Liceo Scientifico “Tito Lucrezio Caro” di Cittadella Pegoraro Lisa Grosselle Valentina Classe 4 B A.S. 2007/2008 “Il manifesto degli studenti sul dialogo interculturale: scriviamolo insieme!” INTEGRAZIONE: CAPIRE COS’È LA DIVERSITÀ Il diverso che provoca il pregiudizio: come evitarlo per facilitare l’integrazione Obiettivi: - comprendere le ragioni della diversità umana è conoscere le caratteristiche biologiche che portano alla diversità umana: i tratti somatici costituiscono la causa principale della diversità biologica tra gli individui. In particolar modo, il tratto più notevole è quello del colore della pelle, dovuto alla melanina. - capire in che modo la diversità biologica interferisce nelle relazioni umane è la diversità provoca spesso dei sentimenti ostili verso il prossimo, il pregiudizio rappresenta la base di queste ostilità che, accrescendosi, si trasformano in vere e proprie azioni di discriminazione e razzismo. - conoscere alcuni degli esempi di discriminazione e razzismo, compiuti basandosi sulla diversità biologica umana. è capire fino a che punto il pregiudizio riesce a condizionare le azioni dell’uomo, facendo nascere l’odio e la paura verso ciò che è diverso. - comprendere ciò che fa nascere la paura verso il diverso è conoscere cosa sia realmente il pregiudizio, le sue cause e anche il modo in cui si può combattere. Comprendere che la diversità non rappresenta un ostacolo, ma una ricchezza. Essa non deve essere causa di sentimenti ostili contro chi viene considerato diverso da noi, perché nel mondo reale siamo tutti stranieri, l’uno diverso dall’altro, con abitudini diverse. Ma nonostante le diversità - biologiche, culturali, linguistiche, religiose - noi tutti siamo in fondo esseri umani che vivono, amano, soffrono, pregano, tutti nello stesso modo. Capire dunque che, considerando la diversità una ricchezza e eliminando il pregiudizio, si può facilitare l’integrazione tra i diversi popoli. 1 Argomenti: -analisi della differenza dei tratti somatici: ● origine della diversificazione dei tratti somatici ● caratteristiche dei più rilevanti tratti somatici ● categorizzazione delle principali “razze” -analisi della melanina, considerata il più appariscente dei caratteri somatici: ● caratteristiche biologiche ● distribuzione del pigmento melanico → scala cromatica di Von Luschan -analisi del fenomeno dell’Apartheid: ● origini ● istituzione dell’Apartheid → leggi previste ● lotta contro l’Apartheid ● fine dell’Apartheid -analisi del fenomeno del pregiudizio: ● definizione di pregiudizio, di stereotipo, di discriminazione → componente affettiva, cognitiva, comportamentale ● cause del pregiudizio → categorizzazione sociale, → fenomeno dell’ingroup «bias» e omogeneità dell’outgruop → fallimento della logica → teoria del conflitto realistico: capro espiatorio ● come si può ridurre il fenomeno -riflessione conclusiva: (spunto per la riflessione tratto da Stranieri come noi di Vittorio Zucconi) ● cercare di eliminare la generalizzazione, ed anche il pregiudizio, attraverso la conoscenza ● capire che nonostante le differenze tutti gli uomini fanno parte di una grande famiglia ● scoprire che la diversità non rappresenta un ostacolo per l’integrazione tra i popoli, bensì una ricchezza 2 La diversità -Che cos’è la diversità? “La diversità è il contrario della rassomiglianza, di ciò che è identico. La prima differenza evidente è quella del sesso. L’uomo è differente dalla donna. E viceversa. [...]. In altri casi, colui che chiamiamo diverso ha un altro colore di pelle rispetto a noi, parla un’altra lingua, cucina in un altro modo, ha altri costumi, un’altra religione, altre abitudini di vita, di fare festa, eccetera. Ci sono differenze che si manifestano attraverso l’aspetto fisico (la statura, il colore della pelle, i lineamenti del viso, eccetera) e poi ci sono le differenze di comportamento, di mentalità di credenze, eccetera.” Tahar Ben Jelloun, Il razzismo spiegato a mia figlia, Bompiani, Milano 2005, p. 11 Il mondo in cui tutti noi viviamo è il risultato di una moltitudine di realtà, che spesso non riusciamo a conoscere interamente. La complessità del nostro pianeta deriva direttamente dalla complessità dei suoi abitanti. Tutti gli esseri viventi infatti sono più o meno complessi e ciò che li diversifica sono le specifiche caratteristiche che appartengono a loro. L’uomo, in particolare, possiede delle peculiarità che lo distinguono dagli altri esseri viventi. Non solo, ogni essere umano ha delle caratteristiche proprie che lo rendono diverso da tutti gli altri esseri umani, che lo rendono unico su tutto il pianeta. La diversità, dunque, può essere considerata un’importante ricchezza per l’essere umano, ma nel contempo, può essere considerata un elemento negativo: molto spesso la diversità è infatti causa dell’origine di sentimenti ostili, che portano ad azioni spregevoli e disumane. Il fatto di essere tutti l’uno diverso dall’altro fa scaturire sentimenti come l’invidia, l’odio, la paura, il risentimento, stati d’animo che sono guidati dall’istinto dell’uomo stesso, dall’ignoranza e la paura verso l’ignoto. La diversità provoca il pregiudizio, che a sua volta è all’origine della discriminazione e del razzismo. Per combattere questi atteggiamenti è necessario eliminare il pregiudizio e per fare questo bisogna comprendere la diversità. Una buona comprensione necessita un’adeguata conoscenza, un corretto apporto di informazioni che permettano di ridurre quella paura verso il diverso che è la primaria forma del pregiudizio. 