LA SICUREZZA NELLA GESTIONE DEI FARMACI ANTIBLASTICI 2A EDIZIONE AGGIORNATA 2010 Roberta Suzzi - Patrizia Farruggia 2a edizione aggiornata 2010 Copyright © 2003 Eleda Edizioni s.r.l. - Milano Via Val di Sole, 11 - 20141 Milano Tel. / Fax +39 02 39449114 www.eledaedizioni.it ISBN: 9788896567012 Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta in alcuna forma e con qualsiasi mezzo senza il permesso scritto dell’editore. In copertina: collezione privata Stampato nel mese di novembre 2010 presso Arti Grafiche Passoni s.r.l. - Milano 1 Breve curriculum degli autori, tutti dipendenti della Azienda USL di Bologna. Suzzi Roberta (curatore e autore) – Dottore Magistrale in Scienze Infermieristiche e Ostetriche, Responsabile Area Omogenea Assistenziale Igiene, Prevenzione e Nutrizione. Diploma di Docente e Dirigente in Scienze Infermieristiche/Università degli Studi di Bologna e Laurea Specialistica in Scienze Infermieristiche e Ostetriche/Università degli Studi di Firenze. Ha svolto attività didattica in corsi di formazione di base e continua, rivolta a tutto il personale sanitario (medici, infermieri, OSS) e relazioni a Convegni/Congressi/Seminari per un totale di 90 iniziative negli ultimi 5 anni. Docente presso Università degli Studi di Genova, Master 1° Livello in “Epidemiologia e Prevenzione del Rischio infettivo correlato alle pratiche assistenziali (ICPA)” dal 2006 a tutt’oggi. Ha prodotto 33 pubblicazioni su riviste scientifiche a divulgazione nazionale come autore/coautore. Componente del Comitato Infezioni AUSL di Bologna e della rete CIO Regione Emilia Romagna. Componente del Comitato di Redazione della rivista scientifica Orientamenti ANIPIO, Organo ufficiale dell’Associazione Nazionale Infermieri Prevenzione Infezioni. Farruggia Patrizia (curatore e autore) Coordinatore dell’Area Dipartimentale di Igiene Accoglienza e qualità dei servizi residenziali. Laurea in Medicina e Chirurgia. Specializzazione in Medicina Interna e in Igiene, Tecnica Ospedaliera, Sanità Pubblica. Ha partecipato intensamente all’attività di ricerca in ambito gastroenterologico. Ha maturato particolare esperienza in ambito gestionale e organizzativo, realizzando significative innovazioni inerenti l’organizzazione ospedaliera, nel ruolo medico di Direzione Sanitaria, poi di Direttore di Presidio Ospedaliero. Attualmente è Coordinatore dell’Area Dipartimentale di Igiene Accoglienza e qualità dei servizi residenziali del- II Presentazione l’Azienda USL di Bologna, con funzioni di prevenzione e controllo delle infezioni correlate all’assistenza, in ospedale e sul territorio. È Presidente del Comitato Infezioni Ospedaliere, prima del Presidio Ospedaliero Bellaria-Maggiore, ora dell’Azienda USL di Bologna, nell’ambito del quale ha progettato e condotto numerosi corsi di formazione sulla prevenzione delle infezioni ospedaliere e progetti di sorveglianza attiva su specifici temi. Autore di 80 pubblicazioni edite a stampa. Barbieri Giuseppe - Dirigente medico II livello. Dal 2006 è il Coordinatore dei Medici Competenti e Autorizzati dell’Azienda USL di Bologna , in precedenza è stato Coordinatore della Sezione Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro del Dipartimento di Prevenzione dell’Azienda USL BO Nord e Direttore del Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Azienda USL BO Nord . Coordinatore del Gruppo di lavoro della Regione Emilia Romagna sui temi della Sorveglianza Sanitaria, organizzatore di numerosi eventi formativi tra i quali l’11th International Conference on Hand-Arm Vibration tenutosi a Bologna 3-7 Giugno 2007. Fiamminghi Meris - Inizia la propria attività come infermiera del comparto operatorio nell’anno 1978. Svolgerà attività infermieristica presso l’Azienda Ospedaliera S. Orsola e, presso la Scuola della Croce Rossa Italiana, consegue abilitazione alle funzioni direttive e specializzazione in assistenza pediatrica. Dal 1985 al 1991 è Coordinatore della Oncoematologia Pediatrica del Policlinico S. Orsola dove sperimenta, prima in Italia, il modello organizzativo per piccole equipe valorizzando in tal modo anche l’apertura del Centro di Trapianto di Midollo Osseo Pediatrico. Fonderà in collaborazione con gli altri Centri Italiani di Oncoematologia, l’Associazione degli Infermieri di Oncoematologia Pediatrica della quale sarà eletta primo Presidente. La sicurezza nella gestione dei farmaci antiblastici III Lascia l’attività Oncologica e si dedica sia allo studio che al percorso manageriale occupando via via posizioni di Staff di Direzione Generale o posizioni di Direttore di Servizi Infermieristici e tecnici sia ospedalieri che territoriali. Svolgerà attività didattica che tuttora continua. A seguito della unificazione delle preesistenti AUSL della provincia di Bologna - a partire da ottobre 2005 è Responsabile del Servizio Assistenziale, Tecnico e della Riabilitazione, del Dipartimento Oncologico con incarico triennale rinnovato fino all’anno 2011. Gambetti Silvia - Laureata in Farmacia all’Università degli studi di Bologna e specializzata in Farmacia Ospedaliera all’Università degli studi di Milano, ha conseguito il Master in Farmacia clinica presso l’Azienda Ospedaliera Careggi di Firenze. E’ stata farmacista referente del Dipartimento e della Commissione oncologica dell’Azienda USL di Bologna, nonché membro della Commissione interaziendale della Provincia di Bologna per l’uso appropriato dei farmaci oncologici. Membro del Panel “Farmaci innovativi oncologici” della Agenzia Sanitaria Regionale PRI-ER. Mirto Gaetano - Ingegnere, Servizio Progettazione Manutenzione e Gestione Immobili. Moschello Jennifer – Ingegnere Elettronico, indirizzo Biomedica. Servizio di Ingegneria Clinica. Rainaldi Francesco – Ingegnere Civile Edile, Direttore del Dipartimento Tecnico Patrimoniale. Ha lavorato, in qualità di Ispettore, presso il Ministero dell’Interno – Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. Sanvito Elisabetta - Ingegnere Elettronico, indirizzo Bioingegneria. Direttore del Servizio Acquisizione e Gestione Tecnologie Sanitarie. Susini Cinzia – Infermiere Coordinatore, Dipartimento Scienze Oncologiche. Ha svolto attività didattica in corsi di formazione relativamente all’assistenza infermieristica in oncologia. Autore di 4 pubblicazioni edite a stampa. Tovoli Daniele - Direttore del Servizio Prevenzione e Protezione. Laureato in Scienze biologiche, specializzazione in Tecnologie Biomediche. Hanno collaborato alla stesura delle procedure: Dall’Olio Eleonora - Infermiera, Dipartimento Scienze Oncologiche. Tasselli Laura - Infermiera, Dipartimento Scienze Oncologiche. Tozzoli Angela - Infermiera, Dipartimento Scienze Oncologiche. Bolini Gabriella – Coordinatore Unità Assistenziale Igiene Ospedaliera. Fortunato Rosa Silvia – Infermiera, Unità Assistenziale Igiene Ospedaliera. Panìco Manuela – Medico Igienista. Billi Manuela – Responsabile Assistenziale Controllo Qualità dei Servizi Appaltati. 1 PRESENTAZIONE CAPITOLO 1 pag. ASPETTI GENERALI Farmaci antiblastici: aspetti farmacologici e gestionali Rischi nella manipolazione dei farmaci antiblastici Sorveglianza Sanitaria CAPITOLO 2 CENTRALE ANTIBLASTICI Struttura e impianti Attrezzature Misure di prevenzione e controllo dell’esposizione Organizzazione delle attività CAPITOLO 3 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 APPENDICE INDICE IX 3 39 51 59 63 79 93 PROCEDURE PER LA GESTIONE DEI FARMACI ANTIBLASTICI Allestimento terapie con farmaci antiblastici 105 Contaminazione ambientale 113 Contaminazione cute e mucose 119 Confezioni danneggiate 123 Utilizzo e pulizia cappa 127 Pulizia locali 133 Smaltimento materiale utilizzato in centrale 141 Trasporto preparazioni contenenti farmaci antiblastici 145 Somministrazione farmaci antiblastici per via endovenosa 147 Gestione stravaso 153 Somministrazione farmaci antiblastici per via orale 163 Somministrazione farmaci antiblastici per uso topico 165 Eliminazione escreti 167 Allestimento terapia antiblastica su piano libero 171 Manutenzione attrezzature 175 Bibliografia procedure 179 183 La sicurezza nella gestione dei farmaci antiblastici IX PRESENTAZIONE I molteplici aspetti da considerare, quando si affronta una tematica così complessa come quella della gestione Farmaci antiblastici, richiedono necessariamente l’apporto di professionisti di diverse discipline. È per questo motivo che già a partire dalla metà degli anni ‘90, è stato istituito, nell’allora Presidio Ospedaliero Bellaria-Maggiore dell’AUSL Città di Bologna, un gruppo permanente