Ginocchio, spalla, mano le patologie più comuni

Le Principali Patologie Dell’arto
Superiore
Le patologie più frequenti che
interessano la spalla:
• Il dolore alla spalla (gleno-omerale) è un
sintomo piuttosto frequente e non sempre di
facile inquadramento può coinvolgere anche
altre articolazioni: acromio-claveare, sternoclaveare, sub-acromiale, scapolo-toracica e dai
tessuti molli circostanti
• L’incidenza aumenta con il passare degli anni.
Più frequente nelle donne e nel 70% dei casi è
coinvolta la cuffia dei rotatori
Il dolore alla spalla viene comunemente definito
come “periartrite”
Cause di Spalla Dolorosa
patologie della cuffia dei rotatori:
-tendinopatia della cuffia dei rotatori (calcifica)
-lacerazione e rottura della cuffia dei rotatori
-borsite sub-cromiale
Patologie dell’articolazione gleno- omerale:
• -Capsulite adesiva (spalla congelata)
• -Artrosi
• -Osteoartrite gleno-omerale (G.O.):
• I° (anziano), II° (A.R., Gotta, Paget)
• Infezioni (rare)
 Patologie dell’articolazione acromio-claveare:
-trauma
-osteoartrite
 Instabilità: -gleno-omerale -acromio-claveare
La prima cosa da fare è stabilire se il dolore è dovuto a una malattia della spalla
oppure si tratta di un dolore irradiato, di tipo muscolo- scheletrico o viscerale, per
l’origine comune dell’innervazione da C4- C7
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MUSCOLO-SCHELETRICO
Rachide Cervicale (spondilosi cervicale)
Parete Toracica (osteocondrite coste superiori)
ALTRE ARTICOLAZIONI
Patologia reumatica sistematica
(artrite reumatoide o altre)
Polimialgia reumatica (donna anziana, dolore bilaterale al cingolo scapolo-omerale
che si accentua al mattino, ves alta)
VISCERALE (mediastino, diaframma)
Esofagite
Ca esofageo
Pleurite
Ca polmonare
Embolia polmonare
Infarto miocardico
Pericardite
Ulcera perforata
Colecistite
Dissecazione aortica
Aspetti del dolore
• modalità di insorgenza (spontaneo, traumatismo, da
sovraccarico)
• età del Pz. (pat. degenerativa, traumatica o
microtraumatica)
• Cronicità
• Ricorrenza
• esatta localizzazione (deltoide, art.A-C, solco bicipitale)
• irradiazione (regione scapolare)
• Diurno con acutizzazione notturna (tendinopatia calcifica,
rottura cuffia)
La lesione della cuffia dei
rotatori è la causa più comune di spalla dolorosa
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La cuffia dei rotatatori è costituita da 4 tendini
Sovraspinato
Sottospinato
Sottoscapolare
Piccolo rotondo
Sintomatologia
• Dolore
• Rigidità
• Deficit di forza
Diagnostica
Arco doloroso
Il dolore fra 60°-120° di abduzione indica
un’impingement sottoacromiale del
sovraspinoso.
Il dolore sopra i 120° indica una patologia
acromioclavicolare
Diagnostica: Test di impingement
sottoacromiale Riduzione di forza nei
test specifici
Test per la cuffia
• T.di Jobe
• T.di wipple
• Patte
• Drop sign
• Lift-off test
• Napoleon test
• Vengono eseguiti per evidenziare lesioni dei tendini
• della cuffia dei rotatori
Diagnostica: esami
• I livello
radiografia
Ecografia
• II livello
RMN
• III livello
ARTRO RMN
Corkscrew FT
Completamente in titanio
Pushlock
Senza nodo, permette un buon aggiustamento
della tensione e riduzione del tessuto
Disponibile in composito. PLLA e Pick
Introdotte a battuta
Pushlock SP
Dotata di una punta in titanio che permette di
perforare l’osso con precisione, evita di perdere
l’asse di allineamento che puo perdersi con la
pre-perforazione
Peek Corkecrew FT: materiale
termoplastico che consente unì’ottima
fissazione corticale, eccellente
biocompatibilita
Bio-Corkescrew
Bioriassorbibuile in PLLA
Biocomposite Corkscrew FT
PLLA addizionato al 15% di Beta Tricalcium Phophate
Favorisce il riassorbimento e formazione di osso
grazie alla osteoconduttività del TCP
Post operatorio
• L’intervento ha lo scopo di favorire la cicatrizzazione
del tendine ed è estremamente importante il decorso
post-operatorio!
