Le Principali Patologie Dell’arto Superiore Le patologie più frequenti che interessano la spalla: • Il dolore alla spalla (gleno-omerale) è un sintomo piuttosto frequente e non sempre di facile inquadramento può coinvolgere anche altre articolazioni: acromio-claveare, sternoclaveare, sub-acromiale, scapolo-toracica e dai tessuti molli circostanti • L’incidenza aumenta con il passare degli anni. Più frequente nelle donne e nel 70% dei casi è coinvolta la cuffia dei rotatori Il dolore alla spalla viene comunemente definito come “periartrite” Cause di Spalla Dolorosa patologie della cuffia dei rotatori: -tendinopatia della cuffia dei rotatori (calcifica) -lacerazione e rottura della cuffia dei rotatori -borsite sub-cromiale Patologie dell’articolazione gleno- omerale: • -Capsulite adesiva (spalla congelata) • -Artrosi • -Osteoartrite gleno-omerale (G.O.): • I° (anziano), II° (A.R., Gotta, Paget) • Infezioni (rare) Patologie dell’articolazione acromio-claveare: -trauma -osteoartrite Instabilità: -gleno-omerale -acromio-claveare La prima cosa da fare è stabilire se il dolore è dovuto a una malattia della spalla oppure si tratta di un dolore irradiato, di tipo muscolo- scheletrico o viscerale, per l’origine comune dell’innervazione da C4- C7 • • • • • • • • • • • • • • • • • • • MUSCOLO-SCHELETRICO Rachide Cervicale (spondilosi cervicale) Parete Toracica (osteocondrite coste superiori) ALTRE ARTICOLAZIONI Patologia reumatica sistematica (artrite reumatoide o altre) Polimialgia reumatica (donna anziana, dolore bilaterale al cingolo scapolo-omerale che si accentua al mattino, ves alta) VISCERALE (mediastino, diaframma) Esofagite Ca esofageo Pleurite Ca polmonare Embolia polmonare Infarto miocardico Pericardite Ulcera perforata Colecistite Dissecazione aortica Aspetti del dolore • modalità di insorgenza (spontaneo, traumatismo, da sovraccarico) • età del Pz. (pat. degenerativa, traumatica o microtraumatica) • Cronicità • Ricorrenza • esatta localizzazione (deltoide, art.A-C, solco bicipitale) • irradiazione (regione scapolare) • Diurno con acutizzazione notturna (tendinopatia calcifica, rottura cuffia) La lesione della cuffia dei rotatori è la causa più comune di spalla dolorosa • • • • • La cuffia dei rotatatori è costituita da 4 tendini Sovraspinato Sottospinato Sottoscapolare Piccolo rotondo Sintomatologia • Dolore • Rigidità • Deficit di forza Diagnostica Arco doloroso Il dolore fra 60°-120° di abduzione indica un’impingement sottoacromiale del sovraspinoso. Il dolore sopra i 120° indica una patologia acromioclavicolare Diagnostica: Test di impingement sottoacromiale Riduzione di forza nei test specifici Test per la cuffia • T.di Jobe • T.di wipple • Patte • Drop sign • Lift-off test • Napoleon test • Vengono eseguiti per evidenziare lesioni dei tendini • della cuffia dei rotatori Diagnostica: esami • I livello radiografia Ecografia • II livello RMN • III livello ARTRO RMN Corkscrew FT Completamente in titanio Pushlock Senza nodo, permette un buon aggiustamento della tensione e riduzione del tessuto Disponibile in composito. PLLA e Pick Introdotte a battuta Pushlock SP Dotata di una punta in titanio che permette di perforare l’osso con precisione, evita di perdere l’asse di allineamento che puo perdersi con la pre-perforazione Peek Corkecrew FT: materiale termoplastico che consente unì’ottima fissazione corticale, eccellente biocompatibilita Bio-Corkescrew Bioriassorbibuile in PLLA Biocomposite Corkscrew FT PLLA addizionato al 15% di Beta Tricalcium Phophate Favorisce il riassorbimento e formazione di osso grazie alla osteoconduttività del TCP Post operatorio • L’intervento ha lo scopo di favorire la cicatrizzazione del tendine ed è estremamente importante il decorso post-operatorio! • Il tempo di cicatrizzazione e di circa 3 mesi durante i quali è vietato eseguire sforzi • La rieducazione è un compromesso fra la necessità di evitare la rigidità post chirurgica e le sollecitazioni che possono compromettere la buona cicatrizzazione • Il protocollo riabilitativo che consiglio è una mobilizzazione passiva precoce e un tutore per i primi 30 gg. • Dopo 30 gg si comincerà la rieducazione attiva “Calcificazioni” Cos’è?