Metabolismo dei carboidrati Iperglicemia e ipoglicemia CARBOIDRATI: Principale apporto alimentare in quasi tutti i paesi del mondo Fonte di energia più facilmente utilizzabile da tutti i tessuti Introdotti con l’alimentazione o prodotti da altre sostanze nel corso di altri processi metabolici (neoglicogenesi, glicogenolisi) FUNZIONI PRINCIPALI: Fonte energetica, per completa degradazione ossidativa, fornita al metabolismo cellulare; Utilizzo nella biosintesi di altri composti (acidi grassi, alcuni aa, ecc); Formazione di altri composti importanti per l’organismo (glicoproteine, glicolipidi, acidi nucleici, ecc); Elementi strutturali della parete cellulare di batteri, piante e dell’esoscheletro degli artropodi. Disaccaridi (saccarosio, lattosio, ecc) e polisaccaridi (amido, glicogeno) TRASFORMATI IN MONOSACCARIDI (AMILASI, DISACCARIDASI) MONOSACCARIDI ASSORBITI DALLA MUCOSA INTESTINALE: 1. Diffusione facilitata 2. Per trasporto attivo Simporto Na+ - Glucosio (nella membrana apicale degli enterociti e nelle cellule epiteliali dei tubuli contorti prossimali del rene) Lume intestinale - conc + conc Plasma - conc Dopo l’assorbimento nel circolo PORTALE, i carboidrati pervengono al FEGATO, ove si esplicano attività tese a : far DIMINUIRE la quantità di glucosio immessa nella circolazione sistemica: trasformazione glucosio in glicogeno e suo deposito nel fegato; ossidazione del glucosio per produrre energia; biosintesi di altri composti (ac. grassi, aa, ecc.) far AUMENTARE la quantità di glucosio immessa nella circolazione sistemica: trasformazione in glucosio del fruttosio o del galattosio; trasformazione del glicogeno in glucosio (glicogenolisi); sintesi di glucosio a partire da altri composti (aa, ac. lattico, glicerina ecc.) (gliconeogenesi) Quantità di glucosio in circolazione sistemica risultante di questi due opposti meccanismi OMEOSTASI DELLA GLICEMIA Glicemia: concentrazione plasmatica di glucosio, mantenuta in limiti ristretti (70-110 mg/dl oppure 3-5 mM) Meccanismo di regolazione omeostatica Variazioni fisiologiche della glicemia: › Aumento post-prandiale › Diminuzione con lo sforzo fisico e il digiuno 1 solo ormone ipoglicemizzante: l’INSULINA • Secreta dalle cellule b-pancreatiche; • Una secrezione basale continua consente l’utilizzo periferico del glucosio; • Picchi di secrezione post-prandiali; Numerosi ormoni iperglicemizzanti (controregolatori): • Consentono di evitare o compensare l’ipoglicemia; • Esempi: glucagone, catecolamine(adrenalina), ormone della crescita (GH), glucocorticoidi (cortisolo); • Il glucagone favorisce, in particolare, il rilascio epatico di glucosio durante il digiuno; METODI DI MISURA DELLA GLICEMIA EFFETTO DEGLI ORMONI IPOGLICEMIZZANTE: IPERGLICEMIZZANTI: INSULINA: ↑Glicolisi ↑Glicogenosintesi ↓Neoglicogenesi ADRENALINA: ↑Glicogenolisi ↓Rilascio di insulina GLUCAGONE: ↑Glicogenolisi ↑NeoGlicogenesi ↓Glicogenosintesi GLUCOCORTICOIDI: FEGATO: TESSUTI EXTRAEPATICI: ↑Neoglicogenesi Captazione del glucosio Glicogenosintesi Glicolisi CONTROLLO ORMONALE IN SEGUITO ALL’ASSUNZIONE DI PASTI CONTROLLO ORMONALE IN SEGUITO AL DIGIUNO E/O ALLO STRESS INSULINA Pro-insulina Insulina Ormone peptidico prodotto dalle cellule beta delle isole pancreatiche di Langerhans Proinsulina (9 kDa) = pro-ormone insulina (catene A+B) + peptide C (Connecting Peptide) Regolazione della secrezione di insulina Secrezione stimolata dall’aumento della glicemia Secrezione inibita dall’ipoglicemia e da alcuni ormoni Le cellule endocrine del pancreas fungono da sensori