1 LE CRISI Dr. Andrea Ferri intervento del 30/11/2012 2 CAUSE E CONSEGUENZE DELLA CRISI 2008-2012 • • • • • SCELTE DI POLITICA ECONOMICA AZZARDATE BOLLA IMMOBILIARE LE SIMILITUDINI CON LA CRISI DEL 1929 DISTRUZIONE DEI RISPARMI DELLE FAMIGLIE INSOLVENZA DELLE BANCHE E DELLE IMPRESE, MA ANCHE DEGLI STATI, DEGLI ENTI PUBBLICI E DELLE FAMIGLIE 3 LA CRISI ECONOMICO-FINANZIARIA 2008-2012 • • • • La crisi economica del 2008-2012 ha avuto inizio nei primi mesi del 2008 in tutto il mondo in seguito ad una crisi di natura finanziaria scoppiata nell'estate del 2007 (originatasi negli Stati Uniti con la crisi dei subprime). Altre cause primarie: – Elevati prezzi delle materie prime (petrolio in primis) – Bolla speculativa immobiliare – Elevata inflazione globale – Recessione globale (alla fine del 2008 arriva l’onda lunga anticipatoria del crollo degli ordini, soprattutto nel manifatturiero) 15/9/2008 dichiarazione di Chapter 11 di Lehman Brothers (con conseguente effetto domino sul sistema bancario e sulle imprese in genere). L'anno 2009 ha, altresì, visto una crisi economica generalizzata con pesanti recessioni e vertiginosi crolli di Pil in numerosi paesi del mondo, in particolare nel mondo occidentale. Terminata la recessione nel terzo trimestre 2009, tra la fine dello stesso anno e il 2010 si è assistito ad una parziale ripresa economica. Tra il 2010 e il 2011 vi è stato l'allargamento della crisi ai debiti sovrani e alle finanze pubbliche di molti paesi, soprattutto dell'eurozona, in alcuni casi salvate in extremis (Portogallo, Irlanda, Grecia) dal rischio di insolvenza, attraverso ingenti prestiti (erogati da FMI e UE), denominati "piani di salvataggio", volti a scongiurare possibili default . 4 LE ORIGINI E SVOLGIMENTO DELLA CRISI • A partire dagli anni 90 l’economia globale ha visto la presenza contemporanea di due fenomeni senza precedenti: • - tassi d’interesse a lungo termine eccezionalmente bassi in un contesto di costante crescita economica e inflazione contenuta • ampliamento degli squilibri finanziari globali, dovuto in particolare al deficit crescente degli USA ed al surplus delle economie emergenti e dei paesi esportatori di petrolio. 5 LE ORIGINI E SVOLGIMENTO DELLA CRISI • I paesi emergenti (uno per tutti, la Cina) hanno costantemente reinvestito i proventi delle loro crescenti esportazioni in attività finanziarie americane, principalmente Titoli del Debito Pubblico. Si consideri che, ad oggi, l’ammontare di Titoli del Debito americano in mano alla sola Cina ammonta a circa 2 trilioni (migliaia di miliardi) di dollari; enormi quantità di titoli sono inoltre detenuti da altri Stati che, da sempre, evidenziano grandi surplus di partite correnti (Giappone, Corea, Taiwan, Paesi OPEC) • Questa enorme liquidità a basso costo, generatasi negli U.S.A., ha prodotto un patologico aumento di prezzo delle attività finanziarie (azioni, bonds e derivati), commodities e, soprattutto, immobiliari. La conseguente crisi ha assunto la denominazione di “crisi dei mutui subprime”. 6 ORIGINI E SVOLGIMENTO DELLA CRISI • • • Le conseguenze dell'esplosione della bolla immobiliare e della cartolarizzazione dei mutui furono amplificate dal fatto che le banche statunitensi, al fine di ridurre l'esposizione rispetto a questi prodotti finanziari altamente rischiosi, hanno venduto a terzi le dichiarazioni di debito attraverso diversi strumenti finanziari, parcellizzandoli e riassemblandoli in altri prodotti. In questo modo le banche hanno scaricato su altri soggetti (spesso altre banche, ma anche risparmiatori) i rischi assunti, concedendo mutui a soggetti non meritevoli di credito. La continua crescita del prezzo delle abitazioni sin dagli anni ‘90 aveva creato un mercato molto