A SAN MICHELE ALLTADIGE, in provincia di Trento, si trova uno dei

o r i z z o n t i
Il futuro in una mela
A San Michele all’Adige, in provincia di Trento, si trova uno dei centri di
eccellenza mondiale dediti allo studio per rendere più gradevoli e benefici per
l’organismo umano i prodotti della natura. Nel mirino soprattutto la vite e il melo,
colture strategiche per l’agricoltura e l’economia del nostro Paese.
70
Testi e Fotogr afie di MASSIMO BREGA
71
o r i z z o n t i
M IGLIORA M EN T O
ASSIS T I T O
L’attività dello IASMA è
improntata al ‘miglioramento assistito’ della
pianta; quindi, non si tratta
di ingegneria genetica e
di ‘fabbricare’ OGM.
I
l surriscaldamento globale e il paventato esauri­
mento in un futuro non lontanissimo delle risorse
energetiche e alimentari mondiali, aggiunti allo
sconvolgimento demografico che, secondo le stime
dell’ONU, nel 2040 vedrà la Terra popolata da 9
miliardi di esseri umani (circa 2 miliardi in più di
oggi), ci impongono di non perdere tempo nel diri­
gere la ricerca scientifica verso soluzioni ‘pratiche’
al fine di scongiurare il decadimento della qualità
della vita prospettato da tali eventi. Di tutto questo
tratta anche l’interessante saggio dal titolo Breve
storia del futuro di Jacques Attali, uno dei più auto­
revoli economisti francesi, il quale, tuttavia, con­
clude ottimisticamente che potremo guardare al
futuro con ragionevole fiducia se useremo util­
mente le innovazioni tecnologiche di cui dispo­
niamo e, al tempo stesso, se sapremo condividere
con gli altri le nostre capacità, soprattutto quelle
creative.
di ambiente, agricoltura e alimentazione, dove lavo­
rano scienziati (il 75% italiani), la cui età media è
36 anni, con l’obiettivo di contribuire al migliora­
mento della qualità della vita e allo sviluppo eco­
nomico; il Centro Trasferimento Tecnologico che
ri­­guarda le attività di ricerca applicata e di speri­
mentazione, inclusi servizi di consulenza per le im­­
prese dell’agro-alimentare; infine, il Centro Istru­­zione e Formazione che è all’avanguardia in Europa
in quanto a offerta didattica nei settori agricolo,
ambientale e forestale.
Nel Centro Ricerca e Innovazione, sotto la guida del
direttore scientifico professor Roberto Viola, ven­
gono studiate in particolare due coltivazioni: la vite
e il melo, che sono strategiche per l’agricoltura e
l’economia del nostro Paese; l’Italia, insieme alla
Francia, è il primo produttore mondiale di vino,
mentre è sesta nel mondo e seconda in Europa per
la produzione di mele. In particolare, lo IASMA è
considerato il più avanzato nel mondo per il set­
tore enologico, non per nulla nel 2010 il PPQ Execu­
tive Team, omologo statunitense del nostro servizio
fito­­sanitario responsabile di mettere in atto le
misure di quarantena, chiese all’Istituto di correre
T ES T DI Q UALI TÀ
Sopra: la sala assaggi per l’‘analisi
sensoriale’ delle mele, dove vari tecnici
ne testano le qualità organolettiche.