della concentrazione plasmatica di glucosio L’insulina prodotta è presente in vescicole all’interno delle cellule β. Essa esce dalle cellule per esocitosi che avviene dal lato cellulare rivolto verso i capillari sanguigni; L’ormone passa nel sangue attraverso le fenestrature dell’endotelio capillare; Nel sangue l’insulina ha un’emivita di 4-5 minuti; essa infatti si fissa rapidamente nei tessuti bersaglio; Viene inattivata dopo essere passata per endocitosi nel citoplasma delle cellule Glicemia Insulina dal pancreas Intake cellulare di glucosio Meccanismo d’azione Attivazione del recettore insulinico situato sulla membrana delle cellule bersaglio cascata di risposte intracellulari, in particolare ingresso di glucosio nella cellula attraverso il trasportatore GLUT-4 e attivazione di numerose vie metaboliche (essenzialmente a livello di fegato, muscolo e tessuto adiposo) Meccanismi innescati dall’insulina: Aumento del trasporto del glucosio attraverso la membrana cellulare Aumento della sintesi di glicogeno epatico Incremento dell’utilizzo del glucosio Accelerata conversione del glucosio in grassi nel tessuto adiposo Aumento della sintesi proteica Inibizione della neoglucogenesi Inibizione della chetogenesi Inibizione della glicogenolisi e lipolisi L’insulina promuove l’utilizzo del glucosio in tutte le possibili vie metaboliche Metabolismo glucidico: Favorisce ingresso cellulare del glucosio (non nel sistema nervoso) Favorisce glicogenogenesi epatica e trasformazione di glucosio in acidi grassi Inibisce glicogenolisi Metabolismo lipidico: Favorisce sintesi epatica di trigliceridi Effetto anti-chetogeno e anti-lipolitico Metabolismo proteico: Favorisce ingresso cellulare di aminoacidi e sintesi proteica Inibisce il catabolismo proteico Variazioni dei livelli di glicemia/insulinemia con l’alimentazione GLUCAGONE Polipeptide costituito da 29 aa, prodotto dalle cellule alfa delle isole pancreatiche Secreto in risposta ad una condizione ipoglicemica, provocando l’immissione in circolo di glucosio, attraverso lo stimolo di glicogenolisi e della neoglicogenesi Nell’omeostasi glicemica, è importante il RAPPORTO molare tra insulina e glucagone: un elevato rapporto diminuisce il tasso glicemico e viceversa. Dopo un pasto, l’insulina stimola la sintesi proteica, mentre il glucagone previene l’ipoglicemia ORMONE DELLA CRESCITA (GH) Secreto dall’adenoipofisi Inibisce l’assunzione di glucosio da parte delle cellule Inibisce la sintesi di acidi grassi Accelera la lipolisi SOMATOSTATINA Prodotta dalle cellule δ delle isole pancreatiche e nell’ipotalamo Inibisce nell’adenoipofisi la secrezione dell’ormone della crescita (GH) o somatotropo Agisce anche come potete inibitore della secrezione sia di insulina che di glucagone Nello stress si ha secrezione di adrenalina (midollare del surrene) e di cortisolo (corticale del surrene), con aumento della glicemia utile al sistema nervoso ADRENALINA Accelera la glicogenolisi epatica e muscolare Causa diminuzione del rilascio di insulina Inibisce l’assunzione del glucosio da parte delle cellule GLICOCORTICOIDI Il cortisolo aumenta la neoglicogenesi dalle proteine, inibendo la sintesi proteica, così da aumentare la quantità di aa a disposizione per la gluconeogenesi Accelera la lipolisi: l’aumento di FFA aumenta l’AcetilCoA, che fa diminuire la glicolisi e attiva la piruvato carbossilasi; glicogenesi quest’ultimo meccanismo stimola la CONCENTRAZIONE DEL GLUCOSIO NEL SANGUE - GLICEMIA Dopo un digiuno di almeno 4 ore, il valore della glicemia