Greco impaginato

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EDIZIONI
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Gruppo Editoriale Esselibri - Simone
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Gianni Korinth
area umanistica
...in tasca
Estratto della pubblicazione
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Via F. Russo, 33/D
80123 Napoli
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l’editore è a disposizione degli aventi diritto. L’editore provvederà, altresì, alle
opportune correzioni nel caso di errori e/o omissioni a seguito della
segnalazione degli interessati.
Prima edizione: Giugno 2004
PK3
ISBN 88-244-8608-8
Ristampe
8 7 6 5
4
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2
1
2004
2005
2006
2007
Questo volume è stato stampato presso
«Officina Grafica Iride»
Via Prov. Arzano-Casandrino, VII trav. 24 Arzano (NA)
Per informazioni, suggerimenti, proposte: [email protected]
Redazione:
Emanuela Vartolo
Grafica e copertina: Gianfranco De Angelis
Impaginazione:
Grafica tre S.n.c.
2
Estratto della pubblicazione
La Grecia antica
................................
Nella seconda metà del II millennio a.C. fiorì la splendida civiltà
achea dei Micenei, che crollò sotto la pressione dei Dori intorno al
XII-XI secolo a.C. La scrittura sillabica
degli Achei fu, a partire dal 1450 a.C. La Lineare B era una scrittura
circa, la Lineare B, una scrittura di ca- protogreca del periodo della cirattere amministrativo, testimoniata da viltà micenea (inizio XVI-fine secolo XII a.C.), detta lineare perimportanti ritrovamenti nei siti micenei.
ché i segni grafici erano formati
Dopo l’invasione dei Dori, che de- da linee più semplici rispetto ai
terminò la distruzione della civiltà mi- sistemi geroglifici. Questa scrittura sillabica, documentata su
cenea, e i vasti flussi demografici delle tavolette e decifrata nel 1952
popolazioni greche (Ioni, Eoli) già da dall’architetto inglese Michael
lungo tempo stanziate nella regione – Ventris si fondava su un sistema
che constava di sillabogrammi,
sviluppando ciascuna un proprio dia- segni corrispondenti a sillabe e
letto –, la Grecia trascorse in un silen- ideogrammi (pittogrammi), cioè
zio totale i secoli bui del cosiddetto segni raffiguranti oggetti.
Medioevo greco.
Nell’VIII secolo a.C. la Grecia, a contatto con le civiltà del Vicino
oriente, si risvegliò dal grande sonno in cui era piombata, riemerse
dal marasma culturale che l’aveva piegata e reinventò una scrittura,
ora non più sillabica ma alfabetica, derivante dall’alfabeto fenicio.
Vennero messi allora per iscritto i canti epici – che celebravano
divinità ed eroi leggendari del passato – che da più generazioni gli
aédi, una specie di musici-poeti erranti, trasmettevano oralmente,
conservando così la memoria collettiva. Risale al VIII secolo a.C. la
redazione dei due lunghi poemi omerici, l’Iliade e l’Odissea, che
cantavano i fasti antichi delle dinastie del periodo acheo.
Nel giro di qualche secolo le città-stato democratiche (Atene,
Sparta, Tebe, Corinto etc.) favorirono la rinascita culturale e politica
della Grecia.
3
Estratto della pubblicazione
La Grecia antica
La storia letteraria della Grecia antica si svolge in un arco di circa
tredici secoli.
La Grecia antica
La cultura greca veniva intanto irradiata e diffusa in quasi tutto il
Mediterraneo e nel Mar Nero, grazie all’espansionismo coloniale dei
Greci: centri principali di questa irradiazione furono l’Asia Minore e
la Magna Grecia (Italia meridionale e Sicilia).
Agli inizi del V secolo a.C. le colonie greche ioniche in Asia Minore si ribellarono all’espansionismo della dinastia achemenide di Persia
e il re persiano Dario I, deciso a proseguire l’espansione del suo già
grande impero, provvide alla repressione delle città ribelli, distruggendo nel 493 la città ionica di Mileto, centro marittimo, commerciale e
culturale alla foce del Meandro. Successivamente, nel 492, il genero,
Mardonio, sottomise le popolazioni della Tracia e della Macedonia.
Dario tentò quindi nel 490 la conquista della Grecia (prima guerra
persiana), ma fu sconfitto a Maratona e ritirò le sue numerose truppe.
Nel 480 il nuovo re di Persia, Serse, tentò nuovamente la conquista della Grecia (seconda guerra persiana). Le città greche, guidate
da Sparta, opposero grande resistenza all’avanzata persiana; la grave
sconfitta per mare dei persiani a Salamina costrinse Serse a ritirarsi,
non senza subire nel 479 altre sconfitte a Platea e a Micale. La vittoria delle città greche contro i ‘barbari’ Persiani riaffermò la supremazia culturale e politica di Atene.
Il V secolo fu per Atene il secolo della storia (Erodoto, storico delle
guerre persiane e Tucidide, storico e testimone della guerra peloponnesiaca), della filosofia (sviluppatasi verso la fine del secolo in concomitanza con la crisi generale da cui scaturì la guerra peloponnesiaca) e
di una letteratura prevalentemente ‘orale’
La retorica: favorita ad Atene dal regime politico demonelle sue espressioni pubbliche (retorica),
cratico, fu la scienza dell’ema fu anzitutto il secolo della tragedia.
loquenza, ossia l’arte di perNel V secolo, dopo alcune prime testisuadere un pubblico per otmonianze nella Ionia del VI secolo, si aftenere il consenso.
fermò ad Atene la prosa, perfezionata dalLa sofistica: fu la scienza
del pensiero, promossa nel
lo sviluppo – intorno alla metà del secolo
V sec. grazie ai cosiddetti
d’oro – della retorica e della sofistica.
sofisti, maestri di filosofia,
Nel 478-477 a.C. fu costituita la lega
retorica e politica, attivi in
Grecia, in Asia Minore e in
delio-attica, una confederazione marittima
Magna Grecia.
promossa e egemonizzata da Atene in fun4
Estratto della pubblicazione
«La conquista di Alessandro divide la letteratura greca in due periodi; il primo periodo, che comunemente si chiama greco classico, meglio si chiamerebbe “ellenico”, in opposizione al periodo
“ellenistico”. Questa è l’unica divisione in periodi veramente essenziale: poiché la grande differenza che corre tra civiltà ellenica
e civiltà ellenizzata si riflette effettivamente nella letteratura».