3 Lo straniero -Cos’è lo straniero? “La parola straniero ha la stessa radice di estraneo e di strano, che indica ciò che è “di fuori”, “esterno”, “diverso”. Designa colui che non è della famiglia, che non appartiene né al clan né alla tribù. È qualcuno che viene da un altro paese, sia esso vicino o lontano, qualche volta da un’altra città o un altro villaggio. Da ciò è nato il concetto di xenofobia, che significa “ostilità verso gli stranieri, e ciò che viene dall’estero”. Oggi però la parola strano designa qualcosa di straordinario, di molto diverso da quanto si ha l’abitudine di vedere.” Tahar Ben Jelloun, Il razzismo spiegato a mia figlia, Bompiani, Milano 2005, p. 14 La diversità dal punto di vista scientifico. La scienza che si occupa degli studi sull’uomo, dal punto di vista sociale, culturale e fisico, è l’antropologia. Questo termine deriva dal greco Ανθρωπολογία, composto da άνθρωπος, ànthropos che significa "uomo", e λόγος , lògos inteso come "studio". In particolare, l’antropologia fisica (o “antropologia biologica”) si occupa dell’evoluzione dell’uomo e studia le caratteristiche fisiche degli esseri umani, della genetica delle popolazioni e le basi biologiche dei comportamenti della specie umana e dei suoi parenti più stretti, le grandi scimmie (primatologia). Per capire la diversità che caratterizza il genere umano è necessario partire fin dall’origine della storia del popolamento della terra, che ha occupato un periodo molto lungo e che in parte rimane ancora oggi ignota. La maggior parte degli studiosi ritiene che la culla dell’umanità sia da individuarsi nella parte orientale dell’Africa (regione dell’attuale Etiopia, Kenia e Tanzania), perché è in quella regione che sono stati trovati i resti più antichi. Da qui i primi uomini si sarebbero diffusi a ondate successive, differenziandosi gradualmente tra di loro, dapprima verso le zone temperate dell’Europa, poi verso le rimanenti parti dell’Africa e dell’Asia. I loro spostamenti dovettero essere di volta in volta ostacolati o favoriti dall’esistenza o meno di barriere naturali come montagne o mari, ma soprattutto dall’evoluzione del clima, nell’epoca delle grandi glaciazioni. 4 Proprio a causa delle differenti condizioni climatiche, ambientali e di alimentazione, le caratteristiche somatiche dei primi abitanti della Terra sono andate differenziandosi, dando origine a tre razze principali e successivamente ad un certo numero di razze secondarie o derivate, anche a causa degli incroci tra gli individui delle tre razze principali. Queste sono: l’Europide, la Negride e la Mongolide, dette anche erroneamente bianca, nera e gialla. Infatti il colorito della pelle, dovuto ai pigmenti sottocutanei, non è determinante per una netta distinzione ma rappresenta soltanto una delle molte caratteristiche, che sono: - Colorito della pelle: va dal bianco latte al nero ebano, passando per una scala cromatica comprendente, secondo Von Luschan, 36 classi: molto chiara, chiara, media, scura e molto scura. - Indice cefalico: tracciando una linea longitudinale ed una trasversale sul cranio, ponendo la prima uguale a 100, se la seconda oscilla tra 70 e 75 si ha cranio dolicocefalo, se tra 75 e 80 mesocefalo, se tra 80 e 85 brachicefalo; rispettivamente allungato, medio, tondeggiante. - Rapporto tra apertura delle braccia e statura: ponendo uguale a 100 la statura, se l’apertura delle braccia è inferiore, uguale o superiore a 100, gli arti superiori saranno più corti, proporzionati o più lunghi. - Indice schelico: rapporto tra altezza in piedi e altezza a sedere. Varia tra 45, 7 , gambe lunghe, e 55, 4 , gambe corte; rispettivamente tipo longilineo e tipo brevilineo. - Profilo del volto: tracciata una linea dalla fronte alla bocca ed un’altra dalla bocca al lobo dell’orecchio, se l’angolo così formato è acuto si ha il profilo prognato, se è retto si dice ortognato. 5 - Capelli: si dicono lissotrichi quando sono rigidi, tondi, lunghi; cimotrichi se sono ondulati, fini, leggeri, ovali, lunghi; ulotrichi se lanosi, piatti corti e ricciuti. In genere sono sempre si colore nero o scuro, soltanto i cimotrichi possono essere biondi o rossi. - Statura: bassa se arriva a 158 cm, media se compresa tra i 158 ed i 168 cm, alta se tra i 168 ed i 178 cm, altissime oltre i 178 cm. Altre caratteristiche sono il rapporto tra il braccio e l’avambraccio, il rapporto tra gamba e coscia, la forma del naso, la forma dell’occhio, eccetera. CATEGORIE: - RAZZA EUROPIDE: colorito dal molto chiaro al medio, cranio mesocefalo, arti proporzionati, profilo ortognato, capelli cimotrichi di colore dal biondo al castano scuro, statura media. - RAZZA NEGRIDE: colorito dallo scuro al molto scuro, cranio dolicocefalo, arti più lunghi, profilo prognato, capelli ulotrichi, statura alta ed altissima, naso largo, labbra grosse e