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Investire nella Qualità della Vita
■ ■ ■ Medicina L’approccio osteopatico unito alla cura farmacologica si è dimostrato efficace
L’otite? Si cura con le mani
Dolci sollecitazioni sul collo consentono l’espulsione della secrezione mucosa
di Marina Carminati
I
l passo tra un semplice raffreddore e l’otite catarrale è sin
troppo breve per i bambini, specie nei primi approcci alla scuola materna. L’incidenza della malattia nell’età pediatrica è piuttosto alta e può tramutare in otite media acuta, un’infiammazione a carico dell’orecchio medio che si sviluppa nei bambini tra
i primi mesi di vita e i sette anni in seguito a disturbi delle vie respiratorie superiori, naso-faringe, oro-faringe.
«A partire da un anno di età», spiega Alfonso Mandara, direttore dell’Istituto superiore di osteopatia di Milano, «il 62% dei bambini incorre in un episodio di otite media acuta e il 17% presenta
addirittura tre o più casi, mentre all’età di
tre anni più dell’80% ha sofferto di questa
patologia. Le recidive sono inoltre frequenti:
circa il 10-19% dei bambini entro un anno di
vita incorre in tre o più episodi». L’approccio osteopatico, spiega il medico, rappresenta
un importante trattamento coadiuvante della terapia farmacologica. Infatti, si basa sulla valutazione dello stato della muscolatura
del capo, del volto e del collo del bambino,
che influenza il drenaggio venoso linfatico da cui dipendono la diminuzione dell’infiammazione e la regolazione della secrezione.
A volte, spiega il dott. Piermarco Bianchi, responsabile del day
hospital di otorinolaringoiatria dell’ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma, l’otite si manifesta con sintomi influenzali che in breve tempo possono dare luogo all’interno dell’orecchio a una raccolta di catarro. Il muco preme così sul timpano provocando fastidi che si trasformano presto in dolori.
Nella maggioranza dei casi, l’otite catarrale è dovuta all’ingrossamento delle adenoidi. Per questo, se il disturbo si presenta più
■ ■ Benessere La calvizie è in aumento tra i giovanissimi. La causa è in un difetto genetico materno
Non è tutta colpa dello stress,
la testa pelata dipende dalla madre
di Galeazzo Santini
Design
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Una serata alla Triennale di Milano
e un libro ripercorrono la storia dell’Hangar design group, dal dirigibile degli esordi fino all’outlet Zucchi e alla caffetteria per Hausbrandt
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di tre volte l’anno, addirittura si consiglia l’intervento chirurgico di
adenoidectomia. La diagnosi si formula grazie all’esame dell’orecchio con l’otoscopio, che mostra, in caso di infezione, un timpano
fortemente arrossato e la presenza di muco all’interno dell’orecchio medio. A distanza di poche settimane dall’episodio, si devono
aggiungere anche due esami acustici per verificare che la funzionalità uditiva non sia stata intaccata. Si tratta dell’esame ipedenzometrico, necessario a misurare la funzionalità dell’orecchio medio, e l’esame audiometrico a conferma della diagnosi.
In genere, la cura della malattia nelle modalità tradizionali, con
aerosol e antinfiammatori orali, dà ottimi risultati unita alle metodiche osteopatiche. Il
trattamento, spiega Fulvio Mautino, direttore della Scuola italiana di osteopatia di Torino, agisce con mobilizzazioni, per mezzo
di sollecitazioni manuali, mirate a riequilibrare i movimenti fisiologici mandibolari e
delle ossa temporali, alterati nei casi di otite media acuta e rinite catarrale. In breve,
l’intervento consiste in spinte manuali delicate contro i processi mastoidei, sporgenze
ossee palpabili dietro le orecchie, con l’intenzione di diminuire le tensioni presenti
nelle articolazioni temporo-mandibolari che sono a diretto contatto con le tube di Eustachio che collegano orecchio, faringe e cavità nasale. La terapia, spiega il dottor Mandara, consente lo scarico delle secrezioni mucose delle tube e permette lo svuotamento e l’espulsione del catarro, togliendo la tensione dolorosa sul timpano. In media, tre-quattro sedute cadenzate ogni 15-20 giorni risolvono il problema, anche se la frequenza è vincolata ai risultati.
Unica controindicazione, l’infezione con febbre. In questo caso, prima deve essere curata con una terapia farmacologica, poi si potrà
indurre lo stimolo meccanico. (riproduzione riservata)
A
parte le poche persone come l’attore Telly Savalas, il
popolare Kojak, che ne
aveva fatto il suo fortunato tratto
caratteristico, la calvizie è considerata uno dei più gravi difetti
estetici maschili. D’altra parte, i
nuovi studi scientifici sul problema concordano su un punto: il
problema della calvizie è in sensibile aumento in tutta la popolazione maschile del pianeta e si aggraverà ancor di più in futuro.
Inoltre, il fenomeno tende a cominciare a verificarsi a una età
sempre più giovanile. In base a
una ricerca svolta in Germania su
1,2 milioni di uomini è risultato
che il rischio di fare i conti con
una bella pelata nel corso della
propria vita ha riguardato i due
terzi dei partecipanti. Gli scienziati dell’azienda cosmetica Dr. Kurt
Wolff di Bielefeld hanno riscontrato questo dato con sorpresa, perché finora si calcolava che il pericolo della calvizie potesse riguardare solo la metà degli uomini. Altrettanto preoccupante è risultato
l’altro aspetto del fenomeno e cioè
l’età media attorno alla quale cominciano ad apparire i primi sin-
tomi del problema. Secondo Adolf
Klenk, che ha guidato il gruppo di
ricercatori, finora si pensava che
la calvizie si presentasse non prima dei 25-30 anni di età. E invece,
in base ai dati della ricerca, è apparso evidente che la perdita dei
capelli (nel 10% dei casi in misura
massiccia) riguarda già il 30% degli uomini tra i 15 e i 29 anni. Nel
gruppo degli ultracinquantenni
che partecipavano alla ricerca,
il 50% soffriva già di una calvizie molto pronunciata e tale da
far prevedere che nel giro di pochi
anni il cranio sarebbe stato completamente pelato. Nel 66% dei
casi è stato riscontrato un fattore
ereditario. In proposito alcuni
scienziati delle università tedesche di Bonn e Düsseldorf hanno
scoperto che di questa patologia
maschile è responsabile un difetto
genetico della madre. Infine le
cause dominanti della perdita dei
capelli sono risultate lo stress, le
abitudini di vita e in particolare il
tipo di alimentazione. (riproduzione riservata)
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Lampi
nel buio
Chi non applica nuovi rimedi
dev’essere pronto a nuovi
mali; perché il tempo è il
più grande degli innovatori.
Francesco Bacone
”
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