G. Perrotta, 1966.
5
Estratto della pubblicazione
La Grecia antica
zione antipersiana con sede a Delo (dove si custodiva il tesoro), che
accrebbe ancora di più il prestigio politico e culturale di Atene in seno agli alleati. Nel 449-448 il tesoro della lega venne trasferito ad
Atene. La lega si sciolse nel 404 a.C., dopo la fine della guerra fratricida del Peloponneso (431-404), combattuta tra Atene e Sparta per
l’egemonia della Grecia; la pace del 404 segnò la fine dell’egemonia
ateniese, ma anche l’indebolimento di tutte le città-stato.
Durante la guerra peloponnesiaca la satira politica divenne un genere letterario a sé stante, preannunciando la commedia aristofanea. In
concomitanza con la guerra peloponnesiaca si sviluppò il pensiero filosofico, grazie a Socrate (che non lasciò opere scritte), a Platone (prima metà del IV secolo) e ad Aristotele (seconda metà del IV secolo).
La lega delio-attica fu ricostituita nel 378-377 e sciolta definitivamente nel 338 da Filippo di Macedonia, che riuscì con la forza a unificare la Grecia sotto la sua egida.
Verso la metà del IV secolo la commedia politica di Aristofane lasciò il passo a una commedia di tipo più ‘borghese’, rappresentata
soprattutto dalla drammaturgia di Menandro.
All’inizio del IV secolo e fino al 338 a.C. ca fiorì la retorica scritta;
Demostene, l’ultimo – e più illustre – esponente dell’eloquenza politica, si oppose strenuamente e invano all’assoggettamento della Grecia alla Macedonia.
Alessandro Magno, figlio di Filippo di Macedonia, con le sue
brillanti conquiste, condusse un’opera di ellenizzazione dell’Oriente
intero, fino all’India, la Battriana e l’Egitto. Con Alessandro inizia l’era ellenistica della storia greca antica, che si chiude con la conquista
romana di tutti i possedimenti greci; ultimo a cadere sotto i Romani,
nel 30 a.C., fu l’Egitto.
La Grecia antica
Durante il periodo ellenistico Alessandria d’Egitto diventò il grande centro della cultura greca mentre Atene conservò il suo primato
solo in ambito filosofico. Per la retorica e il teatro iniziò una lenta
agonia, mentre la poesia divenne occupazione preferita di una ristretta élite di eruditi, avendo come destinatario finale un pubblico
acculturato altrettanto ristretto. In qualche modo, nel periodo ellenistico, la letteratura cominciò ad acquistare una fisionomia più simile
a quella contemporanea: nacque cioè l’arte per l’arte.
La poesia lirica divenne più ermetica, mentre gli altri generi, tranne il teatro, vennero rielaborati in maniera più o meno originale. L’unico genere letterario inventato nel periodo ellenistico è l’idillio, in
certa misura una forma embrionale del successivo romanzo.
I caratteri principali del periodo ellenistico furono il cosmopolitismo e l’erudizione; quest’ultima favorì la nascita della scienza, della
grammatica e della filologia. Al lavoro paziente e minuzioso degli
eruditi alessandrini è dovuta in gran parte la nostra conoscenza della
letteratura greca.
6
La lingua greca
................................
La lingua greca appartiene al ceppo indoeuropeo come gran parte delle lingue europee e asiatiche.
Il mondo greco parlava un gran numero di dialetti, originati
dalle invasioni e dalle loro conseguenze demografiche, vale a dire dai flussi migratori e dagli spostamenti delle popolazioni arrivate e stanziatesi in Grecia a partire dal 2000 a.C. ca. Questi dialetti sono ampiamente documentati nelle opere letterarie che ci
sono pervenute.
La più antica iscrizione alfabetica greca fu rintracciata in un vaso
detto di Dipylon della prima metà dell’VIII secolo a.C., promesso
in premio in una gara di danza al miglior danzatore.
Anche nella cosiddetta ‘coppa di Ischia’, di poco più recente, troviamo un’iscrizione metrica. [Invero, la coppa di Nestore era straordinaria per bere: / ma in cambio chi beve da questa coppa subito /
lo coglierà il desiderio di Afrodite bella corona.] Spesso le iscrizioni
dell’antichità costituiscono le uniche fonti dirette di un testo.
Alcuni autori antichi ricorrevano a una lingua
più composita, come, per esempio, è quella di
Omero, che componeva i suoi poemi epici in
dialetto ionico, tinto di alcuni eolismi.
Il dorico del Peloponneso non scompare del tutto.
7
Estratto della pubblicazione
La lingua greca
I dialetti greci più importanti del periodo classico furono:
— l’arcadico-cipriota, derivato forse dalla lingua degli Achei e documentato in alcune iscrizioni;
— l’ionico, parlato in Asia Minore, adoperato da Erodoto e da Ippocrate nei loro scritti;
— l’attico, parlato dagli Ateniesi e documentato in tutta la produzione letteraria sino al IV secolo a.C.;
— l’eolico, documentato nei versi di Saffo e di Alceo;
— il dorico, documentato dal lirismo corale, nonché da Pindaro e
Teocrito.
Nel periodo ellenistico il mondo greco ricorre, in tutto il Mediterraneo orientale, a una lingua comune (koinè), derivata dall’ionico-attico, che rende presto obsoleti i dialetti del periodo classico.
