GIULIA GONELLA CLASSE:VB PROF:NADIA MIRETTO Soleri Bertoni
Il disturbo di personalità Borderline
Il termine “Borderline” significa “limite” o “linea di confine”, all’inizio del Novecento veniva infatti utilizzato per
indicare quelle patologie che non erano classificabili né come nevrosi (problemi quotidiani condivisi dalla
maggior parte delle persone in cui il contatto con la realtà è mantenuto) né come psicosi (disturbi mentali
gravi in cui il contatto con la realtà è compromesso), ma che presentavano tratti comuni di tutte e due le
condizioni. Dunque “il borderline” oscillava bruscamente tra normalità e follia.
Più recentemente sono stati individuati e descritti i tratti distintivi del disturbo Borderline di personalità come
tendenza a perdere il contatto con la realtà, autolesionismo,tentativi di suicidio, paura di essere abbandonati,
intenso bisogno e ricerca dell'altro che arriva fino all’idealizzazione, alternato a comportamenti svalutanti e
aggressivi (specie se viene percepita una attenzione non totale), instabilità delle relazioni interpersonali,
dell’immagine di sé e delle relazioni affettive, elevata impulsività.
I pazienti borderline spesso alternano periodi di relativa normalità, in cui si mostrano sufficientemente
equilibrati, a periodi in cui il funzionamento psichico appare fortemente compromesso, con violente crisi di
rabbia, tentativi di suicidio, paranoia, con compromissione importante del funzionamento globale. Durante
periodi di intenso stress possono comparire aspetti bizzarri (per es. percepirsi come se osservassero
dall'esterno il proprio corpo).L’impulsività si traduce in comportamenti potenzialmente dannosi ed eccessivi:
abbuffate, abuso di sostanze, guida spericolata e alimentazione scorretta.
Frequenti sono anche i comportamenti autolesionisti, come il procurarsi volontariamente tagli e bruciature,
tentativi di suicidio e atti attraverso i quali soddisfano vari bisogni.Caratteristiche di tale disturbo sono le forti
oscillazioni dell’umore che può passare repentinamente dalla tristezza all’ansia, dalla rabbia incontrollata
che può arrivare alla violenza, soprattutto legate alla sensazione di venire abbandonati. Spesso tali
manifestazioni causano sensi di colpa e vergogna.
È un disturbo ego sintonico, ovvero la persona non considera problematici i propri comportamenti, pensieri e
azioni.
Spesso, nella storia di vita di una persona affetta da tale disturbo, si riscontrano abusi infantili. Dunque
esisterebbe un legame tra maltrattamenti infantili e il disturbo di personalità: i soggetti borderline hanno
spesso genitori che rientrano a loro volta nello “spettro borderline”.
Molti sintomi delle persone con disturbo borderline di personalità possono essere compresi in termini di
strategie difensive che compromettono i processi di mentalizzazione e le capacità meta cognitive . Non è
pertanto presente un fondamentale elemento moderatore dell'aggressività. La mancanza di capacità
riflessiva, unita a una visione del mondo come ostile, predispone al maltrattamento dei figli.
Quando il bambino maltrattato non ha un sostegno sociale sufficientemente valido perché si sviluppi un
legame d'attaccamento che possa fornire il contesto per l'acquisizione di un'adeguata capacità di
comprendere lo stato psicologico dell'altro nelle più importanti relazioni interpersonali, l'esperienza dell'abuso
non potrà essere risolta. Naturalmente l'esperienza non risolta rende meno probabile lo sviluppo di relazioni
significative, il che, riduce ulteriormente la possibilità di una soddisfacente risoluzione dell'esperienza
attraverso l'uso dei processi riflessivi. Ciò può spiegare la "bisognosità" (neediness) degli individui con un
disturbo borderline di personalità; tuttavia, non appena essi sono coinvolti in una relazione con un'altra
persona, l'assenza della capacità di mentalizzare genera in loro una terribile confusione, portandoli al caos
nelle relazioni interpersonali e conducendoli infatti in breve al fallimento: essi regrediscono allo stato
intersoggettivo e non sono più in grado di differenziare le proprie rappresentazioni mentali da quelle degli
altri,così molto spesso rifiutano il loro oggetto o fanno in modo di esserne rifiutati. La psicoanalisi o la
psicoterapia possono spezzare questo circolo vizioso rinforzando la capacità riflessiva.
In generale gli interventi possono riferirsi direttamente alla persona o essere destinati ad uno o più familiari,
soprattutto relativamente a pazienti adolescenti, o al partner. .
Lo scopo finale è quello di favorire la costruzione di una identità definita capace di un buon esame di realtà e
di relazionarsi in modo adeguato. Potrebbe essere inizialmente utile una terapia supportiva, per favorire
l’integrità dell’Io e un rapporto con la realtà, e in seguito anche espressiva, per elaborare consapevolmente
le tematiche legate alla dipendenza, all’abbandono e all’aggressività.
Il disturbo borderline e il disturbo bipolare sono apparentemente simili.
Mostrano infatti diverse analogie sul piano clinico, caratterizzandosi per impulsività, instabilità della sfera
affettiva e nelle relazioni interpersonali, rabbia inappropriata e ricorrente tendenza al suicidio.
Alcuni autori hanno sostenuto che il disturbo bipolare e quello di borderline rappresentano espressioni
differenti di una stessa patologia.;altri invece, hanno ritenuto i dati attualmente disponibili insufficienti a
convalidare questa teoria.
In realtà la questione risulta molto complessa e allo stato attuale appare ancora distante da una risoluzione
univoca.