redditizio e poco rischioso per le banche erogatrici; l’istituto di credito avrebbe, comunque, ottenuto un profitto pignorando la casa e “rivendendola” ad un prezzo più alto dell’ammontare del credito residuo Fra il 2007 ed il 2008 gli Istituti americani Lehman Brothers, Bear Sterns, AIG, Fannie Mae e Freddie Mac, ridotti al collasso, furono salvati dall’intervento del Tesoro statunitense di concerto con la Fed; le banche europee, la britannica Northern Rock, la svizzera UBS, la belga Fortis, la franco-belga Dexia, la tedesca Hypo Real Estate e la italiana Unicredit furono investiti, a causa dei titoli tossici in bilancio, da pesantissimi riduzioni dei valori borsistici, necessitando di ricapitalizzazioni anche statali. 7 ORIGINI E SVOLGIMENTO DELLA CRISI • La cartolarizzazione dei mutui subprime moltiplicava spesso i rendimenti in quanto chiedeva un ulteriore surplus ai soggetti cui venivano trasferiti i derivati dei mutui secondari. Tali processi hanno reso infetto l'intero sistema finanziario mondiale di questi titoli che, a un certo punto della crisi sono stati ritenuti, con un'espressione peggiorativa, "tossici". • L’effetto del rapido crollo del mercato immobiliare, fu ancor più devastante a causa del graduale rialzo del tasso di sconto operato dalla FED negli anni dell'esplosione della crisi dei mutui. Gli Stati Uniti, l'economia più grande del mondo, entrata in una grave crisi creditizia e ipotecaria, patirono anche lo svilimento del valore del dollaro molto debole rispetto all'euro e ad altre valute. 8 LA CRISI DEL DEBITO PRIVATO SI TRASFORMA IN CRISI DEL DEBITO PUBBLICO • L'aggravarsi della crisi ha spinto il governo americano a intervenire per venire in soccorso dei grandi istituti di credito e delle banche americane ridotte al rischio di fallimento, ed attuando, al contempo, piani di aumento della spesa pubblica in chiave antirecessiva. • In tutti i Paesi, comunque, le Banche centrali sono intervenute per salvare le proprie istituzioni finanziarie strategiche e per sostenere il reddito, col risultato che molti Stati si trovano ora, a fine 2012, con rapporti Debito/PIL su livelli mai raggiunti prima. • I disastri prodotti dalla “allegra” finanza hanno, quindi, rapidamente provocato un’abnorme crescita dei debiti pubblici, mettendo a rischio la solvibilità degli Stati. 9 LA CRISI DELL’EURO, LE SUE CARATTERISTICHE E CONSEGUENZE; RECESSIONE ED INFLAZIONE IN ITALIA, CIOÈ STAGFLAZIONE • Tutti i Paesi europei, siano essi appartenenti alla zona EURO oppure no, si trovano ad affrontare la crisi. • I Paesi non appartenenti alla zona EURO la stanno affrontando con strumenti finanziari tradizionali, ossia politiche monetarie espansive e di indebolimento della moneta, attuate dalle loro Banche centrali e con politiche fiscali più o meno espansive a seconda della situazione dei bilanci pubblici. • I Paesi appartenenti all’area EURO,invece, sono vincolati alla politica monetaria non espansiva della BCE, e non possono attuare politiche fiscali espansive a causa del già elevato livello del loro debito pubblico. 10 LA CRISI DELL’EURO, LE SUE CARATTERISTICHE E CONSEGUENZE; RECESSIONE ED INFLAZIONE IN ITALIA, CIOÈ STAGFLAZIONE • Prima la Grecia (haircut del 70% del valore nominale dei titoli), poi l’Irlanda ed infine il Portogallo sono stati costretti ad accedere a programmi di aiuto da parte della BCE e del Fondo Monetario Internazionale; questi Paesi, in sostanza, ad un certo punto si sono visti preclusi l’accesso ai mercati finanziari. Il rendimento richiesto dai mercati per la sottoscrizione delle loro obbligazioni era troppo aumentato e, di fatto, ha reso insostenibile il loro stesso debito. Di qui, la richiesta di aiuto e la concessione di prestiti a tasso più