La ricerca «La scarsa varietà, nei secoli, ha indebolito la specie» "j Chardonnay,figliodel Pinot \ Nei geni la parentela tra vini ' La scoperta: tre su quattro sono della stessa famiglia MILANO — L'ultima scoperta del genetista Sean Myles della Cornell University di New York ha gettato nel panico un buon numero di ricercatori sul futuro della Vitis Vinifera Mai così vulnerabile come in questo momento., «n 75% delle varietà sono strettamente collegate come padre e figlio o fratello e sorella. Questo nei secoli ha indebolito la specie», dice il professore, il primo a essere sorpreso dal suo studio che ha esaminato il genoma di mille campioni. Non tante famiglie di uva dunque, «ma una sola grande famiglia, interconnessa». Una specie di costellazione che corre, ha detto Myles, «dal Merlot intimamente legato al Cabernet Frane, uno dei genitori di Cabernet Sauvignon, l'altro è Sauvignon Blanc, figlia di Traminer, che è progenitore di Pinot Noir, a sua volta uno dei genitori di Chardonnay». I campioni esaminati sono sufficienti a generalizzare? «Una mezza verità» secondo il professor Attilio Scienza, dell'Università di Milano, che ha confrontato circa 500 varietà dell'area caucasia, da dove è partita la storia della vite, con 250 francesi, spagnole e italiane sul rapporto genetico. «Non c'è parentela tra gli antichi vitigni di Armenia e Georgia. Nessuno li ha mai spostati dall'Est. Un solo vitigno simile a quelli europei è stato trovato in Azerbaigian, portato durante una migrazione di tedeschi nel 1500». Myles sostiene che negli ultimi millenni i vitigni da uva da vino hanno avuto poca riproduzione sessuale, indebolendosi: le uve coltivate sono rimaste strettamente correlate all'uva selvatica. La vite è ermafrodita e cleistogama. «Non c'è grande scambio — aggiunge Scienza — si autoimpollina. L'intervento dell'uomo è servito ariprodurlaper talea 0 per innesto, in risposta al grande attacco dellafillosserain America a fi- ne '800 e poi in Europa». Myles chiama in causa il Dna della vite, sul quale bisogna lavorare per lo sviluppo di nuove varietà. «Oltre il 90% dei vigneti francesi è piantato con cloni, geneticamente identici». Gli scienziati della Cornell University sono lapidari: «Questo conservatorismo genetico ha indebolito i vitigni e i produttori hanno aumentato i trattamenti chimici. In attesa che la politica fermi gli spray tossici da sparare sulle uve». Tre sono le vie secondo Myles: «Aggiungere geni per resistere ai parassiti; spostarsi sull'organic; allevare varietà più robuste». Il dottor Myles ha approntato un gene chips (utilizza circa 6.000 marcatori gè- j j netici), che può testare le piante e permettere agli agricoltori di f scartare quelle che non hanno le caratteristiche desiderate. Il produttore può eliminare il 90% senza attendere i tre anni Las. della maturazione. In pratica la degi selezione assistita già in uso per mais, riso e grano. tk «Siamo in grado di predire la de fioritura entro un paio di giorde ni, cercando il Dna», dice il geinf netista Edward S. Buckler. «Aspettiamo i viticoltori per se- ©— % \ guire la tendenza. E garantiamo il gusto di varietà come Chardonnay 0 Merlot ai bevitori più incalliti», aggiunge. Ma dall'Università di Davis, in California, avvertono: «Molti di quei geni 0— &,'• sono resistenti a malattie e pafi < rassiti. Si dovranno introdurre l'ir geni di altre specie di Vitis vinibe fera. E i consumatori dovranno co abbandonare il gusto per certe varietà destinate a sparire. Il &"~ & mondo del vino cambierà». M< Mauro Remondino «t ©RIPRODUZIONE RISERVATA *«*