Il disturbo borderline di personalita’ (dbp) in adolescenza Rosario Di Sauro 2.1. Premessa Dopo aver illustrato anche se in maniera molto sommaria, lo sviluppo tipico degli adolescenti, passiamo ora alla descrizione delle difficoltà evolutive negli adolescenti con disturbo borderline di personalità. Tuttavia, bisogna sottolineare il fatto che c’è un acceso dibattito sulla possibilità di fare diagnosi di disturbo borderline in adolescenza; non tutti gli autori infatti sono d’accordo su questo “etichettamento” in un periodo così delicato della vita. Il problema nasce dal fatto che spesso quando il processo trasformativo adolescenziale va in crisi, si manifesta con caratteristiche simili a quelle dell’organizzazione borderline di personalità (Gallinari, Gardini, 2003; Di Sauro, Manca, 2006). Infatti alcuni studiosi indicano la condizione borderline come tipica dell’adolescenza, nel senso che a loro avviso esiste un parallelismo tra crisi adolescenziale e funzionamento borderline (Castelli et Al., 2003). Paulina Kernberg (2002) concorda con il fatto che la crisi di identità, l’ansia, i conflitti con le autorità, le operazioni difensive primitive, comportamenti antisociali occasionali e relazioni oggettuali narcisistiche infantili, sono presenti durante l’adolescenza normale, però non con la gravità e cronicità dell’adolescente bor- 21 22 Il burattino in pezzi derline, e questo sicuramente è un elemento centrale per la diagnosi. L’Autrice sottolinea, comunque, come una mancata diagnosi precoce di disturbo borderline possa mettere a repentaglio il futuro di un bambino o di un adolescente, perché gli viene reso difficile o impossibile ottenere il trattamento necessario, e ciò può aggravare la cronicità del disturbo (Kernberg P., 2002). 2.2. Caratteristiche e sintomatologia del DBP in adolescenza Sicuramente dando uno sguardo alla letteratura in merito, il primo ostacolo si incontra nel delineare i sintomi e le caratteristiche del disturbo borderline di personalità (DBP) in età adolescenziale, data l’elevata variabilità di questi a causa del processo di crescita. Gli interrogativi principali e maggiormente pertinenti sono stati formulati da Bleiberg (1994), il quale si chiede se con la definizione “borderline” ci si riferisca ad un organizzazione evolutiva, ad una diagnosi definita sul piano sintomatologico come indica il DSM IV, o ad uno spettro psicopatologico che comprenda altri disturbi della personalità (Ammaniti, Muscetta, 2003). Da un punto di vista sintomatologico le caratteristiche principali del disturbo borderline secondo il DSM IV sono: “Una modalità pervasiva di instabilità delle relazioni interpersonali, dell’immagine di sé e dell’affettività con una marcata impulsività, che iniziano entro la prima età adulta e sono presenti in vari contesti” e indica nove criteri diagnostici (De Vito, 2002). Sempre da un punto di vista dei criteri diagnostici descrittivi, Gunderson e Zanarini (1987) hanno classificato in ordine di importanza le caratteristiche discriminanti del DBP e cioè: 1) relazioni interpersonali instabili e intense; 2) comportamento cronicamente autodistruttivo; 3) paure di abbandono croniche; 4) affettività disforica cronica; 5) distorsioni cognitive; 6) impulsività; 7) scarso adattamento sociale. Il paziente borderline cerca a tutti i costi di stabilire relazioni esclusive con un’unica persona con la quale non corre il rischio di abbandono; nei confronti de- Il disturbo borderline in adolescenza 23 gli altri ha difficoltà ad avere fiducia e sperimenta una forte angoscia legata alla paura di poter essere rifiutato. Per prevenire il pericolo di abbandono e il senso di solitudine può ricorrere a comportamenti autolesionistici, in modo tale da ottenere rassicurazioni