I CINQUANT`ANNI DEL DRAMMA TIBETANO

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[CULTURA/LA STORIA SIAMO NOI]
DI MASSIMO FERRARI
marzo 1959
I CINQUANT’ANNI DEL DRAMMA TIBETANO
Dopo la Lunga Marcia, la Cina costringe il Dalai
쎲 Qui accanto:
Hua Guofeng.
Nell’altra pagina
il Dalai Lama
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MARZO 2009
Il Tibet è ancora oggi una
delle pagine tormentate della
politica internazionale e causa
di frizioni tra la Cina e il mondo occidentale. La questione
non è nuova: gli inizi risalgono
proprio a mezzo secolo fa. Ma prima facciamo qualche
precisazione geografica: l’attuale Regione
Autonoma del Tibet
occupa l’omonimo altopiano e confina a
nord e a est col territorio cinese, mentre a
ovest è a contatto con
l’India e a sud con Nepal, India e Bhutan e con la provincia cinese dello Yunnan. Ciò
spiega perché questo territorio,
nel quale sorge la catena dell’Himalaya, sia sempre stato, nel tempo, molto conteso. Durante la seconda guerra mondiale, per
esempio, fu un punto chiave per
il transito dei convogli aerei e terrestri che portavano gli aiuti alleati in Cina per sostenere la guerra
ai giapponesi.
Da sempre più o meno controllato da Pechino, nel 1950 il
Paese era riuscito a mantenere
la configurazionme di uno stato sovrano indipendente a carattere teocratico, governato
dalla massima autorità religiosa
del buddhismo tibetano, il Dalai
Lama. Ma proprio nel 1950
l’esercito della ormai proclamata Repubblica Popolare Cinese,
guidata da Mao Zedong, invase
il Tibet, adducendo, come moti-
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vazioni di questa brutale ingerenza, il fatto che secoli prima il territorio era stato conquistato dai
Mongoli, di cui i cinesi si sentivano i continuatori.
Per cercare di rimediare a
un’operazione largamente impopolare, condannata da
tutte le nazioni, salvo
l’Urss e i suoi alleati, nel
1956 il governo di Pechino cerca di riconquistare consensi costituendo un comitato preparatorio per la Regione Autonoma del Tibet. Tenzin Gyatso, che ricopriva l’incarico di XIV Dalai Lama,
era stato posto alla testa di un comitato di saggi che avrebbe dovuto deliberare sulle strutture politico-amministrative della nuova
realtà tibetana. La mossa dei cinesi era saggia, ma non teneva conto del fatto che il Dalai Lama
non era disposto a rinunciare alle
sue prerogative; i cinesi erano
sempre più percepiti come invasori arroganti tanto che
4 E 5 MARZO 1949
Il Sud d’Italia è
colpito du una
pesantissima ondata di
freddo, che porta neve e
tempeste pure sulle coste
siciliane. Brutto stabile anche
in Parlamento, dove il governo
De Gasperi affronta la dura
opposizione delle sinistre sul
nel 1957 scoppia una rivolta nel
Tibet orientale, estesasi nel 1959
a tutto il Paese. Ma l’esercito cinese, armato dai sovietici e ben
addestrato dopo le prove della
Lunga Marcia e gli scontri in Corea, soffoca la rivolta e costringe
il 17 marzo 1959 il Dalai Lama a
una precipitosa fuga in India,
dove costituisce il governo tibetano in esilio. Quello
del 17 marzo 1959 fu
progetto di
adesione al Patto
Atlantico.
2 MARZO 1969
Il presidente Usa Nixon,
in visita al Papa a Roma,
viene duramente contestato
in piazza San Pietro anche
da gruppi cattolici. La polizia
è costretta a intervenire.
Lama all’esilio. Da allora è protesta continua
dunque uno dei momenti più
cruciali e difficili della vita del
Tibet moderno: le tensioni internazionali, in piena guerra fredda, impedirono che la vicenda
avesse l’ampia risonanza che si
sarebbe meritata. Le organizzazioni umanitarie levarono la loro voce ma con scarso esito.
Più importante fu avere nuovi,
solidi argomenti d’accusa contro
la Cina comunista e l’Urss, piutto-
20 MARZO 1979
In via Orazio, a Roma, viene
trovato ucciso il giornalista
Mino Pecorelli, direttore del
settimanale O. P. e
sospettato di essere il
depositario di alcuni
dei segreti più
inquietanti della
prima Repubblica.
sto che strategie per aiutare il Tibet a riacquistare una fetta di indipendenza. Così, il 1˚ settembre
1965, la Cina fa nascere la Regione autonoma del Tibet. In conformità agli articoli della costituzione della Repubblica Popolare
Cinese e seguendo
l’esempio dell’Unione
Sovietica, governatore
veniva nominato un tibetano, ma sotto il ferreo controllo dal locale segretario del Partito comunista cinese,
vera guida del Paese.
Da allora, Pechino
ha governato il Tibet con la forza e la repressione. Per esempio, durante la rivoluzione culturale maoista, venne ucciso oltre un milione di tibetani, furono distrutti 6.254 monasteri e
circa 100.000 altri abitanti della
regione si videro confinati nei
campi di lavoro e deforestazione. Va comunque osservato che
i tibetani non si sono mai arresi
all’idea di aver perso senza spe-
Per il delitto, verrà in seguito
processato il senatore a vita
Giulio Andreotti, uscito
assolto dall’inchiesta.
20 MARZO 1989
I carri armati serbi
occupano Pristina,
nel Kosovo, per
mettere sotto
controllo la
ranza la loro indipendenza.
Così, nel 1976, dopo la morte
di Mao, Pechino si rese conto che
il continuo spirito di rivolta che
aleggiava nel Paese suggeriva nuovi modi di governare la provincia
autonoma. Per questo, Hua
Guofeng, successore
di Mao, invita il Dalai
Lama a ritornare in
Tibet. Questi invia
(col consenso cinese)
una commissione di
saggi per valutare le
condizioni e l’opportuinità dell’evento: e non
se ne fa nulla.
Anche il successore di Hua
Guofeng, il moderato Deng Xiaoping, vara in Tibet un piano di aiuto alla popolazione, ma senza parlare di indipendenza. Da allora ci
sono state frequenti rivolte (per
lo più non armate) per l’autonomia contro il governo cinese, condotte principalmente da monaci
e sempre represse, spresso con
brutalità. 왎
maggioranza albanese
favorevole all’autonomia.
Nel Paese comincia una
stragione di scontri
e stragi tra i due gruppi
etnici contrapposti.
24 MARZO 1999
Le aviazioni militari della
Nato, italiana inclusa, fanno
scattare l’operazione Allied
Force che
contempla
attacchi alla
Serbia e alle sue città
per costringere il governo
Milosevic a porre fine alla
repressione in Kosovo. Nel
nostro Paese l’intervento è
deciso dal governo presieduto
da Massimo D’Alema.
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