evertite. - RAZZA MONGOLIDE: colorito dal chiaro al scuro, cranio brachicefalo, atri più corti, profilo ortognato, capelli lissotrichi, statura bassa, naso piccolo, occhio allungato, zigomi sporgenti, macchia scura generalmente sul dorso. - RAZZA AUSTRALIDE: secondo alcuni gli australidi formerebbero la quarta razza originaria, secondo altri rientrerebbero nella razza negride. Infatti alcune caratteristiche sono comuni, ma la razza australide si distingue per: statura media, tratti facciali grossolani, arcata sopraciliare sporgente, colorito dal medio allo scuro (generalmente marrone scuro), labbra grosse ma non evertite, denti larghi, capelli lisci con tendenza al crespo (diffusi il colorito biondo dei capelli nei bambini). - RAZZE SECONDARIE: sono derivate da incroci avvenuti in epoche lontanissime o per mutamenti di alcune caratteristiche a seguito delle migrazioni in località con condizioni climatiche ed ambienti differenti. Le principali sono: MALESI: incrocio tra mongolidi ed australidi. DRAVIDA:incrocio tra europidi ed australidi. ETIOPI: incrocio tra negridi nilotici ed europidi asiatici. AMERINDI: derivati dai mongolidi. POLINESIANI: molto simili agli europidi. OSTIACHI: incrocio tra mongolidi ed europidi. ESQUIMESI: simili ai mongolidi, ma più bassi e con pelle più scura. AINU: di origine europide, bassi e bruni. PIGMEI: statura nanoide, pelle bruno scura (Congo, India). Gli attuali incroci tra euripidi e amerindi sono detti meticci, tra euripidi e negridi mulatti, tra amerindi e negridi zambos. 6 Principali razze umane Nei continenti extraeuropei troviamo dunque una grande varietà della specie Homo Sapiens: quella europide o «bianca» (diffusa soprattutto nella parte occidentale dell’Eurasia e nel Nordafrica), quella mongolide o «gialla» (nella parte orientale dell’Asia e nell’America prima della conquista europea), quella negride o «nera» (nella maggior parte dell’Africa e Oceania). La distinzione tra bianchi, gialli e neri allude al colore della pelle, un carattere che è il risultato millenario di una diversa pigmentazione delle pelle per proteggersi dai raggi ultravioletti del sole a latitudini diverse. Ma il colore della pelle, se è il più appariscente tra i caratteri dei diversi gruppi umani, non è il solo, come già visto in precedenza. Lo accompagnano infatti la forma dell’occhio, quella del cranio, del tipo di capelli, l’altezza e molti altri. Si ritiene che tutti questi caratteri siano stati prodotti da un antico adattamento all’ambiente e trasmessi poi geneticamente da una generazione all’altra. Per esempio, i tratti del viso mongolide furono probabilmente un adattamento al clima freddo molto rude dell’Asia nordorientale al tempo delle ultime glaciazioni. Queste differenze tendono comunque a non essere sopravvalutate dai biologi sebbene, se si cercano differenze genetiche ad un livello più profondo, non se ne trovano o sono pochissime e poco rilevanti. In ogni caso oggi prevale la tendenza alla omogeneizzazione fisica: in altre parole, si può ritenere che con il passare delle generazioni le differenze tra gli uomini diminuiscano. Ci sono varie ragioni di questo, innanzitutto lo sviluppo della cultura, unico ambito in cui l’uomo si è specializzato. Oggi, le differenze fisiche non si formerebbero, o si formerebbero molto meno, perchè è mutato in gran parte il modo in cui gli uomini possono affrontare l’ambiente. Inoltre, il formarsi delle differenze presuppone un’epoca lontana in cui gli uomini vissero a lungo isolati in un ambiente particolare. Più tardi, si moltiplicarono invece le migrazioni dei popoli, e innumerevoli incroci intervennero a rendere il quadro assai più complesso. Le differenze fisiche tra i gruppi umani sono quindi solo il relitto di lontane epoche passate e, inoltre, le tre grandi varietà che si conoscono sono fortemente frazionate al loro interno: ci sono, infatti, popolazioni che non sembrano rientrare in nessuna delle tre categorie e altre che sono state soppiantate da altre venute di più recente. Sul piano della biologia, dunque, una « geografia delle popolazioni umane » non può che limitarsi a indicare i caratteri fisici dominanti delle varie popolazioni. In tale quadro appaiono, oltre che scientificamente infondate, sempre più insensate e contrastanti con l’evoluzione della realtà le idee o le teorie circa la presunta superiorità di un gruppo umano sugli altri. 7 Il colore della pelle, come il più appariscente dei caratteri fisici. La melanina. Le melanine, dal greco antico μέλας (mèlas = nero), sono pigmenti che hanno la proprietà di rendere di colore bruno i loro copolimeri. La melanina è contenuta in particolare in speciali cellule tegumentarie, dette melanociti. I melanociti costituiscono circa il 5% della popolazione cellulare dell'epidermide e dei follicoli. Il colore della cute normale dipende soprattutto dal tipo e dalla distribuzione dei pigmenti melanici, e dalla presenza di altre sostanze come l'emoglobina ed i carotenoidi, che contribuiscono a determinare il colore della pelle. Nell'uomo è presente una pigmentazione melanica costituzionale, che rappresenta la quantità geneticamente determinata, e una facoltativa che può essere