multidisciplinare che ha iniziato ad elaborare un progetto finalizzato al raggiungimento della sicurezza degli operatori coinvolti nei processi di allestimento e somministrazione dei farmaci antiblastici e delle persone sottoposte a terapie con detti farmaci. In seguito, pur nella mutata organizzazione, si è mantenuta in capo al gruppo multidisciplinare il monitoraggio dell’andamento del progetto, nella convinzione del valore aggiunto dell’apporto multidisciplinare anche in tale fase. Il Gruppo, allora coordinato dal Direttore del Presidio Ospedaliero, medico Igienista, era composto da: - Medici e Infermieri della Direzione Sanitaria e del Dipartimento Scienze Oncologiche - Farmacista - Medico Competente - Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione - Dirigente del Servizio Infermieristico - Ingegneri del Servizio Tecnico e delle Tecnologie Sanitarie. Il Gruppo ha elaborato un progetto per la “Centralizzazione del processo di allestimento e gestione complessiva dei farmaci antiblastici”. Inizialmente è stato necessario effettuare scelte importanti (ancora non erano state emanate le Linee Guida Nazionali), in particolare per definire la collocazione spaziale (struttura) e le figure professionali da coinvolgere nel processo di preparazione (organizzazione). X Presentazione STRUTTURA Una analisi dei reports sui consumi di farmaci antiblastici, suddivisi per Unità Operativa (UO), ha evidenziato che la maggior parte delle terapie (>90%) nel Presidio Ospedaliero, e, poi, nell’Azienda, è praticata nella UO di Oncologia. Pertanto, tenuto conto degli aspetti logistici (la Farmacia è distante perché ubicata in altro stabilimento del Presidio) si è deciso di ristrutturare alcuni locali all’interno di quella specifica UO del Dipartimento Scienze Oncologiche da dedicare alla preparazione dei farmaci antiblastici. ORGANIZZAZIONE Una analisi dettagliata delle risorse disponibili, del volume di attività e del numero di operatori necessari per garantire l’apertura della Centrale per almeno quattro ore al giorno, nonché la precisa convinzione che l’Infermiere è un professionista in possesso della preparazione e della competenza necessarie, ha portato alla decisione di attribuire la funzione di allestimento dei farmaci al personale Infermieristico del Dipartimento Scienze Oncologiche. Pertanto le competenze individuate sono di seguito riportate: - Prescrizione - Il Medico Oncologo prescrive il protocollo terapeutico. - Verifica - Il Farmacista valuta gli aspetti chimico-fisici relativi al prodotto finale: stabilità, sterilità, interazioni con altri farmaci o con prodotti chimici costituenti i dispositivi medici utilizzati. Elabora e aggiorna, con la collaborazione degli infermieri, le procedure per la manipolazione dei farmaci antiblastici. - Allestimento e somministrazione - L’Infermiere allestisce i farmaci antiblastici attenendosi scrupolosamente alla prescrizione medica, ai protocolli terapeutici e alle Norme di buona preparazione della Farmacopea Ufficiale e li somministra adottando procedure sicure per se stesso e per il paziente. Attualmente tutti i Farmaci antiblastici somministrati nelle Unità Operative del Presidio Ospedaliero e dell’inte- La sicurezza nella gestione dei farmaci antiblastici XI ra Azienda sono preparati nella Centrale Antiblastici. Tutti gli operatori coinvolti nel processo di allestimento e di somministrazione hanno partecipato a corsi di formazione, ideati e condotti dai componenti il gruppo multidisciplinare, che prevedevano, oltre all’apprendimento dei concetti teorici, l’addestramento sul campo, attenendosi alle procedure scritte. Con questa pubblicazione si vuole fornire uno strumento utile e di facile consultazione al personale infermieristico coinvolto nella gestione dei farmaci antiblastici. Il testo è costituito da tre capitoli: - il primo capitolo fornisce, seppur sinteticamente, alcuni concetti generali sui farmaci antiblastici, sui potenziali rischi a cui sono esposti gli operatori sanitari e sulla sorveglianza sanitaria da attuare per il controllo dell’esposizione; - il secondo capitolo descrive gli aspetti strutturali, impiantistici e organizzativi attuati per rendere operativa la Centrale Antiblastici; - il terzo capitolo riporta le procedure elaborate dal Gruppo di lavoro, presentate utilizzando il “format” aziendale in ottemperanza alle indicazioni del Sistema Qualità ISO 9000. Tali procedure sono state elaborate basandosi sia sulla vasta letteratura disponibile, sia sull’esperienza ormai consolidata dei professionisti del Presidio Ospedaliero. L’attuazione di questo progetto, mediante una definita proceduralizzazione, ha importanti connotazioni di garanzia di sicurezza delle cure sia in termini di rischio infettivo che di rischio clinico. La nostra esperienza, inoltre, è risultata positiva anche in termini di modalità di approccio e di gestione continuativa del problema, utilizzando un vero approccio multidisciplinare e pluriprofessionale, con pieno coinvolgimento, quindi, di tutti i Servizi citati nel testo. Spunto di originalità, che nella nostra esperienza ha dato risultati di grande garanzia di appropriatezza e sicurezza, XII Presentazione è stata la scelta di attribuzione del processo di gestione al personale infermieristico della Unità Operativa di Oncologia che, formato e fortemente motivato, ha raggiunto alti livelli di competenza nello specifico settore. Patrizia Farruggia Coordinatore dell’Area Dipartimentale di Igiene Accoglienza e qualità dei servizi residenziali dell’Azienda USL di Bologna La sicurezza nella gestione dei farmaci antiblastici CAPITOLO 1 ASPETTI GENERALI 000 La sicurezza nella gestione dei farmaci antiblastici 3 FARMACI ANTIBLASTICI: ASPETTI FARMACOLOGICI E GESTIONALI Silvia Gambetti CLASSIFICAZIONE I chemioterapici antiblastici sono agenti in grado di ostacolare la crescita delle cellule tumorali interferendo con uno o più meccanismi che regolano la vita della cellula stessa (figura 1) agendo sulla sintesi dei precursori del DNA o interagendo chimicamente col DNA stesso, così da alterare il processo di divisione cellulare. Figura 1. Ciclo cellulare I chemioterapici antiblastici tradizionali non sono però in grado di distinguere le cellule sane da quelle neoplastiche e questo può comportare danni notevoli agli organi e ai tessuti sani. Poiché le cellule tumorali hanno più probabilità di essere in fase di divisione cellulare, per la loro intrinseca capacità di crescere in modo incontrollato, esse possono essere più sensibili all’azione dei farmaci citotossici classici. Non sorprende, però, che le cellule normali in rapida proliferazione, come quelle del midollo osseo, dell’epitelio gastrointestinale e dei follicoli piliferi, siano 4 1 - Farmaci antiblastici: aspetti farmacologici e gestionali anch’esse più facilmente danneggiate. E’ a carico di questi tessuti, infatti, che si manifestano i principali effetti collaterali della terapia antiblastica: mielodepressione, nausea e vomito, alopecia. Analizziamo ora le diverse categorie di farmaci antineoplastici in base alla classificazione internazionale ATC (Anatomo-Terapeutica-Chimica) che li distingue nei 5 gruppi seguenti: - ALCHILANTI ANTIMETABOLITI ALCALOIDI derivati da piante e altri prodotti naturali ANTIBIOTICI CITOTOSSICI E SOSTANZE CORRELATE - ALTRI AGENTI ANTINEOPLASTICI ALCHILANTI Sono tra i farmaci più usati in chemioterapia antiblastica. Agiscono danneggiando il DNA, interferendo con la replicazione cellulare. Le sostanze alchilanti vengono trasformate nell’organismo in ioni carichi positivamente altamente reattivi con strutture ricche di elettroni quali gli acidi nucleici. Questi antiblastici agiscono mediante il processo chimico della alchilazione, ovvero della sostituzione di un atomo di idrogeno con un gruppo alchilico (-CH2-CH2-R). Tale reazione avviene in siti preferenziali o bersagli. Bersaglio preferito dei citotossici alchilanti sono alcuni siti delle basi (puriniche o pirimidiniche) del DNA. In seguito a questo legame si ha la formazione di ponti trasversali tra i filamenti del DNA con conseguente rottura della doppia elica e la impossibilità di duplicazione del DNA. Altri effetti come la scissione delle catene di DNA e la rottura dell’anello purinico sono ancora compatibili con la vita della cellula, ma possono causare danni al DNA trasmissibili alle generazioni successive: da qui la mutagenicità di questi composti. L’uso prolungato di alchilanti, oltre a compromettere la gametogenesi, specie se associa- La sicurezza