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LE CRISI
Dr. Andrea Ferri
intervento del 30/11/2012
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CAUSE E CONSEGUENZE DELLA CRISI 2008-2012
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SCELTE DI POLITICA ECONOMICA AZZARDATE
BOLLA IMMOBILIARE
LE SIMILITUDINI CON LA CRISI DEL 1929
DISTRUZIONE DEI RISPARMI DELLE FAMIGLIE
INSOLVENZA DELLE BANCHE E DELLE IMPRESE, MA ANCHE DEGLI
STATI, DEGLI ENTI PUBBLICI E DELLE FAMIGLIE
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LA CRISI ECONOMICO-FINANZIARIA 2008-2012
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La crisi economica del 2008-2012 ha avuto inizio nei primi mesi del 2008 in tutto il mondo in
seguito ad una crisi di natura finanziaria scoppiata nell'estate del 2007 (originatasi negli Stati Uniti
con la crisi dei subprime). Altre cause primarie:
– Elevati prezzi delle materie prime (petrolio in primis)
– Bolla speculativa immobiliare
– Elevata inflazione globale
– Recessione globale (alla fine del 2008 arriva l’onda lunga anticipatoria del crollo degli ordini,
soprattutto nel manifatturiero)
15/9/2008 dichiarazione di Chapter 11 di Lehman Brothers (con conseguente effetto domino sul
sistema bancario e sulle imprese in genere).
L'anno 2009 ha, altresì, visto una crisi economica generalizzata con pesanti recessioni e
vertiginosi crolli di Pil in numerosi paesi del mondo, in particolare nel mondo occidentale.
Terminata la recessione nel terzo trimestre 2009, tra la fine dello stesso anno e il 2010 si è
assistito ad una parziale ripresa economica.
Tra il 2010 e il 2011 vi è stato l'allargamento della crisi ai debiti sovrani e alle finanze pubbliche di
molti paesi, soprattutto dell'eurozona, in alcuni casi salvate in extremis (Portogallo, Irlanda,
Grecia) dal rischio di insolvenza, attraverso ingenti prestiti (erogati da FMI e UE), denominati
"piani di salvataggio", volti a scongiurare possibili default .
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LE ORIGINI E SVOLGIMENTO DELLA CRISI
• A partire dagli anni 90 l’economia globale ha visto la
presenza contemporanea di due fenomeni senza
precedenti:
• - tassi d’interesse a lungo termine eccezionalmente bassi
in un contesto di costante crescita economica e
inflazione contenuta
• ampliamento degli squilibri finanziari globali, dovuto in
particolare al deficit crescente degli USA ed al surplus
delle economie emergenti e dei paesi esportatori di
petrolio.
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LE ORIGINI E SVOLGIMENTO DELLA CRISI
• I paesi emergenti (uno per tutti, la Cina) hanno costantemente
reinvestito i proventi delle loro crescenti esportazioni in attività
finanziarie americane, principalmente Titoli del Debito Pubblico. Si
consideri che, ad oggi, l’ammontare di Titoli del Debito americano in
mano alla sola Cina ammonta a circa 2 trilioni (migliaia di miliardi) di
dollari; enormi quantità di titoli sono inoltre detenuti da altri Stati
che, da sempre, evidenziano grandi surplus di partite correnti
(Giappone, Corea, Taiwan, Paesi OPEC)
• Questa enorme liquidità a basso costo, generatasi negli U.S.A., ha
prodotto un patologico aumento di prezzo delle attività finanziarie
(azioni, bonds e derivati), commodities e, soprattutto, immobiliari.
La conseguente crisi ha assunto la denominazione di “crisi dei mutui
subprime”.
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ORIGINI E SVOLGIMENTO DELLA CRISI
•
•
•
Le conseguenze dell'esplosione della bolla immobiliare e della cartolarizzazione dei mutui
furono amplificate dal fatto che le banche statunitensi, al fine di ridurre l'esposizione rispetto
a questi prodotti finanziari altamente rischiosi, hanno venduto a terzi le dichiarazioni di debito
attraverso diversi strumenti finanziari, parcellizzandoli e riassemblandoli in altri prodotti. In
questo modo le banche hanno scaricato su altri soggetti (spesso altre banche, ma anche
risparmiatori) i rischi assunti, concedendo mutui a soggetti non meritevoli di credito.
