IMPINGEMENT SUBACROMIALE Si tratta di una patologia legata ai tendini della cuffia dei rotatori, che scorrono attraverso uno spazio ristretto fra l’acromion della scapola e la testa dell’omero. Quando questo spazio è ristretto i tendini vengono compressi e questo determina dolore e limitazione funzionale. Il dolore può essere acuto o cronico, irradiato alla spalla, ed è particolarmente evidente durante uno sforzo con il braccio alzato. L’incidenza di questa patologia è maggiore nelle persone anziane e nel sesso femminile. Il diabete mellito e l’ipotiroidismo sono stati riconosciuti quali fattori di rischio. La causa è spesso una patologia infiammatoria locale quale borsite, tendinite calcifica o sistemica quale l’artrtite reumatoide. Il trattamento prevede una terapia farmacologica antiinfiammatoria e quindi massaggio ed esercizi fisici per riprendere la mobilizzazione della spalla. In caso di persistenza dei sintomi è prevista una soluzione chirurgica di regolarizzazione delle lesioni. LESIONE DELLA CUFFIA DEI ROTATORI In età adulta è facile riscontrare lesioni a livello della cuffia dei rotatori, rappresentata dall’insieme dei quattro tendini che si inseriscono sulla testa dell’omero. I tendini sono quelle strutture che trasferiscono la forza muscolare all’osso e di conseguenza ne determinano il movimento. Anche i tendini possono subire delle rotture, sia di natura traumatica che degenerativa, poiché con il passare del tempo queste strutture vanno naturalmente incontro a un’usura, si assottigliano e si possono lesionare. Nelle persone di età superiore ai 45-50 anni è facile riscontrare un danno a livello delle strutture tendinee usurate, anche in assenza di traumi. La rottura del tendine, soprattutto in caso di degenerazione, comporta una sintomatologia dolorosa progressiva, in particolare durante l’esecuzione di alcuni gesti, e quindi una limitazione dei movimenti e della funzionalità del braccio. Le possibilità di guarigione spontanea del tendine sono pressoché nulle; anzi la lesione tende normalmente a ingrandirsi, il muscolo tende ad atrofizzarsi e le sue fibre muscolari vengono progressivamente sostituite da fibre adipose, rendendo il muscolo non più funzionante. Il trattamento conservativo, indicato nelle lesioni più piccole e nei pazienti con scarsa attività funzionale, prevede il riposo, la somministrazione di farmaci antiinfiammatori per ridurre il dolore, eventualmente associato alla terapia infiltrativa locale, e quindi alla risoluzione della fase acuta un trattamento riabilitativo per mantenere un buon trofismo muscolare ed una sufficiente articolarità della spalla. Se la lesione è ampia ed interessa pazienti attivi è invece indicato il trattamento chirurgico. SPALLA CONGELATA È una patologia della spalla caratterizzata da un'importante diminuzione del movimento sia attivo che passivo. La capsula articolare non presenta segni di infiammazione, ma va incontro ad una fibrosi, responsabile di retra- zione e rigidità. E’ stata osservata una frequenza più elevata in pazienti con alterazione del metabolismo lipidico (ipercolesterolemia, diabete, cardiopatie) e in quelli che fanno uso di farmaci anticonvulsivanti. Nel 10% dei casi l’affezione è presente in tutte e due le spalle. I sintomi sono rappresentati da dolore e rigidità attiva e passiva della spalla. Generalmente il paziente non riesce a sollevare il braccio oltre la testa e, invitato a toccarsi le scapole, dal basso verso l’alto, arriva appena al gluteo. La diagnosi è generalmente clinica; tuttavia alcune indagini possono essere di aiuto. Gli esami ematici possono evidenziare una iperlipidemia, spesso trascurata dal pazien- te. Gli esami radiografici possono escludere la presenza di altre importanti patologie della spalla. La RMN e l’ecografia possono evidenziare un ispessimento della capsula ed un ridotto scorrimento dei tendini della cuffia dei rotatori. Nel caso di disturbi del metabolismo dei grassi è necessario utilizzare farmaci specifici. Al bisogno, possono essere assunti farmaci