La lingua greca
Dal greco comune ellenistico trae naturale origine il greco postclassico, vale a dire, il greco del periodo bizantino, il greco della
grecità asservita e della grande diaspora verificatasi dopo la caduta
di Costantinopoli, nonché il greco di oggi.
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PARTE PRIMA
Periodo ionico-arcaico
(XI-VI secolo a.C.)
................................
•
1900 a.C. I Greci approdano nell’area ellenica.
•
1400 a.C. Fine della civiltà minoica a opera degli Achei. La civiltà micenea
domina sulla penisola ellenica e su Creta. Adozione di una scrittura arcaica
greca, detta Lineare B.
•
1200 a.C. La civiltà micenea crolla davanti alla pressione dei Dori. Inizio del
‘medioevo’ greco: totale mancanza di documenti scritti.
•
1100 a.C. Invasione dorica.
•
XI secolo a.C. Colonizzazione greca dell’Asia Minore.
•
X-IX secolo a.C. Adozione di un alfabeto di derivazione fenicia.
•
800 a.C. Fine del ‘medioevo’ greco. Si impone il modello politico della ‘polis’.
•
VIII-VII secolo a.C. Esiodo.
•
776 a.C. Primi giochi olimpici.
•
750 a.C. Inizio della grande colonizzazione greca nel Mediterraneo.
•
676 a.C. Terpandro di Lesbo, primo citaredo della Grecia, inaugura a Sparta il primo agone musicale di lirica monodica.
•
594-593 a.C. Atene attiva la riforma di Solone.
•
VI secolo a.C. Tirannide di Pisistrato.
•
535 a.C. ca Tespi vince il primo agone tragico.
•
531 a.C. Pitagora di Samo si trasferisce a Crotone.
•
508 a.C. Clistene promuove una costituzione democratica.
9
Estratto della pubblicazione
Periodo ionico-arcaico (XI-VI secolo a.C.)
TAVOLA CRONOLOGICA DEGLI EVENTI
Poesia
................................
Periodo ionico-arcaico (XI-VI secolo a.C.)
Durante il periodo ionico-arcaico tutta la produzione letteraria
greca fu composta in versi.
La poesia greca nasce prestissimo
come prodotto della tradizione orale e
in quanto rielaborazione in forma letteraria e in versi dei miti cultuali e
delle tradizioni delle popolazioni di
lingua greca. Nella Grecia arcaica
spettava alla poesia la conservazione
e la trasmissione del patrimonio culturale e dei valori civili.
La poesia greca, che inizia con i
due poemi epici monumentali di
Omero, codificati nell’VIII secolo
a.C., rappresenta la più lunga tradizione poetica del mondo occidentale. La
lettura attenta dei due poemi presuppone comunque la preesistenza di
una cospicua produzione preomerica
epica (in esametri) e lirica, attiva fin
dall’epoca micenea, costituita da canti
eroici, canti narrativi sulle imprese di
dèi ed eroi, canti del matrimonio, nenie, canti per la danza, inni, canti eseguiti durante il lavoro etc.
Certamente la poesia omerica è l’esito di una lunga tradizione orale, coltivata e trasmessa – con il supporto della musica – per lunghi secoli da aedi
girovaghi e rapsodi erranti, durante le
festività religiose, i simposi etc.
10
Aedo: La trasmissione della poesia arcaica era affidata all’oralità.
L’aedo era nel periodo arcaico un
cantore professionista di poemi
epici ed eroici, intonati con accompagnamento musicale (lira),
in qualche modo una specie di
compositore. L’aedo, in quanto
conoscitore di un gran numero di
leggende, era una figura di grande
spessore culturale, che tramandava la memoria collettiva della società arcaica, specie le ‘glorie degli
eroi’ e i miti antichi. Questi cantori
venivano chiamati anche Omeridi:
furono loro, in effetti, a diffondere
l’epos omerico. A partire dal V secolo a.C., vennero designati anche
con il nome di rapsodi, assemblatori di canti altrui. Con il termine
rapsodo si intende l’esecutore di
canti preesistenti, riorganizzati in
una nuova sequenza narrativa.
L’aedo cantava adoperando la tecnica mnemonica, detta formulare
(ricorso a formule fisse, formulae,
e a descrizioni stereotipe, nonché
a sintagmi nominali invariati, ossia logotipi), talvolta improvvisando secondo il flusso dell’ispirazione creativa.
Formularità: per formularità si
intende in epica la reiterazione di
nessi verbali stilizzati, nonché la
ripetizione di interi versi.
1) L’epos eroico
La prima manifestazione della cultura letteraria greca di tradizione
orale è la poesia eroico-epica, che rappresenta l’archetipo della visione
del mondo delle popolazioni greche arcaiche. La poesia epica (epos:
parola narrata, racconto mitizzato delle im- Epos: narrazione letteraria arprese eroiche) narrava, in versi di notevole caica, legata alla tradizione
lunghezza, gesta e imprese straordinarie e orale, delle imprese leggendarie di un eroe o di un popolo.
leggendarie di dèi, semidei ed eroi.
La forma più antica della poesia greca, e quella maggiormente
diffusa in tutte le zone di lingua e cultura greca, fu quella epica.
L’epica arcaica greca aveva il compito di conservare la memoria
e di trasmettere la cultura; i due poemi epici di Omero erano in effetti una “enciclopedia tribale” (Eric Havelock).
«L’epica, sulla soglia dell’età arcaica, svolse nel mondo greco
un ruolo culturale panellenico, rendendo tutti i Greci partecipi
delle stesse memorie, tradizioni e conoscenze».
Aurelio Privitera, 1995
La poesia epica amalgamava materiale letterario stratificato di varie epoche.
Per Aristotele, l’epica è imitazione di una azione nobile e seria priva di limiti temporali.
