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La Pubalgia
Trattamento delle sindromi pubalgiche
La Pubalgia è una sindrome dolorosa, interessante la regione lombo-addomino-pelvicofemorale ma con quadi anatomo-clinici assai differenti tra di loro.
Pubalgia vuole semplicemente dire "dolore al pube": deve essere quindi considerata un
sintomo e non una diagnosi.
Ad oggi, sono state identificate 72 entità cliniche differenti che, soprattutto nelle fasce di
età tra i 10-14 anni, se non trattate subito bene, possono portare ad alterazioni delle
strutture anatomiche a livello dell'articolazione coxo-femorale.
Nel 50% dei casi sono interessate strutture sovrapubiche, nel restante 50% strutture
sottopubiche.
La pubalgia è una patologia la cui epidemiologia resta poco chiara, soprattutto in
ragione della complessità di tipo anatomico della regione pubica e del frequente
sovrapporsi, al quadro clinico, di altri tipi di patologia.
Pertanto, in letteratura, non c'è un consenso sulla sua definizione .
L'errore fondamentale che si fa è pensare che la pubalgia sia una entità unica e ben
precisa, quando invece è necessario indagare a fondo su quali sono le cause che hanno
determinato l'insorgenza di dolore al pube.
L'esame clinico è sicuramente l'aspetto
fondamentale per l'approccio a questa
patologia, grazie al quale possiamo identificare le strutture maggiormente colpite su cui
basare poi il nostro trattamento.
Viene chiesto al paziente quali sono i motivi che l'hanno spinto a presentarsi da noi,
effettuando così una corretta anamnesi in cui raccogliamo tutti i dati che ci possono
essere utili ai fini del trattamento, da vecchi disturbi a traumi precedenti all'episodio in
questione.
Nella raccolta dell'anamnesi, oltre al problema principale verrà chiesto la presenza
eventuale di altri sintomi che apparentemente non sembrano essere collegati al
problema. Importante è la descrizione delle limitazioni che il dolore provoca nell'arco
delle 24 ore,la variazione di intensità durante le varie attività della vita quotidiana e il
riposo.
Possiamo inoltre chiedere al paziente se ha effettuato esami diagnostici strumentali e di
laboratorio, chiedendo in tal caso di mostrarci i referti degli esami eseguiti.
Il trattamento della pubalgia deve sempre essere preceduto da un’accurata valutazione
delle strutture articolari (sacro-iliache, pube, colonna vertebrale, arto inferiore) e
muscolari (catene muscolari del tronco e degli arti inferiori).
Successivamente, dopo una attenta osservazione di come il paziente si muove, cammina
e si spoglia, possiamo procedere con la valutazione strutturale più specifica.
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In piedi: Test di flessione in stazione eretta
Da supino: Le strutture che andiamo ad esaminare sono il cingolo
addominale, il rachide lombare, la cintura pelvica (bacino e anche), la
coxo-femorale e i muscoli della coscia .
Si inizia ricercando eventuali zone dolorose attraverso la palpazione diretta o attraverso la
realizzazione di test che vanno a sollecitare gli addominali, il pube e gli adduttori.
Per quanto riguarda il bacino, si valuta la sensazione dolorifica attraverso la compressione
del pube e con manovre di divaricazione e avvicinamento delle ali iliache: se il paziente
sente dolore allora il test è positivo.
Occorre fare molta attenzione a un eventuale dislivello di una delle due branche
pubiche, oltre che a una asimmetria di una delle due spine iliache anteriori e posteriori:
questi aspetti possono essere le espressioni del disequilibrio esistente a livello del cingolo
pelvico.
Nell'esame della parete addominale valutiamo la presenza di dolore alla palpazione
dell'inserzione distale del retto addominale, dell'obliquo esterno e interno ed eventuali test
che valutano questi muscoli in contrazione concentrica e eccentrica
Gli adduttori vengono esaminati mediante la palpazione dell'inserzione muscolare sul
pube, con stiramenti massimali e contrazioni concentriche e eccentriche: nelle pubalgie,
attraverso queste manovre, il dolore viene percepito frequentemente.
Infine andiamo a valutare il rachide lombare, facendo attenzione alla sua mobilità, e le
anche, alla ricerca di eventuali limitazioni in rotazione interna o esterna e alla presenza di
dolore in flessione e rotazione interna.
Nel trattamento riabilitativo, diverse sono le metodiche che possono risultare utili al
conseguimento dell'obiettivo: si va dalle varie Tecniche muscolari e miofasciali (stretching,
rilasciamento, muscle energy, trattamento dei Trigger Points) alle tecniche connettivali,
da esercizi di reclutamento attivo (stabilizzazione, rinforzo muscolare, propriocezione,
coordinazione motoria, equilibrio, ecc.), ai Pompages (manipolazioni non forzate il cui
scopo è recuperare il grado ottimale di mobilità di articolazioni e muscoli) per arrivare
alle Tecniche osteoarticolari (mobilizzazioni e manipolazioni) che sono alla base di quasi
tutti i trattamenti.
Una tecnica manuale efficace da evidenziare è il “Concetto Maitland”, che si si basa su
una mobilizzazione passiva, eseguita in maniera molto più delicata, consistente
nell'induzione di un movimento con oscillazioni ritmiche passive.
Non esiste un protocollo di trattamento specifico per la pubalgia, come non esiste una
tecnica specifica. L'esperienza del fisioterapista è determinante in questo: il suo bagaglio
tecnico e professionale fa si che nell'ambito dello stesso intervento, vengano utilizzate
tante tecniche così ben omogeneizzate tra loro che alla fine è difficile definire un vero e
proprio indicatore nella stesura di un programma terapeutico.
Importantissima anche la collaborazione multiprofessionale: medico di base, medico
specialista, preparatore atletico.
Ogni trattamento deve quindi inserirsi in un contesto riabilitativo globale!