…..e perché si verifica? E’ un deposito di calcio in uno dei tendini della spalla. a) le cellule tendinee si trasformano in cellule produttrici di calcio per un processo che si chiama "metaplasia" (tendinopatia calcifica) il deposito di calcio si trova nel contesto del tendine b) il tessuto tendineo degenera a causa dell’invecchiamento e dell’usura, e successivamente calcifica (calcificazione degenerativa) il deposito si trova all’inserzione del tendine sull’omero. Le calcificazioni della spalla sono presenti nel 20% dei pazienti con rottura della cuffia dei ruotatori, nel 33% di coloro che hanno un acromion di forma uncinata, nel 15% dei soggetti affetti da spalla congelata o capsulite adesiva e nel 6.8% di tutti coloro che hanno dolore alla spalla. Uno studio radiografico da noi condotto su volontari sani ha evidenziato che il 4.9% dei soggetti ha una calcificazione della spalla. CHI SI AMMALA DI TENDINITE CALCIFICA? - La fascia di età maggiormente colpita si colloca tra i 30 e i 50 anni di età. - Le donne di razza bianca sono colpite più frequentemente rispetto agli uomini. - la calcificazione isolata si presenta abitualmente in soggetti anziani con età media di 65 anni e di sesso femminile. - sono maggiormente colpite le persone con problemi endocrini e dismetabolici come ad esempio pazienti con patologie della tiroide, affetti da diabete mellito, disordini ormonali e irregolarità del ciclo mestruale. - Circa il 20% dei pazienti presenta lesioni della cuffia dei rotatori ed in particolare i pazienti con profilo dell’osso acromiale curvo o ad uncino e nei pazienti affetti da spalla congelata e capsulite adesiva. - Le lavoratrici domestiche sono spesso colpite Esami diagnostici • L’esame radiografico in proiezione anteroposteriore con il braccio intrarotato ed extrarotato può essere sufficiente ad evidenziare una calcificazione. Per stabilire l’esatta localizzazione della calcificazione, occorrono almeno quattro proiezioni radiografiche o un esame ecografico, TAC o RM. QUAL’È LA CAUSA DELL’ORIGINE DI UNA TENDINITE CALCIFICA? Molte teorie accreditate. La più accettata: diminuzione di ossigeno al tendine forse a causa di fattori meccanici come la pressione sui tendini quando il braccio è sollevato sulla testa Il processo si può stabilire in due fasi: • la fase formativa • la fase di riassorbimento. Prima fase le cellule del tendine vanno incontro a un cambiamento la metaplasia che permette la formazione di cristalli di calcio. Seconda fase la risposta biologica del corpo riassorbe il calcio ed i tendini della cuffia guariscono è più dolorosa per il fatto il deposito di calcio è in forte pressione all'interno del tendine. Un dato interessante Che il 75% della popolazione, possa essere portatrice di tendinite calcifica indolore . La possibilità di sviluppare una Tendinite Calcifica all’altra spalla è di circa il 10% nei pazienti già ammalati. Ciò che accomuna la maggior parte dei pazienti è il dolore e la limitazione funzionale del movimento della spalla fino alla rigidità. Quali sono i sintomi? Dolore in corrispondenza della faccia anteriore o laterale della spalla, che non si irradia oltre il gomito e non si estende al collo. Il dolore si acuisce durante il sollevamento del