indotta da vari fattori, come l'esposizione solare e cause ormonali. Anche se tutti gli esseri umani possiedono una concentrazione generalmente simile di melanociti nella pelle, l'attività dei melanociti è differente in individui appartenenti a diversi gruppi etnici: esprimendo più frequentemente o meno frequentemente i geni melanina-produttori, conferisce una maggiore o minore concentrazione di melanina nella pelle e quindi una diversa pigmentazione. La melanina inoltre ha la funzione di proteggere gli strati profondi dell'epidermide dai raggi UV e di colorare la pelle, essendo infatti una delle più efficaci protezioni naturali contro la luce. Il melanocita è la cellula che sintetizza le melanine e risiede nello strato basale dell'epidermide. Il precursore del melanocita è il melanoblasto, che si differenzia in melanocita capace di produrre melanosoma nelle prime settimane di vita embrionale. La pigmentazione melanica nella cute umana è un processo duplice che coinvolge sia la produzione di melanosomi, che avviene all’interno dei melanocita ed è chiamata melanogenesi, sia il trasferimento dei granuli di pigmento nelle cellule circostanti. Ciascun melanocita fornisce melanosomi ad un gruppo di circa 36 cheratinocidi, che nell’insieme costituiscono l’unità melanica epidermica. L'intensità della pigmentazione varia a seconda della regione del corpo e della razza, tuttavia le diversità razziali non dipendono da differenze del numero di unità epidermo-melaniche ma sono legate a differenze nelle dimensioni dei melanosomi e nella loro distribuzione. Le melanine sono classificate in due gruppi principali: le eumelanine sono pigmenti marroni o neri, e le feomelanine che sono invece pigmenti gialli, rossi o bruni. È importante sapere che la pigmentazione melanica è influenzata da alcuni ormoni che agiscono direttamente sul melanocita e/o sul melanoblasto, inoltre ci sono altri fattori esterni che possono stimolare la produzione di melanina, come i raggi ultravioletti, in particolare i raggi UVA e UVB, che possono modificare la pigmentazione cutanea in modo diverso da un individuo all’altro. 8 Distribuzione del colore della pelle umana. La cartina precedente è stata realizzata basandosi sulla scala di pigmentazione di Von Luschan. La scala cromatica realizzata dall’ inventore sopraccitato rappresenta un metodo per classificare il colore della pelle e consiste idealmente in 36 mattonelle di vetro opache che sono state confrontate con la pelle del soggetto, in un posto che normalmente non è esposto al sole (parte interna del braccio). La scala di Von Luschan fu utilizzata molto diffusamente durante la prima metà del ventesimo secolo nello studio della corsa e dell’antropometria, ma nonostante questo essa venne reputata problematica e in alcuni casi contraddittoria, a causa del fatto che i diversi ricercatori potevano dare letture differenti di uno stesso soggetto. Dopo essere stata abbandonata verso l’inizio degli anni cinquanta, venne sostituita dai metodi della spettrofonometria di riflessione. Scala cromatica di Von Luschan Il colore della pelle, come prima causa di discriminazione. Oggigiorno sono molti gli aspetti che possono far nascere nelle persone un senso di disagio o un senso di avversione verso qualcun altro che è diverso. Questi sentimenti, però, possono prendere una piega davvero violenta laddove diventa difficile la convivenza con questa diversità, e nella storia sono stati molti gli episodi di intolleranza, non soltanto per motivi religiosi o culturali, ma anche per la semplice diversità fisica legata soprattutto al colore della pelle. In particolare questo è ciò che è accaduto in Sudafrica con l’attuazione della politica dell’Apartheid, uno dei numerosi casi di politica razziale che si sono verificati nella storia. (Tra gli altri, tristemente famosa è sicuramente la politica razziale attuata in Germania durante il nazismo che si è conclusa col più grande genocidio di massa della storia). 9 L’Apartheid Il termine apartheid ("separazione" in lingua afrikaans) si riferisce alla politica di segregazione razziale istituita dal governo di etnia bianca del Sudafrica nel dopoguerra e rimasta in vigore fino al 1990. Sembra che il termine "apartheid" sia stato usato per la prima volta nel 1917 in senso politico dal primo ministro sudafricano Jan Smuts. L'apartheid aveva due manifestazioni: la separazione dei bianchi dai neri nelle zone abitate da entrambi (per esempio rispetto all'uso di mezzi e strutture pubbliche) e l'istituzione dei bantustan, i territori semi-indipendenti in cui molti neri furono costretti a trasferirsi. L'apartheid fu applicato dal governo sudafricano anche alla Namibia, che fino al 1990 era amministrata dal Sudafrica. L'apartheid è stato proclamato crimine internazionale da una convenzione delle Nazioni Unite, votata dall'Assemblea Generale nel 1973 ed entrata in vigore nel 1976 (International Convention on the Suppression and Punishment of the Crime of Apartheid) ed è stato recentemente inserito nella lista dei crimini contro l'umanità che la Corte penale internazionale può perseguire. Le origini In Sudafrica i neri costituivano l'80% circa della popolazione, mentre