nella gestione dei farmaci antiblastici 5 to a radioterapia estesa, si associa ad un incremento marcato di incidenza di leucemia acuta non linfocitica. Gli alchilanti si suddividono in classici e non classici (tabella I). Tabella I. Alchilanti ALCHILANTI CLASSICI Mostarde azotate - Ciclofosfamide La Ciclofosfamide è l’alchilante più usato.Viene usata sia in onco-ematologia che nei tumori solidi. In particolare: nella leucemia linfatica cronica; nei linfomi; nei sarcomi dei tessuti molli; nel sarcoma osteogenico; nei tumori solidi. Si somministra per bocca o endovena. Di per sé non è un composto attivo. All’interno dell’organismo subisce una trasformazione da parte degli enzimi microsomiali epatici in: Aldofosfamide che, all’interno della cellula, si trasforma in Acroleina + Fosforamide Mostarda. Il derivato della mostarda si lega al DNA ed è responsabile dell’azione alchilante, mentre l’Acroleina viene escreta con le urine e può essere causa di grave cistite emorragica. Complicanza rara che si può evitare con un’idratazione adeguata, per 24-48 ore dopo la somministrazione endovenosa. In caso di somministrazione di alte dosi di ciclofosfamide, in pazienti ad alto rischio di cistite (per una precedente radioterapia pelvica) è preferibile somministrare l’uroprotettore Mesna per prevenire tale evento. 6 1 - Farmaci antiblastici: aspetti farmacologici e gestionali - Ifosfamide L’Ifosfamide è correlata alla Ciclofosfamide. Ha indicazione nei tumori maligni inoperabili quali il carcinoma bronchiale, il carcinoma ovarico, tumori testicolari, sarcomi delle parti molli, carcinoma mammario, carcinoma pancreatico, ipernefroma, carcinoma endometriale, linfomi maligni. Viene somministrata solo per via endovenosa e dà luogo a produzione più abbondante del metabolita urinario Acroleina, quindi maggiore è il rischio di tossicità uroteliale. Per ridurre tale tossicità è utile somministrare sempre contemporaneamente il Mesna, farmaco che, grazie alla presenza di gruppi sulfidrilici –SH, è in grado di inattivare l’acroleina ed altri metaboliti uro tossici. - Clorambucile Il Clorambucile è indicato nel trattamento di: Morbo di Hodgkin; alcune forme di linfomi non-Hodgkin; leucemia linfocita cronica; macroglobulinemia di Waldenström. Viene somministrato solo per via orale. Gli effetti indesiderati, oltre alla depressione midollare, non sono frequenti. In alcuni casi può dare comparsa di rash cutaneo grave che può progredire fino alla sindrome di Stevens-Johnson o alla necrolisi epidermica. In tali casi viene sostituito dalla ciclofosfamide. - Melfalan Il Melfalan è indicato nel trattamento del Mieloma Multiplo, dell’Adenocarcinoma ovarico avanzato, del Neuroblastoma infantile, del melanoma maligno localizzato delle estremità, del sarcoma dei tessuti molli localizzato delle estremità. Da solo o in combinazione con altri farmaci ha un significativo effetto terapeutico in una parte dei pazienti affetti da carcinoma mammario avanzato. E’ efficace nel trattamento di una parte dei pazienti affetti da Policitemia Vera. E’ stato usato come adiuvante della chirurgia nel trattamento del carcinoma mammario. Viene somministrato per via orale o endovenosa. Il principale limite dell’utilizzo di tale antiblastico è la variabilità estrema del suo assorbimento sistemico e la conseguente La sicurezza nella gestione dei farmaci antiblastici 7 difficoltà a stabilire il regime terapeutico più idoneo. La biodisponibilità della forma orale è del 56 + 27%. E’ associato a rischio di polmonite interstiziale e fibrosi polmonare rischiosa per la vita. Nitrosouree Agiscono con un meccanismo simile a quello degli agenti alchilanti formando dei legami crociati intercatena col DNA. Fra i vari derivati della nitrosourea ricordiamo la Carmustina (BCNU), la Lomustina (CCNU) e la Fotemustina. - Lomustina La Lomustina è una nitrosurea liposolubile somministrata per via orale. La tossicità midollare è tardiva, per ciò viene somministrato a intervalli lunghi di 4-6 settimane. Con l’uso prolungato può verificarsi un danno midollare permanente. Nausea e vomito sono comuni e moderatamente gravi. - Carmustina La Carmustina viene somministrata per via parenterale. Anche la Carmustina, come la Lomustina, ha una elevata liposolubilità. Ciò consente il passaggio della barriera ematoencefalica e il loro impiego nel trattamento delle neoplasie cerebrali. Vengono usati anche nel mieloma multiplo e nei linfomi. - Fotemustina La Fotemustina anch’essa liposolubile e somministrabile esclusivamente per via endovenosa, ha indicazione nel trattamento del Melanoma maligno disseminato, comprese le localizzazioni cerebrali nonché nei Tumori cerebrali primitivi. Alchilsulfonati - Busulfano Il Busulfano è impiegato soprattutto per bocca. Trova impiego nella Leucemia mieloide cronica e nella leucemia granulocitica cronica. Utilizzato nella terapia di condizionamento prima del trapianto di cellule staminali, sia per via orale che endovenosa. 8 1 - Farmaci antiblastici: aspetti farmacologici e gestionali Etilenimine - Tiotepa Il Tiotepa, impiegato per via parenterale, ha indicazione nel trattamento dei versamenti neoplastici. ALCHILANTI NON CLASSICI Dialchiltriazeni - Dacarbazina La sua attività alchilante sul DNA sembra sia dovuta ad un processo di metabolizzazione con conseguente liberazione di una porzione alchilante, presumibilmente il Diazometano. Dopo somministrazione per via endovenosa, fino al 50% viene escreto con le urine, sia immodificato, sia come metabolita inattivo. Viene utilizzato, da solo o in associazione, nel trattamento del melanoma maligno, del linfoma di Hodgkin e nei sarcomi dei tessuti molli. Tra i principali effetti indesiderati ci sono la depressione midollare; disturbi gastrointestinali: nausea, vomito e diarrea (per attenuare i quali può essere consigliabile non somministrare nè liquidi nè solidi da 4 a 6 ore prima del trattamento); alopecia. Si ritiene che parte degli effetti collaterali della dacarbazina siano imputabili al prodotto per processo di fotodegradazione del farmaco, che avviene assai rapidamente (anche in pochi minuti di esposizione alla luce). - Temozolomide E’ un analogo strutturale della dacarbazina. E’ somministrato per via orale. Ha indicazione nei tumori cerebrali (glioblastomi e gliomi), anche in associazione alla radioterapia. ANTIMETABOLITI Gli antimetaboliti, analoghi strutturali di sostanze naturali necessarie durante le fasi della replicazione, impediscono la divisione cellulare. Interferiscono con la sintesi degli acidi nucleici in due modi: - possono sostituirsi alla basi puriniche o pirimidiniche in quanto strutturalmente simili La sicurezza nella gestione dei farmaci antiblastici 9 - possono inibire enzimi indispensabili per la sintesi degli acidi nucleici. Gli antimetaboliti si distinguono in: - antagonisti dell’acido folico - analoghi delle purine, o - analoghi delle pirimidine, presenti negli acidi nucleici. Tabella II. Antimetaboliti Analoghi dell’acido folico - Methotrexato E’ un antagonista dell’acido folico. Inibisce in modo reversibile l’enzima diidrofolato-reduttasi, che agisce riducendo l’acido folico. L’acido folico in forma ridotta è indispensabile per la sintesi delle basi nucleotidiche puriniche e pirimidiniche. Ha indicazione nel trattamento della leucemia linfoblastica acuta, nel coriocarcinoma, nei linfomi non Hodgkin e nel trattamento di diversi tumori solidi. Può essere somministrato per via orale, parenterale e intratecale. Causa mielodepressione, mucosite e, di rado, polmonite. E’ controindicato in caso di insufficienza renale grave poiché è escreto soprattutto dal rene. Controindicato anche nei pazienti con insufficienza epatica grave. Dovrebbe essere evitato in caso di versamento pleurico o ascitico importante poiché tende ad accumularsi in tali liquidi e il suo ritorno nel circolo si associa a mielodepressione. In seguito a somministrazione intratecale può verificarsi tossicità sistemica: è necessario attento controllo della crasi ematica. L’acido folinico somministrato dopo il metotrexato aiuta a prevenire la mucosite e la mielodepressione indotte dal farmaco. 