braccio e può essere presente anche di notte. Generalmente la mobilità della spalla è ridotta. E’ evidente che la tendinite calcifica simula i sintomi causati da una sindrome da attrito sottoacromiale o da una rottura della cuffia dei ruotatori. La calcificazione segue un suo ciclo evolutivo. Ad ogni fase di questo ciclo corrisponde un differente quadro clinico. I fase "metaplasia fibrocartilaginea” II fase "formativa” III fase "calcifica” IV fase "di riassorbimento" e "di ristrutturazione". Tranne la prima, sono tutte potenzialmente responsabili di dolore La fase di "riassorbimento" è la più dolente. La durata di ciascuna fase non è nota e possono durano oltre 13 mesi. COME SI CURA LA TENDINITE CALCIFICA? Terapia conservativa: i depositi di calcio, si possono riassorbire e sparire nel tempo, chi ne soffre, riacquisterà la normale funzione della spalla con risoluzione del dolore dopo 2-3 settimane circa. (Uno studio effettuato su pazienti affetti da Tendinite Calcifica, è stato visto che circa 1/3 di loro avrà una completa scomparsa dei depositi di calcio entro 3-10 anni). Anti-infiammatori per via orale e fisioterapia per trattare il dolore, e se presente la rigidità. Terapia molto importante è l’infiltrazione cortisonica Le onde d'urto (ESWT) possono essere un trattamento efficace. Un trattamento, meno usato: “lavaggio e agoaspirazione". Questa tecnica prevede l’inserimento di aghi di grandi dimensioni nei depositi di calcio, con l’aiuto della ecografia, per aspirare il calcio. Se il trattamento conservativo non produce il miglioramento previsto può essere necessario l’intervento chirurgico per risolvere il dolore, si verifica in circa nel 10% dei casi e dopo sei mesi circa di trattamento conservativo. Solitamente viene utilizzata la chirurgia artroscopica per rimuovere i depositi di calcio. La rimozione artroscopica dei depositi di calcio è un metodo molto affidabile di trattamento e di successo nella maggior parte dei pazienti.. La protesi di spalla quando? • Da oltre una quindicina di anni la protesi di spalla rappresenta una valida soluzione al problema dell’artrosi • Quando si impianta la protesi di spalla? Valgono gli stessi criteri come per la protesica del ginocchio e dell’anca: • Età più avanzata possibile • Lesioni massive di cuffia con un quadro di pseudo-paralisi della spalla Durata della protesi • • • • • • La durata media è in torno ai 10-15 anni Rischi: infezione Mobilizzazione dei componenti protesici Lussazione rigidità La protesi inversa • Nel caso di lesioni massive della cuffia non possiamo utilizzare una protesi anatomica di spalla ma bensì una protesi inversa in quanto mancano i tendini stabilizzatori. Con la protesi inversa otteniamo stabilità e movimento utilizzando come motore il muscolo deltoide Post operatorio Tutore per 20 gg e poi inizierà la rieducazione funzionale Idrochinesiterapia L'uso dell'acqua come mezzo terapeutico risale ai tempi della Roma Imperiale, proprietà fisiche dell’acqua. Principio di Archimede: permette di alleggerire il peso gravante sulle articolazioni e migliorare l'irrorazione del tessuto cartilagineo. La spinta di Archimede rappresenta la differenza più importante tra l'ambiente acquatico e quello terrestre in quanto permette di svolgere i movimenti con carico parziale o nullo con un corretto lavoro muscolare anche in condizioni di ridotto tono-trofismo e di difficoltà di carico Viscosità: L'acqua è più densa dell'aria e per questo motivo fornisce una maggiore resistenza al movimento. Grazie a questo principio possiamo rinforzare la muscolatura senza adoperare sovraccarichi e pesi aggiuntivi. Pressione idrostatica: viene esercitata perpendicolarmente in ogni punto della superficie corporea