antidolorofici. Il trattamento iniziale è fisioterapico, protratto per diverse settimane. Se i disturbi persistono è indicato eseguire una mobilizzazione in narcosi, o un release artroscopico/artrotomico. Lo scopo di questi trattamenti è di rompere o rimuovere le aderenze fibrose nell’articolazione gleno-omerale e nello spazio subacromiale. TENDINITE CALCIFICA È un deposito di calcio in uno dei tendini della spalla. Si tratta di una patologia frequente. La tendinopatia calcifica è più frequente nei soggetti giovani adulti (età media 45 anni), di sesso femminile e dediti (41%) ad attività lavorative domestiche o sedentarie (27%). La calcificazione degenerativa è spesso presente in soggetti anziani (età media 66 anni) di sesso femminile; non è stata evidenziata una correlazione significativa con l’attività lavorativa svolta. Il sintomo principale è il dolore in corrispondenza della faccia anteriore o laterale della spalla. Il dolore aumenta durante il sollevamento del braccio e può essere presente anche di notte. Generalmente la mobilità della spalla è ridotta. L’esame radiografico in proiezione antero-posteriore con il braccio intraruotato ed extraruotato può essere sufficiente ad evidenziare una calcificazione. Per stabilire l’esatta localizzazione della calcificazione è necessario eseguire un esame ecografico o RMN. Il trattamento è conservativo nelle fasi iniziali e se il dolore non è particolarmente intenso (fisiochinesiterapia, farmaci antidolorifici, eventuali infiltrazioni di cortisonici). Se i sintomi persistono vi è indicazione al trattamento chirurgico, a cielo aperto o artroscopico. Se le calcificazioni sono di dimensioni ridotte possono essere asportate in anestesia locale sotto controllo ecografico. MOD B.51 (010411) ARTROSI DELLA SPALLA L'artrosi della spalla è una patologia dovuta al consumo precoce dei capi articolari. Si tratta di una patologia della cartilagine articolare progressiva che tende ad aggravarsi nel tempo. La cartilagine si riduce di spessore e nel suo contesto si formano depressioni e solchi. Con l’aggravarsi della patologia si possono formarsi all’interno dell’osso al di sotto della cartilagine delle cavità cistiche (geodi). Ai margini dell’articolazione, si formano becchi d’osso (osteofiti) che contribuiscono a limitare la motilità dell’articolazione. La membrana sinoviale che avvolge l’articolazione può infiammarsi (sinovite) e aumentare la produzione del liquido sinoviale, con conseguente gonfiore articolare. Il sintomo principale è il dolore dell'articolazione o della muscolatura, più intenso al mattino, che si attenua con il movimento e si riacutizza dopo sforzo; in genere si attenua durante il riposo notturno. In seguito il movimento articolare risulta limitato prima dal dolore, poi dagli ostacoli di natura meccanica, fino ad impedire lo svolgimento delle normali attività quotidiane. La diminuzione della rima articolare è il primo segno di danno cartilagineo e consente di porre diagnosi di artrosi iniziale. La presenza degli osteofiti e le deformità dell'articolazione sono segno di artrosi di vecchia data che si conclude con l'anchilosi progressiva dell'articolazione. In pazienti giovani e nelle forme iniziali, cioè quando la cartilagine che riveste l’omero o la cavità glenoidea non sia notevolmente assottigliata e degenerata. Il trattamento consiste in uno o più cicli di fisiochinesiterapia (utili per ridurre il dolore e mantenere l’articolarità della spalla), antiifiammatori eventualmente associati a cicli di infiltrazioni intraarticolari di cortisonici o di acido ialuronico. Nel caso di pazienti anziani, affetti da artrosi di grado marcato, con dolore persistente e con mobilità della spalla ridotta, la terapia è chirurgica. In particolare ci si avvale di moderni impianti protesici che permettono la parziale o totale sostituzione dell'articolazione usurata. La scelta dell'impianto dipende dalla gravità dell'artrosi e dallo stato dei tessuti molli periarticolari. @ DOLORE ALLA SPALLA a cura del Dr. Alberto Ferruzzi