10 1 - Farmaci antiblastici: aspetti farmacologici e gestionali - Raltitrexed Inibisce l’enzima timidato-sintetasi con blocco conseguente della sintesi del DNA. Farmaco somministrato solo per via endovenosa indicato nella terapia palliativa del carcinoma del colon-retto, ma oramai soppiantato da antiblastici più efficaci. Può causare mielodepressione marcata ed effetti collaterali gastroenterici. - Pemetrexed Analogo dell’acido folico somministrato per via endovenosa. Indicato nel trattamento del mesotelioma pleurico e del carcinoma polmonare non microcitoma (non a piccole cellule) in fase metastatica. E’ necessaria la concomitante somministrazione di vitamina B12 e di folati per prevenire e contrastare la tossicità ematologica. Viene metabolizzato a livello epatico dagli enzimi microsomiali del citocromo P450. Analoghi delle purine Queste sostanze, una volta somministrate, vengono metabolizzate ed erroneamente incorporate nel DNA e/o nel RNA. - Mercaptopurina Somministrata solo per via orale, viene metabolizzata quasi tutta al primo passaggio, con una grande variabilità individuale. Viene degradata dalla xantina-ossidasi, che è inibita dall’allopurinolo: in questo caso la dose va ridotta del 75%. Viene usata come terapia di mantenimento nelle leucemie acute e nella leucemia mieloide cronica. Un effetto tossico frequente e dose-limitante è la colestasi epatica, caratterizzata dall’aumento della bilirubina e delle transaminasi. - Tioguanina Ha le stesse indicazioni terapeutiche della mercaptopurina. Anch’essa si somministra esclusivamente per os. E’ raccomandata solo per brevi cicli di terapia per il rischio elevato di tossicità epatica, in presenza della quale il trattamento va sospeso. - Cladribina Può essere somministrata per infusione endovenosa. Ha indicazione nella leucemia a cellule cappellute e nella leu- La sicurezza nella gestione dei farmaci antiblastici 11 cemia linfocitica cronica in pazienti refrattari ai regimi standard contenenti un alchilante. Può indurre mielodepressione grave con neutropenia, anemia e trombocitopenia, anche anemia emolitica e, ad alte dosi, anche insufficienza renale acuta e neurotossicità grave. - Fludarabina Può essere somministrata per via orale o parenterale. E’ in genere ben tollerata, tuttavia causa mielodepressione che può essere cumulativa. Anche l’immunosoppressione è un effetto indesiderato comune e spesso si somministra sulfametoxazolo+trimetoprim per la prevenzione di infezioni da pneumocisti. Analoghi delle pirimidine - Citarabina E’ un analogo di base pirimidinica, la desossicitidina. Non viene assorbita per os, per cui è somministrata per via sottocutanea, endovenosa e intratecale. Penetra nelle cellule e viene rapidamente fosforilata a citosina arabinoside trifosfato: Ara-CTP, inibitore competitivo della DNA-polimerasi, l’enzima responsabile dell’accoppiamento delle basi nucleotidiche complementari durante la sintesi del DNA. Ha indicazione nella terapia della leucemia mieloblastica acuta: è considerata parte della terapia di induzione standard all’esordio di tale leucemia. Dopo somministrazione endovenosa entro 2 ore raggiunge nel liquor concentrazioni pari al 50% di quelle plasmatiche; per tale motivo viene impiegata nel trattamento della meningite linfoma tosa. Da qui, però, anche la neurotossicità del farmaco. L’effetto tossico principale è, comunque, la mielodepressione dose-dipendente, sfruttata per raggiungere l’obiettivo dell’eliminazione del clone midollare aberrante nella leucemia mieloide. Altre tossicità dose-correlate sono la stomatite e la diarrea. La resistenza all’Ara-C è stata associata ad un ridotto trasporto all’interno delle cellule e ad un aumento dell’inattivazione del farmaco. Viene rapidamente degradata nel plasma, penetra nelle cellule dove viene “attivata” mediante 12 1 - Farmaci antiblastici: aspetti farmacologici e gestionali fosforilazione e trasformata in Citosina Arabinoside Trifosfato (ARA-CTP), derivato attivo, che inibisce la DNApolimerasi (enzima indispensabile per l’accoppiamento delle basi nucleotidiche complementari durante la sintesi del DNA). - Fluorouracile La sua struttura chimica è simile a quella dell’Uracile (base pirimidinica del RNA) e della Timina (base pirimidinica del DNA). L’assorbimento dopo somministrazione orale non è prevedibile, perciò è somministrato per via endovenosa. Come tale, non esercita alcuna attività inibitoria significativa: per potere inibire la crescita cellulare deve essere attivato mediante fosforilazione. Dopo somministrazione penetra nella cellula e viene fosforilato (cioè trasformato nella forma attiva) in: 1) 5-FUTP (5-Fluoro-uridina trifosfato) che può essere incorporato nel RNA al posto della Uridina-Trifosfato alterandone la trascrizione. 2) 5-F-DUMP (5-Fluoro-desossiuridina monofosfato) che inibisce l’enzima TS (Timidilato Sintetasi), indispensabile per la trasformazione della desossiuridina in desossitimidina (necessaria per la sintesi del DNA), legandosi ad esso al posto D-UMP (desossiuridina monofosfato) e bloccando la sintesi del DNA. Ha indicazione soprattutto nei tumori solidi del tratto gastroenterico e della mammella. Usato anche nel trattamento di lesioni cutanee maligne. La tossicità è limitata, ma include mielodepressione, mucosite e, di rado, sindrome cerebellare. Con l’infusione prolungata può manifestarsi la sindrome desquamativa mano-piede. - Gemcitabina Ha struttura molto simile alla citarabina. Indicata per il trattamento di diversi tumori solidi: il tumore del pancreas localmente avanzato o metastatico, il carcinoma polmonare non microcitoma, il cancro vescicale e il carcinoma mammario. Impiegata per via endovenosa. La sicurezza nella gestione dei farmaci antiblastici 13 Come per la citarabina, la fosforilazione è essenziale per l’attività citotossica della gemcitabina. Dopo somministrazione endovenosa, o instillazione endovescicale, prima viene monofosforilata, poi di-e trifosforilata. E’ la forma trifosforilata che inibisce la DNA-polimerasi. Inibisce anche l’enzima Ribonucleoside-reduttasi, che converte i ribonucleotidi in desossiribonucleotidi: vengono pertanto a diminuire i nucleotidi a disposizione per la sintesi del DNA. La mielodepressione è l’effetto tossico dose-limitante più significativo. - Capecitabina E’ un pro farmaco che dopo somministrazione orale esclusiva viene metabolizzato a Fluorouracile. Ha quindi le sue stesse indicazioni terapeutiche: cancro del colon-retto avanzato; cancro della mammella avanzato o metastatico, da sola o in associazione; cancro dello stomaco, in associazione a schemi con platino. Metabolizzato nel fegato dal sistema microsomiale del citocromo P450: può interagire con i farmaci che costituiscono substrato dell’isoenzima CYP2C9. DERIVATI DA PIANTE E ALTRI PRODOTTI NATURALI Tabella III. Derivati da piante e altri prodotti naturali Alcaloidi della vinca Gli alcaloidi della Vinca, Vinblastina, Vincristina, Vindesina, Vinorelbina, derivano dalla pianta della Pervinca (Vinca Rosea) e sono strutturalmente simili tra loro. Agiscono legandosi ai microtubuli del fuso mitotico impedendone la formazione e arrestando la divisione cellulare in metafase. La neurotossicità, che di solito si manifesta come 14 1 - Farmaci antiblastici: aspetti farmacologici e gestionali neuropatia periferica e autonomica è caratteristica del trattamento con tali farmaci ed è l’effetto collaterale limitante della vincristina, si verifica meno spesso con gli altri alcaloidi. Di solito i pazienti con neurotossicità hanno parestesie, perdita dei riflessi tendinei, dolori addominali e stitichezza; è stata riportata ototossicità. La mielodepressione è l’effetto dose-limitante di vinblastina, vindesina e vinorelbina, mentre per la vincristina è un effetto trascurabile. Possono causare alopecia reversibile. Determinano grave irritazione locale; deve essere posta attenzione per evitare gli stravasi. - Vinblastina Somministrata per infusione endovenosa è indicata nei linfomi, nel cancro testicolare, nel sarcoma di Kaposi, nel corio carcinoma resistente ad altri farmaci, nel cancro della mammella resistente. - Vincristina e Vindesina Impiegate per via endovenosa è indicate per il trattamento delle leucemie, dei linfomi, del carcinoma mammario e polmonare. - Vinorelbina La vinorelbina è un alcaloide della vinca semi-sintetico. Somministrata per via endovenosa e, per via orale in fase di mantenimento successiva, è indicata solo per terapia di tumori solidi: carcinoma polmonare non a piccole cellule avanzato e cancro della mammella avanzato. Derivati della podofillotossina Sono derivati della pianta della Mandragora Americana o Podophillum Peltatum. Etoposide e Teniposide, sono due glucosidi semisintetici ricavati dalla Podofillotossina. Questi derivati sono potenti inibitori dell’enzima Topoisomerasi II, che determina la rottura temporanea della doppia elica del DNA per consentirne la duplicazione, al termine della