a.a. 2015/2016 Laurea triennale in Fisica Analisi Matematica III Equazioni differenziali Nota: questo file differisce da quello proiettato in aula per la sola impaginazione. Terminologia e notazioni • Equazione differenziale: l’incognita è una funzione di una o più variabili; relazione tra le variabili, la funzione e alcune delle sue derivate • Ordine . . . • Equazione differenziale ordinaria: l’incognita è una funzione di una variabile reale (altrimenti: equazione differenziale alle derivate parziali) • Equazione differenziale in forma generale: F (t, x, x 0 , . . . , x (n) ) = 0, con F : Ω ⊆ R × Rn+1 → R e n ∈ N∗ Esempio: F (t, x1 , x2 ) = t 3 − x1 + cos(x2 ), Ω = R × R2 −→ t 3 − x + cos(x 0 ) = 0 1 • Soluzione (locale) di una equazione in forma generale: coppia (ϕ, I), con ϕ funzione e I intervallo tali che • ϕ è derivabile n volte in I t, ϕ(t), ϕ0 (t), . . . , ϕ(n) (t) ∈ Ω • per ogni t ∈ I : F t, ϕ(t), ϕ0 (t), . . . , ϕ(n) (t) = 0 • per ogni t ∈ I : Esempio: sin(t + c), R è soluzione dell’equazione x 2 + x 02 − 1 = 0 equazione autonoma (non dipende esplicitamente da t ) Osservazione L’intervallo è parte della soluzione. Esempio: sin(t), (0, π) è soluzione dell’equazione x|x| + x 02 − 1 = 0, sin(t), (−π, 0) non lo è. 2 • Equazione differenziale in forma normale: x (n) = f (t, x, x 0 , . . . , x (n−1) ), con f : Ω ⊆ R × Rn → R e n ∈ N∗ Esempio: −→ q 1 − x12 , Ω = R × [−1, 1] √ x0 = 1 − x2 (equazione autonoma in forma normale) f (t, x1 ) = • Soluzione (locale) di una equazione in forma normale: coppia (ϕ, I), con ϕ funzione e I intervallo tali che • ϕ è derivabile n volte in I • per ogni t ∈ I : t, ϕ(t), ϕ0 (t), . . . , ϕ(n−1) (t) ∈ Ω • per ogni t ∈ I : ϕ(n) (t) = f t, ϕ(t), ϕ0 (t), . . . , ϕ(n−1) (t) 3 • Sistemi di equazioni differenziali in forma normale: m equazioni di ordine arbitrario, in ciascuna delle quali compaiono m funzioni incognite. Soluzione? Esempi: moto nello spazio di un corpo soggetto a una forza esterna, sistema preda-predatore Osservazione Una equazione in forma normale di ordine n è equivalente a un sistema di n equazioni del primo ordine. Esplicitare . . . Conseguenza: possiamo limitarci a considerare sistemi di equazioni differenziali di ordine 1. 4 • Sistema di equazioni differenziali di ordine 1: x10 = f1 (t, x1 , . . . , xn ) x 0 = f2 (t, x1 , . . . , xn ) 2 . .. x 0 = f (t, x , . . . , x ) n 1 n n con fi : Ω ⊆ R × Rn → R, per i ∈ {1, . . . , n} • Forma vettoriale: x 0 = f (t, x) con f : Ω ⊆ R × Rn → Rn . Soluzione? • Problema di Cauchy: Sia f : Ω ⊆ R × Rn → Rn e sia (t0 , x0 ) ∈ Ω. ( x 0 = f (t, x) x(t0 ) = x0 “condizione iniziale” Soluzione? Problema di Cauchy per equazioni di ordine n ? 5 Esistenza e unicità locale per problemi di Cauchy Esempi introduttivi • Sia x0 ∈ R e sia f : R → R definita ponendo f (x) = 1 per x ≤ x0 , f (x) = 0 per x > x0 . Il problema di Cauchy x 0 = f (x), non ha soluzione. x(0) = x0 Comportamento di f in x0 ? • Il problema di Cauchy x 0 = 3 x 2/3 , ha infinite soluzioni. x(0) = 0 Comportamento di f in x = 0 ? Osservazione Soluzioni ottenute “incollando” due soluzioni . . . 