La continua crescita del prezzo delle abitazioni sin dagli anni ‘90 aveva creato un mercato
molto redditizio e poco rischioso per le banche erogatrici; l’istituto di credito avrebbe,
comunque, ottenuto un profitto pignorando la casa e “rivendendola” ad un prezzo più alto
dell’ammontare del credito residuo
Fra il 2007 ed il 2008 gli Istituti americani Lehman Brothers, Bear Sterns, AIG, Fannie Mae e
Freddie Mac, ridotti al collasso, furono salvati dall’intervento del Tesoro statunitense di
concerto con la Fed; le banche europee, la britannica Northern Rock, la svizzera UBS, la
belga Fortis, la franco-belga Dexia, la tedesca Hypo Real Estate e la italiana Unicredit furono
investiti, a causa dei titoli tossici in bilancio, da pesantissimi riduzioni dei valori borsistici,
necessitando di ricapitalizzazioni anche statali.
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ORIGINI E SVOLGIMENTO DELLA CRISI
•
La cartolarizzazione dei mutui subprime moltiplicava spesso i rendimenti in
quanto chiedeva un ulteriore surplus ai soggetti cui venivano trasferiti i
derivati dei mutui secondari. Tali processi hanno reso infetto l'intero sistema
finanziario mondiale di questi titoli che, a un certo punto della crisi sono
stati ritenuti, con un'espressione peggiorativa, "tossici".
•
L’effetto del rapido crollo del mercato immobiliare, fu ancor più devastante a
causa del graduale rialzo del tasso di sconto operato dalla FED negli anni
dell'esplosione della crisi dei mutui. Gli Stati Uniti, l'economia più grande del
mondo, entrata in una grave crisi creditizia e ipotecaria, patirono anche lo
svilimento del valore del dollaro molto debole rispetto all'euro e ad altre
valute.
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LA CRISI DEL DEBITO PRIVATO SI TRASFORMA IN
CRISI DEL DEBITO PUBBLICO
•
L'aggravarsi della crisi ha spinto il governo americano a intervenire per
venire in soccorso dei grandi istituti di credito e delle banche americane
ridotte al rischio di fallimento, ed attuando, al contempo, piani di aumento
della spesa pubblica in chiave antirecessiva.
•
In tutti i Paesi, comunque, le Banche centrali sono intervenute per salvare
le proprie istituzioni finanziarie strategiche e per sostenere il reddito, col
risultato che molti Stati si trovano ora, a fine 2012, con rapporti
Debito/PIL su livelli mai raggiunti prima.
•
I disastri prodotti dalla “allegra” finanza hanno, quindi, rapidamente
provocato un’abnorme crescita dei debiti pubblici, mettendo a rischio la
solvibilità degli Stati.
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LA CRISI DELL’EURO, LE SUE CARATTERISTICHE E
CONSEGUENZE;
RECESSIONE ED INFLAZIONE IN ITALIA, CIOÈ STAGFLAZIONE
• Tutti i Paesi europei, siano essi appartenenti alla zona EURO oppure
no, si trovano ad affrontare la crisi.
• I Paesi non appartenenti alla zona EURO la stanno affrontando con
strumenti finanziari tradizionali, ossia politiche monetarie espansive
e di indebolimento della moneta, attuate dalle loro Banche centrali e
con politiche fiscali più o meno espansive a seconda della situazione
dei bilanci pubblici.
• I Paesi appartenenti all’area EURO,invece, sono vincolati alla politica
monetaria non espansiva della BCE, e non possono attuare politiche
fiscali espansive a causa del già elevato livello del loro debito
pubblico.
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LA CRISI DELL’EURO, LE SUE CARATTERISTICHE E CONSEGUENZE;
RECESSIONE ED INFLAZIONE IN ITALIA, CIOÈ STAGFLAZIONE
• Prima la Grecia (haircut del 70% del valore nominale dei titoli), poi
l’Irlanda ed infine il Portogallo sono stati costretti ad accedere a
programmi di aiuto da parte della BCE e del Fondo Monetario
Internazionale; questi Paesi, in sostanza, ad un certo punto si sono
visti preclusi l’accesso ai mercati finanziari. Il rendimento richiesto
dai mercati per la sottoscrizione delle loro obbligazioni era troppo
aumentato e, di fatto, ha reso insostenibile il loro stesso debito. Di
qui, la richiesta di aiuto e la concessione di prestiti a tasso più
contenuto durante il periodo prevedibile di gestione della crisi fino al
loro rientro diretto sul mercato dei capitali.