contenuto durante il periodo prevedibile di gestione della crisi fino al loro rientro diretto sul mercato dei capitali. • In un secondo tempo sono entrate in crisi anche l’Italia, per prima e la Spagna poi. 11 LA CRISI DELL’EURO, LE SUE CARATTERISTICHE E CONSEGUENZE; RECESSIONE ED INFLAZIONE IN ITALIA, CIOÈ STAGFLAZIONE • • La crisi del debito italiano ha avuto inizio nel luglio 2011 raggiungendo l’apice a novembre 2011, allorquando il credit default swap dei titoli del debito pubblico italiano quotava 4,9%, cioè lo stesso preoccupante livello stimato per le obbligazioni Lehman Brothers pochi giorni prima del default, nel settembre 2008. Oggi la situazione dell’Italia è ancora grave, sebbene più sotto controllo; il CDS è, comunque, ancora alto, circa 2,8%, ad evidenziare che la fiducia dei mercati non è ancora stata totalmente recuperata; lo spread del rendimento del BTP decennale contro la corrispondente obbligazione tedesca è passato dal 5,5% del novembre ‘11 al 3,3% odierno. La crisi della Spagna iniziata nella primavera 2012 è, costantemente, peggiorata sino a rendere probabilmente necessaria, oggi, la richiesta di protezione da parte della BCE attraverso un programma di acquisti illimitati dei suoi titoli di debito, in cambio di un controllo più invasivo della sua politica fiscale. 12 LA CRISI DELL’EURO, LE SUE CARATTERISTICHE E CONSEGUENZE; RECESSIONE ED INFLAZIONE IN ITALIA, CIOÈ STAGFLAZIONE • In economia, con il termine stagflazione (combinazione dei termini stagnazione ed inflazione) si indica la situazione nella quale sono contemporaneamente presenti - su un determinato mercato - sia un aumento generale dei prezzi (inflazione), sia una mancanza di crescita dell'economia in termini reali (stagnazione economica). • Il fenomeno della stagflazione è apparso, per la prima volta, verso la fine degli anni sessanta, soprattutto nei paesi occidentali; sino ad allora inflazione e stagnazione si erano sempre presentate disgiuntamente. La contemporanea presenza di questi due elementi mise in crisi la teoria di John Maynard Keynes , esposta nella sua opera principale “ Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta”(e le successive teorie postkeynesiane) che, per oltre 30 anni, era stata la spiegazione più convincente per l’andamento dei sistemi economici, oltre che valido strumento di politica economica per i governi di paesi ad economia di mercato. 13 I CICLI KEYNESIANI • Nella visione Keynesiana, la disoccupazione è causata da un livello non sufficiente della domanda aggregata, mentre l’inflazione è giustificata solo quando il mercato raggiunge il pieno impiego; a quel punto l’eccesso della domanda aggregata rispetto all’offerta aggregata, non potendo riversarsi sulla quantità reale (già massima e non espandibile), si riversa sui prezzi, incrementandoli e determinando un aumento del prodotto interno lordo nominale, ovvero dei prezzi e non delle quantità. • Nella teoria keynesiana una situazione di disoccupazione non è compatibile invece con prezzi in aumento, ma solo con prezzi in diminuzione, in linea col calo della domanda per effetto della diminuzione dei consumi, cioè in regime di recessione. 14 I CICLI KEYNESIANI • Alcuni assunti tratti dall’opera “ Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta “ di J.M.Keynes (1936): • Per movimento ciclico si intende la rappresentazione delle forze che spingono il sistema economico all’ascesa, per poi scemare d’intensità ed essere sostituite da forze operanti in senso opposto che, a loro volta, acquistano forza per un periodo allorquando, raggiungono il massimo sviluppo e crescendo danno luogo alle forze contrarie. La crisi…..la sostituzione della tendenza discendente alla tendenza ascendente avviene spesso