quale si ha la sua riunificazione. Impediscono alla cellula di entrare in mitosi. La sicurezza nella gestione dei farmaci antiblastici 15 - Etoposide Somministrato per infusione endovenosa lenta (per evitare ipotensione), ma anche per os, è indicato nel cancro del polmone a piccole cellule, nel cancro del testicolo e nei linfomi. L’assorbimento enterico del farmaco è mediamente superiore al 50%, ma con una variabilità considerevole (dal 24 al 100%). La tossicità include alopecia, mielodepressione, nausea e vomito. Derivati del tasso o taxani - Paclitaxel Si ricava dalla corteccia del Taxus Brevifolia o è prodotto per via semisintetica da un composto presente nelle spine e nelle bacche del più comune Taxus Baccata. Agisce favorendo la aggregazione dei microtubuli legandosi a questi una volta che si sono formati impedendo la normale divisione cellulare e provocando la morte della cellula. Indicato nel carcinoma ovarico, nel cancro della mammella, nel cancro del polmone non a piccole cellule e nel sarcoma di Kaposi associato ad AIDS. Somministrato per infusione endovenosa. E’ sempre raccomandata la premedicazione con un corticosteroide per prevenire gravi reazioni di ipersensibilità. Si manifestano di solito bradicardia o ipotensione asintomatica. Dà anche mielodepressione, neuropatia periferica, difetti della conduzione cardiaca con aritmie. Causa anche alopecia e dolori muscolari. Nausea e vomito possono essere lievi o moderati. E’ poco solubile in acqua; viene solubilizzato in olio di ricino polietossilato e alcool deidrato. Poiché l’olio di ricino può solubilizzare alcuni componenti del PVC, bisogna somministrarlo in contenitori di vetro o polipropilene e utilizzare apparati che non contengano PVC. Nelle soluzioni con Paclitaxel sono state riscontrate delle fibrille, per cui si raccomanda di somministrarlo utilizzando dispositivi medici dotati di un filtro da 0,22 micron. 16 1 - Farmaci antiblastici: aspetti farmacologici e gestionali - Docetaxel E’ un prodotto semisintetico, deriva da un precursore inattivo che si estrae solo dagli aghi caduchi del Taxus Baccata. Come il Paclitaxel, si lega alla tubulina formando dei microtubuli resistenti alla disaggregazione. Somministrato per infusione endovenosa è indicato nel cancro della mammella, del polmone non microcitoma, della prostata, dello stomaco, nei tumori della testa e del collo. Ha effetti indesiderati simili a quelli del paclitaxel ma può manifestarsi ritenzione idrica persistente (con edemi agli arti inferiori che peggiorano durante il trattamento) resistente alla terapia. Per ridurre la ritenzione idrica e le reazioni da ipersensibilità è raccomandato il trattamento con desametasone per os. Il Docetaxel è insolubile in acqua. Nella formulazione commerciale viene aggiunto Polisorbato 80. Durante la diluizione si può formare schiuma: occorre ruotare dolcemente la soluzione per almeno 15 secondi per ottenere una soluzione omogenea, chiara e limpida che non richiede utilizzo di filtro. ANTIBIOTICI CITOTOSSICI E SOSTANZA CORRELATE Molti antibiotici citotossici agiscono come radio mimetici, pertanto va evitata una radioterapia concomitante che determinerebbe incremento marcato della tossicità. Derivano dalla fermentazione di alcuni ceppi di Streptomyces. Possono agire con diversi meccanismi d’azione: - si possono legare al DNA o con un meccanismo di alchilazione o tramite un processo detto di intercalazione che consiste nella inserzione della molecola del farmaco fra le due catene del DNA (quindi alla capacità di legarsi alla doppia elica del DNA) - possono interagire con la Topoisomerasi II - possono generare dei radicali liberi in grado di danneggiare la membrana cellulare alterandone la permeabilità. La sicurezza nella gestione dei farmaci antiblastici 17 Tabella IV. Antibiotici antitumorali Antracicline Doxorubicina, Epirubicina, Daunorubicina, Idarubicina. Sono strutturalmente molto simili. Agiscono tramite un processo di intercalazione inserendosi fra le catene del DNA e impedendone la sintesi; formano anche un complesso con la topoisomerasi II impedendo la risaldatura della catena del DNA precedentemente rotta. Producono anche radicali liberi che possono danneggiare la membrana cellulare alterandone la permeabilità e permettendo l’aumento, all’interno della cellula, degli ioni Ca++, responsabili della cardiotossicità della antracicline. - Doxorubicina Somministrata in infusione rapida. Indicata nel trattamento di linfomi, leucemie acute e tumori solidi. Lo stravaso può causare necrosi tissutale grave. In gran parte escreta per via biliare per cui l’incremento notevole dei livelli di bilirubina è un indicatore per la riduzione del dosaggio. Complicanza meno comune è la tachicardia sopraventricolare. I pazienti con cardiopatie preesistenti, ipertensione, gli anziani e quelli sottoposti in precedenza a radioterapia del miocardio vanno trattati con cautela. Le formulazioni liposomiali di doxorubicina possono ridurre l’incidenza di cardiotossicità e il rischio di necrosi locale, ma possono causare reazioni in sede di iniezione talvolta molto gravi. - Epirubicina Ha attività e profilo di rischio simile alla doxorubicina. Indicata nel cancro della mammella e nel carcinoma vescicale (instillazioni endovescicali). 18 1 - Farmaci antiblastici: aspetti farmacologici e gestionali - Daunorubicina Ha attività e profilo di rischio simile alla doxorubicina. Interferisce con la trascrizione e la replicazione del DNA. Va somministrata per via endovenosa. Indicata in oncoematologia per il trattamento delle leucemie acute. - Idarubicina Ha attività e profilo di rischio simile alla doxorubicina. Somministrata per os o per via endovenosa. Impiegata nella leucemia linfocitica acuta e nel cancro della mammella in fase avanzata. Antracenedioni, derivati antraciclinici - Mitoxantrone Agisce intercalandosi nella doppia elica del DNA e interferendo con le funzioni della Topoisomerasi II impedendo la riformazione della spirale del DNA. Non produce radicali liberi, per cui è meno cardiotossico della doxorubicina. Somministrato solo per via endovenosa è indicato in oncologia nel linfoma non-Hogkin, nella leucemia non linfocitica, nel cancro della mammella. Altri antibiotici citotossici - Actinomicina-D o Dactinomicina Somministrata per via endovenosa nel trattamento del tumore di Wilms e nel rabdiomiosarcoma. E’ meno cardiotossica della doxorubicina. - Bleomicina Si ricava da colture di miceti (Streptomyces Verticillus). Il farmaco attualmente impiegato è una miscela costituita soprattutto da due sostanze strutturalmente molto simili tra loro: bleomicina a2 e bleomicina b2. La Bleomicina agisce intercalandosi nella catena del DNA e rompendo la catena stessa. Il risultato è l’inibizione della sintesi del DNA; forma inoltre un complesso con ferro, ossigeno e DNA, che genera radicali liberi che possono ulteriormente danneggiare il DNA. E’ indicata nei carcinomi squamo cellulari, nel cancro delle cellule germinali metastatico, nel linfoma non-Hodgkin. La sicurezza nella gestione dei farmaci antiblastici 19 - Mitomicina Indicata nei tumori del tratto gastroenterico superiore e nel cancro della mammella. Somministrata per via endovenosa. Può causare depressione midollare ritardata per cui va somministrata a intervalli di 6 settimane. L’uso prolungato può causare danno midollare permanente. Può determinare anche fibrosi polmonare e danno renale. ALTRI ANTINEOPLASTICI Composti del platino Agiscono con un meccanismo simile a quello degli agenti alchilanti. Si legano stabilmente al DNA formando dei ponti tra i filamenti con conseguente rottura del DNA. - Cisplatino La sua attività antitumorale è strettamente legata alla struttura chimica. Il legame avviene a livello degli ioni cloro formando dei legami crociati intercatena simili a quelli degli alchilanti con alterazione della struttura del DNA e inibizione della sua sintesi. Gli ioni cloro, la parte labile della molecola, possono essere sostituiti come vengono sostituiti i gruppi mobili degli alchilanti. In presenza di acqua, gli ioni cloro vanno incontro ad un lento spiazzamento dando origine ad un composto idrato attivo che si lega alle basi puriniche e pirimidiniche del DNA esattamente come gli alchilanti. Il trattamento con cisplatino è indicato nel cancro del polmone, del testicolo, della cervice uterina, della vescica, della testa e del collo e dell’ovaio, può essere complicato da nausea e vomito gravi. Il cisplatino è somministrato per via endovenosa e richiede un’abbondante idratazione endovena al fine di prevenire il danno renale, dovuto alla nefrotossicità. E’ escreto infatti principalmente per via renale (40% entro 24 ore) e tale tossicità è dose-correlata. Può causare anche ototossicità, neuropatia periferica, ipomagnesiemia, mielosoppressione. Poichè il cisplatino a contatto con l’alluminio si degrada, non si devono utilizzare apparecchiature e dispositivi contenenti questo metallo. 