Sindrome Retto Adduttoria

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SINDROME RETTO
ADDUTTORIA
(PUBALGIA)
La sindrome Retto Adduttoria (Pubalgia)
Cosa è la Pubalgia?
Se si parla di pubalgia in senso ampio, cioè di una sindrome dolorosa generica
che interessa la regione addominale, inguinale fino alla zona interna delle
cosce, le cause possono essere molto diverse e spaziano da patologie tendinee
o muscolari, ossee o articolari fino a quelle di tipo infettivo, tumorale, ecc.
Per pubalgia, in senso stretto, però si intende generalmente una sindrome
dolorosa della griglia pelvica che rientra tra le “patologie da sovraccarico”, cioè
la cui origine si fa risalire a una serie di microtraumi ripetuti nel tempo. In
sostanza, quindi, la pubalgia è un dolore muscolare (mioentesite) che riguarda
diversi gradi di lesione dei muscoli della zona frontale e bassa dell’addome e
della sinfisi pubica.
Questa patologia interessa soprattutto gli sportivi, in particolare i
professionisti, cioè coloro che svolgono attività continuative e ad alto livello,
come ad esempio i giocatori di calcio, e le donne in gravidanza. Ma non solo.
Non è infrequente che tale problema emerga anche in atleti che svolgono altre
attività sportive come il tennis, la scherma, la pallamano, l’atletica, la danza,
l’equitazione, discipline nelle quali è richiesta l’intensa sollecitazione degli arti
inferiori.
A parte il tipo di sport praticato, non bisogna dimenticare che la pubalgia può
sopraggiungere anche a seguito di un cambiamento del tipo di allenamento o,
anche, del terreno sul quale lo si svolge (troppo cedevole o eccessivamente
irregolare, ad esempio), del tipo di scarpe utilizzato, oppure in relazione alle
caratteristiche strutturali dell’atleta, come un’accentuata curvatura lombare,
una dismetria degli arti inferiori, patologie congenite dell’anca o problemi
posturali che creano asimmetria del bacino.
Le tre forme di pubalgia:
1) “la sindrome retto-adduttoria”, caratterizzata da un'infiammazione
cronica nel luogo di inserzione sul pube dei muscoli addominali e dei muscolo
adduttori. Il pube infatti è il centro in cui confluiscono notevoli tensioni
muscolari sia dall'alto (muscoli addominali) che dal basso (muscoli adduttori) le
quali si trovano ad agire su uno spazio esiguo, per queste motivazioni il pube
diventa frequentemente luogo di patologia da sovraccarico.
2) “la sindrome sinfisiaria”, causata da ripetuti microtraumi che a loro volta
causano il cedimento parziale della sinfisi pubica (formazione fibro-cartilaginea
posta tra i due emibacini). Il cedimento della sinfisi pubica causa a sua volta la
sua instabilità e quindi ne deriva un disequilibrio del bacino.
3) “la sindrome della guaina del retto femorale” o “sindrome del nervo
perforante del retto addominale nel calciatore” causata da una fissurazione
della fascia superficiale addominale che a sua volta causa lo stiramento del
nervo perforante.
Pubalgia e Sport
La forma che generalmente interessa gli sportivi è quella della pubalgia da
sindrome retto-adduttoria e spesso, la pubalgia negli atleti è la conseguenza di
altri fattori legati ad alterazioni statiche e dinamiche del rachide, del bacino e
degli arti inferiori; infatti, l’iperlordosi lombare, la displasia congenita dell’anca,
la dismetria degli arti inferiori sono tra le cause più frequenti che possono
determinare l’insorgenza della pubalgia; una delle cause predisponenti più
comuni è comunque la asimmetria del bacino.
La zona pubica è molto spesso il punto d’incontro-scontro delle forze che
arrivano dal basso (l'impatto al suolo) e di quelle discendenti (peso del tronco).
Per l'atleta, tutto procede bene finché i suoi muscoli hanno una lunghezza ed
un'elasticità tali da consentire l'assorbimento di questi impatti, mantenendo
una coordinazione ottimale.
Spesso la causa delle pubalgie sono i muscoli posteriori della coscia
(hamstring), che si sviluppano eccessivamente e si accorciano, impedendo così
al ginocchio di estendersi correttamente ad esempio mentre si corre, in questo
modo i muscoli adduttori non trovano più lo spazio biomeccanico per lavorare
in modo corretto: si contraggono e s’irrigidiscono.
Il movimento non riesce più ad essere ampio e fluido, come sarebbe invece
necessario nella performance atletica; durante l’attività sportiva il corpo ha
bisogno di dispiegarsi per esprimere la sua massima potenza ed invece, in
questo caso, viene sollecitato mentre è bloccato. La griglia pelvica ed in special
modo la sinfisi pubica sono l’incrocio di spinte di forze contrapposte, rendendoli
facilmente vulnerabili.
Nel momento in cui uno o più gruppi muscolari diventano ipertonici
s’instaurano delle congestioni, che alterano il corretto metabolismo muscolare.
Al tatto gli adduttori saranno molto più dolenti degli ischio-crurali della coscia,
ma sono proprio questi ultimi che devono avere la precedenza nell'essere
trattati, allungati e rimessi in fase, altrimenti gli adduttori non riusciranno mai
a riprendere correttamente la loro funzionalità nella biomeccanica.