è di 70-110 mg/dl Durante le prime due ore dopo il pasto, c’è assorbimento intestinale, con aumento della glicemia (160-180 mg/dl dopo la prima ora, 120 mg/dl nella seconda ora); aumenta 10-15 volte il tasso insulinemico e diminuisce quello di glucagone e GH del plasma Tra la seconda e la quarta ora, il tasso glicemico continua a diminuire, pur mantenendosi leggermente al di sopra di quello basale Se il digiuno si protrae oltre la quarta ora, i valori di insulina in circolo diminuiscono e prevalgono gli ormoni controregolatori, che stimolano la produzione di glucosio epatico (glicogenesi e glicogenolisi) e la lipolisi, aumentando gli FFA in circolo Nel digiuno protratto, il 60% del glucosio epatico è usato dal metabolismo cerebrale, il rimanente dai muscoli e dagli eritrociti Se poi si passa in condizioni ipoglicemiche, entra in funzione un meccanismo di emergenza aggiuntivo, che provoca la secrezione di adrenalina, che promuove ulteriormente la glicogenolisi e l’aumento di ormoni corticosteroidi (cortisolo), che aumentano la gluconeogenesi L’omeostasi glicemica è garantita, fisiologicamente, in modo rapido ed efficiente, da un’azione corretta e bilanciata delle isole di Langerhans, dell’adenoipofisi e della corteccia surrenale. ALTERAZIONI DEL METABOLISMO DEI CARBOIDRATI IPERGLICEMIE IPOGLICEMIE Diabete mellito di tipo I (IDDM: insulin dependent diabetes mellitus) Diabete mellito di tipo II (NIDDM: non insulin dependent diabetes mellitus) Ridotta tolleranza al glucosio (IGT) Diabete mellito gestazionale (GDM) Forme di diabete dipendenti da altre cause (diabete secondario) Forme idiopatiche Diabete mellito Il diabete mellito, disordine metabolico, viene definito dalla presenza di una iperglicemia cronica, secondaria a un difetto di produzione e/o di azione dell’insulina L’iperglicemia cronica induce una serie di complicanze sistemiche che interessano, in particolare, sistema cardiovascolare e sistema nervoso, occhi e reni I criteri diagnostici sono stati rivalutati nel 2010 (ADA: American Diabetes Association) Malattia progressiva e diffusa (5% della popolazione mondiale) Il diabete è la quinta causa di morte Il diabete è la seconda causa di cecità Il diabete è la prima causa di gangrena agli arti Individui con genitori diabetici hanno il 40% di probabilità in più di sviluppare il diabete SINTOMI Polidipsia Poliuria Bulimia Calo ponderale Infezioni cutanee Disturbi della potenza sessuale Amenorrea Classificazione del diabete mellito Dal punto di vista clinico, il diabete può essere classificato come primitivo (o essenziale o idiopatico) o secondario. Il diabete primitivo può essere causato da: Incapacità del pancreas a produrre quantità sufficienti di insulina Produzione di una forma anomala di insulina Alterazione dei recettori periferici dell’insulina Dalla presenza in circolo di antagonisti che inibiscono l’insulina Dalla presenza in circolo di anticorpi anti-cellule insulinogene Il diabete secondario può essere causato da: pancreatite tumori danno da farmaci accumulo di ferro (emocromatosi) malattie endocrine genetiche o acquisite Interventi chirurgici Per la gravità e il decorso della malattia, la malattia diabetica primitiva o idiopatica si può suddividere in: DIABETE INSULINO-DIPENDENTE o DI TIPO 1 (IDDM) DIABETE NON-INSULINO DIPENDENTE o DI TIPO 2 (NIDDM) Criteri diagnostici (ADA, 2010) Il diabete mellito (DM) può essere definito da uno dei seguenti criteri, per gli adulti: In base alla glicemia: Glicemia a digiuno > 126 mg/dl Oppure: in presenza di