i bianchi, il restante 20%, si dividevano in coloni di origine inglese e afrikaner. Gli afrikaner, che costituivano la maggioranza della popolazione bianca, erano da sempre favorevoli ad una politica razzista. Con le elezioni del 1924 vennero introdotti nel paese i primi elementi di segregazione razziale, ma nel 1939 Jan Smuts (ex capo del governo sudafricano) tornò al potere e il nazionalismo afrikaner non poté proseguire il suo progetto politico. Durante la seconda guerra mondiale un gruppo di intellettuali afrikaner influenzati dal nazismo completò la teorizzazione del progetto dell'apartheid. La filosofia dell'apartheid affermava di voler dare ai vari gruppi razziali la possibilità di condurre il proprio sviluppo sociale in armonia con le proprie tradizioni. Come si sarebbe visto, questa giustificazione non era che un paravento per una politica razzista, e infatti venne creata un'organizzazione segreta per promuovere gli interessi degli afrikaner. L’istituzione dell’Apartheid Nel 1948 l'apartheid prese definitivamente forma. Secondo le leggi dell’Apartheid i cittadini venivano classificati in tre principali gruppi razziali: bianco, bantu (neri africani) e coloured (persone con discendenza mista). Successivamente venne istituita anche una quarta categoria per gli asiatici (indiani e pakistani). Le principali leggi che hanno messo in piedi il sistema sono state: · · · proibizione dei matrimoni interrazziali; legge secondo la quale avere rapporti sessuali con una persona di razza diversa diventava un reato penalmente perseguibile; legge che imponeva ai cittadini di registrarsi come bianchi o neri; 10 · · · · · · · legge che permetteva di bandire ogni opposizione che venisse etichettata dal governo come "comunista" (usata per mettere fuorilegge nel 1960 l'African National Congress (ANC), la più grande organizzazione politica che includeva i neri, di stampo socialista, ma non comunista); legge che proibiva alle persone di diverse razze di entrare in alcune aree urbane; legge che proibiva a persone di razze diverse di utilizzare le stesse strutture pubbliche (fontane, sale d'attesa etc.); legge che prevedeva una serie di provvedimenti tesi a rendere più difficile per i neri l'accesso all'istruzione; legge che sanciva la discriminazione razziale in ambito lavorativo; legge che istituiva i bantustan, una sorta di "riserve" per la popolazione nera, nominalmente indipendenti ma in realtà sottoposte al controllo del governo sudafricano; legge che privava della cittadinanza sudafricana e dei diritti a essa connessi gli abitanti dei bantustan. Nel 1956 la politica di apartheid fu estesa a tutti i cittadini di colore, compresi gli asiatici. Negli anni '60 3,5 milioni di neri, chiamati Bantù, furono sfrattati con la forza dalle loro case e reinsediati nelle "homeland del sud". I neri furono privati di ogni diritto politico e civile, potevano frequentare solo l'istituzione di scuole agricole e commerciali speciali, i negozi dovevano servire tutti i clienti bianchi prima dei neri. Questi ultimi inoltre dovevano avere speciali passaporti interni per muoversi nelle zone bianche, pena l'arresto o peggio. La lotta contro l’Apartheid In un primo tempo sia neri che bianchi, organizzarono proteste contro l'apartheid, che venivano puntualmente soffocate con brutalità dalle forze di sicurezza governative. Nel 1960 l'ANC, l’ African National Congress fondato nel 1912, insieme a un gruppo di soli neri utilizzò per la prima volta la forza; non che se limitandosi agli obiettivi strategici come distruggere le centrali elettriche, motivo di arresto del futuro presidente Nelson Mandela. Nel 1975, i burocrati decisero di fare rispettare una legge a lungo dimenticata: ogni norma doveva essere scritta in lingua africana. Questa legge si estese presso tutte le scuole in cui, sia insegnanti che alunni, dovevano tenere le lezioni nella lingua dettata. Forti furono anche le pressioni internazionali, anche nel mondo dello sport, con il boicottaggio africano alle Olimpiadi del 1976. Fine dell’Apartheid Con la liberazione di Nelson Mandela, negli anni '90 ci fu la fine dell'apartheid: le ultime elezioni hanno visto la schiacciante vittoria dell'ANC che ha promulgato una nuova costituzione totalmente democratica e da allora governa ininterrottamente il paese. La "Commissione per la Verità e la Riconciliazione", istituita nel 1995, si è occupata di raccogliere testimonianze sulle violazioni dei diritti umani e ha concesso l'amnistia a chi confessasse spontaneamente e pienamente i crimini commessi agli ordini del governo. Il Sudafrica post-apartheid ha riconosciuto altre nove lingue africane portando il totale a undici, un altro gesto del nuovo governo è stato l'abbattimento dell'arsenale sudafricano. 