TERZA UNIVERSITA’ 2010 – 2011 / prima fase Modulo 16 Mosè liberatore e profeta
prof. Gian Gabriele Vertova
Traccia 3°Incontro – 7 10.2010: I flagelli e la Pasqua
1. Inizio dell’impresa di liberazione. Leggiamo Esodo , cap. 7, 1-13. Mosè aveva 80 anni e Aronne 83
(cfr. Es.7,7) quando iniziano l’impresa. JHWH aveva previsto la durezza del faraone e la necessità di
prodigi. Dovevano essere dei “segni”, ma divennero piaghe e flagelli. L’espressione ma io indurirò il
cuore del faraone ci crea qualche problema: Faraone era libero di scegliere o fu costretto da Dio?
Dobbiamo ammettere che nella Scrittura c’è un’evoluzione dell’idea di Dio, qui il linguaggio
adottato fa pensare a un Dio terribile che non si arresta di fronte alla libertà dell’uomo. Noi
dobbiamo essere più complessi, dobbiamo leggere qualcosa che non è scritto nel testo … Dio si servì
della durezza di cuore Faraone per realizzare determinate cose (Paolo De Benedetti). Si capisce
comunque che chi scrive, 500 anni prima dell’era volgare, è interessato ad approfondire la storia di
Israele e del suo Signore, le vicende (e i pensieri) degli altri interessano meno e sono rese
schematicamente.
2. Il termine italiano piaga deriva dal greco e dal latino, significa percossa, ferita, colpo. Però il
termine ebraico negé indica anche castigo, sconfitta. La nuova traduzione CEI preferisce perciò
parlare di flagelli. I flagelli (o segni o colpi o piaghe) sono 10, ma alcuni le riducono a 7, visto che
forse sono la sintesi di diverse tradizioni narrative di cui c’è traccia ad esempio nei Salmi 78 (42 –
51) e 105 (24 – 36).
3. Per ciascun flagello la procedura è sempre la stessa: la minaccia al faraone, la descrizione della
piaga, l’ordine di JHWH, l’esecuzione dell’ordine, i tentativi dei maghi egiziani di replicare i prodigi,
l’intenzione di “mollare” da parte di Faraone, l’intercessione di Mosè presso JHWH perché faccia
cessare la piaga, il definitivo rifiuto di Faraone. Variante narrativa (che crea un crescendo) è che la
resistenza ostinata di faraone cede un po’ per volta: prima dell’ottavo flagello vorrebbe lasciar
partire gli uomini senza i bambini (10,10) o, prima delle tenebre, solo il popolo senza il bestiame
(10,24)
4. Va notato comunque che gli Ebrei non vengono colpiti e questo è poco spiegabile: cfr 8, 17-20: Se
tu non lasci partire il mio popolo, ecco manderò su di te, sui tuoi ministri, sul tuo popolo e sulle tue
case i mosconi: le case degli Egiziani saranno piene di mosconi e anche il suolo sul quale essi si
trovano. Ma in quel giorno io eccettuerò il paese di Gosen, dove dimora il mio popolo, in modo che
là non vi siano mosconi, perché tu sappia che io, il Signore, sono in mezzo al paese! Così farò
distinzione tra il mio popolo e il tuo popolo. Domani avverrà questo segno". Cfr 9,6; 9,26; 10, 23 …)
5. Questi segni o flagelli a noi in prima battuta possono sembrare fantasie, ma furono probabilmente
eventi naturali ancora oggi frequenti in Egitto (Ravasi), che le varie tradizioni sacerdotali
interpretarono come interventi straordinari del Signore: anche oggi alcuni eventi naturali vengono
interpretati come castighi di Dio. L’intenzione dell’agiografo è quella di sottolineare il potere
incomparabile del Signore dio degli Ebrei ed affermare presso il popolo ebreo la fede: vedi le parole
di Mosè dette a Faraone (8,6) Perché tu sappia che non esiste nessuno pari al Signore, nostro Dio…
e quelle del Signore (10, 1-2): Allora il Signore disse a Mosè: "Va’ dal faraone, perché io ho reso
irremovibile il suo cuore e il cuore dei suoi ministri, per operare questi miei prodigi in mezzo a loro e
perché tu possa raccontare e fissare nella memoria di tuo figlio e di tuo nipote come io ho trattato
gli Egiziani e i segni che ho compiuti in mezzo a loro e così saprete che io sono il Signore!".
 Primo flagello: le acque del Nilo trasformate in sangue (legg. Esodo 7, 14-23): in luglio e agosto i
microrganismi, presenti nel fango della piena, assorbono ossigeno e causano la moria dei pesci.
 Secondo flagello: le rane (7,25 – 8,11): quando si ritira la piena si formano degli acquitrini.
 Terzo flagello: le zanzare (8,12 – 15). E’ una piaga che c’è anche a Bergamo, con pozzanghere ed
acquitrini … Ma nel testo l’importante è l’espressione dei maghi egiziani (v. 15), è il dito di Dio!,
anche loro colgono che è in azione l’intervento straordinario di una Potenza che non possono né
controllare, né arginare!