• In un secondo tempo sono entrate in crisi anche l’Italia, per prima e
la Spagna poi.
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LA CRISI DELL’EURO, LE SUE CARATTERISTICHE E CONSEGUENZE;
RECESSIONE ED INFLAZIONE IN ITALIA, CIOÈ STAGFLAZIONE
•
•
La crisi del debito italiano ha avuto inizio nel luglio 2011 raggiungendo
l’apice a novembre 2011, allorquando il credit default swap dei titoli del
debito pubblico italiano quotava 4,9%, cioè lo stesso preoccupante livello
stimato per le obbligazioni Lehman Brothers pochi giorni prima del default,
nel settembre 2008. Oggi la situazione dell’Italia è ancora grave, sebbene
più sotto controllo; il CDS è, comunque, ancora alto, circa 2,8%, ad
evidenziare che la fiducia dei mercati non è ancora stata totalmente
recuperata; lo spread del rendimento del BTP decennale contro la
corrispondente obbligazione tedesca è passato dal 5,5% del novembre ‘11
al 3,3% odierno.
La crisi della Spagna iniziata nella primavera 2012 è, costantemente,
peggiorata sino a rendere probabilmente necessaria, oggi, la richiesta di
protezione da parte della BCE attraverso un programma di acquisti illimitati
dei suoi titoli di debito, in cambio di un controllo più invasivo della sua
politica fiscale.
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LA CRISI DELL’EURO, LE SUE CARATTERISTICHE E CONSEGUENZE;
RECESSIONE ED INFLAZIONE IN ITALIA, CIOÈ STAGFLAZIONE
•
In economia, con il termine stagflazione (combinazione dei termini stagnazione ed
inflazione) si indica la situazione nella quale sono contemporaneamente presenti - su un
determinato mercato - sia un aumento generale dei prezzi (inflazione), sia una mancanza
di crescita dell'economia in termini reali (stagnazione economica).
•
Il fenomeno della stagflazione è apparso, per la prima volta, verso la fine degli anni
sessanta, soprattutto nei paesi occidentali; sino ad allora inflazione e stagnazione si erano
sempre presentate disgiuntamente. La contemporanea presenza di questi due elementi
mise in crisi la teoria di John Maynard Keynes , esposta nella sua opera principale “ Teoria
generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta”(e le successive teorie postkeynesiane) che, per oltre 30 anni, era stata la spiegazione più convincente per
l’andamento dei sistemi economici, oltre che valido strumento di politica economica per i
governi di paesi ad economia di mercato.
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I CICLI KEYNESIANI
•
Nella visione Keynesiana, la disoccupazione è causata da un livello
non sufficiente della domanda aggregata, mentre l’inflazione è
giustificata solo quando il mercato raggiunge il pieno impiego; a
quel punto l’eccesso della domanda aggregata rispetto all’offerta
aggregata, non potendo riversarsi sulla quantità reale (già massima
e non espandibile), si riversa sui prezzi, incrementandoli e
determinando un aumento del prodotto interno lordo nominale,
ovvero dei prezzi e non delle quantità.
• Nella teoria keynesiana una situazione di disoccupazione non è
compatibile invece con prezzi in aumento, ma solo con prezzi in
diminuzione, in linea col calo della domanda per effetto della
diminuzione dei consumi, cioè in regime di recessione.
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I CICLI KEYNESIANI
•
Alcuni assunti tratti dall’opera “ Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della
moneta “ di J.M.Keynes (1936):
•
Per movimento ciclico si intende la rappresentazione delle forze che spingono il
sistema economico all’ascesa, per poi scemare d’intensità ed essere sostituite da
forze operanti in senso opposto che, a loro volta, acquistano forza per un periodo
allorquando, raggiungono il massimo sviluppo e crescendo danno luogo alle forze
contrarie.
La crisi…..la sostituzione della tendenza discendente alla tendenza ascendente
avviene spesso in modo brusco e violento….