migliorando l'equilibrio e la propriocezione (capacità di regolare la postura grazie al coordinamento di una risposta motoria adeguata alle variazioni esterne). Temperatura: il calore aumenta la vascolarizzazione dei tessuti grazie allo stimolo diretto ed indiretto sulla vasodilatazione (31-35°C) Una temperatura superiore ai 30°C produce rilassamento muscolare, migliorando la circolazione e, insieme allo stimolo pressorio, agisce sulla percezione del dolore aumentandone la soglia Propriocettività: altro effetto dato dall’acqua è il manifestarsi di fenomeni sensoriali quali un miglior apprezzamento della posizione del proprio corpo e del senso di movimento dovuti alla percezione della pressione esercitata dall'acqua su tutto il corpo che si traduce in una sensazione di maggior sicurezza nell'esecuzione dei movimenti. L'idrochinesiterapia permette di amplificare l'intervento riabilitativo e si propone come valida integrazione ai mezzi tradizionali di fisiochinesiterapia “Il MORBO di DE QUERVAIN” Conosciuta anche come malattia delle lavandaie, il morbo, o sindrome, di De Quervain è una patologia del tendine abduttore lungo ed estensore breve del pollice. Descritta per la prima volta dal chirurgo svizzero Frédéric De Quervain nel 1895 circa, da cui prende il nome. E’ una infiammazione tendinea correlata a fenomeni di ispessimento e attrito fra i tendini, la guaina fibrosa ed il sottostante solco osseo creato dai movimenti del pollice e del polso LE CAUSE La causa principale sono continui e ripetuti movimenti del pollice tipo pinza, spesso a polso flesso che determinano l´instaurarsi della flogosi provocando con ispessimento e stenosi della guaina sinoviale del primo canale degli estensori riducendo sensibilmente lo spazio per lo scorrimento dei tendini che diventa sempre più ristretto. Il dolore è localizzato al polso e può estendersi lungo l´avambraccio e lungo il pollice. Il Morbo di De Quervain, spesso, viene associato ad una Sindrome del Tunnel Carpale o al Dito a Scatto. SOGGETTI A RISCHIO • sesso femminile a carico della mano dominante • attività lavorative o sportive con i movimenti del insorgenza. • donna con bambini piccoli, (malattia della neo mamma o della nonna, dovuta al tipico movimento di aprire la mano e mantenere in braccio il bimbo) • segretarie e le sarte. • Frequentemente, coloro che ne sono colpiti, hanno eseguito di continuo movimenti che non sono abituali per il proprio polso in corso di attività lavorative o più spesso per hobby. • • lavoratori che eseguono ripetuti movimenti di pinza con il pollice o trascorrono molto tempo con il polso in posizione flessa come ad esempio, attività di macellazione e sezionamento di bestiame, potatura, • utilizzo di strumenti manuali, pennelli o pinze, muratori, imbianchini, giardinieri o meccanici, ricamatrici, dattilografe e gli addetti ai videoterminali (per l´uso non corretto e prolungato del mouse del computer, tanto che negli U.S.A. spesso la malattia viene indicata come "malattia da mouse"). È importante ricordare come i continui movimenti per spostare il mouse (soprattutto se il gomito non è appoggiato) Inducano l´abduttore lungo e l´estensore breve del pollice ad un´iinfiammazione congiuntamente alla loro membrana di scorrimento. Ecco perché è fondamentale consigliare a quanti si avvicinino all´uso del computer a tenere il gomito ben appoggiato su di una superficie. • Fra gli sportivi i tennisti ed i golfisti; i pianisti che, pur non adoperando alcun utensile, effettuano per suonare i ripetuti movimenti indicati a carico del polso. • • DIAGNOSI Per evidenziare la tendinite bisogna invitare il paziente ad assumere la posizione dell´autostoppista, con pollice rivolto lateralmente. Quando