I capolavori di questo genere letterario sono due poemi che svolgono episodi del ciclo troiano con uniformità metrica, attribuiti a Omero, ossia l’Iliade, che consta di 15.693 versi (il poema della guerra di
Troia e dell’ira funesta di Achille), e l’Odissea, di oltre 12.000 versi (il
poema del ritorno avventuroso di Odisseo).
11
Estratto della pubblicazione
Periodo ionico-arcaico (XI-VI secolo a.C.)
Questa poesia rimandava a un’epoca eroica, collocabile in un passato lontano indefinito, ma che all’incirca è quella che seguì il crollo
della civiltà micenea. La produzione culturale eroica venne conservata
e trasmessa oralmente da aedi professionisti operanti per lo più in zone ioniche.
Mito: il mito è strettamente
legato alla religione di un popolo, giacché fornisce l’origine delle credenze, nonché la
ragione dei riti e dei culti popolari, rispecchiando una visione complessiva del mondo. Con il termine “mito” occorre intendere, pertanto, la
narrazione fantastica – orale o
scritta – di gesta di divinità o
di eroi semidei che pertiene al
patrimonio culturale popolare.
La guerra di Troia fu uno dei temi fondamentali della tradizione mitica greca.
Il mito rappresenta l’antica storia sacra
del popolo greco.
I due poemi omerici si fonderebbero,
secondo Milman Parry (1902-1935), su
una tradizione orale di circa cinquecento
anni, depositaria di un patrimonio culturale collettivo da cui gli aedi erano soliti
attingere testi e materiale recitativo per i
loro canti.
Per ciclo epico si intende l’insieme degli antichi poemi epici greci diffusi dagli aedi, che narravano la cosmogonia, la teogonia e
altre vicende mitiche riferibili a una medesima tradizione o città
sino alla morte di Odisseo. Appartengono alla tradizione epica
poemi costituenti i cosiddetti cicli eracleo, troiano e tebano.
Periodo ionico-arcaico (XI-VI secolo a.C.)
Poiché la poesia epica veniva trasmessa oralmente (la tradizione era affidata alla memoria), è difficile stabilire quale fosse la
lettura metrica degli antichi greci e ricreare il ritmo dei loro versi. Possiamo solo dedurre approssimativamente che nei versi della classicità il ritmo era dato soprattutto dall’alternarsi di sillabe
lunghe e brevi, secondo determinate leggi. In pratica, l’accento
grammaticale non aveva alcun nesso presso i Greci con la scansione ritmica quantitativa dei versi.
Metrica greca
La metrica greca si fonda sulla quantità sillabica.
Le vocali delle parole greche erano a volte lunghe, Metrica: è lo studio prosodico
dell’alternanza delle sillabe luna volte brevi; ogni vocale lunga durava più o me- ghe e brevi nella poesia greca.
no il doppio di una vocale di quantità breve. La
metrica dei versi si fondava sostanzialmente su questa alternanza di lunghezza e brevità vocalica e, quindi, sillabica.
Segno della lunghezza di una sillaba: –
Segno della brevità di una sillaba: ˘
continua
12
Estratto della pubblicazione
La separazione tra i vari piedi del metro viene segnata con una barra: |
In pratica, il metro non si basava sulla rima né su un numero determinato di sillabe.
Talune sillabe venivano pronunciate in un modo più marcato, costituendo così
un tempo forte [ –V ]; un gruppo di sillabe contenente un tempo forte formava
un piede metrico.
Principali piedi/metri della poesia greca:
• due vocali lunghe costituivano uno spondeo: – –
• un gruppo di vocale lunga seguita da un’altra breve costituiva uno trocheo: – ˘
• un gruppo di vocale breve seguita da un’altra lunga costituiva un giambo: ˘ –
• un gruppo di vocale lunga seguita da due brevi costituiva un dattilo: – ˘ ˘
I versi di solito venivano composti con un certo numero di piedi strutturati secondo un ordine stabilito. I versi più frequenti della poesia greca classica erano
l’esametro dattilico – il verso dell’epica – e il trimetro giambico.
Omero ed Esiodo componevano in esametri dattilici.
L’esametro dattilico omerico – verso eroico ed epico per eccellenza, probabilmente di origine micenea – era, nell’ambito di un verso stichico, la sequenza
metrica di sei metra (unità) dattilici (– ˘ ˘) che si ripetevano, di cui l’ultimo bisillabico (– ˘ o – –); la finale del verso poteva essere breve o lunga; ogni metron
dattilico (– ˘ ˘) poteva comunque essere sostituito da uno spondeo (– –), anche
se raramente in quinta posizione. L’esametro, detto anche verso eroico, era il
verso per eccellenza dei poemi epici; ma in esametri erano anche i responsi oracolari di Delfi.
Esempio di esametro dattilico:
(OMERO, Iliade, 24, 126-127)
–| –V ˘ || ˘ | –V ˘ ˘ | –V ˘ ˘ | –V –
–V ˘ ˘ | –V
hJ de; mavlΔ a[gcΔ aujtoi`o kaqevzeto povtnia mhvthr,
Periodo ionico-arcaico (XI-VI secolo a.C.)
–V ˘ ˘ | –V || ˘ ˘ | –V ˘ || ˘ | –V || ˘ ˘ | –V
˘ ˘ |–V ˘
ceiriv tev min katevrexen e[poı tΔ e[fatΔ e[k tΔ ojnovmaze:
Esempio di trimetro giambico
(SOFOCLE, Aiace, 1199-1200)
V̆ | – || –V | ˘
V̆ | – –V
–V |
–V | ˘
˘
˘
ΔE k e i`n oı ouj s t e f av n w n o u[ t e b a q e i a` n
–V | ˘ V̆ | – || –V | ˘ V̆ | – –V
˘ –V̆ | –
k u l iv k w n n e i` m e n ej m o i; t ev r y i n oJ m i l e i` n
13
Periodo ionico-arcaico (XI-VI secolo a.C.)