in modo brusco e violento…. Durante la fase discendente, quando sia il capitale fisso che le scorte di materiali sono per il momento sovrabbondanti e quando il capitale di esercizio va riducendosi, la tabella dell’efficienza marginale del capitale può cadere tanto in basso, da poter essere corretta tramite qualunque riduzione praticabile del saggio d’interesse, in modo da assicurare un ritmo soddisfacente di nuovi investimenti. In condizioni di “lasciar fare” di politica monetaria può quindi dimostrarsi impossibile evitare ampie fluttuazioni dell’occupazione senza un mutamento radicale dei mercati di investimento. • • • 15 LA CRISI DELL’EURO, LE SUE CARATTERISTICHE E CONSEGUENZE; RECESSIONE ED INFLAZIONE IN ITALIA, CIOÈ STAGFLAZIONE • Una proficua lotta alla stagflazione è particolarmente complessa, in quanto per diminuire la spinta inflazionistica le Banche Centrali dovrebbero ridurre la massa di moneta circolante e, indirettamente, contenere la domanda di beni e servizi; ma una diminuzione della domanda causata da scarsità della massa monetaria non favorisce la crescita economica e quindi il rientro della disoccupazione. • una politica monetaria restrittiva risulta inefficace e occorre, dunque, agire piuttosto su quella fiscale con una sensibile riduzione della spesa corrente ed una corrispondente riduzione della pressione fiscale, unico strumento efficace per stimolare i consumi e la domanda aggregata di beni e servizi. • La conseguente crescita economica rende, quindi, possibile una ripresa dell'occupazione, proprio in conseguenza della sopra citata moderazione salariale. 16 LE ANALOGIE FRA LA CRISI ATTUALE E LA CRISI DEL ‘29 • • • • • Molti economisti colgono molte analogie fra la crisi attuale e quella del ’29. Nel ‘29 la crisi iniziò col famoso crollo della Borsa del “giovedì nero” del 24/10/1929 L’industria e l’economia americane erano cresciute esponenzialmente durante la prima guerra mondiale (per soddisfare la domanda europea di armamenti) e negli anni successivi ( per la ricostruzione europea) ottenendo aumenti di produttività eccezionali. In questo contesto, eccezionalmente favorevole, era maturata la convinzione che la crescita economica potesse essere continua ed inarrestabile Purtroppo non è così: nulla è infinito e la crescita non può essere costantemente in impennata… 17 LE ANALOGIE FRA LA CRISI ATTUALE E LA CRISI DEL ‘29 • Venendo a calare la domanda estera (minore domanda da ricostruzione europea e sottrazione di intere nazioni – URSS- al commercio internazionale), il potere di acquisto interno non fu più sufficiente a consumare tutta l’alta produzione industriale • Il mercato borsistico, inoltre, era drogato da una valorizzazione eccessiva delle industrie e delle società che avevano realizzato il boom economico americano degli anni precedenti • La finanza aveva contribuito pesantemente a gonfiare i listini di Borsa anche con comportamenti scorretti e, quando il castello cominciò a «sgretolarsi», il corso delle azioni crollò molto velocemente. 18 LE ANALOGIE FRA LA CRISI ATTUALE E LA CRISI DEL ‘29 • Fra le cause scatenanti la crisi del ‘29 vanno annoverati molto simili a quelli visti nella crisi attuale: comportamenti • Errori speculativi del sistema del credito, cioè le strategie bancarie, con speculazioni errate e gestione sbagliata del credito alle imprese. • Politica economica superficiale che, pur di perseguire il pareggio di bilancio, non adempie ai propri doveri: pagare puntualmente le imprese che lavorano per lo Stato e svolgere interventi economici statali capaci di salvare aziende e industrie in crisi. • Errori di gestione delle imprese incapaci di mantenere la giusta liquidità per affrontare i momenti di crisi strutturale e ciclica. 