sintomatologia tipica qualsiasi valore di glicemia > 200 mg/dl In caso di soggetti con glicemia plasmatica inferiore a 140 mg/dl, ma che possiedono valori alterati al test di carico orale con 75 g di D(+) glucosio (OGTT o “curva glicemica”, con misurazione della glicemia ogni 30’ per 2 ore): Glicemia 2 ore dopo carico orale > 200 mg/dl Emoglobina glicata (A1c): ≥ 6,5% Per i bambini, la diagnosi di diabete deve essere posta: con sintomatologia classica (poliuria, glicosuria, polidipsia) e valori di glicemia > 200 mg/ml Diabete mellito di tipo 1 Malattia tipicamente AUTO-IMMUNE caratterizzata da infiltrazione linfocitaria (linfociti T) delle isole di Langerhans pancreatiche, seguita da progressiva distruzione delle cellule b-pancreatiche e profonda carenza di produzione insulinica; Interessa essenzialmente bambini e adolescenti (diabete giovanile); Necessita di terapia insulinica Fattori di rischio: Familiarità: 5 -15% Possibile associazione con altre malattie auto-immuni (ipotiroidismo, morbo celiaco…) Possibili fattori scatenanti (infezioni virali, agenti tossici...) I markers biologici del diabete di tipo 1 L’auto-immunità nel diabete di tipo 1 induce la produzione di anticorpi specifici, che precedono l’insorgenza della malattia (valore predittivo) e ne confermano la patogenesi Trattasi essenzialmente di: Anticorpi anti-isole pancreatiche (ICA) Anticorpi anti-insulina (IAA) Altri (anti-GAD, anti-proinsulina, …) Fisiopatologia del diabete di tipo 1 La carenza insulinica determina l’incapacità delle cellule (in particolare adipose e muscolari) ad utilizzare il glucosio, con due conseguenze immediate: 1. Accumulo di glucosio nel plasma iperglicemia marcata superamento della soglia renale di riassorbimento glicosuria poliuria polidipsia 2. Utilizzo di fonti alternative di energia: Riserve lipidiche perdita di massa grassa dimagrimento Riserve proteiche perdita di massa magra (muscolare) Il risultato della aumentata mobilitazione di FFA dal tessuto adiposo, dovuta ad iperproduzione di glucagone, di GH, dell’adrenalina provoca CHETOACIDOSI La chetoacidosi diabetica Si tratta di una complicazione del diabete mellito di tipo1, caratterizzata da: 1. Presenza massiccia di corpi chetonici nel sangue: dovuta a carenza di insulina ed al conseguente eccesso di glucagone, di GH, di adrenalina, di cortisolo: acidosi metabolica con iperventilazione secondaria (e alito acetonico), turbe digestive (vomito, nausea, dolori addominali) che peggiorano la disidratazione; iperpotassiemia 2. Disidratazione severa per poliuria: ipotensione, tachicardia, torpore.. La chetoacidosi è una complicanza spontaneamente fatale del diabete di tipo 1 Per la gravità e il decorso della malattia, la malattia diabetica primitiva o idiopatica si può suddividere in: DIABETE INSULINO-DIPENDENTE o DI TIPO 1 (IDDM) DIABETE NON-INSULINO DIPENDENTE o DI TIPO 2 (NIDDM) Diabete mellito di tipo 2 Iperglicemia legata a insulino-resistenza (= difetto di azione dell’insulina) + carenza insulinica, relativa e progressiva: Insulino-resistenza: inadeguata utilizzazione del glucosio da parte delle cellule, che non rispondono normalmente alla stimolazione insulinica; il difetto può essere di tipo prerecettoriale, recettoriale o post-recettoriale. Difetto della β-cellula: anche se inizialmente relativo (la secrezione insulinica è a lungo conservata), è ormai ammesso che l’insorgenza del diabete di tipo 2 è legata a una produzione di insulina insufficiente a compensare la resistenza insulinica Interessa essenzialmente