e tenere legata a sé la persona a cui è attaccato; a questi tentativi disperati di evitare la solitudine sono legati anche comportamenti impulsivi come l’abuso di sostanze o incontri sessuali incauti. Questa modalità di comportamento porta ad uno scarso adattamento sociale, soprattutto a difficoltà nelle relazioni interpersonali (Gabbard, 1997, 2005). Questi appena descritti sono sintomi e criteri riferiti principalmente al disturbo borderline di personalità in età adulta, che sono vicini per molti aspetti a quelli dell’adolescenza (Kernberg P., 2002; De Vito, 2002). Kernberg (1987, 2003) indica tre principali gruppi di sintomi nel DBP in adolescenza, e cioè a carico dell’area dell’identità, degli affetti e dell’impulsività, il quale elemento clinico centrale sarebbe la diffusione dell’identità, cioè una grave mancanza di integrazione del concetto di sé e il concetto di altri significativi (De Vito, 2002; Kernberg, 2003; Di Sauro, Manca, 2006). In generale i sintomi che caratterizzano il DBP nell’adolescente citati più frequentemente dai vari autori che si sono occupati di questo aspetto, sono: — “L’agire”, sia sotto forma di passaggio all’atto (ad esempio fughe da casa, autolesionismo e tentativi di suicidio), che sotto forma di agitazione e di instabilità. — Le condotte devianti e/o delinquenziali, come l’utilizzo di sostanze stupefacenti, abuso di farmaci e atti di delinquenza. — Difficoltà scolastiche che si traducono in insuccessi scolastici e di conseguenza rifiuto della scuola e/o fobie della scuola (DI Sauro, Manca, 2006). — Difficoltà sessuali spesso dominate da aspetti caotici e perversi (omosessualità, travestitismo). 24 Il burattino in pezzi — Le manifestazioni centrate sul corpo, quali le condotte anoressiche o bulimiche compulsive, manifestazioni ipocondriache intense, o altre somatizzazioni. — Sono anche presenti oltre alle condotte agite, gli aspetti depressivi, quali sentimenti di noia, di vuoto, d’inutilità; la depressione vera e propria invece è meno presente in adolescenza. — Alta sensibilità alle perdite e ai sentimenti d’abbandono. (Marcelli, Braconnier, 2001, pp. 297-298). Una diagnosi di disturbo borderline di personalità in adolescenza basata solo su criteri semiologici però, può porre delle difficoltà, perché, dato il fatto che l’età adolescenziale è un periodo in cui la personalità va incontro ad un rapido e profondo cambiamento, non si può fare una diagnosi che non tenga conto anche del funzionamento psichico che sta dietro ai sintomi; è quindi più adeguata una diagnosi multidimensionale che tenga conto dei molteplici fattori facenti parte della personalità dell’adolescente (Marcelli, Braconnier, 2001; De Vito, 2002; Gabbard, 2005). 2.3. Psicodinamica e psicopatologia del DBP in adolescenza Da un punto di vista psicodinamico le quattro teorie eziologiche che riguardano la patologia borderline predominanti sono: la teoria di Kernberg (1987, 1988, 1995, 2003); l’orientamento teorico di Masterson e Rinsley (1975) che mette in evidenza il distacco materno come uno dei fattori eziologici; la posizione di Kohut (1984), che si sofferma sul fallimento introiettivo (Clarkin, Kernberg, 1995), ed infine l’approccio di Fonagy (2004, 2005), riguardante il maltrattamento infantile. Ritornando al primo paragrafo, e cioè, agli interrogativi di Bleiberg (1994), bisogna specificare cosa si intende per organizzazione borderline di personalità e per disturbo borderline di personalità. Con la prima accezione Kernberg e Clarkin (1995), indicano un ampio spettro di disturbi di personalità e cioè: bor- Il disturbo borderline in adolescenza 25 derline, narcisistico, istrionico e antisociale (Kernberg P., 2002). Questi disturbi, pur essendo diversi per alcuni aspetti, hanno in