Durante la fase discendente, quando sia il capitale fisso che le scorte di materiali
sono per il momento sovrabbondanti e quando il capitale di esercizio va riducendosi,
la tabella dell’efficienza marginale del capitale può cadere tanto in basso, da poter
essere corretta tramite qualunque riduzione praticabile del saggio d’interesse, in
modo da assicurare un ritmo soddisfacente di nuovi investimenti.
In condizioni di “lasciar fare” di politica monetaria può quindi dimostrarsi impossibile
evitare ampie fluttuazioni dell’occupazione senza un mutamento radicale dei mercati
di investimento.
•
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•
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LA CRISI DELL’EURO, LE SUE CARATTERISTICHE E CONSEGUENZE;
RECESSIONE ED INFLAZIONE IN ITALIA, CIOÈ STAGFLAZIONE
•
Una proficua lotta alla stagflazione è particolarmente complessa, in quanto per
diminuire la spinta inflazionistica le Banche Centrali dovrebbero ridurre la massa di
moneta circolante e, indirettamente, contenere la domanda di beni e servizi; ma una
diminuzione della domanda causata da scarsità della massa monetaria non favorisce
la crescita economica e quindi il rientro della disoccupazione.
•
una politica monetaria restrittiva risulta inefficace e occorre, dunque, agire piuttosto
su quella fiscale con una sensibile riduzione della spesa corrente ed una
corrispondente riduzione della pressione fiscale, unico strumento efficace per
stimolare i consumi e la domanda aggregata di beni e servizi.
•
La conseguente crescita economica rende, quindi, possibile una ripresa
dell'occupazione, proprio in conseguenza della sopra citata moderazione salariale.
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LE ANALOGIE FRA LA CRISI ATTUALE E LA CRISI
DEL ‘29
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Molti economisti colgono molte analogie fra la crisi attuale e quella del ’29.
Nel ‘29 la crisi iniziò col famoso crollo della Borsa del “giovedì nero” del
24/10/1929
L’industria e l’economia americane erano cresciute esponenzialmente
durante la prima guerra mondiale (per soddisfare la domanda europea di
armamenti) e negli anni successivi ( per la ricostruzione europea) ottenendo
aumenti di produttività eccezionali.
In questo contesto, eccezionalmente favorevole, era maturata la
convinzione che la crescita economica potesse essere continua ed
inarrestabile
Purtroppo non è così: nulla è infinito e la crescita non può essere
costantemente in impennata…
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LE ANALOGIE FRA LA CRISI ATTUALE E LA CRISI DEL ‘29
•
Venendo a calare la domanda estera (minore domanda da ricostruzione
europea e sottrazione di intere nazioni – URSS- al commercio
internazionale), il potere di acquisto interno non fu più sufficiente a
consumare tutta l’alta produzione industriale
•
Il mercato borsistico, inoltre, era drogato da una valorizzazione eccessiva
delle industrie e delle società che avevano realizzato il boom economico
americano degli anni precedenti
•
La finanza aveva contribuito pesantemente a gonfiare i listini di Borsa anche
con comportamenti scorretti e, quando il castello cominciò a «sgretolarsi», il
corso delle azioni crollò molto velocemente.
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LE ANALOGIE FRA LA CRISI ATTUALE E LA CRISI
DEL ‘29
•
Fra le cause scatenanti la crisi del ‘29 vanno annoverati
molto simili a quelli visti nella crisi attuale:
comportamenti
•
Errori speculativi del sistema del credito, cioè le strategie bancarie, con
speculazioni errate e gestione sbagliata del credito alle imprese.
•
Politica economica superficiale che, pur di perseguire il pareggio di bilancio,
non adempie ai propri doveri: pagare puntualmente le imprese che lavorano
per lo Stato e svolgere interventi economici statali capaci di salvare aziende
e industrie in crisi.
•
Errori di gestione delle imprese incapaci di mantenere la giusta liquidità per
affrontare i momenti di crisi strutturale e ciclica.