Centro di eccellenza mondiale
Per quanto riguarda il temuto esaurimento del cibo
e la nutrizione futura degli esseri umani in gene­
rale, l’obiettivo degli scienziati, oltre ovviamente
a quello di farci mangiare e bere sia quantitativa­
mente sia qualitativamente secondo le normali
necessità fisiologiche, è soprattutto quello di ga­­
rantire, per i tempi a venire, un’eredità biologica
‘sostenibile’ nonché l’ottimizzazione delle sostanze
ingerite. In pratica, la loro attività è principalmente
rivolta al miglioramento della qualità alimentare del
cibo e della sua valorizzazione nutrizionale. Dun­
que, non si tratta di effettuare improbabili mo­­
dificazioni genetiche delle singole varietà di frutta
e verdura e dei prodotti che da queste si possono
ottenere, bensì di capire come poter rendere più
gradevoli e benefici per l’organismo umano i pro­
dotti della natura. In Italia, in provincia di Trento,
si trova uno dei centri di eccellenza mondiale
dedito a questi studi: l’‘Istituto Agrario di San
Michele all’Adige (IASMA) - Fondazione Edmund
Mach’, presieduto dal professor Francesco Salamini.
L’Istituto è diviso in tre rami principali: il Centro
Ricerca e Innovazione, che si occupa principalmente
72
in aiuto della contea di Napa, in California, per ge­­
stire il problema della recente apparizione di un’in­
festazione della tignoletta della vite. Contro questo
insetto, infatti, era stata sviluppata in Trentino una
strategia di controllo consistente in un metodo di
lotta biologico che confonde sessualmente gli insetti
dannosi per evitare la loro riproduzione.
Frutticoltura sostenibile
Mediamente, occorrono
dai 10 ai 15 anni di test
sul terreno per capire
se una ‘nuova’ varietà
di frutta o verdura possa
essere introdotta sul mer­
cato e, quindi, brevettata.
Nel 2010, un altro successo dello IASMA è stato il
completo sequenziamento del genoma del melo,
per l’esattezza della varietà Golden Delicious, che
è la seconda più diffusa nel mondo. Si è scoperto
così che il genoma ha 17 cromosomi e 57 mila geni
(il numero più elevato riportato per i genomi di
piante finora studiate nel mondo), di cui 992 re­­
sponsabili della resistenza alle malattie (per cui
potenzialmente ‘utilizzabili’ per il miglioramento
genetico della mela). Inoltre, è stato stilato un
elenco di 3 milioni di posizioni del genoma (‘mar­
catori molecolari’) utilizzabili come riferimento per
orientarsi nel genoma stesso e scoprire le
73
o r i z z o n t i
che questa conoscenza sarà completa si potrebbe
arrivare a progettare le piante a tavolino, stabi­
lendo a priori le caratteristiche - e quindi i geni che debbono avere”.
RICERCA E
INNOVA Z IONE
Sotto: il professor Roberto
Viola, direttore scientifico
del Centro Ricerca e Innovazione
dell’Istituto Agrario di San
Michele all’Adige.
Frutta e verdura sotto brevetto
M ICROV INI F ICA Z IONI
Nella cantina storica della
Fondazione Mach vengono
custoditi i vini prodotti da
vitigni ‘migliorati’ dall’Istituto,
per verificarne la qualità
anche a diversi stadi di
invecchiamento.
funzioni dei suoi geni. Il che, in parole povere, signi­
fica che si potranno sviluppare in futuro nuove va­­
rietà di melo accelerando i tempi del miglioramento
genetico convenzionale, in modo da ottenere piante
che si autodifendano dalle malattie e dagli insetti
e che, soprattutto, siano in grado di produrre frutti
più gustosi e più salubri per l’uomo. L’obiettivo
finale è anche quello di dare origine a varietà di
mele che riducano gli interventi agrotecnici, rea­
lizzando così una frutticoltura realmente sosteni­
bile: un filone di ricerca, questo, che l’Istituto
Agrario di San Michele all’Adige persegue da sem­
pre con priorità. Aggiunge, inoltre, Viola: “I mar­
catori hanno un’importanza fondamentale perché
ci consentono di collegare il gene a un tratto spe­
cifico di DNA e di capire così le ‘funzioni’ corri­
spondenti di ogni ‘pezzo’ di cromosoma. Una volta
74
Ogni anno, l’Ufficio
Brevetti Europeo
emette oltre
2000 licenze
relative a ‘nuove’
specie vegetali.