comune delle caratteristiche tra le quali: una sindrome di diffusione dell’identità, cioè una mancata integrazione del concetto di Sé e del concetto di altri significativi; la prevalenza di meccanismi di difesa primitivi, incentrati principalmente sul meccanismo della scissione; e il mantenimento della capacità di esercitare un esame di realtà, cioè la capacità di differenziare il Sé dal non-Sé, l’intrapsichico dall’origine esterna degli stimoli, e mantenere empatia con i criteri sociali di realtà (Clarkin, Kernberg, 1995; Kernberg, 2003). Parlando nello specifico del disturbo borderline di personalità, secondo Kernberg (1997) vi sarebbe una compromissione di tre caratteristiche strutturali della personalità: a) l’identità dell’Io, la cui compromissione comporta un concetto non integrato di Sé e dell’altro e l’incapacità di provare empatia; b) la forza dell’Io, che nel borderline si presenta come incapacità di regolare gli affetti e di controllare gli impulsi con difficoltà a sostenere l’angoscia e la frustrazione; c) il Super-io, che si presenta poco integrato non avendo interiorizzato un sistema di valori stabili (De Vito, 2002). Comunque tutti gli autori sono d’accordo nel mettere in risalto, nel quadro psicopatologico del borderline, una persistenza di meccanismi di difesa di tipo primitivo, soprattutto della scissione. Quest’ultima si manifesta attraverso la divisione degli oggetti esterni ed interni in “completamente buoni”, perciò idealizzati, e “completamente cattivi”, divenendo quindi persecutori; la scissione protegge l’Io dai conflitti tenendo a distanza attivamente le esperienze contraddittorie di Sé e degli altri significativi. L’utilizzo della scissione spiega alcuni comportamenti tipici dell’adolescente borderline, come i bruschi passaggi nella valutazione della realtà, rappresentati ad esempio da un’improvvisa e totale inversione dei sentimenti e delle idee che riguardano una persona, i quali portano di conseguenza ad un impoverimento delle relazioni interpersonali perché instabili e caotiche. Gli altri meccanismi difensivi primitivi (idealizzazione, diniego, controllo onnipotente, proiezione e identificazione 26 Il burattino in pezzi proiettiva) contribuiscono a mantenere e rinforzare il meccanismo della scissione (Clarkin, Kernberg, 1995; Marcelli, Braconnier, 2001; De Vito, 2002; Kernberg P., 2002). 2.4. Il concetto di Sé nell’adolescente borderline e la diffusione dell’identità Si è già accennato a come l’elemento clinico centrale del disturbo borderline, secondo Kernberg, (1987, 1995, 2003) sarebbe la diffusione dell’identità. Nell’adolescente borderline questo si manifesta con una visione di Sé e delle persone significative caotica e contraddittoria, senza però la consapevolezza della natura caotica e contraddittoria che egli comunica nella descrizione del Sé (De Vito, 2002; Kernberg, 2003). È importante, però, distinguere la normale crisi di identità dell’adolescente (par. 1.3), dove confusione e contraddizione possono essere presenti, ed andare incontro poi ad una risoluzione attraverso un’integrazione del concetto di Sé, e la diffusione dell’identità, dove ci sono difficoltà croniche a valutare in maniera integrata le proprie motivazioni, comportamenti e relazioni interpersonali, e quelle degli altri. Infatti l’adolescente con diffusione dell’identità non riesce a fornire un quadro chiaro soprattutto di coloro che gli sono più vicini e con i quali i conflitti sono più intensi e questo porta a difficoltà interpersonali croniche a scuola, nelle relazioni sessuali e soprattutto con i membri della famiglia (Clarkin, Kernberg, 1995; De Vito, 2002; Kernberg, 2003; Di Sauro, Manca, 2006). Questa mancanza di integrazione deriva dalle due facce delle rappresentazioni