• Il tempo di cicatrizzazione e di circa 3 mesi durante i
quali è vietato eseguire sforzi
• La rieducazione è un compromesso fra la necessità di
evitare la rigidità post chirurgica e le sollecitazioni
che possono compromettere la buona cicatrizzazione
• Il protocollo riabilitativo che consiglio è una
mobilizzazione passiva precoce e un tutore per i primi
30 gg.
• Dopo 30 gg si comincerà la rieducazione attiva
“Calcificazioni”
Cos’è?…..e perché si verifica?
E’ un deposito di calcio in uno dei tendini della spalla.
a) le cellule tendinee si trasformano in cellule produttrici di calcio per un processo che si
chiama "metaplasia" (tendinopatia calcifica) il deposito di calcio si trova nel contesto del
tendine
b) il tessuto tendineo degenera a causa dell’invecchiamento e dell’usura, e
successivamente calcifica (calcificazione degenerativa) il deposito si trova all’inserzione
del tendine sull’omero.
Le calcificazioni della spalla sono presenti nel 20% dei pazienti
con rottura della cuffia dei ruotatori, nel 33% di coloro che
hanno un acromion di forma uncinata, nel 15% dei soggetti
affetti da spalla congelata o capsulite adesiva e nel 6.8% di
tutti coloro che hanno dolore alla spalla.
Uno studio radiografico da noi condotto su volontari sani ha
evidenziato che il 4.9% dei soggetti ha una calcificazione della
spalla.
CHI SI AMMALA DI TENDINITE CALCIFICA?
- La fascia di età maggiormente colpita si colloca tra i 30 e i 50
anni di età.
- Le donne di razza bianca sono colpite più frequentemente
rispetto agli uomini.
- la calcificazione isolata si presenta abitualmente in soggetti
anziani con età media di 65 anni e di sesso femminile.
- sono maggiormente colpite le persone con problemi endocrini
e dismetabolici come ad esempio pazienti con patologie della
tiroide, affetti da diabete mellito, disordini ormonali e
irregolarità del ciclo mestruale.
- Circa il 20% dei pazienti presenta lesioni della cuffia dei rotatori
ed in particolare i pazienti con profilo dell’osso acromiale curvo o
ad uncino e nei pazienti affetti da spalla congelata e capsulite
adesiva.
- Le lavoratrici domestiche sono spesso colpite
Esami diagnostici
• L’esame radiografico in proiezione anteroposteriore con il braccio intrarotato ed
extrarotato può essere sufficiente ad
evidenziare una calcificazione. Per stabilire
l’esatta localizzazione della calcificazione,
occorrono almeno quattro proiezioni
radiografiche o un esame ecografico, TAC o
RM.
QUAL’È LA CAUSA DELL’ORIGINE DI
UNA TENDINITE CALCIFICA?
Molte teorie accreditate. La più accettata:
diminuzione di ossigeno al tendine forse a causa di fattori meccanici come la pressione sui
tendini quando il braccio è sollevato sulla testa
Il processo si può stabilire in due fasi:
•
la fase formativa
•
la fase di riassorbimento.
Prima fase le cellule del tendine vanno incontro a un cambiamento
la metaplasia che permette la formazione di cristalli di calcio.
Seconda fase la risposta biologica del corpo riassorbe il calcio
ed i tendini della cuffia guariscono è più dolorosa per il fatto
il deposito di calcio è in forte pressione all'interno del tendine.
Un dato interessante
Che il 75% della popolazione, possa essere portatrice di tendinite calcifica indolore .