11 Questo è solamente uno dei molti esempi di politica razziale istituiti solo sulla semplice base delle differenze fisiche. Ma perché esiste questa forte avversione verso ciò che non è simile a noi, cioè diverso? Ciò che non conosciamo ci fa paura e fa nascere nelle persone dei sentimenti di avversione, dei pregiudizi che a volte però possono trasformarsi in veri e propri atti di violenza. È dunque importante capire cosa generi il pregiudizio e cosa può eventualmente combatterlo. Il pregiudizio: cause e rimedi Analisi psico-sociologica Un fenomeno sociale onnipresente. La nazionalità è solo uno dei numerosi aspetti della nostra identità che può causare etichettamento e discriminazione. Oltre ad essere un fenomeno diffuso, il pregiudizio è anche pericoloso. La semplice apatia nei confronti di un gruppo può diventare spietata e condurre addirittura alla svalutazione degli altri come esseri umani, alla tortura, alla morte e a volte al genocidio, come già è avvenuto nella storia. È importante sapere, dunque, che il pregiudizio esiste come problema reale e anche in molteplici forme nascoste o non nascoste a sufficienza. Definizione di pregiudizio, di stereotipo e di discriminazione. Il pregiudizio è un atteggiamento, e come tale è composto da tre aspetti: una componente affettiva o emozionale, che rappresenta il tipo di emozione collegata sia all’atteggiamento (ad esempio la rabbia o la gioia) sia all’estremità dell’atteggiamento (l’ansia moderata, l’ostilità incontrollata); una componente cognitiva, che comprende le credenze o i pensieri che compongono l’atteggiamento; infine una componente comportamentale collegata alle azioni dell’individuo. - Pregiudizio: componente affettiva. Il termine «pregiudizio» si riferisce alla struttura generale dell’atteggiamento e alla sua componente affettiva. Possono esistere pregiudizi positivi e negativi. Principalmente il pregiudizio si definisce come un atteggiamento ostile o negativo nei confronti dei membri di un gruppo, basato unicamente sull’apparenza a quel determinato gruppo. - Stereotipo: componente cognitiva. All’interno di una data cultura, ciò che le persone valutano come elemento normativo presenta una certa similarità, anche perché queste immagini vengono perpetuate e ampliamente diffuse dai media. Lo stereotipo è quindi una generalizzazione condotta su un gruppo di persone, in cui caratteristiche identiche vengono attribuite a tutti i membri del gruppo, senza tener conto delle variazioni fra i membri. Una volta formati, gli stereotipi sono resistenti al cambiamento. La stereotipizzazione è semplicemente un modo per semplificare il mondo. Allport (1954) descrisse la stereotipizzazione come «la legge del minimo sforzo». Secondo questo autore, il mondo è troppo complesso perché l’uomo possa permettersi di conservare un atteggiamento differenziato rispetto ad 12 ogni cosa; la conseguenza è che si massimizza l’energia cognitiva al fine di sviluppare degli atteggiamenti accurati solo verso alcuni argomenti, mentre vengono semplificate le credenze degli altri. Lo stereotipo può essere dunque un modo duttile ed economico per affrontare gli eventi complessi, data la limitata capacità di elaborare l’informazione che possiede l’uomo. Se però nasconde le differenze individuali all’interno di una classe di persone, lo stereotipo diventa uno strumento scarsamente duttile e potenzialmente dannoso ed offensivo. - Discriminazione: componente comportamentale. L’ultimo aspetto del pregiudizio riguarda la traduzione delle credenze in comportamenti. Le credenze stereotipate, combinate con una reazione emotiva negativa, si traducono in un comportamento scorretto o addirittura violento: in altre parole, la discriminazione è definita come un’azione ingiustificata negativa o dannosa verso i membri di un gruppo, causata semplicemente dall’appartenenza a quel dato gruppo. Le cause del pregiudizio. Cos’è che rende le persone affette da pregiudizio? Gli psicologi evoluzionisti sostengono che tutti gli organismi sono più favorevoli nei confronti di chi è geneticamente simile e tendono a mostrare paura e avversione verso gli organismi differenti, anche se questi ultimi non hanno mai dimostrato ostilità nei loro confronti. Il pregiudizio non è confinato agli aspetti biologicamente ovvi della differenza umana, quali l’etnia o il sesso, ma esiste anche tra persone biologicamente simili che nutrono però credenze diverse. - Il modo di pensare: la cognizione sociale. La prima spiegazione delle cause del pregiudizio è che esso è un’inevitabile conseguenza del modo in cui l’uomo elabora e organizza l’informazione, in altre parole la parte oscura della cognizione sociale umana. La tendenza a categorizzare e a raggruppare le informazioni può portare alla formazione di stereotipi negativi e alla loro applicazione in forma discriminatoria. La categorizzazione sociale: noi vs. loro. Il primo gradino del pregiudizio riguarda la creazione dei gruppi, cioè la categorizzazione di alcune persone come un gruppo basato su certe caratteristiche e di altri individui in un altro gruppo in base a caratteristiche differenti. La categorizzazione è infatti il tema sottostante della cognizione sociale umana, l’atto cioè di raggruppare gli stimoli in base alle loro somiglianze e di metterli in contrasto in base alle loro differenze. Si formano perciò due tipi di gruppi: ingroup, che si definisce come il gruppo con cui si identificano gli individui e del quale sono membri, e outgroup, il gruppo con cui gli individui non si identificano. Il fenomeno dell’ingroup «bias» e dell’omogeneità dell’outgroup. Qual