Omero. Nel 1200 circa la civiltà micenea crollò, forse a causa
dell’invasione di popoli giunti dal Nord, in seguito chiamati Dori;
la scrittura scomparve in Grecia dopo l’‘invasione’ dei Dori, una
popolazione di lingua greca, stanziatasi nel Peloponneso all’incirca
verso il 1100 a.C. Il periodo dal 1100 alla seconda metà dell’VIII secolo a.C., per il quale non disponiamo di alcun documento di scrittura, viene comunemente definito medioevo ellenico. La sua fine
coincide con la comparsa in Grecia dei primi documenti di una
nuova scrittura ‘alfabetica’, in seguito all’introduzione di un alfabeto di derivazione fenicia.
La figura di Omero, probabilmente vissuto nel IX-VIII secolo, è
avvolta nel mistero («un nome senza storia che presto divenne leggendario», forse un bardo cieco ed errabondo). Disponiamo di sette
Vite romanzate di questo presunto compilatore dei due poemi epici
di origine e destinazione orale, l’Iliade (epos della guerra) e l’Odissea (epos del viaggio di ritorno di Odisseo). La città di Smirne in
Ionia e l’isola di Chio vantano insieme con altre città i natali di
Omero, autore cui vengono attribuite anche altre opere minori di
epoche successive (VII-IV secolo a.C.), tra cui occorre ricordare la
Batracomiomachia, poemetto burlesco e parodistico in trecentotre
esametri – tradotto in italiano e analizzato da G. Leopardi – forse di
Pigrete d’Alicarnasso (V secolo a.C.) e comunque molto posteriore
ai poemi omerici, forse del periodo ellenistico, il Margite (operetta
satirica forse di Pigrete d’Alicarnasso), i Cercopi (poemetto scherzoso dedicato a demoni burloni liberati da Eracle), nonché una trentina di inni in esametri (a Bacco, alle Muse, ad Apollo, alla Terra, al
Sole, alla Luna, a Pan, a Esculapio, a Marte, a Venere, a Nettuno, a
Giunone, a Vulcano, a Mercurio, a Giove, a Minerva, ai Dioscuri
etc.) ed epigrammi (alcuni notevoli nella Vita Homeri attribuita a
Erodoto) etc. Nella Vita Homeri erodotea troviamo anche alcuni
brevi componimenti, tra i quali notevoli sono quello intitolato Fornace, dedicato ai vasai di Samo e il canto dei fanciulli questuanti
durante la festa di Apollo dal titolo Eresione.
Appartengono al genere epico-parodistico sia il Margite sia l’eroicomica Batracomiomachia (Battaglia tra le rane e i topi), un pa14
stiche di generi letterari differenti; quest’opera godette di straordinaria fortuna come testo scolastico fino a tutto il Medioevo.
L’inno rappresenta una delle prime forme di creazione poetica,
ben attestata fin dalle origini della lirica corale greca. Nel periodo
arcaico ci furono, oltre a Omero (i ‘suoi’ inni sono datati VIII-VI secolo a.C.), anche altri innografi (compositori di canti in onore di
una divinità), tra cui bisogna ricordare il licio Oleno, ma anche Orfeo, Museo etc.
In seguito si distinsero come cultori del genere innografico soprattutto i poeti Pindaro, Bacchilide, Alceo e Callimaco.
Il grammatico Aristarco di Samotracia (217-145 a.C.), primo vero
editore di Omero (noi leggiamo i testi della sua edizione diventata in
effetti la vulgata), considerava gli altri poemi del ciclo epico ‘più recenti’ rispetto a quelli di Omero. Aristotele, pur indicando le differenze fra i due poemi omerici e i poemi ciclici, riteneva sicura la paternità omerica dell’epos comico Margite, in esametri e in trimetri
giambici (datato VIII secolo a.C.), che preannunciava la commedia;
secondo una affermazione di Eustazio, anche Archiloco, Cratino e
Callimaco consideravano Omero autore del Margite.
L’Iliade, in ventiquattro libri, narra un episodio leggendario
del decimo anno della guerra di Troia in cui agiscono da protagonisti molti guerrieri: Achille, irato contro Agamennone, che è riuscito a sottrargli la schiava Briseide, decide in un primo momento di ritirarsi dal combattimento, ma, dopo l’uccisione di Patroclo
per mano di Ettore, si convince a rientrare in battaglia per vendicare la morte dell’amico. Così l’ira di Achille, scatenata dall’offesa
portatagli da Agamennone si intreccia con la guerra di Troia e si
spegne con essa.
L’Odissea, in ventiquattro libri, narra, L’Odissea è considerato da
invece, il viaggio avventuroso di ritorno a alcuni storici della letteratura
Itaca di Odisseo, dopo la caduta di Troia; il primo romanzo della letteraOdisseo è l’unico protagonista che passa tura occidentale.
15
Estratto della pubblicazione
Periodo ionico-arcaico (XI-VI secolo a.C.)
Gli inni ‘omerici’ fungevano, durante le celebrazioni pubbliche,
da preludi alle recite di brani epici da parte degli aedi.
attraverso diverse avventure. Tuttavia, nella struttura del poema, si
inseriscono anche la storia di Telemaco e altri episodi spesso rievocati con la tecnica del flashback.
Il primo canto dell’Odissea si apre con un concilio degli déi; Atena, sfruttando l’assenza di Poseidone, riesce a convincere Zeus a liberare Odisseo, prigioniero della ninfa Calipso. Subito dopo, Atena
va a Itaca e si presenta sotto mentite spoglie a Telemaco, per esortarlo a cercare il padre.
Il racconto avventuroso del viaggio di ritorno di Odisseo – il primo suggestivo personaggio della letteratura greca (eroe avventuroso
e scaltro) assurto nell’immaginario collettivo a simbolo dell’irrequietezza umana – si conclude con il ritorno dell’eroe a Itaca.
I ventiquattro libri dei due poemi omerici sono stati contrassegnati da Zenodoto di Efeso (III secolo a.C.) con le ventiquattro lettere dell’alfabeto, minuscole per l’Iliade e maiuscole per l’Odissea.