6 Preliminari al teorema di esistenza e unicità locale Sia Ω ⊆ R × Rn e sia f : Ω → Rn . Diciamo che f è Lipschitziana rispetto a x (uniformemente in t ) se esiste L ∈ (0, +∞) tale che kf (t, x) − f (t, y )k ≤ Lkx − y k per ogni (t, x) ∈ Ω e (t, y ) ∈ Ω. Osservazione Sia Ω un insieme convesso. Condizione sufficiente affinché f sia Lipschitziana rispetto a x è che f sia derivabile parzialmente rispetto alle variabili x1 , . . . , xn con derivate parziali continue e limitate. 7 Diciamo che f = f (t, x) è localmente Lipschitziana rispetto a x in Ω se è Lipschitziana rispetto a x in ogni sottoinsieme di Ω del tipo J × B , con J intervallo chiuso e limitato di R e B palla chiusa di Rn . Condizione sufficiente per la locale Lipschitzianità? Osservazione La funzione x 7→ x α , con α ∈ (0, 1), non è lipschitziana in alcun intorno di x = 0. 8 Lemma di Gronwall Sia I ⊆ R un intervallo e siano u, v : I → R+ funzioni continue. Sia c ∈ R+ . Fissato a ∈ I , supponiamo Z t u(s)v (s)ds per ogni t ∈ I . v (t) ≤ c + a Allora: v (t) ≤ c e | Rt a u(s)ds | per ogni t ∈ I . Dimostrazione . . . 9 Due disuguaglianze che verranno usate ripetutamente • Sia I ⊆ R un intervallo e siano u, v : I → R funzioni continue tali che 0 ≤ u(t) ≤ v (t) per ogni t ∈ I . Per ogni a, b ∈ I si ha: Z b Z b v (t)dt . u(t)dt ≤ a a • Sia I ⊆ R un intervallo. Sia v : I → Rn localmente integrabile. Per ogni a, b ∈ I si ha: Z b Z ≤ v (t)dt a a b kv (t)kdt . 10 Teorema (esistenza e unicità locale) {x ∈ Rn | kx − x0 k ≤ b} Sia (t0 , x0 ) ∈ R × Rn . ↓ Siano a, b ∈ (0, +∞) e sia C := [t0 − a, t0 + a] × B b (x0 ). Sia f : C → Rn continua e Lipschitziana rispetto a x in C . Allora: esiste δ ∈ (0, +∞) tale che il problema di Cauchy x 0 = f (t, x), x(t0 ) = x0 ha una e una sola soluzione nell’intervallo [t0 − δ, t0 + δ]. Soluzioni in avanti / all’indietro . . . Dimostrazione . . . 1 definizione di δ 2 equivalenza con equazione integrale 3 costruzione di soluzioni approssimate 4 passaggio al limite 5 esistenza di una soluzione 6 unicità 11 Osservazione (unicità globale) Sia Ω ⊆ R × Rn un insieme aperto. Sia f : Ω → Rn continua e localmente Lipschitziana rispetto a x . Siano ϕ : I → Rn e ψ : J → Rn soluzioni dell’equazione x 0 = f (t, x). Supponiamo che esista t̄ ∈ I ∩ J tale che ϕ(t̄) = ψ(t̄). Allora: ϕ(t) = ψ(t) per ogni t ∈ I ∩ J . Verifica . . . 12 Osservazione (regolarità delle soluzioni) Sia Ω ⊆ R × Rn e sia f : Ω → Rn . Supponiamo che f sia di classe C k in Ω (k ∈ N). Allora: ciascuna soluzione dell’equazione x 0 = f (t, x) è di classe C k+1 nel proprio intervallo di definizione. Motivare . . . f di classe C ∞ ; f analitica . . . Equazioni di ordine superiore . . . 