19 LE ANALOGIE FRA LA CRISI ATTUALE E LA CRISI DEL ‘29 • Tutti questi errori concomitanti di Banche, Governi ed imprese provocarono la caduta definitiva degli equilibri: • La classe media aveva perso i suoi risparmi con il crollo della Borsa; • Le imprese non trovavano più acquirenti per i loro prodotti a causa dell’impoverimento della classe media e della diminuzione della domanda estera; • Il sistema bancario, a causa dei prelievi forzati dei risparmiatori presi dal panico, non fu più in grado di sostenere le esigenze creditizie delle imprese • IL RISULTATO: INIZIARONO I FALLIMENTI ED I LICENZIAMENTI E LA SPIRALE PERVERSA DI PROGRESSIVA DIMINUZIONE DELLA DOMANDA E DELLA PRODUZIONE. 20 LE ANALOGIE FRA LA CRISI ATTUALE E LA CRISI DEL ’29 • Secondo alcuni osservatori, oggi come nel ’29, il capitalismo, soprattutto quello anglosassone, rivela di essere molto instabile. • I mercati, non solo quelli finanziari ma anche di altri settori, sono troppo poco regolamentati e per questo provocano gravi danni. • Come Roosevelt salvò l’America dalla crisi con un forte intervento pubblico nell’economia e con stringenti regolamentazioni, così oggi bisogna ristabilire la supremazia della politica sui mercati, regolandoli fortemente sia a livello nazionale che internazionale. • Secondo questi osservatori, la crisi di oggi porterà ad una svolta interventista e dirigista nell’economia: una sorta di nuovo “New Deal”. 21 LE ANALOGIE FRA LA CRISI ATTUALE E LA CRISI DEL ’29 • • • • • • • In realtà l’attesa di un nuovo New Deal è una visione molto parziale; è opportuno rileggere i fatti del ‘29. Quello che stupisce della depressione americana è il fatto che durò così a lungo – ben un decennio, e chissà quanto ancora se non ci fossero state la seconda guerra mondiale e la ricostruzione post bellica – e fu più grave che in Europa. Il Governo (Hoover), preoccupato per l’inizio della crisi, ordinò alle imprese di non abbassare i salari nominali per mantenere il potere di acquisto delle famiglie. Gli imprenditori, non potendo mantenere quel livello di salari in presenza del crollo dei prezzi di vendita, preferirono chiudere le aziende, facendo schizzare la disoccupazione oltre il 20%. Il Governo poi si scagliò contro la finanza, spaventando gli investitori e accelerando così il crollo della Borsa. Nel contempo introdusse un pesante protezionismo doganale, facendo crollare il commercio estero. Infine, preoccupato per il deficit in aumento, lo stesso Governo aumentò, di molto, le imposte dando così un’altra batosta alla domanda aggregata. 22 LE ANALOGIE FRA LA CRISI ATTUALE E LA CRISI DEL ’29 • Hoover consegnò a Roosevelt all’inizio del 1933 un’economia con un tasso di disoccupazione al 20%, destinato a salire al 23% due anni dopo. • Dopo una ripresa avvenuta nel ’37, seguì una nuova recessione l’anno successivo. • I consumi degli americani rimasero in quel periodo inferiori al trend normale per un buon 25%. 23 LE ANALOGIE FRA LA CRISI ATTUALE E LA CRISI DEL ’29 • Che cosa fece Roosevelt: una parte delle sue scelte politiche furono ottime: • I sussidi alla disoccupazione limitarono i danni sociali della depressione; • Il sistema pensionistico pubblico tranquillizzò i consumatori sul loro futuro; • L’assicurazione sui depositi bancari e la creazione di un regolatore dei mercati stessi (la SEC) contribuirono a stabilizzare i mercati finanziari; • MA IL SUO ESTREMO DIRIGISMO NELLA REGOLAMENTAZIONE DELL’ECONOMIA FECE GRAVI DANNI 24 LE ANALOGIE FRA LA CRISI ATTUALE E LA CRISI DEL ’29 • I teorici del New Deal erano convinti che il capitalismo andasse gestito e diretto dal centro della politica. • Il National Recovery Act del 1933, voluto da Roosevelt, fu un disastro: questa legge voleva fissare ( o influenzare ) prezzi e salari, impedire la concorrenza e promuovere monopoli centralizzati, maggiormente controllabili politicamente. • Introdusse norme specifiche atte ad individuare cosa si poteva attuare o meno nel campo della produzione e della scelta dei prodotti; • Molti potenziali investitori si spaventarono di questo eccesso di regolamentazione e cessarono di investire, aumentando il fenomeno della depressione. 