapler laparoscopica introdotta attraverso uno speciale esofagoscopio rigido, a sua volta introdotto dalla bocca del paziente, in anestesia generale e a collo iperesteso (Fig. 3). In questo modo, la parete anteriore del diverticolo e la parete posteriore dell’esofago vengono “cucite” insieme da una doppia fila di punti metallici: tra questa doppia sutura, una lama tagliente mette successivamente in comunicazione il diverticolo e il lume esofageo, sezionando il setto interdiverticolare. La doppia sutura dei margini previene la fistolizzazione, il sanguinamento e complicanze più gravi come la mediastinite. Tale tecnica si è diffusa velocemente ed è attualmente considerata, in alcuni centri, la metodica di scelta per il trattamento di tale patologia. A Miotomia dello SES B Diverticulectomia con suturatrice meccanica Fig. 1: immagine radiologica di diverticolo cricofaringeo Fig. 2 A) B) C): terapia chirurgica tradizionale del diverticolo di Zenker per via cervicotomica sinistra. 3 C Diverticulopessi Successivamente è anche stata proposta una metodica endoscopica che utilizza fibroscopi flessibili ed il laser o l’elettrocauterio per sezionare il setto tra lume esofageo e diverticolo. Ciò può essere utile specialmente in pazienti anziani con controindicazioni alla anestesia generale o che abbiano controindicazioni relative alla metodica “rigida” (ad esempio impossibilità ad estendere il collo o ad aprire in modo sufficiente la bocca). La tecnica di diverticulostomia transorale è indubbiamente una tecnica valida, e merita sicuramente il consenso che ha ottenuto in questi anni tra i pazienti ed i chirurghi. Vanno tuttavia fatte alcune precisazioni. Innanzitutto va spiegato al paziente (e al medico curante) che il diverticolo non viene asportato, ma solamente messo in ampia comunicazione con il lume esofageo sezionando appunto il setto che separa i due lumi: questo per evitare malintesi che si possono creare ad una eventuale radiografia di controllo, quando il radiologo descrive ancora, ovviamente, la presenza del diverticolo. Può essere allora difficoltoso e a volte imbarazzante spiegare al paziente che non si tratta di una recidiva ma della normale conseguenza anatomica dell’intervento. Se confrontato con la tecnica tradizionale (di miotomia e diverticulectomia per via cervicotomica), la diverticulostomia transorale comporta sicuramente minor rischio di complicanze: é l’opzione ideale per i pazienti più anziani e a più elevato rischio anestesiologico. Il presupposto per un buon risultato della diverticolostomia transorale è la sezione dello sfintere esofageo superiore, costituito prevalentemente dal muscolo crico-faringeo: esso costituisce in sostanza il setto tra lume esofageo e lume diverticolare e, per sezionarlo per tutta la sua lunghezza, si deve ottenere una sezione endoscopica di almeno 3 cm (e non più di 6-7 cm, per il rischio di ledere strutture mediastiniche). I diverticoli suscettibili di questo tipo di trattamento con successo devono quindi essere compresi tra i 3 e i 6 cm, e l’esperienza quotidiana insegna che la misurazione radiologica (come quella endoscopica) spesso trae in inganno, sovrastimando leggermente le dimensioni del diverticolo che, in realtà al tavolo operatorio risulta più piccolo. Presso il Centro per le Malattie dell’Esofago, da anni proponiamo quindi, in collaborazione con il colleghi ORL, un approccio “su misura”: nei pazienti più anziani e compromessi, se possibile, preferiamo l’approccio mininvasivo transorale, accettando un risultato possibilmente inferiore ma evitando sicuramente ogni complicanza. Anche questo però con un atteggiamento “flessibile”, nel senso che, se alla misurazione intraoperatoria il lume diverticolare non corrisponde alle dimensioni adatte a questo tipo di trattamento (3-6 cm), il programma cambia, ed eseguiamo la miotomia chirurgica. Quest’ultima è invece preferita nei pazienti più giovani e in tutti i casi in cui le dimensioni del diverticolo non consentano il trattamento conservativo. Raramente si tratta di diverticoli troppo grandi per il trattamento transorale, quasi sempre si tratta di