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LE ANALOGIE FRA LA CRISI ATTUALE E LA CRISI
DEL ‘29
• Tutti questi errori concomitanti di Banche, Governi ed imprese
provocarono la caduta definitiva degli equilibri:
• La classe media aveva perso i suoi risparmi con il crollo della Borsa;
• Le imprese non trovavano più acquirenti per i loro prodotti a causa
dell’impoverimento della classe media e della diminuzione della
domanda estera;
• Il sistema bancario, a causa dei prelievi forzati dei risparmiatori presi
dal panico, non fu più in grado di sostenere le esigenze creditizie
delle imprese
• IL RISULTATO: INIZIARONO I FALLIMENTI ED I LICENZIAMENTI E
LA SPIRALE PERVERSA DI PROGRESSIVA DIMINUZIONE DELLA
DOMANDA E DELLA PRODUZIONE.
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LE ANALOGIE FRA LA CRISI ATTUALE E LA CRISI
DEL ’29
•
Secondo alcuni osservatori, oggi come nel ’29, il capitalismo, soprattutto
quello anglosassone, rivela di essere molto instabile.
•
I mercati, non solo quelli finanziari ma anche di altri settori, sono troppo
poco regolamentati e per questo provocano gravi danni.
•
Come Roosevelt salvò l’America dalla crisi con un forte intervento pubblico
nell’economia e con stringenti regolamentazioni, così oggi bisogna ristabilire
la supremazia della politica sui mercati, regolandoli fortemente sia a livello
nazionale che internazionale.
•
Secondo questi osservatori, la crisi di oggi porterà ad una svolta
interventista e dirigista nell’economia: una sorta di nuovo “New Deal”.
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LE ANALOGIE FRA LA CRISI ATTUALE E LA CRISI
DEL ’29
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•
•
•
In realtà l’attesa di un nuovo New Deal è una visione molto parziale; è opportuno rileggere
i fatti del ‘29.
Quello che stupisce della depressione americana è il fatto che durò così a lungo – ben un
decennio, e chissà quanto ancora se non ci fossero state la seconda guerra mondiale e la
ricostruzione post bellica – e fu più grave che in Europa.
Il Governo (Hoover), preoccupato per l’inizio della crisi, ordinò alle imprese di non
abbassare i salari nominali per mantenere il potere di acquisto delle famiglie.
Gli imprenditori, non potendo mantenere quel livello di salari in presenza del crollo dei
prezzi di vendita, preferirono chiudere le aziende, facendo schizzare la disoccupazione oltre
il 20%.
Il Governo poi si scagliò contro la finanza, spaventando gli investitori e accelerando così il
crollo della Borsa.
Nel contempo introdusse un pesante protezionismo doganale, facendo crollare il commercio
estero.
Infine, preoccupato per il deficit in aumento, lo stesso Governo aumentò, di molto, le
imposte dando così un’altra batosta alla domanda aggregata.
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LE ANALOGIE FRA LA CRISI ATTUALE E LA CRISI
DEL ’29
• Hoover consegnò a Roosevelt all’inizio del 1933
un’economia con un tasso di disoccupazione al 20%,
destinato a salire al 23% due anni dopo.
• Dopo una ripresa avvenuta nel ’37, seguì una nuova
recessione l’anno successivo.
• I consumi degli americani rimasero in quel periodo
inferiori al trend normale per un buon 25%.
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LE ANALOGIE FRA LA CRISI ATTUALE E LA CRISI
DEL ’29
• Che cosa fece Roosevelt: una parte delle sue scelte politiche
furono ottime:
• I sussidi alla disoccupazione limitarono i danni sociali della
depressione;
• Il sistema pensionistico pubblico tranquillizzò i consumatori sul
loro futuro;
• L’assicurazione sui depositi bancari e la creazione di un
regolatore dei mercati stessi (la SEC) contribuirono a
stabilizzare i mercati finanziari;
• MA
IL
SUO
ESTREMO
DIRIGISMO
NELLA
REGOLAMENTAZIONE DELL’ECONOMIA FECE GRAVI DANNI
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LE ANALOGIE FRA LA CRISI ATTUALE E LA CRISI
DEL ’29
•
I teorici del New Deal erano convinti che il capitalismo andasse gestito e diretto dal
centro della politica.
•
Il National Recovery Act del 1933, voluto da Roosevelt, fu un disastro: questa legge
voleva fissare ( o influenzare ) prezzi e salari, impedire la concorrenza e promuovere
monopoli centralizzati, maggiormente controllabili politicamente.