Periodo ionico-arcaico (XI-VI secolo a.C.)
I due poemi omerici sono in effetti il primo tentativo riuscito di
costruire un’opera letteraria organica.
Essi rappresentano il punto di partenza della letteratura greca e,
soprattutto l’Odissea ha sempre esercitato una forte suggestione nella
letteratura mondiale. Tra gli scrittori che hanno affrontato la metafora
dell’eroe navigatore ricordiamo Dante, Foscolo, Pascoli, D’Annunzio,
Tennyson, Joyce, Kavafis, Sefelis.
L’Iliade e l’Odissea segnano la fine del lungo periodo oscuro
della storia greca, il “Medioevo greco”, iniziato con la caduta della civiltà micenea e conclusasi con l’apPolis: città stato, entità staparire delle polis e l’avvio della coloniztale autonoma e libera. La
polis greca era uno spazio
zazione.
geografico e politico.
Nei due poemi omerici si possono
rintracciare anche brani lirici, e alcuni, come quello dell’Iliade
sulla fugacità della vita (il brano ispirerà Mimnermo, che canterà
la fugacità della giovinezza), di grande malinconia: Quale la stirpe
delle foglie, tale è pure quella degli uomini. Le foglie, alcune il
vento le getta a terra, altre la selva fiorente le fa nascere, e soprattutto la primavera; così è per gli uomini: una stirpe nasce, l’altra
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Estratto della pubblicazione
cessa. La lingua dei due poemi è in prevalenza ionica, ma non
mancano elementi eolici e attici; si tratta dunque di una lingua
d’arte variegata.
Testi
Invocazione nell’esordio dell’Iliade
L’Iliade celebra il
valore guerriero.
Canta, o dea, l’ira d’Achille Pelide,
rovinosa, che infiniti dolori inflisse agli Achei,
gettò in preda all’Ade molte vite gagliarde
d’eroi, ne fece il bottino dei cani,
di tutti gli uccelli – consiglio di Zeus si compiva –
da quando prima si divisero contendendo
l’Atride signore d’eroi e Achille glorioso.
[Trad. R. Calzecchi Onesti]
Narrami, o Musa, dell’eroe multiforme, che tanto
vagò, dopo che distrusse la rocca sacra di Troia:
di molti uomini vide le città e conobbe i pensieri,
molti dolori patì sul mare nell’animo suo,
per acquistare a sé la vita e il ritorno ai compagni.
Ma i compagni neanche così li salvò, pur volendo:
con la loro empietà si perdettero,
stolti, che mangiarono i buoi del Sole
Iperione: a essi egli tolse il dì del ritorno.
Racconta qualcosa anche a noi, o dea figlia di Zeus.
L’Odissea celebra
la perseveranza, la
fedeltà e l’intelligenza. È il poema della
nostalgia.
[Trad. G. A. Privitera]
La questione omerica. I grammatici alessandrini sollevarono la
cosiddetta ‘questione omerica’, a tutt’oggi insoluta, sulla storicità di
Omero e soprattutto sul rapporto che lo legava ai due poemi trasmessi sotto il suo nome, l’Iliade e l’Odissea, e alle altre opere minori della sua produzione letteraria.
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Estratto della pubblicazione
Periodo ionico-arcaico (XI-VI secolo a.C.)
Invocazione nell’esordio dell’Odissea
Sono state elaborate dagli alessandrini
due ipotesi, frutto di altrettante teorie filologiche, quella analitica e quella unitaria.
La teoria analitica (Senone, Ellanico) considerava Omero autore della sola Iliade,
mentre quella unitaria (Aristarco di Samotracia) gli attribuiva entrambe le opere.
Il nome di Omero, cui vengono attribuite solitamente l’Iliade e l’Odissea, ma anche
altre opere del cosiddetto corpus omerico,
sarebbe, secondo due tesi affini della prima
metà del Settecento, dell’abate F.H. d’Aubignac (1715) e di Giambattista Vico (1744), un nome convenzionale. A
mettere in dubbio per primo in epoca moderna l’esistenza di Omero,
in quanto autore effettivo dei due poemi, e a sollevare, quindi, la questione omerica, fu l’abate francese François Hédelin d’Aubignac, per il
quale i poemi omerici erano opera di rapsodi. Per Vico, Omero non
era stato né un personaggio reale né certamente un “filosofo”; queste
opere erano lo specchio di una nuova cultura letteraria greca, composta e trasmessa a lungo oralmente e solo in un secondo momento anche per iscritto. Vico (Discoverta del vero Omero, 1744) concepiva, in
effetti, i due poemi omerici come un’opera collettiva anonima del popolo greco; Omero era stato comunque una realtà storica da intendere
come l’equivalente del popolo greco medesimo.
Nel XIX secolo F.A. Wolf giunse a sostenere (Prolegomena ad
Homerum, 1795), sulla base di alcune considerazioni storico-filologiche, l’esistenza di canti rapsodici separati all’interno dei due poemi,
ritenendoli originariamente composti solo oralmente – giacché, a suo
dire, al tempo del presunto Omero non poteva essere stata ancora
scoperta la scrittura – e successivamente trascritti, per iniziativa di Pisistrato, nel VI secolo a.C. A onor del vero, già prima di Omero, la
scrittura era nota ai Greci (Lineare A e Lineare B).
La tesi poco fondata di Wolf fu in seguito sviluppata – ma senza arrivare a soluzioni univoche – da altri studiosi, tra i quali K.
Lachmann, A. Kirchoff, G. Hermann, G. Grotte, sostenitori di varie
Periodo ionico-arcaico (XI-VI secolo a.C.)
Filologia: in origine indicava amore e passione per la
letteratura, erudizione.