13 Dipendenza continua dai dati Posizione del problema Siano Ω ⊆ R × Rn , f ∈ C (Ω, R n ), (t̄, x̄) ∈ Ω. Siano date: • {tk } ⊂ R tale che tk → t̄ ; • {xk } ⊂ Rn tale che xk → x̄ ; • {fk } ⊂ C (Ω, Rn ) tale che fk → f in Ω. Supponiamo che il problema di Cauchy ( P̄) x 0 = f (t, x), x(t̄) = x̄ e ciascuno dei problemi di Cauchy (Pk ) x 0 = fk (t, x), x(tk ) = xk abbia un’unica soluzione. Possiamo dire che la successione delle soluzioni di (Pk ) converge in qualche senso alla soluzione di ( P̄)? 14 Teorema Con le notazioni introdotte, assumiamo le seguenti ipotesi: • la successione {fk } converge a f uniformemente sui sottoinsiemi compatti di Ω; • per ogni Ω0 ⊂ Ω compatto esiste L ∈ (0, +∞) tale che ciascuna funzione fk è Lipschitziana rispetto a x in Ω0 con costante di Lipschitz L. (Nota: anche f lo è.) Sia ϕ l’unica soluzione di ( P̄), definita in (α, β). Sia [a, b] ⊆ (α, β) con t̄ ∈ (a, b). Allora: 1 2 3 per k ∈ N sufficientemente grande, l’intervallo di definizione di ϕk , unica soluzione del problema di Cauchy (Pk ), contiene [a, b]; esiste un sottoinsieme compatto di Ω che contiene il grafico di ϕ|[a,b] e il grafico di ϕk |[a,b] , per k ∈ N sufficientemente grande; la successione {ϕk } converge a ϕ uniformemente in [a, b]. Dimostrazione di 3 ... Cosa si può dire in intervalli illimitati? 15 Prolungamenti e soluzioni massimali Sia Ω ⊆ R × Rn e sia f : Ω → Rn . Siano ϕ : I → Rn e ψ : J → Rn soluzioni dell’equazione x 0 = f (t, x). Diciamo che ψ è un prolungamento di ϕ se • I⊂J, • per ogni t ∈ I : ψ(t) = ϕ(t). Osservazione In ipotesi di esistenza e unicità locale, è sufficiente verificare che le due soluzioni coincidano in un punto di I . In particolare, due soluzioni di un medesimo problema di Cauchy con domini confrontabili sono una il prolungamento dell’altra. 16 Diciamo che una soluzione dell’equazione x 0 = f (t, x) è massimale se non ammette nessun prolungamento. Teorema In ipotesi di esistenza e unicità locale, ogni soluzione dell’equazione x 0 = f (t, x) ammette un prolungamento massimale. Come si fa a stabilire se una soluzione è massimale? 17 Proposizione Sia Ω ⊆ R × Rn . Sia f : Ω → Rn continua e localmente Lipschitziana rispetto a x . Sia ϕ : (a, b) → Rn soluzione di x 0 = f (t, x). Supponiamo: 1 b ∈ R; (analogo risultato vale per l’estremo a ) 2 esiste lim ϕ(t) = ξ ; 3 (b, ξ) è punto interno di Ω. t→b − Allora: ϕ è prolungabile a destra di b . Dimostrazione . . . Osservazione Nella proposizione possiamo sostituire l’ipotesi 2’ 2 con esiste una successione crescente {tk } tale che tk → b e ϕ(tk ) → ξ . Ipotesi sostitutiva per l’estremo a ? 18 Teorema Sia Ω ⊆ R × Rn . Sia f : Ω → Rn continua e localmente Lipschitziana rispetto a x . Sia ϕ : (a, b) → Rn soluzione di x 0 = f (t, x). Sia b ∈ R estremo massimale. Allora: per ogni insieme compatto K contenuto nell’interno di Ω esiste δ ∈ (0, +∞) tale che per ogni t ∈ (b − δ, b): t, ϕ(t) ∈ / K. Dimostrazione . . . Analogo risultato vale per l’estremo a . Significato? Non è detto che le soluzioni “tendano a un punto del bordo”. . . 