La possibilità di sviluppare una Tendinite Calcifica all’altra spalla è di circa il 10% nei pazienti
già ammalati. Ciò che accomuna la maggior parte dei pazienti è il dolore e la limitazione
funzionale del movimento della spalla fino alla rigidità.
Quali sono i sintomi?
Dolore in corrispondenza della faccia anteriore o laterale della spalla, che non si irradia
oltre il gomito e non si estende al collo. Il dolore si acuisce durante il sollevamento del
braccio e può essere presente anche di notte. Generalmente la mobilità della spalla è
ridotta. E’ evidente che la tendinite calcifica simula i sintomi causati da una sindrome da
attrito sottoacromiale o da una rottura della cuffia dei ruotatori.
La calcificazione segue un suo ciclo evolutivo. Ad ogni fase di questo ciclo corrisponde
un differente quadro clinico.
I fase "metaplasia fibrocartilaginea”
II fase "formativa”
III fase "calcifica”
IV fase "di riassorbimento" e "di ristrutturazione".
Tranne la prima, sono tutte potenzialmente responsabili di dolore
La fase di "riassorbimento" è la più dolente.
La durata di ciascuna fase non è nota e possono durano oltre 13 mesi.
COME SI CURA LA TENDINITE CALCIFICA?
Terapia conservativa: i depositi di calcio, si possono riassorbire e sparire nel tempo, chi ne
soffre, riacquisterà la normale funzione della spalla con risoluzione del dolore dopo 2-3
settimane circa. (Uno studio effettuato su pazienti affetti da Tendinite Calcifica, è stato visto
che circa 1/3 di loro avrà una completa scomparsa dei depositi di calcio entro 3-10 anni).
Anti-infiammatori per via orale e fisioterapia per trattare il dolore, e se presente la rigidità.
Terapia molto importante è l’infiltrazione cortisonica
Le onde d'urto (ESWT) possono essere un trattamento efficace.
Un trattamento, meno usato:
“lavaggio e agoaspirazione". Questa tecnica prevede l’inserimento di aghi di grandi
dimensioni nei depositi di calcio, con l’aiuto della ecografia, per aspirare il calcio.
Se il trattamento conservativo non produce il miglioramento previsto può essere necessario
l’intervento chirurgico per risolvere il dolore, si verifica in circa nel 10% dei casi e dopo sei
mesi circa di trattamento conservativo.
Solitamente viene utilizzata la chirurgia artroscopica per rimuovere i depositi di calcio. La
rimozione artroscopica dei depositi di calcio è un metodo molto affidabile di trattamento e di
successo nella maggior parte dei pazienti..
La protesi di spalla
quando?
• Da oltre una quindicina di anni la protesi di
spalla rappresenta una valida soluzione al
problema dell’artrosi
• Quando si impianta la protesi di spalla?
Valgono gli stessi criteri come per la protesica
del ginocchio e dell’anca:
• Età più avanzata possibile
• Lesioni massive di cuffia con un quadro di
pseudo-paralisi della spalla
Durata della protesi
•
•
•
•
•
•
La durata media è in torno ai 10-15 anni
Rischi:
infezione
Mobilizzazione dei componenti protesici
Lussazione
rigidità
La protesi inversa
• Nel caso di lesioni massive della cuffia non
possiamo utilizzare una protesi anatomica di
spalla ma bensì una protesi inversa in quanto
mancano i tendini stabilizzatori. Con la protesi
inversa otteniamo stabilità e movimento
utilizzando come motore il muscolo deltoide
Post operatorio
Tutore per 20 gg e poi inizierà la rieducazione
funzionale
Idrochinesiterapia
L'uso dell'acqua come mezzo terapeutico risale ai tempi della Roma Imperiale,
proprietà fisiche dell’acqua.
Principio di Archimede: permette di alleggerire il peso gravante sulle articolazioni e migliorare
l'irrorazione del tessuto cartilagineo. La spinta di Archimede rappresenta la differenza più
importante tra l'ambiente acquatico e quello terrestre in quanto permette di svolgere i
movimenti con carico parziale o nullo con un corretto lavoro muscolare anche in condizioni di
ridotto tono-trofismo e di difficoltà di carico
Viscosità: L'acqua è più densa dell'aria e per questo motivo fornisce una maggiore resistenza
al movimento. Grazie a questo principio possiamo rinforzare la muscolatura senza adoperare
sovraccarichi e pesi aggiuntivi.