•
Introdusse norme specifiche atte ad individuare cosa si poteva attuare o meno nel
campo della produzione e della scelta dei prodotti;
•
Molti potenziali investitori si spaventarono di questo eccesso di regolamentazione e
cessarono di investire, aumentando il fenomeno della depressione.
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LE ANALOGIE FRA LA CRISI ATTUALE E LA CRISI
DEL ’29
• La lezione da trarre da questa crisi è la seguente:
• Il capitalismo, dopo questo shock non cambierà
• Dovranno essere riscritte e migliorate alcune regole per i mercati
finanziari
• Dovranno essere migliorate la supervisione e gli incentivi dei
manager della finanza per evitare nuovi scandali come quelli
verificatisi con la vicenda dei mutui subprime
• Dovranno essere affinate le misure di protezione sociale
• Dovranno essere aumentate le misure che facilitano la concorrenza
e stimolano l’aumento della produttività
• MA IL CAPITALISMO, FONDATO SUL MERCATO, CONTINUERA’ A
ESSERE QUELLO CHE PRODUCE PIU’ CRESCITA.
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LE ANALOGIE FRA LA CRISI ATTUALE E LA CRISI
DEL ’29
• Per l’Italia l’uscita dalla crisi sarà un percorso estremamente lungo e
faticoso
• L’alto livello del debito pubblico non permette il ricorso a politiche
fiscali espansive e, quindi, non sarà disponibile una domanda
interna significativa nei prossimi anni
• Il recupero della produttività deve avvenire con riforme strutturali
volte a ridurre la burocrazia e creare un ambiente più favorevole alle
imprese e alla crescita
• La ritrovata competitività dell’industria italiana potrà permetterle di
continuare a giocare un ruolo attivo sui mercati esteri
• FINO AL 2020 LA CRESCITA DEL PIL IN ITALIA SARA’ MOLTO
MODESTA
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LE PREVISIONI SULL’ANDAMENTO
DELL’ECONOMIA IN ITALIA
28
PRINCIPALI DATI MACROECONOMICI NEL MONDO
AD OGGI
29
IL CREDIT CRUNCH IN ITALIA ED IL RISCHIO
GENERALIZZATO DI INSOLVENZA
•
•
•
Le imprese che operano principalmente od esclusivamente sul mercato
domestico soffrono molto il forte calo dei consumi ed in genere la situazione
di recessione, che dura ormai da 5 anni.
Le distorsioni nel funzionamento dell’euro e gli interventi compiuti dalle
banche per sostenere il corso dei titoli pubblici hanno fortemente indebolito
anche le banche stesse, costrette a calcolare i loro ratios patrimoniali
imposti dalle norme internazionali e dalla futura convenzione di Basilea 3 su
titoli pubblici altamente deprezzati dal mercato.
In questo contesto le banche hanno paura a prestare nuovo denaro a
imprese in difficoltà e sono costrette a cessare l’acquisto di titoli pubblici per
non peggiorare ulteriormente il loro equilibrio patrimoniale. Il denaro messo
a disposizione delle banche dalla Banca Centrale Europea ( oltre 1.000
miliardi ) non riesce ad arrivare alle imprese e famiglie nei paesi più
indebitati.
30
LA “POLICY” DEL TRIBUNALE IN MATERIA DI
AZIENDE IN CRISI.
•
•
•
•
I Tribunali hanno assistito in questi anni ad un aumento eccezionale di
procedure concorsuali
La grandissima maggioranza di queste procedure vengono, purtroppo,
attivate quando l’impresa è già decotta e non è più possibile agire per
tentare di salvarla.
Occorre stimolare ed acculturare le imprese ed i loro consulenti a rivolgersi
anzitempo al Tribunale, applicando, in tutti i casi in cui risulti possibile, le
disposizioni di cui agli artt. 67, 161 e 182 bis l.f.
Le recenti modifiche innovative della Legge Fallimentare allargano il
“ventaglio” di strumenti a disposizione di avvocati, commercialisti e
magistrati per mantenere in vita aziende che, pur essendo dotate di punti di
forza e prospettive economiche, sono cadute in situazione di illiquidità e
crisi finanziaria.