è il meccanismo che produce l’ingroup bias, cioè mostrare sentimenti positivi e trattamenti speciali per le persone appartenenti al proprio ingroup, e avere sentimenti negativi e trattamenti ingiusti nei confronti dei membri dell’outgroup? Lo psicologo sociale inglese Henri Tajfel (1982) sostiene che il motivo principale di ciò sia la stima di sé: i soggetti aumentano la stima di sé identificandosi con un gruppo sociale preciso. La stima di sé aumenta però solo se gli individui percepiscono il gruppo come superiore rispetto agli altri. In breve, anche quando sono minime le ragioni di differenziazione, l’appartenere all’ingroup fa desiderare di vincere rispetto ai membri dell’outgroup e permette di trattarli ingiustamente, perché queste tattiche servono per costruire la stima di sé. Oltre il fenomeno dell’ingroup bias, c’è un’altra conseguenza della categorizzazione sociale: la percezione dell’omogeneità dell’outgroup. Si tratta della credenza che «Loro sono tutti uguali»: i membri dell’ ingroup tendono a percepire i membri dell’outgroup come più omogenei di quanto 13 essi siano in realtà. In pratica se si sa qualcosa di un membro dell’outgroup, si è propensi a pensare di sapere la stessa cosa su tutti gli altri membri, cioè che tutti gli altri membri abbiano quella caratteristica. Il fallimento della logica. Chiunque abbia cercato di comprendere le persone che hanno un pregiudizio radicato nei confronti di alcuni gruppi sociali sa quanto sia difficile operare un cambiamento nella loro mente. Gli individui che in genere sono sensibili e ragionevoli di fronte a molti argomenti, diventano sordi ad argomentazioni logiche e razionali quando vengono posti di fronte ai loro pregiudizi. Perché questo accade? Vi sono due principali ragioni, che comprendono gli aspetti affettivi e cognitivi dell’atteggiamento. In primo luogo, è la componente affettiva dell’atteggiamento a rendere la persona con pregiudizio così resistente al ragionamento, le spiegazioni logiche infatti non hanno alcun effetto sulle emozioni. La seconda ragione per cui la componente cognitiva dell’atteggiamento pregiudiziale presenta delle difficoltà a chi cerchi di ridurre il pregiudizio è che l’atteggiamento tende a organizzare il modo in cui si elaborano le informazioni rilevanti rispetto all’oggetto dell’atteggiamento stesso, cioè gli individui che possiedono delle opinioni specifiche su un dato gruppo, elaborano le informazioni legate a quel gruppo in maniera differente rispetto alle informazioni legate a gruppi differenti. La teoria del conflitto realistico. Una delle cause più ovvie di conflitto e di pregiudizio è la competizione per risorse limitate. La teoria del conflitto realistico sostiene che, quando le risorse sono limitate, esiste un reale conflitto fra gruppi. La competizione si genera dai sentimenti negativi sviluppati nei confronti del gruppo contro cui si compete, e da qui il passo verso lo stereotipo e la discriminazione è breve. Il ruolo del capro espiatorio. Un caso particolare della teoria conflitto-competizione è la teoria del capro espiatorio. Quando i tempi sono difficili, come in situazioni di povertà, gli individui hanno la tendenza a colpire i membri di un outgroup con cui sono in competizione diretta per le risorse. Esistono situazioni, però, in cui non c’è un vero rivale. In Germania, per esempio, in seguito alla prima guerra mondiale una forte inflazione fece cadere in povertà la popolazione, che si sentì demoralizzata e frustrata. Quando nel 1930 i nazisti salirono al potere, riuscirono a dirigere la frustrazione del popolo tedesco sugli ebrei, un outgroup facilmente identificabile e privo di potere. Sebbene non fossero gli ebrei la ragione delle difficoltà economiche della Germania, i nazisti crearono l’illusione che se gli ebrei fossero stati puniti, privati dei loro diritti civili e infine eliminati, tutti i problemi della Germania sarebbero scomparsi. In questo modo gli ebrei divennero un capro espiatorio. Il pregiudizio moderno. Negli ultimi cinquant’anni i cambiamenti normativi verificatisi negli Stati Uniti hanno portato ad una diminuzione dei comportamenti discriminatori. Ciò non significa che il pregiudizio sia stato sradicato, anzi è diventato più sottile. Il problema viene chiamato proprio pregiudizio moderno: i pregiudizi della gente si manifestano in maniera nascosta e indiretta, perché gli individui hanno imparato a celare il loro pregiudizio nelle situazioni in cui potrebbero essere accusati di razzismo. Come si può ridurre il pregiudizio? Il pregiudizio è un fenomeno sempre presente, al volte si esprime in forme nascoste, a volte è più manifesto. Dato che gli stereotipi e i pregiudizi si basano su informazioni errate, per molti anni gli osservatori sociali hanno creduto che fosse necessario educare le persone, ovvero dare loro delle 14 informazioni corrette per far scomparire i loro pregiudizi. Ma poiché vi sono aspetti emotivi e cognitivi che sottostanno al pregiudizio, gli stereotipi che si basano su informazioni scorrette sono difficili da modificare attraverso una semplice correzione delle informazioni. Ciò che può davvero aiutare a ridurre stereotipi e pregiudizi è