25 LE ANALOGIE FRA LA CRISI ATTUALE E LA CRISI DEL ’29 • La lezione da trarre da questa crisi è la seguente: • Il capitalismo, dopo questo shock non cambierà • Dovranno essere riscritte e migliorate alcune regole per i mercati finanziari • Dovranno essere migliorate la supervisione e gli incentivi dei manager della finanza per evitare nuovi scandali come quelli verificatisi con la vicenda dei mutui subprime • Dovranno essere affinate le misure di protezione sociale • Dovranno essere aumentate le misure che facilitano la concorrenza e stimolano l’aumento della produttività • MA IL CAPITALISMO, FONDATO SUL MERCATO, CONTINUERA’ A ESSERE QUELLO CHE PRODUCE PIU’ CRESCITA. 26 LE ANALOGIE FRA LA CRISI ATTUALE E LA CRISI DEL ’29 • Per l’Italia l’uscita dalla crisi sarà un percorso estremamente lungo e faticoso • L’alto livello del debito pubblico non permette il ricorso a politiche fiscali espansive e, quindi, non sarà disponibile una domanda interna significativa nei prossimi anni • Il recupero della produttività deve avvenire con riforme strutturali volte a ridurre la burocrazia e creare un ambiente più favorevole alle imprese e alla crescita • La ritrovata competitività dell’industria italiana potrà permetterle di continuare a giocare un ruolo attivo sui mercati esteri • FINO AL 2020 LA CRESCITA DEL PIL IN ITALIA SARA’ MOLTO MODESTA 27 LE PREVISIONI SULL’ANDAMENTO DELL’ECONOMIA IN ITALIA 28 PRINCIPALI DATI MACROECONOMICI NEL MONDO AD OGGI 29 IL CREDIT CRUNCH IN ITALIA ED IL RISCHIO GENERALIZZATO DI INSOLVENZA • • • Le imprese che operano principalmente od esclusivamente sul mercato domestico soffrono molto il forte calo dei consumi ed in genere la situazione di recessione, che dura ormai da 5 anni. Le distorsioni nel funzionamento dell’euro e gli interventi compiuti dalle banche per sostenere il corso dei titoli pubblici hanno fortemente indebolito anche le banche stesse, costrette a calcolare i loro ratios patrimoniali imposti dalle norme internazionali e dalla futura convenzione di Basilea 3 su titoli pubblici altamente deprezzati dal mercato. In questo contesto le banche hanno paura a prestare nuovo denaro a imprese in difficoltà e sono costrette a cessare l’acquisto di titoli pubblici per non peggiorare ulteriormente il loro equilibrio patrimoniale. Il denaro messo a disposizione delle banche dalla Banca Centrale Europea ( oltre 1.000 miliardi ) non riesce ad arrivare alle imprese e famiglie nei paesi più indebitati. 30 LA “POLICY” DEL TRIBUNALE IN MATERIA DI AZIENDE IN CRISI. • • • • I Tribunali hanno assistito in questi anni ad un aumento eccezionale di procedure concorsuali La grandissima maggioranza di queste procedure vengono, purtroppo, attivate quando l’impresa è già decotta e non è più possibile agire per tentare di salvarla. Occorre stimolare ed acculturare le imprese ed i loro consulenti a rivolgersi anzitempo al Tribunale, applicando, in tutti i casi in cui risulti possibile, le disposizioni di cui agli artt. 67, 161 e 182 bis l.f. Le recenti modifiche innovative della Legge Fallimentare allargano il “ventaglio” di strumenti a disposizione di avvocati, commercialisti e magistrati per mantenere in vita aziende che, pur essendo dotate di punti di forza e prospettive economiche, sono cadute in situazione di illiquidità e crisi finanziaria. 