A cura di
Milena Cannao
I termini
del problema
Otto milioni di persone in Italia e
trenta milioni in Europa risparmiano qualche decina di miliardi ogni
anno evitando di comprare lo shampoo. La maggior parte di loro spende
però cifre enormi per cercare di “ripopolare” un cuoio capelluto liscio
e lucido; senza contare i costi sostenuti ogni giorno dalla gran massa di
individui non calvi, ma affetti da eccessiva caduta dei capelli. Un business di proporzioni gigantesche per
il commercio dei prodotti “anticaduta” o “per la ricrescita”, ma soprattutto un problema che angustia
una gran fetta della popolazione
adulta. Perché la capigliatura è uno
dei più significativi fattori estetici,
sia per la donna che per l’uomo, e
sono ben pochi quelli che esibiscono senza il minimo imbarazzo un
cranio pelato, o coperto a malapena
da capelli radi e sottili, o con chiazze glabre qua e là. La gran mole di
studi e di ricerche dedicata ad un
problema apparentemente frivolo e
superficiale non deve stupire: se è
vero, infatti, che di calvizie non si
muore, è altrettanto vero che la perdita dei capelli è generalmente causa di forte disagio psicologico che,
in qualche caso, diventa vera e propria angoscia. Un disagio e un’angoscia che riguardano prevalentemente (benché, come vedremo, non
esclusivamente) il sesso maschile: la
calvizie comune si chiama infatti
anche Alopecia androgenetica, che
significa letteralmente mancanza di
capelli dovuta a predisposizione genetica combinata con l’azione degli
ormoni maschili (androgeni). Semplificando al massimo, il meccanismo che provoca l’alopecia androgenetica è il seguente: gli ormoni androgeni penetrano nelle cellule del
follicolo pilifero, dove vengono trasformati dall’enzima 5alfa reduttasi
in diidrotestosterone (DHT) che, negli individui geneticamente predisposti, blocca il ciclo vitale del follicolo stesso. Quest’ultimo progressivamente si atrofizza e il capello, una
volta caduto, non ricresce più. La
nuca e le tempie sono generalmente
risparmiate dall’alopecia, poiché le
cellule di queste zone del cuoio capelluto non sono sensibili all’azione
dell’enzima 5alfa reduttasi.
La relazione tra ormoni maschili e
calvizie ha fatto nascere la diceria
che gli uomini calvi sono particolarmente virili: sarebbe un bel premio
di consolazione per chi è rimasto
“in piazza”, ma purtroppo questa affermazione non ha alcun fondamento. La calvizie, infatti, non è provocata da una notevole quantità di orsegue a pagina 8
7
DOSSIER
La calvizie
Illustrazione di Alberto Ruggieri 2002
S
in alute