20 1 - Farmaci antiblastici: aspetti farmacologici e gestionali - Carboplatino E’ un analogo del cisplatino e agisce con meccanismo simile. Somministrato per via endovenosa. Anch’esso eliminato per via renale è però meno nefrotossico, neurotossico ed ototossico del cisplatino per cui non è necessario idratare il paziente. Causa nausea e vomito meno gravi del cisplatino. E’ più marcata la mielotossicità. Indicato principalmente nel trattamento del cancro del polmone e dell’ovaio in stadio avanzato. - Oxaliplatino Somministrato per via endovenosa. Ha indicazione nel trattamento del cancro del colon e del colon-retto. La neurotossicità (comprendente una neuropatia periferica sensitiva) è dose-limitante. Altri effetti indesiderati includono disturbi gastrointestinali, ototossicità e mielodepressione. Metilidrazine - Procarbazina E’ somministrata per bocca. Il meccanismo d’azione consiste nell’alchilazione del DNA. Indicata nel linfoma di Hodgkin. Dà nausea, mielodepressione ed esantema da ipersensibilità. Camptotecine Sono una classe di citostatici derivati da una pianta, la Camptotheca Acuminata. Agiscono attraverso l’inibizione della topoisomerasi I, enzima coinvolto nella duplicazione del DNA: allenta la trazione da torsione provocando rotture reversibili nelle catene singole del DNA. Le Camptotecine si legano al complesso DNA-topoisomerasi I e impediscono la risaldatura dei frammenti della catena. Le Camptotecine attualmente usate sono: Irinotecan e Topotecan. - Irinotecan Somministrato per infusione endovenosa è indicato nel trattamento del cancro del colon-retto. L’effetto tossico La sicurezza nella gestione dei farmaci antiblastici 21 più dose-limitante è la comparsa, anche tardiva, di diarrea (preceduta da crampi addominali e sudorazione) che può portare a gravi forme di disidratazione con squilibri elettrolitici. Antiblastico molto emetigeno. - Topotecan Camptotecina endovenosa utilizzata per il trattamento in seconda linea del cancro dell’ovaio metastatico. Oltre alla mielosoppressione che limita la dose e si manifesta con neutropenia, piastrinopenia e anemia, gli effetti indesiderati di Topotecan includono effetti gastroenterici (nausea e vomito di grado inferiore all’Irinotecan), astenia, alopecia e anoressia. La figura 2 riassume in quale principale fase del ciclo cellulare intervengono, in via prioritaria, le classi di antiblastici fin qui considerati. Figura 2. Fasi del ciclo cellulare in cui interviene il meccanismo d’azione dei medicinali antiblastici fin qui descritti 22 1 - Farmaci antiblastici: aspetti farmacologici e gestionali Targeted therapy La definizione di targeted therapy è stata assegnata ai farmaci biologici di nuova generazione sviluppati con tecnologie ricombinanti che, oltre ad intervenire sulla regolazione del ciclo cellulare e avere azione citostatica, sono specificamente attivi contro bersagli molecolari coinvolti in modo specifico nello sviluppo della neoplasia. Comprendono: 1. Anticorpi monoclonali - Rituximab Utilizzato in campo antiblastico per la terapia del linfoma non-Hodgkin. E’ somministrato per via endovenosa e ha meccanismo d’azione diretto contro l’antigene CD20 dei linfociti B di cui provoca la lisi. Va somministrato solo se è disponibile un’assistenza rianimatoria. Da usare con cautela in pazienti in chemioterapia con farmaci cardiotossici con anamnesi positiva per patologia cardiovascolare, in cui può provocare riacutizzazione di angina, aritmie e scompenso cardiaco. In corso di somministrazione può provocare ipotensione transitoria, per cui i farmaci antipertensivi dovrebbero essere sospesi nelle 12 ore precedenti l’infusione. Altro effetto indesiderato è il rilascio di citochine (mediatori dell’infiammazione) soprattutto alla prima somministrazione. Dà febbre e brividi, nausea e vomito, reazioni allergiche (rash cutaneo, prurito, angioedema, broncospasmo e dispnea). Può dare sindrome da lisi neoplastica grave: i pazienti con grossa massa neoplastica e i nsufficienza respiratoria o un’infiltrazione polmonare sono ad alto rischio e richiedono premedicazione con analgesici e corticosteroidi. - Alemtuzumab E’ un anticorpo monoclonale contro l’antigene linfocitario CD52. Determina la lisi dei linfociti B. Somministrato per via parenterale nel trattamento della leucemia linfocitica cronica refrattaria a terapia con altri antineoplastici. Come il rituximab causa effetti indesiderati legati all’infusione tra cui la sindrome da rilascio di citochine. La sicurezza nella gestione dei farmaci antiblastici 23 - Trastuzumab Somministrato per infusione endovenosa è indicato nel trattamento di pazienti con carcinoma mammario in fase iniziale HER-2- positivo dopo chirurgia, chemioterapia (neoadiuvante o adiuvante) e radioterapia (se applicabile), deve essere utilizzato soltanto in pazienti affette da tumore con iperespressione di HER2 o con amplificazione del gene HER2, il fattore di crescita epidermico umano, come determinato mediante un test accurato e convalidato. Anche per il cancro della mammella in fase metastatica con iperespressione del recettore 2 per (HER2). Il meccanismo d’azione è diretto, infatti, contro il recettore 2 del fattore di crescita epidermico umano EGF (Epidermal Growth Factor). Dotato di notevole cardiotossità che aumenta con l’uso concomitante di antracicline. Occorre controllare la funzionalità cardiaca in tutti i pazienti prima e durante il trattamento. Altri effetti indesiderati comprendono anafilassi, angioedema, orticaria, eventi polmonari, sintomi gastrointestinali, astenia, cefalea, digeusia, ansia, malessere, depressione, insonnia, tremori, neuropatia periferica, parestesie, tremori, mastite, infezioni vie urinarie, leucopenia, ecchimosi, edema, calo ponderale, dolore toracico, artralgie, mialgie, dolore osseo, crampi, rash cutaneo, prurito, sudorazione, secchezza cutanea, alopecia, acne, alterazioni ungueali. - Cetuximab Anticorpo monoclonale contro i recettori del fattore di crescita epidermico EGF. Somministrato in infusione endovenosa lenta per il trattamento del carcinoma squamoso della testa e del collo localmente avanzato in associazione a radioterapia e nel carcinoma metastatico del colon-retto esprimente il recettore per l’epidermal growth factor (EGFR) dopo fallimento di terapia citotossica contenente irinotecan in seconda linea in associazione a irinotecan. Dà tossicità dermatologica come il trastuzumab, compreso gravi rash acneiformi e tutti gli effetti indesiderati elencati per il trastuzumab, ad esclusione della severa cardiotossicità. 24 1 - Farmaci antiblastici: aspetti farmacologici e gestionali - Bevacizumab Anticorpo monoclonale indicato nella terapia di prima linea in associazione del cancro del colon-retto metastatico, nel cancro della mammella metastatico in combinazione con paclitaxel, nel cancro del polmone non a piccole cellule non squamocellulare, avanzato, non operabile, metastatico o recidivante, in associazione a cisplatino, nel carcinoma renale avanzato e/o metastatico. Meccanismo d’azione diretto contro il fattore di crescita endoteliale vascolare VEGF (Vascular Endotelial Growth Factor): dovrebbe ridurre l’angiogenesi neoplastica e, conseguentemente, la progressione metastatica. Somministrato per via endovenosa. Effetti indesiderati: perforazione gastrointestinale, ostruzione intestinale, dolore addominale, diarrea, stitichezza, disturbi del gusto, sanguinamento muco cutaneo, emorragie, ipossia, trombo embolia arteriosa, scompenso cardiaco congestizio, sincope, tachicardia sopraventricolare, ipertensione, dispnea, anoressia, sonnolenza, cefalea, neuropatia periferica, letargia, ipertermia, proteinuria, disidratazione, disturbi oculari, alterazione del processo di cicatrizzazione, dermatite esfoliativa, depigmentazione cutanea, secchezza cutanea, fistola tracheo-esofagea. 