31 CARATTERISTICHE NORMALMENTE RISCONTRATE NELLE IMPRESE CHE ACCEDONO ALLE PROCEDURE CONCORSUALI PRESSO IL TRIBUNALE • • • • • Declino di prodotto: l’impresa da molti esercizi ( anche 5/10) non investe in ricerca e sviluppo, in tecnologia di prodotto, ed il manufatto, pur se ben congegnato, è già obsoleto e superato dalla concorrenza Fatturati “in picchiata”, mediamente ridotti del 50% rispetto agli esercizi migliori, quelli fino al 2007/2008 Evidenti casi di ristrutturazioni aziendali ( non risolutive) volte solo a ridurre l’organico, ma privi di un piano industriale volto al ritorno al valore ( si riscontra ad es. il più delle volte, un generico accesso ai mercati stranieri emergenti – Cina in primis- senza però una visione globale di quella che dovrebbe essere una appropriata market-strategy) Bilanci degli ultimi esercizi che rappresentano utili risicati, con rilevantissime svalutazioni e deprezzamenti imputati nell’ultimo esercizio, evidenti manipolazioni estetiche dei 3 / 4 anni precedenti, in un acclarato stato di azzeramento del patrimonio netto in epoche pregresse Una governance il più delle volte poco acculturata, che invece di recuperare efficienza, tenta di evitare ogni coinvolgimento risarcitorio personale ( disinteressandosi degli assets aziendali e del loro svilimento ) 32 CARATTERISTICHE NORMALMENTE RISCONTRATE NELLE IMPRESE CHE ACCEDONO ALLE PROCEDURE CONCORSUALI PRESSO IL TRIBUNALE • • • • • La mancata politica dei “tagli” attuata non permette nemmeno l’accesso agli “ammortizzatori sociali” danneggiando il personale dipendente, la cui professionalità è uno dei punti di forza dell’impresa Aziende per lo più “imprigionate” in rilevanti compendi immobiliari, con importanti effetti leva finanziaria sui bilanci, beni di difficile vendibilità anche a prezzi di realizzo, corredati di mutui ipotecari fondiari ( la vendita non dà nessun beneficio in termini di nuova finanza) Casi in cui, essendosi verificata l’ipotesi di scioglimento già da alcuni esercizi ( perdita del going concern), l’azienda brucia cassa “come una vaporiera” e non permette neppure minimi investimenti Il personale è sfiduciato, in alcuni casi non riceve i salari da mesi e la conflittualità con i manager tocca livelli altissimi; le professionalità più rilevanti lascano l’azienda Manca una tutela degli assets immateriali, come i brevetti, alla cui registrazione e tutela la governance non ha prestato sufficiente attenzione 33 PUNTI CARATTERISTICI DI INTERESSE DEI COMPETITORS PER L’ACQUISIZIONE DI AZIENDE O RAMI D’AZIENDA IN CRISI • • • Rete di vendita in quanto – Fidelizzata al prodotto italiano anche se obsoleto – Incuneata in aree geografiche di difficile penetrazione ( paesi africani od asiatici) – Rappresentata dagli organi del Tribunale tramite il piano industriale – Il cliente, rassicurato dalla gestione della procedura concorsuale, dà garanzia di continuità ai partecipanti all’asta – Rappresenta fatturato sicuro perché fidelizzato nel corso degli anni – Relativa a clientela internazionale, in questo momento la più appetibile poiché non risente della stagnazione del mercato interno Marchi e brevetti se ben tutelati, almeno in ambito UE Stabilimenti industriali, ma solo se immessi nel mercato delle procedure competitive a prezzo conveniente unitamente all’avviamento aziendale 34 IL RUOLO DELLE BANCHE NEL FINANZIAMENTO DELLE IMPRESE IN CRISI • • • • • • • Il fenomeno del credit crunch ha mostrato a tutto il mondo economico quanto siano importanti le banche ed il credito per le imprese Oggi la liquidità delle banche è ridotta ai minimi termini in quanto: Le richieste di moratoria sui mutui e leasing in capo alle imprese non permettono oramai da tre anni restituzioni di