A partire dal periodo alessandrino passò a designare l’insieme di ricerche volte a riportare – con il supporto
scientifico di varie discipline
ausiliarie o affini, quali la paleografia, la papirologia, l’epigrafia, la storia, l’archeologia,
la linguistica etc. – un testo
alla sua forma iniziale, per interpretarlo e analizzarlo.
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teorie affini, come quella dell’ampliamento, della compilazione, dei
canti etc.
I due poemi sono, in effetti, espressione e prodotto di una lunga
tradizione poetica orale. Ormai raggiunge maggiori consensi l’ipotesi di una stratificazione compositiva in diacronia, fondata su diversi canti preesistenti raccordati sulla base di criteri artistici. I
due poemi non sono certo l’effetto casuale di uno sforzo compilativo antologico, giacché il racconto si snoda su tre livelli ben
amalgamati: oggettivo, soggettivo e drammatico.
Altre teorie vennero elaborate di seguito, basate su ricerche recenti, che non escludono l’esistenza storica di Omero e l’unità fondamentale e stilistica dei due poemi. La più probabile delle ipotesi
sull’autore dei due poemi dovrebbe essere la seguente: due distinti,
anonimi e raffinati rapsodi “cucitori di canti” avrebbero rielaborato e
armonizzato creativamente il cospicuo ed eterogeneo materiale mitico e leggendario della tradizione epica orale, ri-componendo da veri
poeti i due poemi epici.
Esiste una grande produzione epica epigonica (750-500 ca a.C.),
detta ciclica, inferiore artisticamente a quella omerica vera e propria.
Le opere della poesia ciclica vennero dagli alessandrini ordinate in
cicli tematici: troiano, eracleo, tebano (ma sicuramente ci furono anche
altri cicli, per esempio quello argivo, corinzio, cretese, attico etc.). Nel
III secolo d. C. Pisandro di Laranda raccolse tutto il preesistente materiale del ciclo epico, organizzandolo, secondo una sequenza cronologica, nel suo monumentale epos in sessanta libri Teogamie eroiche.
Fanno parte di questa produzione ciclica, che costituisce l’antefatto e il prosieguo dei due poemi omerici, le seguenti opere:
— Teogonia, forse di Eumelo di Corinto o di Arctino di Mileto, sulla
nascita degli déi e degli uomini.
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Estratto della pubblicazione
Periodo ionico-arcaico (XI-VI secolo a.C.)
2) Poesia epica ciclica
— Titanomachia, attribuita a Eumelo di Corinto del VIII secolo a.C..
— Eracleide, a cura di Pisandro originario di Rodi (VII-VI secolo
a.C.) e di Paniassi di Alicarnasso.
— Edipodia di Cinetone di Sparta.
— Tebaide di Antimaco.
— Teseide.
— Epigoni di Antimaco.
— Canti Cipri, in undici libri, di autore incerto.
— Canti Corinzi.
— Etiopide, in cinque libri, di Arctino di
I nóstoi: sono i ritorni in
Mileto.
patria degli eroi dopo la ca— Piccola Iliade, in quattro libri, di Lesche duta di Troia; noi disponiamo dei ritorni, oltre che di
di Mitilene.
quello più noto di Odisseo
— Distruzione di Ilio, in due libri, di Arcti- (Odissea), di altri reduci:
no di Mileto.
Diomede, Telegono, Menelao, Agamennone, Neotto— Ritorni, in cinque libri.
lemo e Nestore.
— Telegonia.
Periodo ionico-arcaico (XI-VI secolo a.C.)
Un Cherilo di Samo del V secolo a.C. compose il primo epos
storico dal titolo Canti Persiani, sulla vittoria dei Greci nelle guerre
persiane; quest’opera, che presenta grandi analogie con le Storie di
Erodoto e con la tradizione omerica, ebbe una grande fortuna. I
Canti Persiani venivano letti, insieme con brani omerici, durante
gli agoni.
3) L’epos didascalico
La poesia epica didascalica arcaica fu un genere letterario di tradizione orale, coltivato con finalità consapevolmente formativo-educative. La poesia didascalica in esametri presentava una strutturazione canonica così articolata: proemio esplicativo, esortazioni al destinatario, digressioni narrativo-mitologiche, nonché consigli pratici di
immediato utilizzo.
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Esiodo. (VIII-VII secolo a.C.) Viene riteCon Esiodo entra nella
nuto il primo autore ‘storico’ della letteratu- poesia l’autobiografismo.
ra greca, conosciuto solo grazie alle notizie
autobiografiche sparse nelle sue opere. Molto letto nell’antichità,
venne studiato dai grammatici alessandrini (Zenodoto, Apollonio Rodio, Aristarco, Aristofane di Bisanzio). Esiodo fu, quindi, anche il primo poeta a ‘firmare’ la propria produzione letteraria.
Le opere di contenuto morale attribuitegli sono soprattutto
due: Opere e Giorni e Teogonia, destinate entrambe a un pubblico di ascoltatori. Una terza opera, che doveva essere il seguito
della Teogonia, di cui abbiamo solo frammenti estesi (Catalogo
delle donne – intitolata anche Eoie, perché la storia di ogni donna
veniva introdotta dalla formula: h[ oi{h o quale), risale, invece, al
VII secolo a.C.. Altre opere attribuite, in età alessandrina, a Esiodo sono: Esortazioni di Chirone (se ne
conosce solo il titolo e qualche frammen- La Teogonia è il primo
to), Lo Scudo di Eracle in 480 versi, Nozze tentativo letterario di sistemazione teologica.
di Ceice.
Delle altre numerose TeoLa Teogonia di Esiodo – un poema epi- gonie, composte da altri
co in 1.020 esametri – è una rielaborazione autori più o meno noti
dei miti sull’origine del mondo (una specie (Museo, Acusilao di Argo,
Eumelo di Corinto, Arctino
di cosmogonia) e sulle genealogie degli dèi, di Mileto) e in ambienti orla prima grandiosa sintesi mitologica fonda- fici, restano pochi framta sul ‘mito della successione’ da Urano a menti e citazioni.