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CARATTERISTICHE NORMALMENTE RISCONTRATE NELLE
IMPRESE CHE ACCEDONO ALLE PROCEDURE
CONCORSUALI PRESSO IL TRIBUNALE
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Declino di prodotto: l’impresa da molti esercizi ( anche 5/10) non investe in ricerca e
sviluppo, in tecnologia di prodotto, ed il manufatto, pur se ben congegnato, è già
obsoleto e superato dalla concorrenza
Fatturati “in picchiata”, mediamente ridotti del 50% rispetto agli esercizi migliori,
quelli fino al 2007/2008
Evidenti casi di ristrutturazioni aziendali ( non risolutive) volte solo a ridurre
l’organico, ma privi di un piano industriale volto al ritorno al valore ( si riscontra ad
es. il più delle volte, un generico accesso ai mercati stranieri emergenti – Cina in
primis- senza però una visione globale di quella che dovrebbe essere una appropriata
market-strategy)
Bilanci degli ultimi esercizi che rappresentano utili risicati, con rilevantissime
svalutazioni e deprezzamenti imputati nell’ultimo esercizio, evidenti manipolazioni
estetiche dei 3 / 4 anni precedenti, in un acclarato stato di azzeramento del
patrimonio netto in epoche pregresse
Una governance il più delle volte poco acculturata, che invece di recuperare
efficienza, tenta di evitare ogni coinvolgimento risarcitorio personale (
disinteressandosi degli assets aziendali e del loro svilimento )
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CARATTERISTICHE NORMALMENTE RISCONTRATE NELLE
IMPRESE CHE ACCEDONO ALLE PROCEDURE
CONCORSUALI PRESSO IL TRIBUNALE
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•
•
La mancata politica dei “tagli” attuata non permette nemmeno l’accesso agli
“ammortizzatori sociali” danneggiando il personale dipendente, la cui professionalità è
uno dei punti di forza dell’impresa
Aziende per lo più “imprigionate” in rilevanti compendi immobiliari, con importanti
effetti leva finanziaria sui bilanci, beni di difficile vendibilità anche a prezzi di realizzo,
corredati di mutui ipotecari fondiari ( la vendita non dà nessun beneficio in termini di
nuova finanza)
Casi in cui, essendosi verificata l’ipotesi di scioglimento già da alcuni esercizi ( perdita
del going concern), l’azienda brucia cassa “come una vaporiera” e non permette
neppure minimi investimenti
Il personale è sfiduciato, in alcuni casi non riceve i salari da mesi e la conflittualità
con i manager tocca livelli altissimi; le professionalità più rilevanti lascano l’azienda
Manca una tutela degli assets immateriali, come i brevetti, alla cui registrazione e
tutela la governance non ha prestato sufficiente attenzione
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PUNTI CARATTERISTICI DI INTERESSE DEI COMPETITORS
PER L’ACQUISIZIONE DI AZIENDE O RAMI D’AZIENDA IN
CRISI
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Rete di vendita in quanto
– Fidelizzata al prodotto italiano anche se obsoleto
– Incuneata in aree geografiche di difficile penetrazione ( paesi africani od
asiatici)
– Rappresentata dagli organi del Tribunale tramite il piano industriale
– Il cliente, rassicurato dalla gestione della procedura concorsuale, dà
garanzia di continuità ai partecipanti all’asta
– Rappresenta fatturato sicuro perché fidelizzato nel corso degli anni
– Relativa a clientela internazionale, in questo momento la più appetibile
poiché non risente della stagnazione del mercato interno
Marchi e brevetti se ben tutelati, almeno in ambito UE
Stabilimenti industriali, ma solo se immessi nel mercato delle procedure
competitive a prezzo conveniente unitamente all’avviamento aziendale
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IL RUOLO DELLE BANCHE NEL FINANZIAMENTO DELLE
IMPRESE IN CRISI
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Il fenomeno del credit crunch ha mostrato a tutto il mondo economico
quanto siano importanti le banche ed il credito per le imprese
Oggi la liquidità delle banche è ridotta ai minimi termini in quanto:
Le richieste di moratoria sui mutui e leasing in capo alle imprese non
permettono oramai da tre anni restituzioni di capitale ( solo gli interessi)