19 Osservazione Sia Ω ⊆ R × Rn . Sia f : Ω → Rn continua e localmente Lipschitziana rispetto a x . Sia ϕ : (a, b) → Rn soluzione dell’equazione x 0 = f (t, x). In base al teorema precedente: se esiste U intorno sinistro di b tale che il grafico di ϕ|U sia contenuto in un compatto K ⊂ Ω̊, allora b non è estremo massimale. (Analogamente per a .) Caso particolare: Ω := I × Rn , con I ⊆ R intervallo di primo estremo α e secondo estremo β . Se b < β e in un intorno sinistro di b la soluzione ϕ è limitata, allora b non è estremo massimale. (Analogamente per a .) Interpretazione per equazioni di ordine 1, 2, 3 ? 20 Soluzioni globali in un dominio di tipo “striscia” Siano I ⊆ R un intervallo, Ω := I × Rn , f : Ω → Rn . Diciamo che f è sublineare in Ω se esistono p, q : I → R+ funzioni continue tali che kf (t, x)k ≤ p(t) + q(t) kxk ∀(t, x) ∈ Ω. Significato? Esempi? 21 Teorema (globalità delle soluzioni massimali) Siano I ⊆ R un intervallo, Ω := I × Rn , f : Ω → Rn . Supponiamo che f sia continua, localmente Lipschitziana rispetto a x (uniformemente in t ), e sublineare. Allora: ogni soluzione massimale dell’equazione x 0 = f (t, x) è globale, cioè definita in I . Dimostrazione . . . Corollario (esistenza e unicità globale) Con le notazioni e nelle ipotesi del teorema precedente: per ogni (t0 , x0 ) ∈ Ω, il problema di Cauchy x 0 = f (t, x), x(t0 ) = x0 ammette una e una sola soluzione definita in I . 22 Condizioni sufficienti per la sublinearità Siano I ⊆ R un intervallo, Ω := I × Rn , f : Ω → Rn . • Se f è limitata, allora f è sublineare. • Se f (t, x) = g (t)h(x) con g continua e h limitata, allora f è sublineare. • Se t ∈ I 7→ f (t, 0) è continua e f è Lipschitziana rispetto a x , allora f è sublineare. 23 Sistemi lineari Sia I un intervallo; per i, j ∈ {1, . . . , n} siano aij , bi : I → R. • Forma scalare: x10 = a11 (t) x1 + a12 (t) x2 + . . . + a1n (t) xn + b1 (t) x 0 = a (t) x + a (t) x + . . . + a (t) x + b (t) 21 1 22 2 2n n 2 2 . .. 0 xn = an1 (t) x1 + an2 (t) x2 + . . . + ann (t) xn + bn (t) • Forma vettoriale: x 0 = A(t) x + B(t) A = A(t) matrice quadrata n×n di componenti aij B = B(t) vettore colonna a n righe di componenti bi • Terminologia: integrale generale e integrale particolare . . . sistema omogeneo e sistema completo . . . sistema omogeneo associato a un sistema completo . . . 24 Teorema (struttura dell’integrale generale) Sia I ⊆ R un intervallo. Per i, j ∈ {1, . . . , n} siano aij , bi ∈ C (I, R). Sia A = A(t) la matrice di componenti aij . Sia B = B(t) il vettore di componenti bi . Sia V l’integrale generale del sistema completo x 0 = A(t) x + B(t). Sia V0 l’integrale generale del sistema omogeneo associato. Allora: 1 V e V0 sono sottoinsiemi di C 1 (I, Rn ); 2 V0 è un sottospazio vettoriale di C 1 (I, Rn ) di dimensione n ; 3 V è un sottospazio affine di C 1 (I, Rn ). Precisamente: denotato con xp un qualsiasi integrale particolare del sistema completo, si ha V = V0 + xp . Dimostrazione . . . Come si determina V0 ? E xp ? 