il paziente assume tale posizione i tendini che passano attraverso il primo compartimento dorsale divengono chiaramente visibili; tali tendini sono responsabili della estensione del pollice e della deviazione radiale del polso. • Segno di Finkelstein, che si esegue facendo stringere il pollice all´interno delle altre dita chiuse a pugno inclinando il polso nella direzione opposta a quella del pollice. Questa manovra provoca un intenso dolore nella sede in cui la guaina si è ristretta. La visita medica specialistica è sufficiente per formulare la diagnosi ma può essere utile un´ecografia, mentre la radiografia è inutile, poiché non mostra alcuna alterazione. Obiettivamente si riscontra la presenza di una zona edematosa con una tumefazione dolente, alla palpazione si rileva una marcata iperestesia al di sopra del processo stiloideo del radio ed è possibile evidenziare un ispessimento della guaina fibrosa con un crepitio che possono essere rilevati lungo la guaina tendinea. L´abduzione contro resistenza può indurre ed esacerbare il dolore. Spesso tale malattia viene scambiata per un´artrosi della base del pollice (rizoartrosi). Terapia Conservativa Lo scopo del trattamento in questa patologia è quello di eliminare il dolore, ridurre l´infiammazione e restituire il normale scorrimento dei tendini. Farmaci steroidei: Hanno efficacia ma limitata nel tempo. Infiltrazioni cortisoniche: Risultano particolarmente efficaci sui sintomi, ma con l´effetto collaterale di un possibile danno fibrotico e tendineo. Terapia Strumentale: LASER, TECAR, Crio Terapia: Se la zona è infiammata, l´applicazione di ghiaccio può contribuire a ridurre il gonfiore. Per quanto possibile bisogna sospendere l´attività lavorativa o manuale. Terapia Chirurgica Consiste nel liberare i tendini mediante l´apertura del loro canale di scorrimento, e la pulizia dei tessuti infiammati circostanti (tenosinoviectomia) . L´incisione cutanea è di circa 2 cm. Dopo l´intervento si può e si deve muovere da subito la mano, evitando sforzi per 20-30 giorni. Fondamentale in questa fase è l´utilizzo di uno splint e di un mirato protocollo fisioterapico riabilitativo post-chirurgico, sia per un fisiologico recupero delle attività quotidiane nel minor tempo possibile che per scongiurare la possibili complicazioni post intervento. È normale che alcuni pazienti possano accusare un senso di fastidio e di minore sensibilità nella regione di intervento, maggiore di altri per alcuni mesi. Si può riprendere il lavoro in 7-10 giorni nel caso di lavoro di concetto, in 20-30 giorni nel caso di lavoro manuale pesante. I rischi legati all´intervento (fortunatamente molto rari) sono principalmente: la formazione di una cicatrice dolorosa (che però in genere migliora in 3-6 mesi), la lesione chirurgica (o in corso d´intervento) di un ramo nervoso (soprattutto nel caso di decorsi anatomicamente anomali) o vascolare e le infezioni. “Tunnel carpale” • COS'E' IL TUNNEL CARPALE? • Il tunnel carpale è un canale localizzato al polso formato dalle ossa carpali sulle quali è teso il legamento traverso del carpo, un nastro fibroso che costituisce il tetto del tunnel stesso, inserendosi, da un lato, sulle ossa scafoide e trapezio e dall'altro sul piriforme ed uncinato (ossa del carpo della mano). In questo "tunnel" passano strutture nervose (nervo mediano), vascolari e tendinee (tendini muscoli flessori delle dita). • Il nervo mediano è il nervo che porta la Sensibilità al lato palmare del pollice e delle dita (escluso il mignolo) e gli impulsi diretti Verso alcuni piccoli muscoli della mano, che Permettono alle dita e al pollice di muoversi. La compressione del nervo determina la sindrome del tunnel carpale. CAUSE DELLA