l’adulto e rappresenta la forma di diabete PIU’ FREQUENTE Comune associazione con obesità e altre malattie metaboliche Fattori di rischio per il diabete di tipo 2 Il diabete di tipo 2 è il più frequente (> 90% dei casi di diabete) Tipicamente caratteristico dell’ età matura (>40 anni), interessa pazienti sempre più giovani Fattori di rischio: Familiarità Età Obesità Stile di vita: alimentazione e sedentarietà Patologie associate (frequenti): Dislipidemia, sindrome metabolica Diminuita tolleranza al glucosio (Impaired glucose tolerance-IGT) Diabete gestazionale Prevalenza: oltre 5% delle gravidanze Definizione:,intolleranza ai carboidrati di vario grado e severità, con inizio o primo riscontro durante la gravidanza Esiste il rischio di diabete in tutte le gravidanze ed è per questo consigliabile effettuare una MINICURVA (somministrazione dopo 8-12 h di digiuno, di 50 g di glucosio e prelievo singolo dopo 60’) o OGTT La MINICURVA si esegue tra la 24° e la 28° settimana per le gestanti senza fattori di rischio; tra la 16° e la 18° settimana per quelle che hanno fattori di rischio DATI PERSONALI: familiarità, eccedenza ponderale (BMI >28), ipertensione, età ( > 35 anni) PRECEDENTI OSTETRICI: macrosomia fetale (>4 Kg), morti intrauterine, malformazioni in precedenti gravidanze, due o più aborti spontanei, gestosi e parti pre-termine GRAVIDANZA ATTUALE: eccessivo incremento ponderale (> 350 g/sett. dopo la 20° settimana oppure > 20 Kg), glicosuria o chetonuria ricorrente, infezioni urinarie, crescita fetale accelerata gravidanza multipla e glicemia a digiuno 95-130 mg/dl. L’importanza del corretto monitoraggio del diabete nella donna gravida è legata da una parte alle complicazioni a cui può andare incontro la donna stessa, dall’altra al fatto che il feto presenta una condizione di iper-insulinismo per la continua stimolazione alla quale sono soggette le sue cellule pancreatiche in conseguenza dell’iperglicemia materna. Alla nascita, l’iperinsulinismo, non più compensato dall’iperglicemia materna, può portare ad ipoglicemia anche molto grave con conseguenti disturbi neurologici. FPG: Glicemia a digiuno (Fasting Plasma Glucose) PG: Plasma Glucose ≤ 7,8 mmol/l = ≤140mg/dl 7,8-11,0 mmol/l = 140 – 200 mg/dl ≥ 11,1 mmol/l = ≥ 200 mg/dl Follow up materno dopo gravidanza con GDM: Glicemia a digiuno e post-prandiale prima della dimissione OGTT (75 g) 6 - 10 settimane dopo il parto Dieta ipocalorica e attività fisica, se sovrappeso Follow-up a lungo termine con OGTT (75 g) ogni anno per 10 anni ALTRE CAUSE DI IPERGLICEMIA – DIABETE SECONDARIO I markers del metabolismo glucidico Glicemia: già vista Glicosuria: Definizione: presenza di glucosio nelle urine Generalmente patologica, si verifica quando viene superata la soglia di riassorbimento renale del glucosio (circa 180 mg/dl) Se abbondante, determina aumento del volume urinario poliuria (diuresi > 2500 cc/24h circa ) Emoglobina glicosilata (HbA1c): Frazione dell’emoglobina capace di legare il glucosio, utilizzata come marker dei valori medi di glicemia nelle ultime settimane GLICOSURIA Emoglobina glicosilata - Controllo della terapia diabetica Principio: in un ambiente contenente glucosio, questo si lega stabilmente alle proteine, che risultano “glicate”; L’entità della glicazione è proporzionale alla concentrazione di glucosio per il tempo di contatto; La glicazione è un processo lento: l’entità è limitata dalla vita media della proteina. L’emoglobina glicosilata rappresenta il prodotto di una REAZIONE non enzimatica di