di Sé e degli altri presenti nell’adolescente borderline (totalmente cattive e totalmente buone), che sono investite, aggressivamente, da un lato e idealizzate, difensivamente, dall’altro. L’ intensità di tale scissione rende impossibile un’integrazione, anche perché, unire immagini amorose con immagini odiose di Sé e degli altri significativi, scatenerebbe un’ansia e un’angoscia troppo Il disturbo borderline in adolescenza 27 forti; in questo caso entra in gioco il meccanismo della scissione di cui si è discusso in precedenza (Clarkin, Kernberg, 1995). Il cambiamento è un elemento centrale del processo adolescenziale; l’adolescente, e l’essere umano in genere, per far fronte al mondo interno ed esterno in continuo cambiamento, usa il proprio Sé come il riferimento più sicuro; nel momento in cui però perde il senso di coesione del Sé, come nel caso del disturbo borderline, egli tenta in tutti i modi di ricostruirlo, anche se questo porterà alla formazione di un falso Sé o di un Sé regredito. Questo processo è tanto più evidente quanto più marcata è l’angoscia di frammentazione a cui l’adolescente è esposto (Novelletto, 1986). Per sopperire a questa angoscia, spesso l’alterata concezione di Sé può tradursi in una continua ricerca di “identità in prestito”, le quali possono mescolarsi e creare maggiore confusione; oppure si può tradurre nell’angoscia centrata sul corpo, attraverso condotte bulimiche o anoressiche, autolesionismo, condotte sessuali anomale (De Vito, 2002). La diffusione dell’identità non è l’unico elemento che determina la diagnosi di disturbo borderline di personalità; anche la valutazione del funzionamento del Super-io dell’adolescente concorre alla sua formulazione ed è diretta conseguenza di essa ( Clarkin, Kernberg, 1995; Kernberg, 2003). Infatti le rappresentazioni completamente buone e quelle completamente cattive dell’adolescente interferiscono con l’integrazione del Super-io, perché creano ideali fantastici di potere, grandezza e perfezione. L’integrazione del Super-io si manifesta nella capacità di regolare il proprio comportamento in base ai principi morali e nel mantenere onestà e integrità morale anche in assenza di controllo, cose che non sono sempre presenti nell’adolescente borderline, il quale ha solitamente difficoltà a prendersi la responsabilità delle proprie azioni (Clarkin, Kernberg, 1995; Kernberg P., 2002). La continua instabilità del livello di integrazione di questi adolescenti, li fa oscillare tra posizioni opposte di “tutto o niente”, ad esempio possono apparire solidi in un determinato momento, e subito dopo crollare a pezzi, possono aderire rigidamente alle regole stabilite e trasgredirle in maniera impulsiva in 28 Il burattino in pezzi qualsiasi momento, così come possono amare una persona e odiarla il momento dopo. Con questo si sottolinea come la mancanza di controllo degli impulsi sia un elemento centrale del funzionamento borderline (Kernberg P., 2002; Mazzoncini, 2003). Infatti anche gli affetti sono improvvisi e bruschi, spesso sono presenti rabbia intensa, richiestività e comportamenti di sfruttamento nei confronti degli altri e poca empatia; l’aggressività dell’adolescente borderline invece o è presente in maniera intensa, o manca del tutto. Inoltre l’adolescente borderline è incapace di provare vera soddisfazione e piacere (Kernberg P., 2002). 