25 Determinare l’integrale generale di un sistema omogeneo equivale a determinare n soluzioni linearmente indipendenti del sistema (“sistema fondamentale di soluzioni”). Come si stabilisce la lineare indipendenza delle soluzioni? Dall’algebra lineare: caratterizzazione della lineare indipendenza di vettori . . . • Matrice Wronskiana di n soluzioni . . . • Determinante Wronskiano di n soluzioni . . . Osservazione Siano ϕ1 , ϕ2 , . . . , ϕn soluzioni del sistema x 0 = A(t)x , con A = A(t) matrice di funzioni continue nell’intervallo I . • La matrice Wronskiana corrispondente risolve l’equazione differenziale matriciale W 0 = A(t)W . • Il determinante Wronskiano corrispondente risolve l’equazione differenziale w 0 = tr(A(t))w . (“equazione di Liouville”) 26 Teorema (caratterizzazione della lineare indipendenza) Siano ϕ1 , ϕ2 , . . . , ϕn soluzioni del sistema x 0 = A(t)x , con A = A(t) matrice di funzioni continue nell’intervallo I . Le seguenti proposizioni sono equivalenti: (a) ϕ1 , ϕ2 , . . . , ϕn sono soluzioni linearmente indipendenti; (b) w (t) 6= 0 per ogni t ∈ I ; (b) ⇔ (c) segue dalla equazione di Liouville (c) esiste t̄ ∈ I tale che w (t̄) 6= 0. Dimostrazione . . . Esempio Verificare che ϕ(t) = ! t e ψ(t) = 1 t2 2t linearmente indipendenti del sistema x 0 = ! sono soluzioni ! 0 1 x. −2/t 2 2/t 27 Osservazione Siano ϕ1 , ϕ2 , . . . , ϕn soluzioni linearmente indipendenti del sistema x 0 = A(t)x , con A = A(t) matrice di funzioni continue nell’intervallo I , e sia W = W (t) la matrice Wronskiana corrispondente. L’integrale generale del sistema è W (t)c , con c ∈ Rn . Esempio Scrivere l’integrale generale del sistema x 0 = 0 1 2 −2/t 2/t ! x. Nota Se esiste t0 ∈ I tale che W (t0 ) è la matrice identica, allora W viene detta matrice di transizione. Motivazione . . . 28 Determinazione di un integrale particolare del sistema completo Principio di sovrapposizione ϕ1 soluzione di x 0 = A(t) x + B1 (t) ϕ2 soluzione di x 0 = A(t) x + B2 (t) =⇒ ϕ1 + ϕ2 soluzione di x 0 = A(t) x + B1 (t) + B2 (t) Metodo di Lagrange di variazione delle costanti Supponiamo di aver determinato un sistema fondamentale di soluzioni; sia W = W (t) la matrice Wronskiana corrispondente. Cerchiamo xp (t) = W (t) c(t), con c ∈ C 1 (I, Rn ) . . . Si basa sulla possibilità di risolvere il sistema omogeneo; come si fa? 29 Sistemi lineari a coefficienti costanti x 0 = A x + B(t) A matrice quadrata n×n che non dipende da t B = B(t) vettore colonna con componenti bi ∈ C (I, R) Integrale generale del sistema omogeneo associato • Per l’equazione scalare x 0 = a x , con a ∈ R, l’integrale generale è c e at , al variare di c ∈ R. • Per il sistema x 0 = A x , con A matrice n×n , l’integrale generale è e tA c , al variare di c ∈ Rn . Che cosa è e tA ? 