Pressione idrostatica: viene esercitata perpendicolarmente in ogni punto della superficie
corporea migliorando l'equilibrio e la propriocezione (capacità di regolare la postura grazie
al coordinamento di una risposta motoria adeguata alle variazioni esterne).
Temperatura: il calore aumenta la vascolarizzazione dei tessuti grazie allo stimolo diretto ed
indiretto sulla vasodilatazione (31-35°C) Una temperatura superiore ai 30°C produce
rilassamento muscolare, migliorando la circolazione e, insieme allo stimolo pressorio, agisce
sulla percezione del dolore aumentandone la soglia
Propriocettività: altro effetto dato dall’acqua è il manifestarsi di
fenomeni sensoriali quali un miglior apprezzamento della posizione
del proprio corpo e del senso di movimento dovuti alla percezione
della pressione esercitata dall'acqua su tutto il corpo che si traduce
in una sensazione di maggior sicurezza nell'esecuzione dei
movimenti.
L'idrochinesiterapia permette di amplificare l'intervento riabilitativo
e si propone come valida integrazione ai mezzi tradizionali di
fisiochinesiterapia
“Il MORBO di DE QUERVAIN”
Conosciuta anche come malattia delle lavandaie, il morbo, o sindrome, di De Quervain
è una patologia del tendine abduttore lungo ed estensore breve del pollice.
Descritta per la prima volta dal chirurgo svizzero Frédéric De Quervain nel 1895 circa,
da cui prende il nome.
E’ una infiammazione tendinea correlata a fenomeni di ispessimento e attrito fra i
tendini, la guaina fibrosa ed il sottostante solco osseo creato dai movimenti del pollice
e del polso
LE CAUSE
La causa principale sono continui e
ripetuti movimenti del pollice tipo pinza,
spesso a polso flesso che determinano
l´instaurarsi della flogosi provocando
con ispessimento e stenosi della guaina
sinoviale del primo canale degli
estensori riducendo sensibilmente lo
spazio per lo scorrimento dei tendini che
diventa sempre più ristretto. Il dolore è
localizzato al polso e può estendersi
lungo l´avambraccio e lungo il pollice. Il
Morbo di De Quervain, spesso, viene
associato ad una Sindrome del Tunnel
Carpale o al Dito a Scatto.
SOGGETTI A RISCHIO
•
sesso femminile a carico della mano dominante
•
attività lavorative o sportive con i movimenti del insorgenza.
•
donna con bambini piccoli, (malattia della neo mamma o della nonna,
dovuta al tipico movimento di aprire la mano e mantenere in braccio il bimbo)
•
segretarie e le sarte.
•
Frequentemente, coloro che ne sono colpiti,
hanno eseguito di continuo movimenti che non sono abituali per il proprio polso in
corso di attività lavorative o più spesso per hobby.
•
•
lavoratori che eseguono ripetuti movimenti di pinza con il pollice o trascorrono molto tempo con
il polso in posizione flessa come ad esempio, attività di macellazione e sezionamento di bestiame, potatura,
•
utilizzo di strumenti manuali, pennelli o pinze, muratori, imbianchini, giardinieri o meccanici, ricamatrici, dattilografe e gli addetti
ai videoterminali (per l´uso non corretto e prolungato del mouse del computer, tanto che negli U.S.A. spesso la malattia viene
indicata come "malattia da mouse").
È importante ricordare come i continui movimenti per spostare il mouse (soprattutto se il gomito non è appoggiato)
Inducano l´abduttore lungo e l´estensore breve del pollice ad un´iinfiammazione congiuntamente alla loro membrana
di scorrimento. Ecco perché è fondamentale consigliare a quanti si avvicinino all´uso del computer a tenere il gomito
ben appoggiato su di una superficie.
•
Fra gli sportivi i tennisti ed i golfisti; i pianisti che, pur non adoperando alcun utensile, effettuano per suonare i ripetuti movimenti indicati a carico del polso.