il contatto verso i membri dell’outgroup. Stranieri come noi Attraverso questo percorso si dovrebbe riuscire a capire quanto la diversità sia importante nel nostro mondo. È vero che le differenze possono, nella maggior parte dei casi, far nascere dei sentimenti avversi e negativi, ma bisogna anche tener conto che la diversità costituisce principalmente una grande ricchezza. Il fatto di essere diversi, di avere delle caratteristiche piuttosto di altre, ci permette di fare dei confronti e relazionandoci con ciò che riteniamo diverso, spesso, possiamo apprendere e conoscere molte cose di cui non eravamo a conoscenza. In particolar modo, aprendoci anche alle altre culture e di conseguenza ai popoli che ai nostri occhi appaiono differenti da noi, possiamo imparare a conoscerci e renderci conto che siamo tutti stranieri, l’uno per l’altro. Quest’idea è proprio la tematica centrale del libro Stranieri come noi del giornalista Vittorio Zucconi. In questo libro lo scrittore fa riferimento alla sensazione di sentirsi diversi quando per esempio ci si trova in una nazione che non è la nostra di appartenenza. Tutte le differenze possono all’inizio far nascere un senso di rigetto e diffidenza, come il semplice fatto che in un paese straniero si parli una lingua diversa o sia popolato da persone che hanno tradizioni e religione totalmente differenti dalla nostra, ma per questo non si deve avere paura di ciò che è diverso e rifiutarlo. Zucconi riflette in particolare su quello che è il lavoro dei giornalisti, che come professione girano il mondo incontrando gente sempre diversa e sentendosi come stranieri nei paesi esteri. Incontrare nuove popolazioni che hanno abitudini differenti, aspetti differenti non è sempre facile e accettare queste differenze lo è ancora di più. Ma per poterlo fare, scrive Zucconi, l’importante è capire. “Il modo migliore è quello di mettersi nei panni di quegli «stranieri». Vivere come vivono loro. [...] Voglio dire che più si conosce il mondo, più si va fuori dal paese e dal quartiere dove siamo nati, più ci si accorge che i cinque miliardi e mezzo di esseri umani che popolano la Terra oggi sono tutti «stranieri» agli occhi degli altri, noi compresi. E se tutti siamo stranieri, nessuno è straniero, vi pare? ”. Ma spesso non è così facile accettare la diversità. Spesso il fatto di incontrare una persona che proviene da un altro paese, e dunque ha delle caratteristiche diverse, provoca la nascita di sentimenti ostili verso questa persona. Questo accade perché spesso la gente considera gli stranieri tutti uguali: se uno straniero si è comportato in maniera ingiusta nel nostro paese, significa che lo faranno anche tutti gli altri (questo capita molto spesso agli immigrati). Ma Zucconi sottolinea un altro importante aspetto: la regola è imparare a 15 distinguere, non a generalizzare. Non bisogna infatti giudicare uno straniero solo per il fatto che proviene da un paese che non è il nostro, perché le persone, se da un lato sono tutte differenti l’una dall’altra, non sono neppure tutte uguali. Per questo conoscere può aiutare a limitare questa generalizzazione che non è altro che il pregiudizio, e in questo modo si può anche evitare la nascita di tutte quelle azioni che derivano dal pregiudizio, come la discriminazione e gli atti razziali. Zucconi scrive infatti: “ [...] il guaio del «razzismo» è che non si limita mai a essere un pensiero, o un’emozione. Presto o tardi, inevitabilmente, diventa azione. Diventa violenza fisica. ” Secondo l’autore la chiave per imparare a ridurre il pregiudizio, le discriminazioni, il razzismo è proprio quella di imparare conoscendo come è realmente il mondo. Nel suo libro, infatti, Zucconi propone la lettura di tante storie ambientate in paesi differenti, con protagonisti differenti che vogliono esprimere le difficoltà e le conseguenze negative vissute a causa di semplici pregiudizi. Zucconi scrive: “ Alcune di queste storie vi faranno paura o orrore, e vi avverto che non sono favole, perché nella vita vera non sempre c’è il lieto fine, come al cinema. Ma spero che vi facciano sentire, per un minuto, un po’ più vicini, un po’ meno estranei, a ragazzi e popoli e situazioni lontane, a gente molto diversa eppure molto simile. Stranieri, appunto, come tutti noi, sulla superficie di un pallone chiamato Terra che rotola nel grande stadio dell’Universo. ” Imparando a conoscere, dunque, possiamo anche capire. Capire che in fondo, anche se ci sono mille particolarità che distinguono un essere umano dall’altro, facciamo parte tutti della stessa grande famiglia e non ha importanza se esistono culture o religioni o tradizioni diverse l’una dall’altra. Questa differenza deve invece rappresentare una grande ricchezza che mai deve essere sottovalutata o dimenticata. 16 Fonti: Dai siti: http://www.fototerapia.org http://www.sanihelp.it Dai testi: O. Vigilante, Corso di Geografia, editrice Alceo Padova, Padova Deraglio A., Foa Sofri E., Geografia dei continenti extraeuropei, Zanichelli, Bologna 2004 Elliot Aronson, Timothy D. Wilson, Robin M. Akert, Psicologia Sociale, Il Mulino, Bologna 2006 Vittorio Zucconi, Stranieri come noi, Einaudi scuola, Milano 1993 17