30 Primo intermezzo di algebra lineare: matrice esponenziale • Mn spazio vettoriale delle matrici reali n × n • Per A ∈ Mn : kAk := n X |ai,j | i,j=1 ∀ A, B ∈ Mn : kA Bk ≤ kAk kBk • (Mn , k · k) spazio di Banach • Per A ∈ Mn : A0 := In , Ak+1 = A Ak ; • La serie di termine • e A := ∀k ∈ N: kAk k ≤ kAkk 1 k A converge in Mn . k! ∞ X 1 k A matrice esponenziale k! k=0 • A matrice nulla =⇒ e A = In • A B = B A =⇒ e A+B = e A e B 31 Sia A ∈ Mn una matrice non nulla. Per ogni t ∈ R, e tA è la matrice esponenziale corrispondente alla matrice t A. • Per t = 0: e tA = In • ∀ t, s ∈ R: e (t+s)A = e tA e sA • ∀ t ∈ R: [e tA ]−1 = e −tA • ∀ t ∈ R: e tA 0 = A e tA • Al variare di t ∈ R, le colonne della matrice e tA costituiscono un sistema fondamentale di soluzioni per il sistema x 0 = A x . (L’affermazione di pagina 30 è provata.) 32 Come si calcola e tA ? • A matrice diagonale . . . • A matrice diagonalizzabile in R . . . Esempi Determinare l’integrale 0 x = y − z y 0 = 2x + y + 6z 0 z =y −z generale dei sistemi 0 x = y − z + t y 0 = 2x + y + 6z 0 z = y − z + e 2t 0 x = −2x + 2y − 3z y 0 = 2x + y − 6z 0 z = −x − 2y Per il terzo sistema, risolvere il problema di Cauchy di condizione iniziale x(0) = 1, y (0) = z(0) = 0 33 Sistemi lineari a coefficienti costanti nel caso di autovalori complessi Sia λ = α + iβ con α ∈ R e β ∈ R∗ . • Se λ è autovalore della matrice A, anche λ̄ lo è. • Se w = u + iv è autovettore corrispondente a λ, allora w̄ = u − iv è autovettore corrispondente a λ̄. • Le funzioni t 7→ e λt w e t 7→ e λ̄t w̄ sono l’una la coniugata dell’altra. • Posto η(t) := e λt w : η e η̄ risolvono il sistema x 0 = Ax , sono linearmente indipendenti, e hanno valori in Cn . • Posto ϕ := Re(η) e ψ := Im(η): ϕ e ψ risolvono il sistema x 0 = Ax , sono linearmente indipendenti, e hanno valori in Rn . Come si determinano esplicitamente ϕ e ψ ? 34 Esempi Determinare l’integrale generale dei sistemi 0 x 0 = 5x − 6y x = 3x − y y 0 = 2y − z y 0 = 3x − y 0 z = 5y − 2z 35 Secondo intermezzo di algebra lineare: blocchi di Jordan Una matrice quadrata n × n reale o complessa B si dice in forma canonica di Jordan se essa è diagonale a blocchi, cioè della forma B1 B2 B= .. . Bm dove ciascuna matrice Bj è una matrice λj 1 0 0 λj 1 . .. . . . Bj = .. . . . . 0 ··· ··· quadrata qj × qj del tipo ··· ··· 0 0 ··· 0 . .. .. . . .. .. .. . 0 . λj 1 · · · 0 λj 36 • Se qj = 1: Bj = λj (matrice 1 × 1) • q1 + q2 + . . . + qm = n • Bj ha unico autovalore λj , di molteplicità qj • Blocchi distinti possono avere autovalori uguali. 37 Teorema (di Jordan) Ogni matrice reale o complessa è simile su C a una matrice in forma di Jordan. Esplicitare . . . Osservazioni • λ1 , . . . , λm sono gli autovalori di A; • A diagonalizzabile ⇐⇒ tutti i blocchi hanno dimensione 1; • a ogni blocco Bj corrisponde, a meno di multipli, un unico autovettore di A relativo a λj ; • se λj ∈ C \ R, allora i blocchi relativi a λj e λ̄j sono in ugual numero e hanno le stesse dimensioni. 