diverticoli molto piccoli (1-2 cm). In questo caso, la semplice miotomia (senza diverticulectomia) può essere sufficiente, oppure, alla diverticulectomia può essere preferita una sospensione intramurale del diverticolo: l’apice del diverticolo viene fissato e sospeso in posizione antideclive con dei punti al di sotto del piano dei muscoli costrittori del faringe, tra questi e la sottomucosa faringea. Con questo approccio “su misura”, personalizzato al singolo paziente, riteniamo di poter offrire ad esso la garanzia del trattamento più adeguato alla sua particolare situazione anatomica, ed i presupposti del risultato a distanza più soddisfacente. Fig. 3: Terapia endoscopica del diverticolo di Zenker: con una suturatrice endoscopica, introdotto attraverso il diverticuloscopio, si seziona tra due rime di sutura il setto tra diverticolo e lume esofageo. Per la buona riuscita dell’intervento è necessario che tutto il muscolo cricofaringeo sia compreso nella sezione (cioè il diverticolo deve misurare almeno 3 cm). 4 I diverticoli dell’esofago toracico La osservazione di un diverticolo dell’esofago toracico è una evenienza rara: si stima che sia diagnosticato un nuovo caso di diverticolo per anno, ogni 500.000 abitanti. In genere la diagnosi di diverticolo viene fatta nel corso di un esame endoscopico o di un esame radiografico eseguiti per sintomi comuni (pirosi, dispepsia) non legati necessariamente alla presenza del diverticolo, mentre in alcuni pazienti possono essere presenti sintomi più specifici, quali rigurgito di cibo indigerito, alitosi, disfagia. Dal punto di vista patogenetico i diverticoli dell’esofago toracico si possono suddividere in due gruppi, i diverticoli parabronchiali ed i diverticoli epifrenici. I diverticoli parabronchiali (o medio toracici) sono in genere la conseguenza di un processo infiammatorio cronico (generalmente di origine granulomatosa, posttubercolare) dei linfonodi mediastinici: la flogosi coinvolge la parete esofagea ( a volte si può formare un ascesso tra linfonodo ed esofago) che viene “stirata” in modo eccentrico rispetto al lume dell’esofago e causa la formazione di uno “pseudodiverticolo” (Figura 1). In genere i diverticoli parabronchiali hanno dimensioni modeste e sono asintomatici od oligosintomatici: raramente vi è indicazione chirurgica e ci si limita a trattare i sintomi del paziente (quasi sempre non correlati al diverticolo). I diverticoli dell’esofago toracico inferiore vengono detti diverticoli “epifrenici” ed hanno come patogenesi una alterata motilità esofagea (Figura 2). Una contrazione spastica ed incoordinata della muscolatura distale dell’esofago causa un aumento della pressione endolumi- nale che “spinge” verso l’esterno (probabilmente attraverso delle zone di minore resistenza della parete esofagea) parte della mucosa sino alla formazione di un diverticolo, che avrà tendenza ad aumentare nel tempo le sue dimensioni. La terapia dei diverticoli esofagei epifrenici è chirurgica. Attualmente le tecniche mini-invasive consentono il trattamento dei diverticoli per via laparoscopica o toracoscopica: in ambedue i casi oltre alla resezione del diverticolo viene eseguita anche una miotomia della muscolatura sottostante per la cura della alterazione motoria. La indicazione chirurgica è strettamente limitata ai pazienti nei quali il diverticolo contribuisce sostanzialmente alla sintomatologia del paziente, per esempio con rigurgito di cibo e con broncopolmoniti “ab ingestis”. Negli altri pazienti ci si può limitare ad una terapia mirata dell’alterazione motoria esofagea sottostante. Fig. 1: diverticolo parabronchiale Fig. 2: diverticolo epifrenico PERSONALE MEDICO AFFERENTE AL CENTRO: Ermanno Ancona Giovanni Zaninotto Alberto Ruol Mario Costantini Giorgio Battaglia Paolo Bocus Carlo Castoro 049 049 049 049 049 049 049 8211240 8211718 8213158 8211743 8213182 8211719 8218842 G. Zaninotto - [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] NEL PROSSIMO NUMERO: Il Registro dell’Esofago di Barrett: bilancio dei primi 2 anni di attività Neoplasia non invasiva e displasia: il significato delle parole