•
•
DIAGNOSI
Per evidenziare la tendinite bisogna invitare il paziente
ad assumere la posizione dell´autostoppista,
con pollice rivolto lateralmente.
Quando il paziente assume tale posizione i tendini che passano attraverso il primo
compartimento dorsale divengono chiaramente visibili; tali tendini sono responsabili della
estensione del pollice e della deviazione radiale del polso.
• Segno di Finkelstein, che si esegue facendo stringere il pollice
all´interno delle altre dita chiuse a pugno inclinando il polso
nella direzione opposta a quella del pollice.
Questa manovra provoca un intenso dolore nella sede in
cui la guaina si è ristretta.
La visita medica specialistica è sufficiente per formulare la diagnosi ma può essere utile
un´ecografia, mentre la radiografia è inutile, poiché non mostra alcuna alterazione.
Obiettivamente si riscontra la presenza di una zona edematosa con una tumefazione dolente, alla
palpazione si rileva una marcata iperestesia al di sopra del processo stiloideo del radio ed è
possibile evidenziare un ispessimento della guaina fibrosa con un crepitio che possono essere
rilevati lungo la guaina tendinea. L´abduzione contro resistenza può indurre ed esacerbare il
dolore. Spesso tale malattia viene scambiata per un´artrosi della base del pollice (rizoartrosi).
Terapia Conservativa
Lo scopo del trattamento in questa patologia è quello di
eliminare il dolore, ridurre l´infiammazione e restituire il
normale scorrimento dei tendini.
Farmaci steroidei: Hanno efficacia ma limitata nel tempo.
Infiltrazioni cortisoniche: Risultano particolarmente efficaci sui
sintomi, ma con l´effetto collaterale di un possibile danno
fibrotico e tendineo.
Terapia Strumentale: LASER, TECAR, Crio Terapia: Se la zona è
infiammata, l´applicazione di ghiaccio può contribuire a
ridurre il gonfiore.
Per quanto possibile bisogna sospendere l´attività lavorativa o
manuale.
Terapia Chirurgica
Consiste nel liberare i tendini mediante l´apertura del loro canale di scorrimento, e la pulizia dei
tessuti infiammati circostanti (tenosinoviectomia) . L´incisione cutanea è di circa 2 cm.
Dopo l´intervento si può e si deve muovere da subito la mano, evitando sforzi per 20-30 giorni.
Fondamentale in questa fase è l´utilizzo di uno splint e di un mirato protocollo fisioterapico
riabilitativo post-chirurgico, sia per un fisiologico recupero delle attività quotidiane nel minor
tempo possibile che per scongiurare la possibili complicazioni post intervento. È normale che
alcuni pazienti possano accusare un senso di fastidio e di minore sensibilità nella regione di
intervento, maggiore di altri per alcuni mesi. Si può riprendere il lavoro in 7-10 giorni nel caso di
lavoro di concetto, in 20-30 giorni nel caso di lavoro manuale pesante. I rischi legati
all´intervento (fortunatamente molto rari) sono principalmente: la formazione di una cicatrice
dolorosa (che però in genere migliora in 3-6 mesi), la lesione chirurgica (o in corso d´intervento)
di un ramo nervoso (soprattutto nel caso di decorsi anatomicamente anomali) o vascolare e le
infezioni.
“Tunnel carpale”
• COS'E' IL TUNNEL CARPALE?
• Il tunnel carpale è un canale localizzato al polso formato dalle ossa carpali
sulle quali è teso il legamento traverso del carpo, un nastro fibroso che
costituisce il tetto del tunnel stesso, inserendosi, da un lato, sulle ossa
scafoide e trapezio e dall'altro sul piriforme ed uncinato (ossa del carpo
della mano). In questo "tunnel" passano strutture nervose (nervo
mediano), vascolari e tendinee (tendini muscoli flessori delle dita).
• Il nervo mediano è il nervo che porta la
Sensibilità al lato palmare del pollice e delle
dita (escluso il mignolo) e gli impulsi diretti
Verso alcuni piccoli muscoli della mano, che
Permettono alle dita e al pollice di muoversi.