capitale ( solo gli interessi) Le sofferenze (salite oramai come sistema al 12% ) drenano liquidità La raccolta langue, deprezzata dalla disoccupazione crescente e dalla ridotta marginalità delle imprese e professionisti Le minusvalenze di Borsa, il deprezzamento delle obbligazioni dell’area del Sud Europa, riducono le giacenze di conto corrente delle famiglie Il rilevantissimo aumento delle utilities ( carburante in primis ) svilisce la capacità di risparmio delle famiglie 35 IL RUOLO DELLE BANCHE NEL FINANZIAMENTO DELLE IMPRESE IN CRISI • • • • • • • • In questa situazione il mondo bancario assiste ad una richiesta di nuova finanza da parte delle imprese unica nel suo genere poiché: In alcuni settori i fatturati si sono ridotti anche fino al 50% L’impresa, che utilizzava il leverage a fronte di investimenti, si trova sbilanciata e al di fuori del break even point I costi delle utilities sono aumentati del 52% in dieci anni Il costo lordo del personale è tra i più elevati d’Europa, pur se buona è la professionalità Per reagire al calo dei fatturati occorre investire nella ricerca di nuovi mercati e nell’innovazione di prodotto tramite la R & D Per le imprese che operano con la Pubblica Amministrazione esiste un grave problema di ritardi nei pagamenti da parte di quest’ultima Recentemente, oltre alle situazioni di ritardo cronico nei pagamenti della P.A., si sono registrati anche casi di vera e propria insolvenza di Enti Locali ( vedi il caso del Comune di Alessandria), aprendo così un capitolo nuovo di preoccupazioni per le imprese che operano con la P.A. 36 DATI STATISTICI SULLE PROCEDURE CONCORSUALI DEL TRIBUNALE DI BOLOGNA Fallimenti 250 200 150 Fallimenti 100 50 0 2007 2008 2009 2010 2011 2012 37 DATI STATISTICI SULLE PROCEDURE CONCORSUALI DEL TRIBUNALE DI BOLOGNA 35 30 25 Concordati Presentati 20 15 Concordati Omologati 10 5 0 2007 2008 2009 2010 2011 2012 38 DATI STATISTICI SULLE PROCEDURE CONCORSUALI DEL TRIBUNALE DI BOLOGNA Esercizio Provvisorio 25 20 15 Esercizio Provvisorio 10 5 0 2007 2008 2009 2010 2011 2012 39 DATI STATISTICI SULLE PROCEDURE CONCORSUALI DEL TRIBUNALE DI BOLOGNA 40 LO “STRAPOTERE” DELLA LIQUIDITA’ • Nei momenti di crisi le imprese che hanno conservato liquidità godono di enormi vantaggi competitivi • Le imprese possono fare shopping di reti vendita, impianti produttivi, brevetti , know how ed altre imprese pagando prezzi ridotti e realizzando veri e propri affari. • Le multinazionali situate nei paesi europei a basso “spread” raccolgono quantità enormi di denaro in patria all’1% e finanziano le loro vendite all’estero proponendo tassi competitivi nei paesi ad alto “spread” ( v. il caso di vendita a rate di auto tedesche o francesi in Italia) • Le multinazionali con base in Italia, invece, devono seguire il processo inverso, facendo indebitare le loro controllate in Germania all’1% e prestare le somme ricevute alle imprese italiane. 41 LO “STRAPOTERE” DELLA LIQUIDITA’ • Il risanamento e rilancio delle imprese in crisi è anzitutto basato sulla qualità del business trattato e sulla capacità dell’imprenditore; senza questi requisiti di fondo nessun risanamento può aver luogo, nemmeno tramite procedura concorsuale. • Il successo di una operazione di risanamento dipende però anche dalla disponibilità dell’imprenditore ad immettere capitale nella sua azienda, acquisendo così anche la fiducia dei terzi finanziatori e dei creditori chiamati ad esprimersi • Nel caso delle imprese di costruzioni in crisi, ad esempio, l’impegno finanziario diretto dell’imprenditore (mediante capitalizzazione per autofinanziamento) o dei nuovi managers interessati a rilevare l’azienda, è spesso l’unico modo per salvare l’impresa senza sfociare in un fallimento 42