38 Determinazione dell’integrale generale di x 0 = A x • A = S B S −1 =⇒ e tA = S e tB S −1 • e tB è matrice a blocchi • calcolo esplicito per n ≤ 3 . . . • autovettori generalizzati Esempi 0 x = 2x + y y 0 = 2y + z 0 z = 2z 0 x = x + y y0 = z 0 z = −x − y + 3z 0 x = 4x y 0 = x + 4y − z 0 z = 4z x 0 = x − y y 0 = x + 3y 39 Equazioni lineari di ordine n • Forma: x (n) = a1 (t)x (n−1) + a2 (t)x (n−2) + . . . + an−1 (t)x 0 + an (t)x + b(t), con ai , b ∈ C (I, R) • Equivalenza con un sistema lineare di equazioni differenziali lineari di ordine 1 −→ struttura dell’integrale generale dell’equazione completa e dell’equazione omogenea associata 40 Determinazione di V0 per l’equazione a coefficienti costanti x10 = x2 x 0 = x3 2 .. • Sistema equivalente: . 0 = xn xn−1 x 0 = a x + a x 1 n 2 n−1 + . . . + an−1 x2 + an x1 n 0 1 0 0 0 0 1 0 . . . .. .. .. • Matrice dei coefficienti: A = . .. 0 0 0 0 an an−1 an−2 · · · ··· ··· ··· ··· 0 0 .. . 1 a1 • Equazione caratteristica: det(A − λIn ) = 0 ⇐⇒ λn − a1 λn−1 − a2 λn−2 − . . . − an−1 λ − an = 0 41 Supponiamo che l’equazione caratteristica abbia n soluzioni distinte λ1 , λ2 , . . . , λn . Siano v1 , v2 , . . . , vn autovettori corrispondenti. Osservazione È facile vedere che tutti gli autovettori di A hanno la prima componente diversa da 0; possiamo allora assumere che v1 , v2 , . . . , vn abbiano la prima componente uguale a 1. • Sappiamo che le funzioni e λ1 t v1 , e λ2 t v2 , . . . , e λn t vn sono soluzioni linearmente indipendenti del sistema equivalente. • Prendendo la prima componente di ciascuna di esse, otteniamo n soluzioni linearmente indipendenti dell’equazione omogenea: e λ1 t , e λ2 t , . . . , e λn t . • L’integrale generale dell’equazione omogenea è : c1 e λ1 t + c2 e λ2 t + . . . + cn e λn t , al variare di c1 , . . . , cn ∈ R. 42 Osservazioni • A una coppia di autovalori complessi coniugati α ± iβ possiamo associare le soluzioni reali e αt cos(βt) e e αt sin(βt). Esempi Determinare l’integrale generale delle equazioni x 00 − 4 x = 0 x 00 + 4 x = 0 x 000 + x = 0 • A una soluzione λ dell’equazione caratteristica di molteplicità m ≥ 2 possiamo associare le soluzioni e λt , t e λt , . . . , t m−1 e λt . Esempi x 000 − x 00 − x 0 + x = 0 x 0000 + 4x 00 + 4x = 0 43 Equazioni lineari non omogenee • Metodo di Lagrange per equazioni . . . Esempio: Determinare l’integrale generale di x 00 − x = 1 1 + et • Metodo di somiglianza (equazioni complete a coefficienti costanti) . . . Esempi 3t 2 + 5t x 000 − x 00 − x 0 + x = (3t 2 + 5t)e −t (3t 2 + 5t)e t e t (1 + sin(t)) x 000 − x 00 + x 0 − x = sin(t) x 000 + 4x 00 + x 0 − 26x = (t + 3)e −t + cos(2t) x 000 − 6x 00 + 21x 0 − 26x = 36te αt (α ∈ R) 44 Una classe di equazioni lineari non autonome: equazioni di Eulero • Forma generale: an t n x (n) + an−1 t n−1 x (n−1) + . . . + a1 tx 0 + a0 x = b(t) • L’equazione è singolare per t = 0; la risolviamo in (−∞, 0) oppure in (0, +∞). • Cambiamento di variabile t = −e s oppure t = e s −→ equazione lineare a coefficienti costanti nella funzione incognita z(s) := x(−e s ) oppure z(s) := x(e s ) • Procedimento alternativo per determinare il polinomio caratteristico dell’equazione lineare associata . . . Esempi t 2 x 00 + 3t x 0 − 3x = 0 t 2 x 00 − 3t x 0 + 13x = 0 t 2 x 00 − 5t x 0 + 9x = 2t 3 t 3 x 000 + t 2 x 00 − 2x = t −3 ln(t) 45