 Quarto flagello: i tafani ovvero la mosca tropicale, che attacca uomini e bestie fra dicembre e
gennaio, quando il Nilo decresce (8, 16-28)
 Quinto flagello: la moria del bestiame potrebbe essere conseguenza della peste (9, 1-7)
 Sesto flagello: le ulcere potrebbero essere state provocate dall’antrace, una dermopatia trasmessa
dalla mosca tropicale (8, 8-12)
 Settimo flagello: la grandine è rara d’inverno, ma quando cade è dannosissima (9, 13-35)
 Ottavo flagello: le cavallette sono un flagello endemico per l’agricoltura di tutto l’Oriente (10, 1-20)
 Nono segno: le tenebre possono essere state provocate dal cosiddetto scirocco nero (10, 21-29).
L’oscurità è soprattutto presagio della catastrofe imminente.
6. Legg. Esodo 11, 1-12. Fuga o espulsione? Si noti al v.1 l’esodo come espulsione (Il Signore disse a
Mosè: "Ancora una piaga manderò contro il faraone e l'Egitto; dopo, egli vi lascerà partire di qui. Vi
lascerà partire senza restrizione, anzi vi caccerà via di qui) di cui si parla anche in 12, 33: Gli Egiziani
fecero pressione sul popolo, affrettandosi a mandarli via dal paese, perché dicevano: "Stiamo per
morire tutti!". Invece l’idea di esodo come fuga è a 14,5: Quando fu riferito al re d'Egitto che il
popolo era fuggito, il cuore del faraone e dei suoi ministri si rivolse contro il popolo. Dissero: "Che
abbiamo fatto, lasciando partire Israele, così che più non ci serva!" (e infatti si metteranno
all’inseguimento)
7. Al v.7 affermato il principio dell’elezione: è il Dio d’Israele! Il senso teologico del racconto
dell’esodo è sintetizzato da Mosè in Deuteronomio 4,34: O ha mai tentato un dio di andare a
scegliersi una nazione in mezzo a un'altra con prove, segni, prodigi e battaglie, con mano potente e
braccio teso e grandi terrori, come fece per voi il Signore vostro Dio in Egitto, sotto i vostri occhi?
8. Legg. 12, 1-28: la Pasqua. L’istituzione della Pasqua è collocata qui, fra il nono flagello e la morte
dei primogeniti, per sottolineare la centralità di questo evento (e della successiva memoria) nella
fede d’Israele. L’antico calendario ebraico faceva partire l’anno dal plenilunio di primavera, cioé dal
mese di Aviv (Nisan nella versione babilonese). La Pasqua era la prima festa dell’anno. Qui si
riconciliano i 2 figli di Adamo, Caino e Abele. Nel mangiare gli azzimi c’è la memoria di un culto
agricolo (di origine cananeo) con la consacrazione al signore delle primizie al tempo della prima
raccolta delle messi. Nel sacrificio dell’agnello la tradizione dei pastori: gli arabi di Moab e i semiti
di altri paesi consacravano ogni anno il primo nato del gregge al loro dio e nel periodo di luna piena
preparavano con esso un pasto di comunione che riuniva la tribù e gli ospiti stranieri in una festa di
pace e di gioia. Le tende erano spruzzate di sangue per tener lontano la minaccia demoniaca alla
vita dei figli. Nella terra di Canaan Mosè non cancella la festa delle famiglie e del clan, ma la
consacra a YHWH. L’esodo cambia però il significato dell’antica tradizione dei nomadi. Da sacrificio
legato alla natura e ai suoi cicli diventa “memoriale” della notte del sangue dei primogeniti e della
violenta liberazione. Cfr Esodo 23, 15-20; Deut. 16, 1-18; 2 Re 23, 21-23.
9. Il rito ebraico prevedeva l’immolazione dell’agnello (o capretto), l’aspersione del suo sangue sugli
stipiti e l’architrave delle case, la cena familiare (con l’agnello, azzimi ed erbe amare) che si doveva
mangiare in una situazione di fretta, pronti per la partenza, la consumazione totale dell’animale
(per cui si doveva eventualmente unirsi ad un’altra famiglia). Il lievito viene eliminato perché
simbolo di corruzione.
10. Pesach in ebraico (dal verbo pasach, saltellare, danzare) indicava una danza, un saltello che
facevano i pastori offrendo il sacrificio. In egiziano ha una radice verbale che significa colpire. Fu
poi tradotto con passaggio, quello di Dio per preparare la strada al popolo: 12.12: In quella notte io
passerò per il paese d'Egitto e colpirò ogni primogenito nel paese d'Egitto, uomo o bestia; così farò
giustizia di tutti gli dei dell'Egitto. Io sono il Signore! Un dio senza mediatori, come spiega la cena
pasquale ebraica: non per mano di un angelo, non per mano di un serafino, non per mano di un
inviato , ma del santo, benedetto Egli sia, egli stesso con la sua gloria. Pesach ha subito molte
trasformazioni, ma è sempre stata una festa di primavera. Il pasto domestico divenne una grande
festa che si cercò di accentrare in un pellegrinaggio generale delle tribù al Tempio di Gerusalemme.
Dopo la fine del secondo tempio ridivenne una festa domestica, come è ancora oggi, non la festa di
un ricordo, ma di un evento del passato che riaccade anche oggi: ogni generazione che festeggia la
Pasqua diventa una sola cosa con la prima generazione e con tutte le altre (Buber)