CONDENSAZIONE tra il gruppo aldeidico del glucosio e il gruppo amminico Nterminale delle catene β della Hb. reversibile irreversibile veloce lenta Hb HbA1c labile HbA1c stabile La formazione di HbA1c avviene durante tutto il periodo di vita del globulo rosso e dipende anche dall’età cellulare. Un incremento transitorio della glicemia può produrre la formazione di una notevole quantità di aldimine, reazione comunque reversibile con la normalizzazione dei valori glicemici. La persistenza di iperglicemia, tuttavia, rende tale reazione irreversibile, per cui la molecola di emoglobina resterà “glicata” sino alla morte del globulo rosso (120 giorni). La quantità di Hb glicata è proporzionale alla glicemia media delle 8-12 settimane (2-3 mesi) precedenti il prelievo Non è un inutile doppione della glicemia, ma: riflette la storia del diabete; riflette l’efficacia della terapia; riflette l’andamento del metabolismo dei carboidrati nelle ultime 8-12 settimane Parametro di elezione per la valutazione retrospettiva del grado di controllo glicemico nei soggetti diabetici: è stabile e non risente di improvvise variazioni della concentrazione glicemica Importante nel monitoraggio dei pazienti diabetici sia di tipo 1 che 2 Utile per valutare l’efficacia della terapia e per predire lo sviluppo delle complicanze Altri test…. IL LABORATORIO NELLA DIAGNOSI E NEL MONITORAGGIO DEL DIABETE MELLITO Dubbi diagnostici/soggetto a rischio: IPOGLICEMIE Si parla di ipoglicemia quando il valore di concentrazione di glucosio nel sangue è più bassa rispetto ai valori normali (al di sotto di 40 mg/dl); I sintomi di solito compaiono quando la glicemia è < 50 mg/dl, e riproducono il quadro clinico dell’anossia cerebrale: ciò mette ancor più in evidenza la stretta correlazione tra metabolismo cerebrale ed apporto plasmatico di glucosio. Tra le cause di ipoglicemiavi è il rilascio difettoso di glucosio da parte del fegato o un aumentato assorbimento da parte dei tessuti; I primi sintomi includono sudorazione, tachicardia ed agitazione (dovute ad un aumento di adrenalina). in seguito si manifestano vertigini, stato letargico e coma, che può portare a lesioni cerebrali permanenti e decesso. Risposta ormonale all’ipoglicemia secrezione insulina secrezione glucagone secrezione catecolamine secrezione cortisolo secrezione GH Ormoni controregolatori Cause specifiche di ipoglicemia Suddivise in due gruppi: Ipoglicemia in risposta al digiuno Ipoglicemia come risposta ad uno stimolo (ipoglicemia reattiva) Ipoglicemia in risposta al digiuno Insulinoma: tumore delle cellule β del pancreas, che producono quantità eccessive di insulina, con un'inevitabile calo glicemico soprattutto a digiuno; Condizioni maligne: alcuni tumori possono produrre fattori di crescita insulino-simili; Malattie epatiche e renali: entrambi gli organi partecipano alla gluconeogenesi, per cui l’ipoglicemia è un aspetto dell’insufficienza epatica e/o renale allo stadio avanzato; Malattia di Addison: essendo i glucocorticoidi ormoni antagonisti dell’insulina, non sorprende che l’ipoglicemia possa essere un aspetto dell’insufficienza ipofisaria. Ipoglicemia reattiva Indotta da insulina: l’insulina prodotta in eccesso o non idonea produce ipoglicemia (errori nel dosaggio o nella somministrazione) Indotta da farmaci: gli ipoglicemizzanti orali, come la sulfonilurea, possono produrre ipoglicemia; anche salicilati, paracetamolo e i β-bloccanti Alcool: i meccanismi comprendono malnutrizione, le malattie epatiche inibizione della gluconeogenesi, la