A proposito di caratteristiche genetiche, in secoli di
selezione condotta dall’uomo per ottenere varietà
che avessero ben determinate proprietà, alcune
delle caratteristiche genetiche presenti negli ance­
stori selvatici della varietà sono andate perdute
nella pianta coltivata. “Molti geni presenti nelle
varietà ‘commerciali’ - spiega Viola - non sono
attivi, ma lo sono ancora invece nelle varietà sel­
vatiche da cui derivano. Facciamo l’esempio di
un’uva, il Pinot Nero, che lo IASMA ha sequenziato
per intero nel 2007: se volessimo conferirgli una
maggiore resistenza alle malattie, andremmo a cer­
care nel germoplasma (ovvero nel materiale ere­
ditario) della varietà selvatica il gene portatore di
questa caratteristica e cercheremmo di trasferirlo
nella varietà coltivata”. Questo significa ricorrere al
corredo genetico originario incrociando le varietà
‘domestiche’ con i loro parenti ‘selvatici’. Oggi, però,
i parenti selvatici e la loro diversità genetica sono
a rischio: molte specie si sono estinte, molte varietà
geograficamente localizzate sono state sostituite
da nuove selezionate in laboratorio. Ma, almeno per
la vite e il melo, allo IASMA questo problema non
esiste: l’Istituto ha a disposizione una ‘collezione’
composta da 2400 vitigni tra varietà coltivate e sel­
vatiche e da 1600 varietà di meli provenienti, come
i vitigni, da ogni angolo della Terra.
A questo punto, però, è necessaria una precisazione:
in Italia è vietata la coltivazione di piante genetica­
mente modificate, ovvero in cui parte del genoma
sia stato modificato tramite tecniche di ingegneria
genetica. Per cui l’attività dello IASMA è impron­
tata al ‘miglioramento assistito’ della pianta; non si
tratta di ingegneria genetica e di ‘fabbricare’ OGM.
Tornando all’esempio dell’uva, una volta indivi­
duata la varietà selvatica ‘equipaggiata’ con il gene
che interessa, la si incrocia in modo tradizionale con
il Pinot Nero e poi si esaminano tutti gli innume­
revoli ibridi che ne derivano … ‘Mendel docet’. I
semenzali (le piantine ottenute) vanno poi esami­
nati per accertare la presenza delle caratteristiche
volute, mentre si individuano e si scartano tutti gli
ibridi privi dei geni desiderati. Il processo è in ogni
caso molto lungo e se per il melo si conclude una
volta valutate le qualità organolettiche dei frutti
della ‘nuova’ pianta, per la vite occorre anche pro­
cedere a microvinificazioni per verificare soprat­
tutto la qualità del vino che si ottiene dalla vite
‘mi­gliorata’. Mediamente, occorrono dai 10 ai 15
anni di test sul terreno per capire se una ‘nuova’
varietà possa essere adatta per essere introdotta sul
mercato e, quindi, prima di ciò, venir brevettata.
Solo nel 2011, ad esempio, l’Ufficio Brevetti Euro­
peo ha emesso più di 2000 licenze a specie vege­
tali. Infatti, come spiega Viola, “pochi lo sanno, ma
ormai la stragrande maggioranza delle varietà col­
tivate è sotto brevetto di multinazionali che ne
detengono i diritti e pretendono il pagamento di
royalties da parte di coltivatori e distributori. È ancor
più importante, quindi, che in Italia vengano svi­
luppate capacità autonome di produrre nuove
varietà ‘locali’: se queste provenissero o dovessero
essere ‘acquistate’ tutte dall’estero, oltre al costo
economico, rischieremmo di perdere le nostre tipi­
cità e anche l’indipendenza in campo agricolo della
nostra stessa nazione”.
N U OV I V I T IGNI
Tecnici dell’Istituto impegnati a testare la qualità
sensoriale dei vini prodotti da vitigni frutto del
processo di miglioramento assistito.
75