La compressione del nervo determina
la sindrome del tunnel carpale.
CAUSE DELLA STC:
•
lavori ripetitivi, provocano un aumento della pressione all'interno del tunnel carpale,
il ripetuto allungamento lo scorrimento dei tendini dentro il tunnel possono dar luogo
ad una infiammazione che riduce le dimensioni del tunnel determinando la compressione
del nervo mediano.
•
L'utilizzo molto frequente del mouse del computer
(noto come il mal di mouse)
•
Alcuni sport (come giocare a bowling o a tennis),
• l'utilizzo di strumenti musicali (come la chitarra)
che causano micro traumatismi ripetuti del polso
•
•
•
•
•
malattie sistemiche: diabete mellito, artrite reumatoide, mixedema, amiloidosi.
situazioni fisiologiche: gravidanza, uso di contraccettivi orali, menopausa, traumi, pregresse fratture del
polso con deformità articolari, artriti e artrosi deformanti.
Le donne sono tre volte più a rischio degli uomini di sviluppare la sindrome del tunnel carpale, (forse
perché il loro canale può essere più piccolo rispetto a quello degli uomini). In circa il 70% dei casi è
bilaterale la mano dominante di solito è colpita per prima e accusa il dolore più intenso
L'ereditarietà è il fattore più importante, infatti, i tunnel carpale possono essere più piccoli in alcune
persone, e questa caratteristica viene ereditata
L'età è un fattore importante: la malattia occorre più frequentemente nelle persone anziane
Sintomatologia
• SINTOMI: bruciori, formicolio o sensazioni di addormentamento misto a
prurito al palmo della mano e alle dita, specialmente al pollice,
all’indice e al medio.
• Dolore, debolezza o sensazione di intorpidimento alla mano e al polso,
al braccio e la scapola.
• Alcuni pazienti affermano di sentire le dita inutilizzabili e gonfie, anche
se il gonfiore non c’è oppure è appena accennato. La sintomatologia è
prevalentemente notturna ma quando i sintomi peggiorano è possibile
avvertirla anche durante il giorno. Può diventare difficile stringere le
mani a pugno, afferrare piccoli oggetti o svolgere altre attività che
implicano l’uso delle mani.
• Nei casi cronici i muscoli alla base del pollice
possono risultare compromessi per sempre con
perdita di sensibilità e capacità di distinguere
il caldo e freddo.
PERCHE’ I SINTOMI SONO PREVALENTI
LA NOTTE E AL RISVEGLIO?
Le cause sono molteplici: di notte il polso può
rimanere a lungo iperflesso o iperesteso
determinando una maggiore pressione all'interno del
tunnel carpale, con compressione del nervo mediano;
la posizione sdraiata può ridistribuire i liquidi corporei
con un aumento di questi agli arti superiori e quindi
anche all'interno del tunnel carpale con conseguente
aumento della pressione; il riposo stesso della mano
non permetterebbe il drenaggio dei liquidi all'interno
del tunnel carpale.
DIAGNOSI
•
Sintomi lamentati dal paziente. Valutazione della sensibilità di ciascun dito, e dei muscoli
alla base della mano con particolare attenzione alla forza e ai segni di atrofia. Test
specifici che riproducono i sintomi della sindrome del tunnel carpale. Test di Tinel, il
medico batte leggermente o esercita pressione sul nervo mediano nel polso del paziente
che risulta positivo se suscita una sensazione di scossa.
• Test di Phalen: positivo se compaiono
il formicolio l’intorpidimento crescente entro un minuto
•
•
Talvolta la Sindrome del Tunnel Carpale può essere confusa con altre patologie del Nervo
Mediano quali ad esempio la compressione delle radici nervose nella ragione cervicale
provocata da un’ernia discale. Nel dubbio l’elettromiografia può confermare la diagnosi
anche se non rappresenta un esame necessario e fondamentale nella decisione
chirurgica.
CURA DELLA SINDROME DEL TUNNEL
CARPALE
• La terapia della Sindrome del Tunnel Carpale
(STC) può essere conservativa o chirurgica.