Le sofferenze (salite oramai come sistema al 12% ) drenano liquidità
La raccolta langue, deprezzata dalla disoccupazione crescente e dalla ridotta
marginalità delle imprese e professionisti
Le minusvalenze di Borsa, il deprezzamento delle obbligazioni dell’area del
Sud Europa, riducono le giacenze di conto corrente delle famiglie
Il rilevantissimo aumento delle utilities ( carburante in primis ) svilisce la
capacità di risparmio delle famiglie
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IL RUOLO DELLE BANCHE NEL FINANZIAMENTO DELLE
IMPRESE IN CRISI
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In questa situazione il mondo bancario assiste ad una richiesta di nuova finanza da parte
delle imprese unica nel suo genere poiché:
In alcuni settori i fatturati si sono ridotti anche fino al 50%
L’impresa, che utilizzava il leverage a fronte di investimenti, si trova sbilanciata e al di fuori
del break even point
I costi delle utilities sono aumentati del 52% in dieci anni
Il costo lordo del personale è tra i più elevati d’Europa, pur se buona è la professionalità
Per reagire al calo dei fatturati occorre investire nella ricerca di nuovi mercati e
nell’innovazione di prodotto tramite la R & D
Per le imprese che operano con la Pubblica Amministrazione esiste un grave problema di
ritardi nei pagamenti da parte di quest’ultima
Recentemente, oltre alle situazioni di ritardo cronico nei pagamenti della P.A., si sono
registrati anche casi di vera e propria insolvenza di Enti Locali ( vedi il caso del Comune di
Alessandria), aprendo così un capitolo nuovo di preoccupazioni per le imprese che operano
con la P.A.
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DATI STATISTICI SULLE PROCEDURE
CONCORSUALI DEL TRIBUNALE DI BOLOGNA
Fallimenti
250
200
150
Fallimenti
100
50
0
2007
2008
2009
2010
2011
2012
37
DATI STATISTICI SULLE PROCEDURE
CONCORSUALI DEL TRIBUNALE DI BOLOGNA
35
30
25
Concordati
Presentati
20
15
Concordati
Omologati
10
5
0
2007
2008
2009
2010
2011
2012
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DATI STATISTICI SULLE PROCEDURE CONCORSUALI DEL
TRIBUNALE DI BOLOGNA
Esercizio Provvisorio
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20
15
Esercizio
Provvisorio
10
5
0
2007 2008 2009 2010 2011 2012
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DATI STATISTICI SULLE PROCEDURE CONCORSUALI DEL
TRIBUNALE DI BOLOGNA
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LO “STRAPOTERE” DELLA LIQUIDITA’
• Nei momenti di crisi le imprese che hanno conservato liquidità
godono di enormi vantaggi competitivi
• Le imprese possono fare shopping di reti vendita, impianti
produttivi, brevetti , know how ed altre imprese pagando prezzi
ridotti e realizzando veri e propri affari.
• Le multinazionali situate nei paesi europei a basso “spread”
raccolgono quantità enormi di denaro in patria all’1% e finanziano le
loro vendite all’estero proponendo tassi competitivi nei paesi ad alto
“spread” ( v. il caso di vendita a rate di auto tedesche o francesi in
Italia)
• Le multinazionali con base in Italia, invece, devono seguire il
processo inverso, facendo indebitare le loro controllate in Germania
all’1% e prestare le somme ricevute alle imprese italiane.
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LO “STRAPOTERE” DELLA LIQUIDITA’
• Il risanamento e rilancio delle imprese in crisi è anzitutto basato
sulla qualità del business trattato e sulla capacità dell’imprenditore;
senza questi requisiti di fondo nessun risanamento può aver luogo,
nemmeno tramite procedura concorsuale.
• Il successo di una operazione di risanamento dipende però anche
dalla disponibilità dell’imprenditore ad immettere capitale nella sua
azienda, acquisendo così anche la fiducia dei terzi finanziatori e dei
creditori chiamati ad esprimersi
• Nel caso delle imprese di costruzioni in crisi, ad esempio, l’impegno
finanziario diretto dell’imprenditore (mediante capitalizzazione per
autofinanziamento) o dei nuovi managers interessati a rilevare
l’azienda, è spesso l’unico modo per salvare l’impresa senza sfociare
in un fallimento
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