Pubalgia e Gravidanza
Uno dei problemi che maggiormente affliggono le donne durante la gravidanza
è la pubalgia. Talvolta alcuni terapisti, poco informati a riguardo, hanno
liquidato le loro pazienti, che si lamentavano di questi dolori, dicendo loro che
era un segno evidente della necessità di un parto cesareo; ma tutto ciò non è
assolutamente vero! Durante la gravidanza i movimenti di nutazione e
contronutazione apportano grandi stress alla griglia pelvica, e nel caso in cui
già da prima vi fosse una restrizione nel movimento articolare, magari silente,
è ovvio che durante la gravidanza si manifesti in forma dolore.
La sinfisi pubica e le articolazioni Sacro-iliache giocano un ruolo molto
importante durante la gravidanza, in quanto la loro flessibilità permette alle
ossa di muoversi liberamente in modo tale da permettere al feto di svilupparsi
e muovere in maniera ottimale, e di consentire un parto meno traumatico, il
tutto viene facilitato, durante la gravidanza, dagli ormoni relaxina e
progesterone che aiutano i legamenti del vostro corpo ad essere più elastici del
solito.
Sintomi
Il principale sintomo della pubalgia è naturalmente il dolore, che parte dall’osso
pubico, si dirama in tutta la regione e si localizza nell’inguine fino a interessare,
in certi casi, la faccia interna della coscia. Nelle forme lievi, compare al
risveglio e si manifesta all’inizio degli esercizi fisici, tendendo poi a scomparire
una volta effettuato il riscaldamento. Nelle fasi più gravi della patologia, al
contrario, il dolore può apparire anche in modo improvviso, durante lo
svolgimento dell’attività sportiva, tanto da impedirne la continuazione o,
addirittura, rendere difficile la semplice deambulazione. In questo caso, il
dolore diventa persistente, continuo e tende ad aggravarsi con l’attività mentre
soltanto il riposo lo attenua.
Non è difficile individuare la parte dolente anche attraverso la semplice
palpazione, in quanto i muscoli e i tendini interessati sono piuttosto superficiali,
quasi sotto pelle. Il dolore, in genere, tende ad acutizzarsi quando il soggetto
sottopone a sforzo i muscoli addominali o gli adduttori della coscia. Spetta al
medico individuare la reale natura della pubalgia. Egli dovrà stabilire se il
dolore è unilaterale (patologia addominale) o diffuso (patologia degli
adduttori). Nella prima valutazione diagnostica, si cercherà di individuare
anche eventuali tumefazioni, verificando attraverso la palpazione degli orifizi
inguinali l’eventuale presenza di ernie ed esaminando gli adduttori sotto sforzo
alla ricerca di possibili adenopatie.
Nel caso di diastasi della sinfisi pubica in gravidanza, il dolore potrà
manifestarsi anche solo sollevando o separando una gamba, per esempio per
infilarsi i pantaloni o uscire dall’auto, ma anche nel salire le scale; molte donne
in gravidanza hanno anche sensazioni di blocco a livello del bacino con
difficoltà di movimento delle anche.
Né è detto che i dolori inguinali siano sempre dovuti a cause muscolo-tendinee.
Vi possono, ad esempio, essere problemi ossei, di sofferenza all’articolazione
dell’anca (displasia) o vere e proprie fratture dell’osso pubico, frequenti
soprattutto nei giovani che praticano sport. Da non escludere, nemmeno,
secondo le diverse caratteristiche dei pazienti anche disturbi urinari, problemi
ginecologici, ecc.
Esami di approfondimento
Per arrivare a una corretta diagnosi, il paziente affetto da pubalgia può essere
sottoposto a un esame ecografico, che mostrerà, soprattutto se la patologia è
recente, i tendini alterati nella forma e più spessi. Attraverso la radiografia del
bacino è possibile, invece, rilevare l’esistenza di eventuali lesioni a livello
dell’osso pubico e di una pubalgia cronica in quanto, nei punti di maggiore
infiammazione della sinfisi, si potrà notarne il contorno irregolare con
eventuale presenza di geoidi e lo sviluppo di calcificazioni specialmente nella
parte inferiore.
Per ulteriori approfondimenti, e quando la diagnosi appare ancora incerta, non
si escludono scintigrafia, Tac e risonanza magnetica, in grado quest’ultima di
evidenziare anche eventuali altre lesioni.
Trattamento della pubalgia
La pubalgia non va mai sottovalutata e occorre intervenire tempestivamente e
con decisione per evitare che si cronicizzi. Bisogna però che vengano
immediatamente sospese tutte le attività fisiche, iniziando un periodo di riposo
coadiuvato da sedute di fisioterapia abbinate ad una costante applicazione di
GHIACCIO localizzato.
Consigli
1. Usate un cuscino in mezzo alle gambe quando risposate a letto.
2. Durante la gravidanza usate un cuscino anche sotto il sedere.
3. Cercate di mantenere le gambe parallele e simmetriche il più possibile
quando vi muovete a letto.
4. Praticare del nuoto, aiuta ad alleggerire le tensioni sulle articolazioni.
5. Fate della ginnastica aerobica in acqua.
6. Quando si è in posizione eretta e fermi cercare di distribuire il peso del corpo
in maniera uguale su entrambe le gambe.
7. Vestitevi da seduti specialmente quando indossate pantaloni o biancheria.
8. Evitate di mettervi seduti a “cavalcioni”.
9. Nel salire e scendere dall’automobile muovete le gambe insieme e non
separatamente.
10. Per ridurre il dolore e l’infiammazione, applicate nella zona borse di
ghiaccio.
11. Fate movimenti delicati, evitate assolutamente movimenti bruschi.
12. Evitate di sollevare pesi da terra.
13. Evitate attività sportive che comportino abduzione degli arti inferiori.
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