Conservativa.
• Farmaci steroidei: hanno efficacia ma limitata nel
tempo
• Infiltrazioni cortisoniche: Risultano
particolarmente efficaci sui sintomi, ma con l'effetto
collaterale di un possibile danno fibrotico e
possibile rottura a lunga distanza dei tendini
flessori, possibile danno neurologico per effetto
dell’ago o iniezione intranervosa
Terapia conservativa
• Terapia Strumentale: Si avvale dei più moderni
elettromedicali come l'efficace azione
combinata di Tecar e ultrasuoni
• Crio Terapia: Se la zona è infiammata,
l’applicazione di ghiaccio può contribuire a
ridurre il gonfiore.
Chirurgica
l'intervento prevede il taglio del legamento traverso del
carpo (tetto del tunnel carpale), talvolta associato a una
neuro lisi. Può essere effettuato con tecnica tradizionale o
endoscopica, in anestesia locale, mediamente con
convalescenza compresa fra 3 e 5 settimane, un po' più
breve se effettuato in via endoscopica, ma con rischi
operatori nettamente superiori.
Rischi
•
•
•
•
•
Lesioni vascolo nervose
Lesioni tendinee
Disturbi di cicatrizzazione della ferita
Infezioni superficiali e profonde
Recidiva della sintomatologia
Nota bene
il recupero può essere solo parziale e
direttamente legato alla sofferenza
preoperatoria del nervo
• Conclusioni: la Sindrome del Tunnel Carpale
può essere facilmente trattata, con ottimi
risultati sulla funzionalità e qualità di vita.
• La precocità di diagnosi e trattamento è
importante per ottenere una completa
risoluzione dei sintomi
Dito a Scatto
•
•
Fu descritta per la prima volta da Notta nel 1850.
E’ una malattia infiammatoria una tenosinovite reattiva con stenosi dei tendini
flessori a livello dell’articolazione metacarpo falangea che causa un inspessimento
della fibrocartilagine della superficie interna
della puleggia A1.
•
A causa di questa patologia si può avere, a seconda degli stadi evolutivi: dolore
difficoltà di movimento o blocco delle dita in flessione.
Il dito a scatto può essere congenito,
•
primario o idiopatico (più frequente in post menopausa), o secondario dovuto a
patologie del tessuto connettivo come diabete, artrite reumatoide, gotta e
amiloidosi.
Green classifica il dito a scatto in quattro stadi
evolutivi:
• I grado è presente dolore, edema e movimenti irregolari delle dita
• Il II stadio blocco in flessione delle dita correggibile attivamente,
senza l’aiuto dell’altra mano.
• III stadio, il blocco in flessione è correggibile solo passivamente (con
l’aiuto dell’altra mano).
• IV stadio il blocco in flessione è incorreggibile.
Per i primi due stadi il trattamento consiste nel riposo, fisioterapia o
nel trattamento con infiltrazione di steroidi e/o con l’utilizzo di un
tutore che metta a riposo l’articolazione metacarpo-falangea per
due/tre settimane. Di solito si sconsiglia di superare le due
infiltrazioni totali con steroidi; l’infiltrazione può favorire la rottura
del tendine anche a lungo termine.
trattamento
• Fisioterapia: laser, ultrasuoni, Tecar terapia.
• Nel grado III e IV il trattamento è chirurgico e
consiste nell’apertura della puleggia A1
via percutanea tramite l’utilizzo di un ago
o tramite un piccolo intervento chirurgico
Le complicanze del trattamento
chirurgico
• comprendono l’effetto corda d’arco in caso di
apertura accidentale della puleggia A2 insieme
alla A1, la deviazione ulnare del tendine
flessore o la fibrosi intertendinea
specialmente in soggetti diabetici.
I rischi
• legati all´intervento (fortunatamente molto
rari) sono principalmente: la formazione di
una cicatrice dolorosa (che però in genere
migliora in 3-6 mesi), la lesione chirurgica (o in
corso d´intervento) di un ramo nervoso
(soprattutto nel caso di decorsi
anatomicamente anomali) o vascolare e le
infezioni.