FISTOLA CONGENITA DELL’ORECCHIO (FISTOLA AURIS CONGENITA) La “fistola congenita del padiglione” (fistola auris congenita) è una malformazione congenita, cosiddetta lieve, dovuta alla persistenza, per difetto di saldamento, di residui del 1° solco branchiale e si trasmette con un meccanismo ereditario di tipo “dominante”. Si presenta come un piccolo forellino situato davanti alla parte superiore del padiglione auricolare, anteriormente all’elice o al trago, talvolta sulla porzione ascendente dell’elice. Spesso è bilaterale e può associarsi ad altre malformazioni dell’orecchio esterno (Coloboma, Microtia, Poliotia ecc…). Le fistole auris terminano a fondo cieco, magari dopo essersi suddivise in tramiti fistolosi secondari, ma si mantengono sempre separate dal condotto uditivo esterno. Dal punto di vista clinico la fistola auricolare ha per lo più decorso asintomatico, con emissione periodica di scarsa quantità di liquido sieroso, prodotto dalle ghiandole contenute nella parete della fistola, che è normalmente rivestita da epitelio pavimentoso pluristratificato corneificante. Quando, per l’accumularsi dei detriti derivanti dalla desquamazione del suo epitelio di rivestimento, si verifica l’occlusione della fistola, si forma una cisti da ritenzione (pseudocisti). Infiammazioni e/o infezioni della fistola o della pseudocisti provocano la comparsa di una tumefazione più o meno evidente, un senso di tensione e una vaga dolenzia. La cute che ricopre la fistola appare in tal caso tesa, lucente, di colorito rossastro; l’arrossamento della cute corrisponde alla proiezione cutanea del decorso della fistola. La terapia è medica per quello che riguarda i singoli episodi infettivi che, se tendono a recidivare, rendono necessaria l’asportazione chirurgica della fistola stessa con exeresi radicale del tramite fistoloso. L’asportazione deve essere accurata e completa e si esegue marcando preventivamente il decorso della fistola con un apposito liquido di contrasto, in modo da poterne seguire l’intero decorso. Una sua asportazione incompleta, infatti, è sempre seguita, a distanza più o meno breve di tempo, dalla ricomparsa dei sintomi clinici (secrezione, infezione ecc….).