2. Inibitori delle protein chinasi La fase di crescita cellulare è regolata da proteine chinasi che vengono attivate dall’associazione con proteine che compaiono in maniera ciclica durante il ciclo cellulare. Gli antiblastici sotto riportati sono inibitori delle tirosina chinasi. Permettono chemioterapia orale domiciliare. - Imatinib Per la terapia orale della leucemia mieloide cronica Ph+ (Philadelphia chromosome-positive), della leucemia linfoblastica acuta e del tumore stromale gastrointestinale maligno. - Erlotinib Indicato nel trattamento di pazienti affetti da carcinoma polmonare non a piccole cellule localmente avanzato o La sicurezza nella gestione dei farmaci antiblastici 25 metastatico, dopo fallimento di almeno un precedente regime chemioterapico. Anche per il tumore metastatico del pancreas in combinazione con gemcitabina. - Sunitinib Per la terapia orale del cancro del rene in fase avanzata o metastatica sia in prima che in seconda linea. - Sorafenib Per la terapia orale di pazienti con carcinoma a cellule renali (RCC) avanzato (stadio IV) dopo fallimento terapeutico ad una precedente terapia a base di interferone alfa o interleuchina-2, o che sono considerati non idonei a ricevere tale terapia. Indicato per il trattamento dell’epatocarcinoma. - Dasatinib Trattamento di adulti con leucemia mieloide cronica (LMC), in fase cronica, accelerata o in fase blastica con resistenza o intolleranza ad una precedente terapia comprendente imatinib mesilato. Trattamento di adulti affetti da leucemia linfoblastica acuta (LLA) con cromosoma Philadelphia positivo (Ph+) ed LMC in fase blastica linfoide con resistenza o intolleranza ad una precedente terapia. Altri - Bortezomib Inibitore dell’attività del proteosoma 26S con inibizione del fattore di trascrizione NF-kappa B. Indicato per la terapia parenterale del mieloma multiplo in progressione dopo trattamento o dopo trapianto di midollo o in sua alternativa. IMMAGAZZINAMENTO DEI FARMACI ANTIBLASTICI L’immagazzinamento dei farmaci antiblastici è una delle fasi a rischio della manipolazione di questi farmaci durante la quale possono sorgere problemi in caso di rotture accidentali di flaconi o fiale che possono causare spandimenti delle sostanze in essi contenute. I farmaci antiblastici devono essere immagazzinati separati dagli altri farmaci, in locali specificatamente destinati (preferibilmente 26 1 - Farmaci antiblastici: aspetti farmacologici e gestionali attigui alla centrale di allestimento delle terapie), dotati di idonei sistemi di aerazione e illuminazione, con pavimenti in materiale plastico facilmente lavabile e segnalati con cartelli di avvertenza di pericolo. Gli arredi destinati a contenere questi farmaci devono essere chiusi (protezione dalla polvere) ed avere dei ripiani provvisti di barriera o altri sistemi che prevengano eventuali rotture accidentali e limitino la contaminazione in caso di perdite o fuoriuscite di farmaco. Il personale che gestisce questa fase deve essere informato sui rischi che possono derivare da eventuali versamenti e, quindi, dell’importanza di maneggiare questi farmaci con cura adottando tutte le precauzioni del caso. In questi locali deve sempre essere presente il KIT DI EMERGENZA contenente il materiale da utilizzare in caso di rotture accidentali e le procedure da adottare in caso di contaminazione ambientale. TRASPORTO DEI FARMACI ANTIBLASTICI Il trasporto dei farmaci antiblastici deve essere effettuato utilizzando dei vassoi con bordi rialzati. Se devono essere trasportati per lunghi tragitti devono essere utilizzati dei contenitori a tenuta che permettono di controllare eventuali fuoriuscite di farmaco in caso di caduta. CONSERVAZIONE DELLA TERAPIE ANTIBLASTICHE E’ una fase molto delicata durante la quale è indispensabile mantenere inalterata l’attività farmacologia della sostanza fino al momento della somministrazione. Poiché la stabilità di molti farmaci antiblastici dipende anche da una corretta temperatura di conservazione sia della specialità medicinale, sia dopo ricostituzione e/o diluizione del farmaco stesso, è importante che, sopra l’etichetta, oltre agli altri dati (reparto/servizio, paziente, farmaco, dosaggio), siano riportati anche i dati relativi alla temperatura di conservazione, sopratutto per quelle preparazioni per le quali sono previste delle particolari indicazioni. La stabilità della soluzioni ricostituite o diluite (tabella V) è riferita alla sola stabilità chimica; la contaminazione La sicurezza nella gestione dei farmaci antiblastici 27 microbiologica dipende invece dalla presenza o meno di conservanti e sopratutto dalla corretta tecnica di preparazione in condizioni asettiche. E’ pertanto difficilmente prevedibile ed è una responsabilità dell’operatore. Tabella V. Indicazioni sulla stabilità relativa alle preparazioni dei principali farmaci antiblastici dopo ricostituzione e/o diluizione 28 1 - Farmaci antiblastici: aspetti farmacologici e gestionali La sicurezza nella gestione dei farmaci antiblastici 29 STRAVASO DEI FARMACI ANTIBLASTICI Per stravaso si intende la fuoriuscita del farmaco dal letto vascolare, in cui è infuso, verso i tessuti circostanti. Le conseguenze di uno stravaso possono variare dal semplice arrossamento localizzato sino alla necrosi tissutale grave con danneggiamento ai tendini, legamenti e tessuto vascolare. L’entità del danno conseguente a stravaso è influenzata da diverse variabili: 1. Sede di iniezione E’ bene selezionare le vene per la somministrazione di antiblastici scegliendo vasi in zone lontane da nervi e tendini, così da minimizzare i danni in caso di stravaso. 2. Farmaco somministrato Il danno conseguente a stravaso dipende da numerosi fattori chimico-fisici del farmaco e della formulazione somministrata, quali la capacità di legare direttamente il DNA, la facoltà di uccidere le cellule in replicazione (farmaci citotossici e antivirali), la capacità di causare vasodilatazione o vasocostrizione dei tessuti, il pH diverso da quello fisiologico (7,35 - 7,45), l’osmolarità superiore a 290 mOsm/l (quella del plasma è 281 – 289 mOsm/l), i componenti/eccipienti presenti nella formulazione (alcool, polietilenglicole, tweens), la concentrazione ed il volume da somministrare. In considerazione dei fattori sopra indicati e del tipo di lesione che producono quando fuoriescono dal letto vascolare, i farmaci antitumorali possono essere classificati come nella tabella seguente (Tabella VI). 30 1 - Farmaci antiblastici: aspetti farmacologici e gestionali Tabella VI. Classificazione antiblastici in base al potenziale di tossicità locale Per ridurre il rischio di danno da stravaso, si raccomanda che la somministrazione dei farmaci antitumorali sia fatta da personale esperto. 3. Identificazione e trattamento dello stravaso La diagnosi tempestiva ed il tempestivo trattamento idoneo permettono di ridurre l’entità dei danni provocati da stravaso. La diagnosi è semplice quando a livello locale il gonfiore, l’eritema e il mancato ritorno venoso segnalano che l’ago è fuoriuscito dalla vena. Spesso, però, uno o più di questi sintomi sono assenti e lo stravaso può passare inosservato fino a che il paziente non ritorna presso il centro di trattamento con i primi segni del danno tissutale in progressione. In letteratura non si trovano linee guida standardizzate e validate su larga scala per il trattamento dello stravaso, né sono riportati studi clinici controllati. Nonostante ciò è fondamentale dotare il personale medico La sicurezza nella gestione dei farmaci antiblastici 31 ed infermieristico di procedure prontamente applicabili per la gestione degli stravasi riscontrati. Per ogni gruppo di farmaci individuati dalla Tabella VI è stato individuato il trattamento da applicare: · Antiblastici neutrali ed infiammanti richiedono solo misure di carattere generale; · Farmaci irritanti ed esfolianti possono provocare reazioni locali a carico della cute con edema, con o senza reazione infiammatoria, con o senza reazione cutanea, con o senza danno tissutale. I vescicanti provocano un serio danno ai tessuti. Vi può essere fuoriuscita di liquido nello spazio extracellulare e formazione di bolle o vesciche. Si possono avere danni tissutali, con formazione di ulcere necrotiche, generalmente irreversibile. Perciò, oltre alle norme generali di intervento, per ogni farmaco di questi gruppi è previsto l’antidoto specifico e/o sono definite modalità di trattamento ad hoc, e/o approcci di tipo non interventistico, ma di attenta valutazione dello stravaso. E’ sempre indispensabile seguire con attenzione le raccomandazioni previste nella specifica Scheda Tecnica del Farmaco relative alla somministrazione e all’eventuale stravaso dello stesso. E’ consultabile, in merito alla gestione/trattamento dello stravaso di antitumorali