2.5. La problematica del corpo Nell’adolescente borderline non si è stabilita un organizzazione sessuale definitiva, che è, secondo i Laufer (1989), la principale funzione evolutiva dell’adolescenza. Al contrario invece, si è creato un “breakdown evolutivo”, cioè un arresto del processo di integrazione dell’immagine del corpo fisicamente maturo nella rappresentazione che l’adolescente ha di sé stesso (Laufer, 1986; Kernberg P., 2002). Nel funzionamento borderline in adolescenza, l’integrazione corporea diventa quindi problematica. Il “nuovo” corpo, non essendo integrato, può essere vissuto come un oggetto estraneo e può essere scisso e negato; inoltre, può non essere riconosciuto come oggetto del proprio piacere e del proprio desiderio o come oggetto di desiderio dell’altro. Tutto ciò si traduce spesso con difficoltà rispetto alla sessualità, e quindi i rapporti sessuali possono essere assenti o ritardati nelle situazioni più gravi, o, al contrario, possono essere agiti in modo massiccio e promiscuo nelle situazioni meno gravi, rappresentando quindi un modo per scaricare l’angoscia che altrimenti sarebbe distruttiva. A volte l’angoscia centrata sul corpo è espressa sotto forma di malattie psicosomatiche o di disturbi alimentari: il corpo emaciato o grasso viene utilizzato come schermo tra il Sé e il Sé o tra il Sé e l’altro, quindi come prote- Il disturbo borderline in adolescenza 29 zione dal rapporto con l’altro vissuto come pericoloso (Nicolò, Corigliano, Caratelli, 2003). 2.6. Investimenti narcisistici e qualità delle relazioni oggettuali dell’adolescente borderline L’interiorizzazione delle relazioni oggettuali è un fattore cruciale di organizzazione per lo sviluppo dell’Io e del Super-io. Le relazioni oggettuali dell’adolescente borderline sono profondamente disturbate e povere, non c’è la capacità e il piacere di instaurare relazioni emotive con gli altri, e ciò indica un’immaturità anche a livello narcisistico; inoltre, la qualità delle relazioni oggettuali è largamente dipendente dalle capacità integrative, le quali sono scarse nel borderline (Clarkin, Kernberg, 1995; Marcelli, Braconnier, 2001; Alderighi, Resta, 2003; Kernberg, 2003). La patologia delle relazioni oggettuali interiorizzate dell’adolescente borderline, si esprime con un’incapacità di sintetizzare le introiezioni e le identificazioni buone e cattive; non riuscendo a coesistere queste due parti di Sé, esse vengono scisse. Il persistere di questa scissione, cioè la presenza di immagini oggettuali “totalmente positive” e “totalmente negative”, che è impossibile integrare, impediscono anche l’investimento libidico del Sé, e quindi uno sviluppo narcisistico normale. Per proteggere questo fragile assetto narcisistico, l’adolescente borderline tenderà a strutturare un sistema di idealizzazione difensiva. Inoltre le immagini oggettuali non integrate non permettono una valutazione realistica degli oggetti esterni, infatti, come detto precedentemente, il soggetto borderline ha scarsa capacità di valutare realisticamente gli altri (idealizzati o svalutati) e di provare empatia (Kernberg, 1988; Marcelli, Braconnier, 2001). La debolezza delle basi narcisistiche si esprime attraverso un’eccessiva dipendenza dal mondo circostante. Infatti l’adolescente borderline stabilisce strette relazioni di dipendenza e anaclitismo con un oggetto idealizzato onnipotente e 30 Il burattino in pezzi protettore, il quale però può diventare pericoloso ed essere svalutato alla minima mancanza. Tra l’adolescente borderline e i pari, o comunque le persone che gli sono accanto, non esiste un vero e proprio scambio affettivo, ma una relazione basata sullo sfruttamento e la manipolazione dell’altro. Egli tende a stabilire relazioni superficiali, anche come tentativo di difendersi e ritirarsi da un coinvolgimento emotivo troppo forte, per la paura di essere attaccati dall’oggetto che sta diventando importante per loro. Anche il bisogno di manipolare gli altri corrisponde al bisogno difensivo di mantenere il controllo sull’ambiente per prevenire paure primitive (Kernberg, 1988; Jeammet, 1999; Marcelli, Braconnier, 2001).