STC: • lavori ripetitivi, provocano un aumento della pressione all'interno del tunnel carpale, il ripetuto allungamento lo scorrimento dei tendini dentro il tunnel possono dar luogo ad una infiammazione che riduce le dimensioni del tunnel determinando la compressione del nervo mediano. • L'utilizzo molto frequente del mouse del computer (noto come il mal di mouse) • Alcuni sport (come giocare a bowling o a tennis), • l'utilizzo di strumenti musicali (come la chitarra) che causano micro traumatismi ripetuti del polso • • • • • malattie sistemiche: diabete mellito, artrite reumatoide, mixedema, amiloidosi. situazioni fisiologiche: gravidanza, uso di contraccettivi orali, menopausa, traumi, pregresse fratture del polso con deformità articolari, artriti e artrosi deformanti. Le donne sono tre volte più a rischio degli uomini di sviluppare la sindrome del tunnel carpale, (forse perché il loro canale può essere più piccolo rispetto a quello degli uomini). In circa il 70% dei casi è bilaterale la mano dominante di solito è colpita per prima e accusa il dolore più intenso L'ereditarietà è il fattore più importante, infatti, i tunnel carpale possono essere più piccoli in alcune persone, e questa caratteristica viene ereditata L'età è un fattore importante: la malattia occorre più frequentemente nelle persone anziane Sintomatologia • SINTOMI: bruciori, formicolio o sensazioni di addormentamento misto a prurito al palmo della mano e alle dita, specialmente al pollice, all’indice e al medio. • Dolore, debolezza o sensazione di intorpidimento alla mano e al polso, al braccio e la scapola. • Alcuni pazienti affermano di sentire le dita inutilizzabili e gonfie, anche se il gonfiore non c’è oppure è appena accennato. La sintomatologia è prevalentemente notturna ma quando i sintomi peggiorano è possibile avvertirla anche durante il giorno. Può diventare difficile stringere le mani a pugno, afferrare piccoli oggetti o svolgere altre attività che implicano l’uso delle mani. • Nei casi cronici i muscoli alla base del pollice possono risultare compromessi per sempre con perdita di sensibilità e capacità di distinguere il caldo e freddo. PERCHE’ I SINTOMI SONO PREVALENTI LA NOTTE E AL RISVEGLIO? Le cause sono molteplici: di notte il polso può rimanere a lungo iperflesso o iperesteso determinando una maggiore pressione all'interno del tunnel carpale, con compressione del nervo mediano; la posizione sdraiata può ridistribuire i liquidi corporei con un aumento di questi agli arti superiori e quindi anche all'interno del tunnel carpale con conseguente aumento della pressione; il riposo stesso della mano non permetterebbe il drenaggio dei liquidi all'interno del tunnel carpale. DIAGNOSI • Sintomi lamentati dal paziente. Valutazione della sensibilità di ciascun dito, e dei muscoli alla base della mano con particolare attenzione alla forza e ai segni di atrofia. Test specifici che riproducono i sintomi della sindrome del tunnel carpale. Test di Tinel, il medico batte leggermente o esercita pressione sul nervo mediano nel polso del paziente che risulta positivo se suscita una sensazione di scossa. • Test di Phalen: positivo se compaiono il formicolio l’intorpidimento crescente entro un minuto • • Talvolta la Sindrome del Tunnel Carpale può essere confusa con altre patologie del Nervo Mediano quali ad esempio la compressione delle radici nervose nella ragione cervicale provocata da un’ernia discale. Nel dubbio l’elettromiografia può confermare la diagnosi anche se non rappresenta un esame necessario e fondamentale nella decisione chirurgica. CURA DELLA SINDROME DEL TUNNEL CARPALE • La terapia della Sindrome del Tunnel Carpale (STC) può essere conservativa o