specifici, anche il “National Extravasation Information Service” sul sito aggiornato in tempo reale. Si riassume di seguito la reazione conseguente allo stravaso di un farmaco vescicante divisa in tre stadi o fasi: STADIO 1 o fase dell’eritema. Si può avere formazione di macchie rosse, inizialmente localizzate, poi più diffuse con formazione di papule in rilievo. STADIO 2 o fase della necrosi. Si ha rigonfiamento delle papule con formazione di noduli o pustole piene di liquido o pus. 32 1 - Farmaci antiblastici: aspetti farmacologici e gestionali STADIO 3 o fase della ulcerazione. Le pustole si espandono e si rompono formando ulcere che tendono ad approfondirsi verso il derma; si possono espandere fino a raggiungere le fasce muscolari e, talvolta, i tendini con conseguenze molto dolorose e talvolta invalidanti. La continua sorveglianza del paziente, la pronta disponibilità degli antidoti idonei e l’accurata osservanza delle procedure da seguire prima, durante e al termine della infusione dei farmaci antineoplastici, sono indispensabili. In presenza del minimo dubbio di stravaso, l’infusione dei farmaci va immediatamente sospesa. TRATTAMENTO DELLO STRAVASO In caso di stravaso è importante intervenire con grande tempestività (entro dieci minuti dall’inizio dello stravaso stesso) mettendo subito in pratica misure di carattere generale (riportate nella relativa procedura). Occorre informare e coinvolgere il paziente affinché riferisca tempestivamente ogni sintomo di bruciore o dolore nella sede di infusione. E’ bene ricordare che non tutti i farmaci provocano sintomatologia dolorosa e durante una infusione non sorvegliata può verificarsi uno stravaso senza che il paziente avverta dolore. Se si sospetta uno stravaso è indispensabile interrompere immediatamente l’infusione senza rimuovere l’accesso venoso prima di avere eseguito un tentativo di aspirazione, allo scopo di rimuovere dai tessuti la maggior quantità possibile di farmaco. Lo stravaso deve essere sempre documentato e riportato in cartella segnalando: nome del paziente, posologia, quantità presumibile del farmaco stravasato e trattamento effettuato. Il paziente va controllato per 1-2 settimane documentando l’evoluzione dei fenomeni. La strategia fondamentale per ridurre i rischi da stravaso resta sempre la prevenzione. La sicurezza nella gestione dei farmaci antiblastici 33 Antidoti Il protocollo di intervento in caso di stravaso da farmaci Irritanti, esfolianti e vescicanti prevede l’utilizzo di antidoti che possono limitarne gli effetti. Gli antidoti previsti sono: - Dexrazoxano E’ una specialità medicinale con esclusiva indicazione per “il trattamento dell’extravasazione dell’antraciclina”. Actinomicina D, Adriamicina, Daunorubicina, Doxorubicina, Epirubicina e Idarubicina. Deve essere somministrato sotto il controllo di un medico esperto nell’impiego degli agenti chemioterapici contro il cancro. Deve essere somministrato una volta al giorno per 3 giorni consecutivi. La prima infusione deve iniziare il prima possibile e, in ogni caso, entro le prime sei ore dall’evento. La dose raccomandata è: Giorno 1: 1.000 mg/m2 Giorno 2: 1.000 mg/m2 Giorno 3: 500 mg/m2 Non c’è esperienza su riduzione/aumento della dose né su variazioni della posologia nel trattamento dell’extravasazione. Per i pazienti con una superficie corporea superiore a 2 m2, la singola dose non deve superare i 2.000 mg. Infondere il farmaco dopo ricostituzione con acqua per preparazioni iniettabili ed ulteriore diluizione nel solvente annesso alla confezione nell’arco di 1 o 2 ore in una grande vena di un arto/superficie diverso(a) da quello(a) interessato(a) dall’extravasazione. Eventuali misure di raffreddamento, come ad es. impacchi di ghiaccio, devono essere rimosse dalla zona d’interesse almeno 15 minuti prima della somministrazione di Dexrazoxano per consentire una circolazione sanguigna sufficiente. I giorni di trattamento 2 e 3 devono iniziare alla stessa ora (+/- 3 ore) del giorno 1. 34 1 - Farmaci antiblastici: aspetti farmacologici e gestionali L’utilizzo di dexrazoxano è fortemente raccomandato: negli stravasi con diagnosi documentata di larghi volumi di antraci cline (> 5ml); negli stravasi con diagnosi incerta di volumi > 10 ml; negli stravasi da accesso venoso centrale. Per volumi di farmaco stravasato compresi tra 1,5 e 5 ml, poiché il beneficio del dexrazoxano è ancora incerto, e nel caso in cui non fosse prontamente disponibile l’antidoto di scelta è il: - Dimetilsolfossido (DMSO) topico al 70% Indicato per prevenire la necrosi tissutale causata da antracicline: Actinomicina D, Adriamicina, Daunorubicina, Doxorubicina, Epirubicina, Idarubicina, Mitomicina, ma anche di antibiotici non antraci clinici: Dactinomicina, Mitoxantrone e Mitomicina e in caso di stravaso di Dacarbazina. Applicare sull’area dello stravaso ogni 2 ore seguito da ripetute applicazioni locali di ghiaccio della durata di 1520 minuti 4 volte al dì per le prime 24 -48 h. Applicare nei successivi 3-14 giorni DMSO ogni 4 -6 h. Non applicare DMSO sulla cute sana; interrompere il trattamento in caso di vesciche. Non eseguire bendaggi occlusivi. - Ialuronidasi E’ indicata per stravasi degli alcaloidi della Vinca (Vinblastina, Vincristina, Vindesina, inorelbina), Carmustina, Paclitaxe, Etoposide, Teniposidel. Viene utilizzata per aumentare rapidamente la permeabilità dei tessuti a liquidi iniettati mediante idrolisi dell’acido ialuronico, uno dei principali costituenti della sostanza cementante intercellulare, che costituisce la difesa naturale alla diffusione dei liquidi attraverso il tessuto connettivo stesso. Somministrare tramite iniezioni sottocutanee multiple di circa 0,2 ml, lungo la circonferenza dell’area interessata, dopo ricostituzione in soluzione fisiologica - Sodio Tiosolfato soluzione al 3% E’ indicato per: Mecloretamina, Carboplatino (solo per stravasi di soluzioni con concentrazioni uguali o > 10mg/ml) e per · · · La sicurezza nella gestione dei farmaci antiblastici 35 stravaso di volumi elevati (> 20 ml) di Cisplatino e Oxaliplatino. Nel caso di Cisplatino, anche per stravasi di soluzioni molto concentrate (> 0,5 mg/ml). Agisce in competizione nei confronti del citostatico. Agisce a livello del DNA bloccando la necrosi e facilitando la fase riparativa. Effettuare iniezioni sottocutanee multiple di circa 0,2 ml all’interno dell’area interessata dallo stravaso. Non applicare impacchi di ghiaccio in caso di stravaso di oxaliplatino in quanto potrebbero provocare neuropatie acute. Applicazioni Calde Agiscono provocando vasodilatazione e accelerando l’eliminazione del farmaco. Sono indicate nelle lesioni da stravaso degli Alcaloidi della vinca, Etoposide e Teniposide, Carmustina, che sono farmaci termolabili, da sole o in aggiunta alla somministrazione dell’antidoto. Applicazioni Fredde Riducono il danno tissutale da Antracicline, Irinotecan, Mecloretamina, Topotecan, da sole o in aggiunta alla somministrazione dell’antidoto. CONTAMINAZIONE AMBIENTALE In tutte le aree dove si manipolano farmaci antiblastici deve sempre essere a disposizione del personale un kit contenente tutto il materiale necessario per intervenire in caso di contaminazione ambientale. La composizione del kit e le modalità di intervento sono riportate nella relativa procedura. Per il trattamento della zona contaminata è stata data indicazione di usare una soluzione di sodio ipoclorito 1000 ppm in quanto è in grado di inattivare gran parte dei farmaci antiblastici. Sebbene nelle schede di sicurezza di alcune sostanze citotossiche siano riportati inattivanti quali: - Acido Cloridrico N/100 per 24 ore - Acido Solforico 10% per 24 ore 36 1 - Farmaci antiblastici: aspetti farmacologici e gestionali - Etanolo/acqua/soda caustica (30/66/4) per 1 ora - Sodio Idrato 1N (g 40 di NAOH portati a 1000 con acqua) - HCL 1N (36,4 g di HCL portati a 1000 con acqua) - Calcio Ipoclorito Non si è ritenuto di indicare l’uso di questi inattivanti in caso di contaminazione ambientale in quanto la manipolazione di alcune di queste sostanze (es: acido cloridrico, acido solforico, soda caustica, ecc.) può essere estremamente rischiosa per l’operatore e anche perché uno spandimento durante la fase di allestimento o somministrazione di terapie antiblastiche riguarda sempre farmaci altamente diluiti per i quali è sufficiente effettuare un trattamento decontaminante con una soluzione di sodio ipoclorito 1000 ppm che, come precedentemente detto, è in grado di inattivare la maggior parte dei farmaci antiblastici.