Crono e poi a Zeus.
«Omero è il poeta del passato eroico e splendido; Esiodo è il poeta del presente aspro e squallido».
(Gennaro Perrotta, 1966)
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Estratto della pubblicazione
Periodo ionico-arcaico (XI-VI secolo a.C.)
La prima opera didascalica è rappresentata dalle Opere e Giorni,
un poema in 828 esametri, in cui l’autore, Esiodo, impartisce al fratello precetti sulla coltivazione dei campi, sui vari lavori campestri e
sulla navigazione, frutto di esperienza diretta (Esiodo coltivava dei
terreni ad Ascra in Beozia).
Esiodo cerca il principio (archè) e l’ordine (kòsmos) dell’universo. Nella Teogonia l’origine del mondo non viene presentata come
opera di una qualche divinità creatrice, ma come il prodotto evolutivo del caos primordiale:
Dunque, per primo fu Caos, e poi / Gaia dall’ampio petto, sede sicura
per sempre di tutti / gli immortali che tengono la vetta nevosa d’Olimpo, / e Tartaro nebbioso nei recessi della terra dalle ampie strade, / poi
Eros, il più bello fra gli immortali, / che rompe le membra, e di tutti gli
déi e di tutti gli uomini / doma nel petto il cuore e il saggio consiglio.
[Trad. G. Arrighetti]
Esiodo rievoca nel proemio (vv. 21-35) della Teogonia un evento
autobiografico che aveva mutato radicalmente la sua vita, facendolo
trasformare da pastore in poeta-vate, dopo aver ricevuto il dono dell’ispirazione dalle Muse, vale a dire l’investitura poetica. Esiodo invoca le Muse dell’Elicona, ispiratrici del suo canto celebrativo delle stirpi degli dèi. E, soprattutto, ci offre una prima sistemazione delle conoscenze sulle tradizioni religiose del suo tempo.
Periodo ionico-arcaico (XI-VI secolo a.C.)
Opere e Giorni è la prima opera letteraria greca a non narrare
eventi mitici: Esiodo vi narra, infatti, esperienze personali di vita
quotidiana per ammaestrare il fratello.
La favola greca tra le più antiche in assoluto è quella presente nelle Opere e Giorni di
Esiodo, ossia quella pegadogica dello sparviero e dell’usignolo. Nella stessa opera troviamo narrato anche il mito
delle cinque età. Per ‘favola’
si intende un breve racconto
metaforico, solitamente in
prosa, con protagonisti animali o elementi della natura,
avente valore didascalico di
immediata percezione.
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Fulcro delle Opere e Giorni è l’etica del
lavoro con una connotazione religiosa,
nonché la celebrazione della Giustizia.
Teocrito e Virgilio, come anche Ovidio, rimasero affascinati dalla poesia di
Esiodo. La poesia didascalica di Esiodo
influenzò tutta la produzione letteraria
successiva. Tuttavia, per apprezzare adeguatamente Esiodo, occorre, come qualcuno ha giustamente rilevato, dimenticare
Omero, giacché i due hanno coltivato generi diversi.
Testi
Proemio della Teogonia
Cominciamo il canto dalle Muse eliconie
che di Elicone possiedono il monte grande e divino;
e, intorno alla fonte scura, coi teneri piedi
danzano, e all’altare del forte figlio di Crono;
e bagnate le delicate membra nel Permesso
o nell’Ippocrene o nell’Olmeio divino
sul più alto dell’Elicone intrecciavano danze,
belle e soavi, e si muovevano coi piedi veloci.
[Trad. G. Arrighetti]
Apollo Musagete, dio della musica, è la guida delle Muse; queste frequentano non solo Olimpo, ma anche il monte Elicona in Beozia. Nella
Teogonia Esiodo espone dettagliatamente la genealogia, le caratteristiche
e i nomi delle nove Muse dalle quali riceve l’investitura di poeta.
SCHEDA MITOLOGICA
COSMOGONIA E TEOGONIA
Vuoto Primigenio: Caos (anteriore alla creazione e al cosmo)
La NOTTE era una dea primigenia, figlia di
Caos, concepita come voragine scura.
La Notte ebbe come figli anche: le Moire, la
Morte, il Sonno, i Sogni, le Esperidi e la
Nemesi.
L’ÈREBO, figlio di Caos, personificava le Tenebre e il mondo dei morti (ADE).
La Gèa (TERRA, disco terrestre), prima divinità sorta dal Caos, generò URANO (Cielo,
volta celeste), a cui si unì creando Titani,
Ciclopi, Ecatònchiri.
Urano nascondeva i figli nel profondo della
Terra, finché il figlio Crono lo mutilò e lo detronizzò.
I GIGANTI (tra i più noti: Efialte, Encelado, Eurito) erano figli di Gea e del sangue di Urano,
evirato da CRONO; si ribellarono agli dèi e furono battuti da Zeus con l’aiuto di Eracle e di
Dioniso e sepolti sotto i vulcani. Crono fu poi
spodestato dal figlio Zeus, con cui ebbe inizio
il regno degli dèi d’Olimpo.
I TITANI nacquero da Gea e da Urano; essi
erano sei maschi (Oceano, Iperione, Giapeto,
Crono, Crio, Ceo) e sei femmine (Teti, Tea,
Febe, Rea Mnemosyne, Temi). I Titani furono
coinvolti nella lotta dinastica tra Crono e
Zeus. La titanomachia rappresenta lo scontro decisivo dei nuovi déi celesti contro le
vecchie divinità ctonie.
Il momento finale della titanomachia, durata in tutto dieci anni, occupa nella Teogonia
di Esiodo un posto di rilievo.
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Estratto della pubblicazione
Periodo ionico-arcaico (XI-VI secolo a.C.)
Caos generò l’ÈREBO e la NOTTE dai quali
nacquero EMERA (giorno) ed ETERE (cielo
lucente).
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