chirurgica. Conservativa. • Farmaci steroidei: hanno efficacia ma limitata nel tempo • Infiltrazioni cortisoniche: Risultano particolarmente efficaci sui sintomi, ma con l'effetto collaterale di un possibile danno fibrotico e possibile rottura a lunga distanza dei tendini flessori, possibile danno neurologico per effetto dell’ago o iniezione intranervosa Terapia conservativa • Terapia Strumentale: Si avvale dei più moderni elettromedicali come l'efficace azione combinata di Tecar e ultrasuoni • Crio Terapia: Se la zona è infiammata, l’applicazione di ghiaccio può contribuire a ridurre il gonfiore. Chirurgica l'intervento prevede il taglio del legamento traverso del carpo (tetto del tunnel carpale), talvolta associato a una neuro lisi. Può essere effettuato con tecnica tradizionale o endoscopica, in anestesia locale, mediamente con convalescenza compresa fra 3 e 5 settimane, un po' più breve se effettuato in via endoscopica, ma con rischi operatori nettamente superiori. Rischi • • • • • Lesioni vascolo nervose Lesioni tendinee Disturbi di cicatrizzazione della ferita Infezioni superficiali e profonde Recidiva della sintomatologia Nota bene il recupero può essere solo parziale e direttamente legato alla sofferenza preoperatoria del nervo • Conclusioni: la Sindrome del Tunnel Carpale può essere facilmente trattata, con ottimi risultati sulla funzionalità e qualità di vita. • La precocità di diagnosi e trattamento è importante per ottenere una completa risoluzione dei sintomi Dito a Scatto • • Fu descritta per la prima volta da Notta nel 1850. E’ una malattia infiammatoria una tenosinovite reattiva con stenosi dei tendini flessori a livello dell’articolazione metacarpo falangea che causa un inspessimento della fibrocartilagine della superficie interna della puleggia A1. • A causa di questa patologia si può avere, a seconda degli stadi evolutivi: dolore difficoltà di movimento o blocco delle dita in flessione. Il dito a scatto può essere congenito, • primario o idiopatico (più frequente in post menopausa), o secondario dovuto a patologie del tessuto connettivo come diabete, artrite reumatoide, gotta e amiloidosi. Green classifica il dito a scatto in quattro stadi evolutivi: • I grado è presente dolore, edema e movimenti irregolari delle dita • Il II stadio blocco in flessione delle dita correggibile attivamente, senza l’aiuto dell’altra mano. • III stadio, il blocco in flessione è correggibile solo passivamente (con l’aiuto dell’altra mano). • IV stadio il blocco in flessione è incorreggibile. Per i primi due stadi il trattamento consiste nel riposo, fisioterapia o nel trattamento con infiltrazione di steroidi e/o con l’utilizzo di un tutore che metta a riposo l’articolazione metacarpo-falangea per due/tre settimane. Di solito si sconsiglia di superare le due infiltrazioni totali con steroidi; l’infiltrazione può favorire la rottura del tendine anche a lungo termine. trattamento • Fisioterapia: laser, ultrasuoni, Tecar terapia. • Nel grado III e IV il trattamento è chirurgico e consiste nell’apertura della puleggia A1 via percutanea tramite l’utilizzo di un ago o tramite un piccolo intervento chirurgico Le complicanze del trattamento chirurgico • comprendono l’effetto corda d’arco in caso di apertura accidentale della puleggia A2 insieme alla A1, la deviazione ulnare del tendine flessore o la fibrosi intertendinea specialmente in soggetti diabetici. I rischi • legati all´intervento (fortunatamente molto rari) sono principalmente: la formazione di una cicatrice dolorosa (che però in genere migliora in 3-6 mesi), la lesione chirurgica (o in corso d´intervento) di un ramo nervoso (soprattutto nel caso di decorsi anatomicamente anomali) o vascolare e le infezioni.