Insulino resistenza e diabete mellito

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Diabete
La stima dei malati di Diabete Mellito tipo 2 nel 2007, nel mondo, è di 150 milioni di
persone. Sembra essere un notevole numero ma niente in confronto alla previsione per il
2010 che è di 221 milioni e di 300 milioni di malati nel 2025. Fino ad oggi si è sempre
parlato di un’epidemia della malattia ma da domani si potrà tranquillamente definirla
pandemia. L’aumento, in percentuale, sarà del 23% nell’America del Nord e del 44% in
quella del Sud; in Europa si attesterà intorno al 24% ed in Africa del 50% mentre in Asia
sarà del 7% e in Australia del 33%. Numeri enormi che sottolineano ancora una volta che le
abitudini di vita, lo stress e l’ambiente condizionano notevolmente la nostra esistenza. La
malattia diabetica può essere paragonata ad una scala di cui il primo gradino è
rappresentato dall’insulino resistenza scatenata da fattori genetici ed ambientali. Tale stato
prediabetico è un periodo abbastanza lungo nel quale si sviluppano altre condizioni
sfavorevoli quali l’aumento dei grassi nel sangue, l’iperglicemia, l’aterosclerosi, stati procoagulanti fino alla malattia cardiovascolare. Un valore di glicemia superiore a 100 mg/dl a
digiuno impone al medico di consigliare un’attività fisica e di iniziare a tenere sotto controllo
il paziente. Nel caso in cui, a controlli ematici successivi, rimanere il valore della glicemia a
digiuno elevata si testerà anche l’emoglobina glicata per valutare una terapia in
associazione alla dieta ed all’attività fisica. Gli ipoglicemizzanti orali sono: le biguanidi (di
prima scelta secondo le linee guida attuali), i glitazoni, le sulfaniluree, l’acarbose, le glinidi.
Tali farmaci, con le dovute e sostanziali differenze di categoria, hanno dimostrato poter
allungare il periodo di insorgenza del diabete mellito tipo 2.
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